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Rilievi del danno post-sisma in Turchia: dall’Italia il supporto ai rilevatori sul campo

Nella missione che ha coinvolto EUCENTRE e ReLuis per l’attività di rilievo post danno è stato importante il supporto di moltissime figure che hanno operato anche da remoto fornendo assistenza a chi era sul luogo del terremoto. Ne parliamo col ricercatore di Eucentre, Ali Guney Ozcebe.

L’Università di METU e TEDU, guidate rispettivamente dai professori Erdem Canbay, e Güney Özcebe, sono tra gli attori principali della missione in Turchia di rilievo del danno a seguito dello sciame sismico che si è verificato a febbraio 2023 in Turchia e Siria.

Una sinergia e collaborazione tra Turchia ed Italia che spicca sia nell’organizzazione su campo sia da remoto.

Continua il nostro ciclo di interviste: è questa la volta di chi, la missione l’ha gestita da remoto, fornendo un supporto operativo e di comunicazione con i ricercatori e professori turchi, il ricercatore di Eucentre, Ali Güney Özcebe.


Un collegamento tra Italia - Turchia

Si è laureato presso Middle East Technical University (METU) di Ankara, una delle università coinvolte nella missione, ed ora è ricercatore in Eucentre. Un ruolo chiave: quali sono state le sue mansioni nella missione?

Il mio ruolo è stato proprio quello di collegamento tra l’Italia e la Turchia: a seguito del terremoto dello scorso febbraio, le università in Turchia erano ovviamente molto coinvolte nel rilievo del danno e il dipartimento di protezione civile italiano, attraverso i centri di Competenza di EUCENTRE e ReLUIS potevano offrire un valido supporto alle attività.

Ricordo, infatti, che Eucentre è uno dei due Centro di Competenza in materia di rischio sismico del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, al quale offre supporto tecnico nel post-emergenza, predisposizione di scenari di rischio e attività di ricerca per il miglioramento delle attività di Protezione Civile.

Prima dell’avvio della missione quali sono stati i preparativi?

Innanzitutto, non ero da solo, ma un gruppo operativo in EUCENTRE composto da Dr. Ing. Fabio Germagnoli, Dr. Ing. Chiara Casarotti ed io. Essendo in stretto contatto con le università turche, abbiamo fatto da tramite nelle riunioni con il DPC, sottolineando la fattibilità e l’importanza della missione.

Nello stesso tempo abbiamo organizzato riunioni operative per informare i ricercatori di EUCENTRE e dell’Università di Pavia che potevano essere coinvolti.


Le informazioni prima della partenza

Quali informazioni avete raccolto per l’avvio della missione?

Avevamo a disposizione un elenco delle posizioni di una serie di edifici rinforzati, le tipologie di rinforzo e di strutturali. Insomma, informazioni di base ma sufficienti per poter avviare l’organizzazione della missione.


Il supporto durante la missione

Durante la missione quale supporto è stato dato?

Il gruppo ha fornito assistenza da remoto, ai colleghi coinvolti operativamente sul campo. A rappresentare EUCENTRE vi erano i colleghi Ing. Davide Bellotti, Dr. Ing. Numan Eren e Dr. Ing. Stefano Bracchi, insieme agli altri venti ricercatori provenienti dai vari componenti di ReLuis, tra cui il Dr. Ing. Gabriele Guerrini dell’Università di Pavia.


Obiettivo: investigare la risposta degli edifici rinforzati

Quali informazioni ha dato e ricevuto dai colleghi turchi per la pianificazione dei sopralluoghi post sisma?

In Turchia, come altrove nel mondo, spesso si assiste a un danneggiamento che mette in evidenza le precarietà degli edifici nei confronti del terremoto, soprattutto se in prossimità della faglia.

In realtà, la Turchia ha una normativa sismica moderna dal 1998, e la cattiva risposta sismica delle strutture non deriva dalla mancanza della normativa, ma dal fatto che la normativa stessa non viene applicata in modo corretto o in fase di progettazione o in fase di costruzione.

Non tanto tempo fa, proprio nel 1999, due terremoti forti hanno colpito la parte ovest della Turchia (Izmit, il 17 agosto 1999 M7.6, e Duzce, il 12 novembre 1999 M7.2). In entrambi i casi, gli epicentri erano in prossimità di zone abitative e produttive, ed il livello di devastazione è stato enorme. Dopo questi eventi la Turchia ha messo in atto un piano per rinforzare gli edifici, soprattutto quelli scolastici. Il metodo di rinforzo consisteva in genere nell’aggiunta di setti per alleggerire la domanda sismica sui telai.

Questa serie recente di terremoti è stato un vero e proprio banco di prova per valutare l’efficacia degli interventi di rinforzo eseguiti, in particolare nella zona di Hatay.

Essendo, quindi coinvolto, nella pianificazione della missione sicuramente il metodo e l’approccio nei sopralluoghi ha rappresentato un punto dibattuto: eseguire un sopralluogo ad ampio spettro oppure focalizzarsi sugli edifici rinforzati?

Si è scelta quest’ultima opzione perché investigare la risposta degli edifici rinforzati è uno step fondamentale sia per la ricerca sia per migliorare i dettagli costruttivi che la messa in opera del retrofitting stesso.

Un altro aspetto fondamentale è quindi la base documentale: conoscere la progettazione del rinforzo, al fine di dare un corretto seguito all’interpretazione della risposta del fabbricato consolidato a seguito di un terremoto. La carenza di informazioni rappresenta un nodo cruciale da ogni punto di vista.

CONSULTA IL REPORT FINALE DELLA MISSIONE
Sisma Turchia: il report finale della prima missione italiana di ricognizione dei danni su edifici in c.a.
Si è chiusa l’attività sul campo del team di 24 ricercatori di Reluis ed Eucentre che ha previsto ispezioni speditive su edifici in c.a. realizzati tra gli anni ’50-’70, interessati da interventi di adeguamento sismico prima del 6 febbraio 2023, ma anche su edifici che rispondono alle ultime normative tecniche turche.


E dal punto di vista geotecnico?

Visto il suo ambito di competenza, ovvero analisi numeriche geotecniche, metodi automatici per l’identificazione dinamica di suoli, strutture e sismologia applicata, può fare una riflessione su quanto accaduto in Turchia dal punto di vista geotecnico?

Sono stati riscontrati dei casi di liquefazione (principalmente a Hatay) e di edifici che hanno evidenziato cedimenti verticali e/o rotazioni delle fondazioni. Si sono inoltre verificati danni sulle dighe in terra con spostamenti residui fino a 2m. Detto questo, devo dire che nonostante gli aspetti geotecnici siano gravi, non sembrano collegati principalmente ai danni subiti dalle strutture come nel caso di Christchurch, 2011.

La sua nazione è stata investita da un terremoto di magnitudo 7.8: quale immagine o situazione può rappresentare questa missione?

È una considerazione che vale per tutti i terremoti, non solo per questa missione: dal punto di vista sia umano sia ingegneristico è una soddisfazione vedere che sia possibile operare per aumentare la sicurezza delle costruzioni. Un caso particolarmente esemplificativo è quello di edifici in origine gemelli, dei quali uno solo sia stato rinforzato: mentre il fabbricato rinforzato è rimasto integro salvaguardando la vita degli occupanti, il suo gemello non rinforzato è collassato, con conseguenze devastanti.

Ad Hatay, nel 2009 il gemello dell'edificio collassato in Figura 1, è stato rinforzato con materiali compositi in fibra di carbonio ed aggiunti dei muri esterni sotto la guida del professore Güney Özcebe (emeritus professore di METU ora professore presso TEDU) ed il prof. Barış Binici (METU), ed ha resistito alle sollecitazioni del sisma. I residenti dell'edificio superstite hanno ringraziato i professori che hanno svolto il lavoro e hanno affermato di aver salvato la vita a circa 50 persone. Questo progetto, esempio che ciò che uccide non sono i terremoti ma una cattiva progettazione/costruzione, ha dimostrato che le morti nei terremoti non sono il destino.


Terremoto di Hatay nel 2009: due edifici gemelli, uno rinforzato, l’altro no (FONTE:  sito sendika.org)

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