Rigenerazione urbana: progettazione mirata e risparmio energetico nel DDL all'esame del Senato
L'efficienza energetica è uno degli obiettivi principali della legge sulla rigenerazione urbana: gli edifici rigenerati devono raggiungere alti standard di efficienza energetica, con un miglioramento minimo che li porti alla classe energetica A. La progettazione deve includere criteri di sostenibilità ambientale, riduzione del consumo di suolo e aumento della biodiversità. A disposizione un Fondo da 3 miliardi e mezzo di euro totali, 50 milioni per l'anno corrente.
Il Senato ha iniziato l'esame del disegno di legge sulla rigenerazione urbana, che unifica otto DDL in discussione in un unico testo, scaricabile in allegato, che contiene diverse linee guida di particolare interesse per i professionisti dell'edilizia.
La legge sulla rigenerazione urbana si propone una serie di obiettivi ambiziosi e interconnessi che mirano a migliorare la qualità della vita, la sostenibilità ambientale e l'efficienza energetica nelle aree urbane.
Miglioramento della qualità urbana e architettonica
La rigenerazione urbana è vista come un mezzo per il recupero del patrimonio edilizio esistente, con interventi di riuso, rinnovo o sostituzione di edifici degradati o abbandonati, sia pubblici che privati.
Questi interventi puntano a migliorare la qualità architettonica, la funzionalità fisica degli edifici, la sostenibilità ambientale e la sicurezza sismica.
Azzeramento del comune di suolo entro il 2050
Uno degli obiettivi fondamentali della legge è ridurre a zero il consumo di nuovo suolo entro il 2050.
Questo si realizza attraverso la riqualificazione di aree già urbanizzate o industriali, limitando l'espansione urbana su suoli naturali o agricoli.
Efficienza energetica e riduzione delle emissioni
L'efficienza energetica è uno degli obiettivi principali del DDL: gli edifici rigenerati devono raggiungere alti standard di efficienza energetica, con un miglioramento minimo che li porti alla classe energetica A.
Oltre a ridurre il consumo energetico, si punta alla riduzione delle emissioni inquinanti, integrando tecnologie avanzate e soluzioni architettoniche sostenibili.
Inoltre, si incentivano interventi di riqualificazione energetica con premi volumetrici per chi supera gli standard minimi di legge, migliorando le prestazioni energetiche e sismiche.
Particolare enfasi, infine, è posta sulla ripermeabilizzazione del suolo e sulla creazione di aree verdi, che contribuiscono alla mitigazione degli effetti climatici e al miglioramento dell'efficienza energetica complessiva.
Sostenibilità ambientale e resilienza ai cambiamenti climatici
Il DDL promuove:
- l'integrazione di aree verdi e il riequilibrio ambientale nelle città per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, come le isole di calore urbane e gli eventi meteorologici estremi;
- la ripermeabilizzazione del suolo, la de-impermeabilizzazione e il rimboschimento urbano per aumentare la biodiversità e migliorare la gestione idrica.
Sviluppo della mobilità sostenibile
La legge prevede l'integrazione di soluzioni di mobilità sostenibile nelle aree oggetto di rigenerazione urbana, con particolare attenzione al trasporto pubblico, alla ciclabilità e ai percorsi pedonali.
Tutto ciò deve contribuire a ridurre l’impatto ambientale della mobilità urbana.
Attrazione di investimenti privati
Per facilitare la realizzazione degli interventi, la legge mira ad attrarre investimenti privati orientati agli obiettivi pubblici della rigenerazione urbana, offrendo incentivi e semplificazioni amministrative per incoraggiare la collaborazione tra pubblico e privato.
Progettazione green
Particolare attenzione è posta sulla tipologia di progettazione che deve portare a centrare gli obiettivi contenuti nella legge: essa deve includere criteri di sostenibilità ambientale, riduzione del consumo di suolo e aumento della biodiversità.
Si punta, inoltre, alla riqualificazione degli edifici tramite concorsi di progettazione per acquisire idee innovative. La progettazione viene valutata su criteri ingegneristici, socio-economici e ambientali.
Gli interventi devono rispettare il principio del "saldo zero" nel consumo di suolo, favorendo la rinaturalizzazione di suoli già consumati e migliorando l'efficienza dei servizi ecosistemici.
Rigenerazione urbana: coordinamento ed enti responsabili
Il coordinatore principale è il MIT (Ministero delle Infrastrutture), ma un ruolo determinante è quello di Regioni e Province autonome e dei comuni.
Nello specifico, le regioni definiscono le linee guida generali e coordinano le risorse a livello territoriale, mentre i comuni sono responsabili dell'attuazione concreta delle misure di rigenerazione urbana, dalla pianificazione alla realizzazione dei progetti.
I comuni:
- entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, devono perimetrare i centri storici e le aree urbane in cui verranno realizzati gli interventi di rigenerazione;
- sono tenuti a redigere una programmazione comunale per la rigenerazione urbana, che individui gli obiettivi generali, gli interventi specifici e le risorse necessarie per la riqualificazione urbana, la sostenibilità ambientale e il miglioramento degli standard energetici;
- devono ridurre tributi e canoni per agevolare la realizzazione degli interventi e possono collaborare con altre entità locali, quali regioni e province, per attuare le politiche di rigenerazione.
Fondo nazionale per la rigenerazione urbana
Il DDL prevede l'istituzione di un Fondo per la rigenerazione urbana con dotazione complessiva di 3 miliardi e 550 mila euro, così ripartiti:
- 50 milioni per il 2024;
- 100 milioni per il 2025 e 2026;
- 300 milioni all'anno dal 2027 al 2037.
Le modifiche al Testo Unico Edilizia
L'articolo 13 contiene, inoltre, svariate modifiche al dpr 380/2001 (Testo Unico Edilizia) tra cui demolizioni, ricostruzioni e cambi di destinazione d’uso.
Nello specifico:
- art.2-bis comma 1 ter: viene modificato il terzo periodo, che riguarda gli interventi nelle zone omogenee A (centri storici), specificando che gli interventi di demolizione e ricostruzione sono consentiti solo nell'ambito di piani urbanistici di recupero, riqualificazione e rigenerazione urbana particolareggiati, rispettando anche le previsioni legislative e le pianificazioni paesaggistiche e urbanistiche;
- art.3 comma 1 lett.d): viene riscritta la parte relativa agli interventi di ristrutturazione edilizia. Gli interventi di demolizione e ricostruzione sono considerati ristrutturazione edilizia solo se mantengono sagoma, prospetti e sedime dell'edificio preesistente, senza incrementi di volumetria;
- art.10 comma 1 lett.c): si modificano le disposizioni sugli interventi di ristrutturazione edilizia che comportano demolizione e ricostruzione o ripristino di edifici crollati o demoliti in zone omogenee A o aree tutelate ai sensi del Codice dei beni culturali. Se questi interventi comportano modifiche della sagoma, prospetti o sedime, oppure incrementi di volumetria, sono consentiti per promuovere interventi di rigenerazione urbana;
- art.23-ter comma 3: salvo diverse previsioni regionali o comunali, il mutamento della destinazione d'uso all'interno della stessa categoria funzionale è sempre consentito.
Il commento del presidente del CNAPPC
“È assolutamente positivo che il tema della rigenerazione urbana sia tornato al centro dell’Agenda politica e che ci si avvii verso la predisposizione di un testo unificato, ma è fondamentale che esso recepisca il principio che la rigenerazione urbana non è solo ristrutturazione edilizia, ma riguarda, invece, molteplici aspetti - sociali, culturali, economici - volti a migliorare la vita dei cittadini e delle comunità”.
Così Massimo Crusi, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, (CNAPPC) nel corso di un’Audizione dinnanzi alla Commissione Ambiente del Senato sul Testo unificato adottato dalla Commissione per i disegni di legge n. 29 e congiunti.
Il CNAPPC, come sottolineato dal Presidente Crusi, è pronto a dare il suo contributo e consegnerà entro il 15 ottobre pv. , termine previsto per la presentazione degli emendamenti, un documento con riferimenti puntuali per superare alcune criticità riscontrate.
Il commento di ANCI
“Come Associazione approviamo l’esigenza di dotare l’Italia di uno strumento che agevoli processi di rigenerazione urbana anche attraverso meccanismi derogatori e, laddove possibile, procedure che incentivino fiscalmente ed economicamente interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio. Ma per farlo è opportuno che le risorse, anche nel rispetto del principio di sussidiarietà, siano allocate nei Comuni che sono gli enti che devono pianificare il proprio territorio e anche erogare quei permessi a costruire e che sono i più esposti al contenzioso. Allo stesso tempo, siamo favorevoli a forme di incentivazione fiscale, ma queste devono essere adeguatamente compensate per non avere mancati gettiti nelle casse comunali”.
Lo ha sottolineato il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, audito in rappresentanza di Anci, presso la Commissione Ambiente del Senato sul Ddl unificato che introduce ‘misure per la rigenerazione urbana.
“L’impostazione di questo testo vede a nostro modo di vedere un’eccessiva frammentazione di livelli decisionali, soprattutto in relazione al fatto che immagina un piano nazionale di rigenerazione urbana, piani regionali di rigenerazione urbana a cui poi i Comuni dovrebbero teoricamente adattarsi”, ha osservato il sindaco. Per Lo Russo, “in un momento in cui il principale problema che abbiamo per la trasformazione delle città e delle aree urbane è quello della burocrazia ci sembra un approccio che guarda indietro, non guarda avanti, costruendo livelli sovraordinati, peraltro poco identificati in termini di competenze, di certo non fluidifica i flussi di lavoro per la trasformazione delle nostre città”.
Il commento dell'ANCE
Il Vicepresidente ANCE Edilizia e Territorio, Ing. Stefano Betti, ha evidenziato anzitutto che il Testo Unificato va nella direzione di inquadrare finalmente la rigenerazione urbana come un modello ordinario di sviluppo per le città, superando l’approccio finora perseguito mediante interventi di natura straordinaria collegati a specifici programmi statali, regionali o europei.
Si tratta di un provvedimento atteso da lungo tempo che interviene dopo numerosi tentativi di rivedere il governo del territorio (negli ultimi 26 anni ci sono stati 76 proposte tra riforma urbanistica, disegni di legge sul consumo di suolo, rigenerazione urbana), nel quale la disciplina nazionale risale al 1942 e al 1968.
L’impianto complessivo del testo è sicuramente apprezzabile con particolare riferimento alla previsione sia di una specifica governance di supporto a un programma nazionale di rigenerazione urbana dotato di un canale di finanziamento unico e dedicato, sia per la previsione di una fiscalità immobiliare necessaria per incentivare anche gli interventi privati.
L'ANCE condivide quindi le linee di intervento sulle quali si intende costruire il nuovo impianto normativo, ponendo le basi necessarie affinché si arrivi a superare l’attuale assenza di una disciplina efficace e ancorata a principi e indicazioni attuali.
In considerazione dell’importanza che questa normativa riveste per il Paese, occorre tuttavia prestare molta attenzione a come essa sarà calata concretamente sui territori, al fine di scongiurare che iter complessi o comunque non supportati da procedure chiare e snelle, possano diventare un ostacolo piuttosto che un’agevolazione per l’attuazione degli interventi di rigenerazione urbana.
Per questo motivo, ANCE ritiene prioritario apportare dei miglioramenti a tutte le disposizioni che regolano il rapporto intercorrente tra Stato, Regioni e Enti locali con riferimento sia alla parte procedurale di rigenerazione degli immobili pubblici, sia agli interventi di natura privata. Nello stesso tempo è necessario garantire un sistema equilibrato e di sostenibilità economica per l’applicazione dei principi relativi al consumo del suolo e ai servizi ecosistemici.
Il commento di OICE
OICE al Senato: apprezzamento per il Testo sulla Rigenerazione Urbana, ma dubbi su alcune norme procedurali
Sono questi alcuni dei punti principali in cui si articola la memoria inviata al Senato dall’OICE - l’Associazione aderente a Confindustria che riunisce le società di ingegneria e architettura - in relazione al testo unificato delle proposte di legge sulla rigenerazione urbana.
Nel documento l’Associazione esprime in primo luogo grande apprezzamento per il lavoro della Commissione finalizzato ad adottare una legge statale che affronti i temi fondamentali della rigenerazione urbana e che stabilisca i principi cui deve essere improntata la legislazione regionale in materia, in particolare definendo con precisione i diversi livelli di competenza, statale, regionale e locale.
Per il Presidente dell’Associazione, Giorgio Lupoi, diversi sono i punti positivi: “innanzitutto speriamo che il testo possa arrivare in porto con i contributi di tutti e con la massima condivisione politica. Nel merito apprezziamo le scelte effettuate nel testo in ordine all’introduzione di premialità di tipo urbanistico e fiscale, e la previsione di semplificazioni procedurali e normative. Positiva la previsione di un Fondo di risorse pubbliche stabile nel tempo e la creazione di una Cabina di regia per il coordinamento nell’utilizzo dei fondi pubblici e una programmazione annuale. Abbiamo invece qualche dubbio sull’opportunità della norma che rende obbligatorio il ricorso al concorso di progettazione seguito dal PFTE per tutti gli interventi compresi nella programmazione comunale e beneficiari di risorse pubbliche perché riteniamo che si debba lasciare liberi i soggetti attuatori di scegliere lo strumento più utile in relazione all’intervento oggetto della rigenerazione urbana.”
Il Coordinatore del Gdl OICE, Valter Macchi segnala poi alcuni altri punti della memoria OICE: “abbiamo proposto di intervenire sull’art. 3, comma 4, lett. b) del provvedimento nella parte in cui prevede una “ripianificazione” del territorio tramite nuove perimetrazioni, anche laddove esistano piani vigenti. Sul punto abbiamo osservato che, qualora con tale disposizione si sia inteso definire gli ambiti urbani interessati dalla rigenerazione urbana - anche ai fini del godimento dei contributi pubblici - tale previsione apparirebbe superflua, essendo la definizione dei predetti ambiti urbani già contenuta nella norma. Siamo inoltre dell’avviso che si debba definire meglio il concetto di “perequazione energetica” e tenere conto, con riferimento ai centri storici, delle perimetrazioni operate da strumenti urbanistici comunali, quali valori identitari delle comunità. Crediamo inoltre che sia opportuno prevedere una definizione di “progetti faro” in modo condiviso con le Regioni, nonché chiarire il rapporto tra le deroghe del DM 1444/68 e la L. n. 1150 con il Disegno di legge “Salva Milano” con riferimento agli obblighi di redazione di un piano particolareggiato preventivo con riferimento alle competenze regionali”.
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