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Rigenerazione urbana: "Le sfide della città contemporanea e le responsabilità dell'architettura" (Arch. Alfonso Femia)

Il punto di vista dell'Arch. Alfonso Femia (Alfonso Femia Atelier (s)) sui dati riscontrati nel Report Save The Children 2023 legato alla situazione drammatica delle periferie urbane in Italia e sulla carenza di luoghi di relazione e aggregazione nelle città. L'architetto racconta le sfide dell'architettura e il ruolo degli architetti nel progettare gli spazi pubblici attraverso un gioco di responsabilità e di generosità.

Emergenza Periferia: le città devono tornare luogo di relazioni

L'analisi dell'Arch. Alfonso Femia (Alfonso Femia Atelier (s)) sui dati riscontrati nel Report Save The Children 2023 sulla situazione delle periferie urbane in Italia e sulla carenza di luoghi di relazione e aggregazione nelle città.

Quali strategie innovative possono architetti e urbanisti adottare per riconfigurare le periferie urbane svantaggiate, rendendole spazi inclusivi e promuovendo l'engagement dei giovani nelle loro comunità?

L'architetto Femia ha così dichiarato: "L'architettura e gli architetti hanno ancora una grande responsabilità insieme ovviamente alla politica perché nel 2023, ormai prossimi al 2024 è estremamente grave che ci sia ancora questo termine "periferia" che vada a connotare in maniera separata l'idea di una parte di città rispetto all'altra. Estremamente grave perché in questi ultimi 20 anni è cambiata radicalmente la società, anche attraverso l'innovazione tecnologica che ha permesso delle azioni "democratiche" ovvero di avvicinamento ad alcuni aspetti, anche la possibilità di agire in maniera estremamente più veloce, più snella su quelli che possono essere gli elementi nella città che sono in grado di farla tornare a essere come un "luogo di relazioni" e quindi poter soprattutto intercettare le esigenze delle nuove generazioni che hanno bisogno di nuovi spazi pubblici. "

 

Partire da baricentri specifici (le scuole) per realizzare un unico territorio connesso

L'arch. Femia ha poi continuato: "É particolare come dagli anni '90 le città non si occupano più di spazi pubblici in senso di aree capaci di ricreare luoghi di appartenenza, temi di relazione, identità. Questo problema si porta poi dietro un altro tema alquanto significativo e grave dal mio punto di vista in Italia, che è il tema delle scuole. Il nostro progetto Scuola Social impact tende proprio a identificare come le città devono ripartire da questi baricentri, dalle scuole che si innestano con gli spazi pubblici, col sistema della connettività. 
Così la scuola può essere oggi considerata quello che era l'oratorio una volta, un "oratorio laico" capace di rispondere in tutte le aree della città, uscendo dal tema del confine tra "città e periferia" tra "centro e periferia", ma immaginando un unico territorio sociale /economico/ ambientale/ educativo e formativo di un'idea anche di bellezza nel contesto in cui le persone possono vivere."

 

La sfide uniche delle periferie urbane e il ruolo delle infrastrutture

Considerando le sfide uniche delle periferie urbane, come possono i progettisti integrare infrastrutture sostenibili e tecnologie verdi nei loro piani per migliorare la qualità della vita dei giovani residenti?

L'arch. Femia ha dichiarato: "La sfida delle città è di capire quanto queste siano estremamente legate al territorio. Questa parola ha un significato ampio che spesso diventa tema di discussione tra l'idea di un territorio di un paesaggio. Noi amiamo dire che ogni progetto deve essere in grado di costruire un "paesaggio nel paesaggio". In questa idea il paesaggio è un insieme di cose dove ovviamente l'essere umano è parte di questo. Le infrastrutture possono, oltre che introdurre ovviamente connettività, essere gli elementi e i dispositivi capaci di reagire attraverso un "fine tuning" continuo con le esigenze delle nuove generazioni, con le esigenze delle nuove idee di socialità. L'infrastruttura può avere tanti tipi di scale, ma prevalentemente si innesta su un'idea di dilatazione dello spazio pubblico."

L'architetto ha poi affermato: "Pensiamo quanto sia estremamente importante introdurre un'idea di mobilità completamente diversa, che liberi gli spazi e quanta questo oggi sia possibile, ma non è ancora culturalmente, né politicamente evoluto. Proprio in questo spazio, quello che possiamo definire lo spazio vuoto, lo spazio tra gli edifici, si gioca la scommessa della città, perché è lì che scattano i temi delle relazioni, soprattutto se immaginiamo oggi una società che deve prevedere degli spazi e dei luoghi intergenerazionali."

"Il tema del tempo nelle varie sue dimensioni, che abbiamo perso come materia di progetto, è elemento significativo è anche l'unico modo per far dialogare le diverse figure che attraversano i diversi linguaggi e quindi è il vero punto di partenza. Oggi dobbiamo ritornare a progettare il vuoto, a riprogettare gli spazi pubblici cosa che apparentemente si fa, perché si inserisce una pista ciclabile o una piazza occupandosi di questo. Ma in realtà non c'è più questa idea forte, come negli anni '90 o fine anni '80 in città come Barcellona, Nantes, Rotterdam o Parigi che indicavamo fortemente come luoghi di quello che oggi chiameremo rigenerazione urbana."

 

Progetto di architettura come una forma di "Educazione sentimentale" della realtà

In che modo la partecipazione attiva dei giovani nel processo di pianificazione e progettazione può influenzare positivamente lo sviluppo urbano, e quali metodi potrebbero essere utilizzati per incorporare le loro idee e feedback?

L'architetto Alfonso Femia ha poi continuato: "Dobbiamo immaginare il progetto di architettura come una forma di "Educazione sentimentale" alla realtà, in senso non romantico. Vuol dire sentire, prendere coscienza dei luoghi. Questo va fatto ovviamente con l'interazione insieme alle nuove generazioni che possono essere attori significativi perché sono quelli che meglio intercettano il futuro verso cui stiamo andando, quelli che ci pongono sulla linea del crinale tra un mondo che ancora fa fatica a uscire dalla sua dimensione analogica e un altro che in qualche maniera tende soprattutto all'idea di contaminazione che è la vera ricchezza. Il vero interesse di trovare nuove riflessioni, quindi bisogna ribadire questo è anche un'altra responsabilità degli architetti, ossia parlare di più di progetto, più di trasversalità, più di capacità collettiva e di fare il progetto attraverso un gioco di responsabilità e di generosità."

 

Il concetto di tempo nel progetto: "Riscoprire il tempo Sant'Agostiniano"

L'architetto Femia ha poi concluso: "Io ripeto sempre che ognuno di noi può avere un'idea del tempo in maniera differente, siamo una società che si relaziona al tempo in maniera newtoniana. Io credo che bisogna riscoprire il tempo Sant' Agostiniano che non aveva un'idea di passato e di futuro, ma il futuro è una successione di presente allora l'atto in questo momento del presente che passa poi al presente successivo deve essere ogni volta nell'atto del progetto, un'azione responsabile per il presente ma che già passa il testimone al presente successivo. Un'azione generosa per fare questo non può che essere un progetto collettivo. Con questa realtà noi ritorneremo a immaginare di occuparci del nostro tempo attraverso progetti intergenerazionali capaci di dialogare tra le diverse figure e di occuparsi dell'aspetto sociale dell'architettura."

LEGGI ANCHE: La lecture dell'Arch. Alfonso Femia: "Sostenibilità nell'architettura e un "altro modo" di pensare il progetto"
L'intervista all'arch. Alfonso Femia (Alfonso Femia Atelier (s)), in occasione dell'evento conclusivo Archidays 2023 organizzato dall'Ordine degli Ingegneri e degli Architetti di San Marino che si è tenuto il 26 ottobre 2023. La Lecture dell'architetto si è concentrata sul tema della sostenibilità nell'architettura e su quali aspetti puntare per una progettualità responsabile e generosa.

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Arch. Alfonso Femia: "Le sfide della città contemporanea e le responsabilità dell'architettura"

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