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Riflessioni sulla Collaborazione nella Modellazione Progettuale e Informativa

Si considerino, per un attimo, come se fossero disposti casualmente oppure persino ordinatamente su una scrivania virtuale, applicativi informatici di Behavioural Simulation, di Crowd Simulation, di Space Programming, di Computational Design, di Building Energy Modeling, di Digital Sketching, di BIM Authoring, di Code & Model Checking, di Structural & Building Services Design, a cui aggiungere Headset Wearable Device, e Computer Assisted or Aided Virtual Environment: che cosa se ne otterrebbe?

Di primo acchito, verrebbe da dire, essenzialmente un investimento ingente in software, a cui aggiungere quello corrispondente in hardware e in cyber security: al di fuori della portata della maggior parte degli Operatori Economici del Settore.

Ovviamente non si tratta dell'obiettivo a breve termine che il Comparto si potrebbe porre.

In prima istanza, però, non si dimentichi che la Digitalizzazione ha strettamente a che fare con l'aspetto numerico, con la Computazionalità.

Il che significa che tendenzialmente ciò che avviene nell'Ecosistema Digitale manifesta una forte propensione a essere ricondotto a quella dimensione che presuppone una notevole capacità di formalizzazione: degli Employer's Information Requirement, così come dei BIM Execution Plan.

Questa medesima formalizzazione rappresenta uno dei principali tratti della Cultura Industriale, in quanto esprime l'abilità del Committente e degli Operatori Economici a definire le caratteristiche specifiche del Prodotto atteso: Immobiliare o Infrastrutturale che esso sia.

Ecco, dunque, che la Cultura Digitale pone un primo paletto fondamentale relativo alla padronanza dell'oggetto della Commessa, in termini di risultato atteso, di Prodotto, da parte tanto della Domanda quanto dell'Offerta, che prescinde da qualsiasi ragionamento tecnologico sui software.

Ci si deve, pertanto, domandare se attualmente Domanda e Offerta, nell'Era dei Cespiti Complessi e Connessi, posseggano una dimestichezza e una conoscenza sufficiente del Bene Immobiliare o Infrastrutturale: il rischio, infatti, è quello di seguitare a discorrere di un Prodotto antico, le cui implicazioni immateriali e relazionali in grande misura sfuggano agli Attori.

Chiaramente non si allude alla correttezza della Progettazione e della Esecuzione (per cui esistono Organismi di Ispezione, Uffici di Direzione dei Lavori, Commissioni di Collaudo), bensì alla comprensione della dislocazione di significato relativa ai Cespiti.

Naturalmente, se così non fosse, non sarebbe la Tecnologia a conferire nuova sostanza alla possibilità dischiusasi, bensì essa si rivelerebbe semplicemente il viatico affinché una Cultura del Servizio entri nel Settore delle Costruzioni.

Delle Costruzioni, appunto: ma di quali Costruzioni?

Le forme partenariali di contratto pubblico, ad esempio, incentrando la profittabilità sulla Disponibilità, sulla Funzionalità del Cespite dislocano, non a caso, la posta in gioco non solo sul Ciclo di Vita, ma pure sui Contenuti, abilitati dal Contenitore. Così facendo, probabilmente, i termini mettono in discussione il discrimine tra servizi core e servizi ausiliari, la stessa essenza del Facility Management.

A loro volta, in realtà, sono le logiche che presiedono ai Flussi Finanziari ad avere spinto in questa direzione i quadri contrattuali, sia a causa di una certa insufficienza della funzione committente sia, in speciale modo, in virtù delle carenze legate alla Finanza Pubblica.

Naturalmente i Beni rimangono tangibili: anzi, diminuiscono nel tempo, nella loro Vita Utile, i propri livelli prestazionali, trascinando al ribasso, in qualche modo, anche i Servizi alla Persona di cui sono veicolo e che, però, rappresentano la leva reddituale sottesa all'assunzione del Rischio Operativo.

In luogo di semplicemente differire i flussi in uscita, legati alla realizzazione Prodotti Immobiliari e Infrastrutturali, in questa contingenza sono questi ultimi a dover supportare l'oggetto ultimo del negozio, offerto dalla qualità e dalla remunerazione dei servizi erogati.

Quello che appare strano è il fatto di constatare come le diverse forme partenariali non per ora prevalenti in molti Paesi Europei (ma auspicate) siano in Italia fortemente contrastate.
Ad esempio, appare forte la convinzione che il Separare sia determinante: un Cespite commissionato bene, concepito bene, eseguito bene, manutenuto bene, gestito bene...

Ma, al contrario, è l'assenza di un progetto culturale per un teatro, di un modello gestionale per un albergo, di una impostazione terapeutica per un ospedale, di un progetto pedagogico per una scuola, e così via, a vanificare, di sovente, tutto questo magistero della Distinzione che posticipa ciò che andrebbe anticipato.

È incomprensibile l'ansia di procedere cogli Strumenti, coi Casi Pilota, senza prima avere mappato il territorio, tracciato la rotta, stabilito la misura dei benefici attesi.

Ritornando alla congerie di applicativi informatici di cui si discorreva inizialmente, si pone, perciò, immediatamente, senza mediazione alcuna, la necessità di definire un Workflow, un Flusso di Lavoro, che ne permetta l'adozione entro, appunto, un Sistema di Scambi Informativi e di Processi Decisionali.

Non per nulla, in ambito di Middleware e di Plug-in, si parla di Flux.

Poiché si tratta di Progettazione, si dovrebbe accennare a un Design Workflow, a una accezione in cui prevalga la Pre-figurazione, la Pre-visione: sennonché, in questo contesto, la Concezione potrebbe dipanarsi entro termini in parte invertiti, perché, in realtà, l'Anticipazione riflessa nelle celeberrime Curve di MacLeamy (vedi figura), si potrebbe anche leggere giusto come Inversione.

Non si tratta solo di ridurre l'onere dell'errore, si tratta di prevenire il suo accadere. Non si anticipa solo per sbagliare digitalmente e non analogicamente, lo si fa per riportare la Fine nell'Inizio, per legittimare e per validare le intenzioni di Committenza con le attese di Utenza.

Se, in effetti, sotto il profilo contrattuale, sono i servizi erogabili nel corso della Vita Contrattuale a determinare la redditività della Commessa, da essi si dovrà partire: ciò, però, comporta che il primato progettuale riguardi i Servizi ancor prima che i Manufatti.

In che modo, allora, sostenere un tale scambio di propedeuticità? Probabilmente ciò può avvenire attraverso gli Spazi, dato che in essi si svolgono le Interazioni tra i Soggetti: Mobili, Fluidi, ma non Liquidi, per giocarla su certa terminologia sociologica. Ecco perché, tutto sommato, i Game Engine precedono altri strumenti, ecco la ragione per cui paradossalmente, anche sul sempre più raro Green Field, l'Asset Information Model, il Modello Informativo Iniziale (che circolarmente diverrà anche Finale) diviene cruciale.

In questa ottica, il Committente o lo Sviluppatore come si potrebbero definire? Qualche traccia è offerta da quanto accade tra Boston e New York, tra il lavoro del MIT sul Citywide Energy Modeling e quello di WeWork sugli Uffici. Qui principia a palesarsi una nozione di Prodotto Immobiliare e Infrastrutturale decisamente Servitizzata e Personalizzata.

In ogni caso, si comincia a comprendere che ideare i Servizi - agire sui Comportamenti - è un atto generativo dello Spazio e, di conseguenza, della Forma e...dell'Uso (la Funzione è innominabile). In questo snodo, forse, la Cultura Architettonica può, nell'Età della Digitalizzazione, emanciparsi da un determinismo tecnologico che è indubbiamente incipiente nella Digitalizzazione.

Vasto programma, affermerebbe, senza alcuna esitazione, il Generale.

Quello che si sta cercando di analizzare, all'interno del Corso di Progettazione Edile presso l'Università degli Studi di Brescia, con una attenzione peculiare rivolta alla Edilizia Scolastica e alla Edilizia Universitaria, quale medium tra l'Edilizia Residenziale e quella Ricettivo-Ospedaliera, è in che maniera, anche sotto un profilo contrattualizzabile, l'Originatore della Commessa sia in grado di contribuire con una propria Progettualità a In-Formare la Concezione, ben prima di avere diligentemente compilato, in termini funzionalistici (e possibilmente computabili), lo Space Programme, il Documento Preliminare alla Progettazione, gli Employer's Information Requirement.

Il quesito è imperniato, infatti, sulla possibilità che una Forma-lizzazione delle Interazioni, dei Movimenti, dei Comportamenti, dei Servizi, in analisi ultima, possa, instaurare, all'interno dell'Ecosistema Digitale, un dialogo con lo Sketching dell'Architetto, al di fuori di analisi dei percorsi deterministiche, di sapore fordista o neofordista, già applicate nell'Edilizia Ospedaliera e Terziaria per ottimizzare i Flussi.

Alla stessa stregua per cui le maggiori Technical Consultancy insegnano agli Ingegneri a schizzare a mano libera per meglio intendersi cogli Architetti, qui si dovrebbe verificare se sia altrettanto possibile insegnare agli Architetti e agli Ingegneri a «schizzare i servizi» assieme ai Committenti e agli Sviluppatori.

Si è detto: il Progetto deve assumere, o meglio, riacquisire, una Centralità perduta, asserzione ineccepibile, eppure, interroghiamoci, che cosa significa realmente ciò in questo contesto? Quale Progetto? Quale Autorialità?
Il Lavoro Collaborativo, che di per se stesso sembrerebbe essere una locuzione tautologica, pone, comunque, al centro il Servizio, l'Esercizio, l'Operation e quant'altro. Quali sono, pertanto, i saperi necessari se non quelli eterogenei che hanno, tuttavia, nello Spazio e nella Forma il comune denominatore. Tema di Architettura? Certamente? Tematica riservata esclusivamente agli Architetti e ai loro Consulenti Tecnici? Non è detto.

Si è detto: la chiave della Modellazione Informativa risiede nella Interoperabilità tra gli applicativi (in particolare in sigle come MVD, la cui portata andrebbe indagata con cautela per evitare automatismi indebiti).

Ma, in realtà, prima di tutto, i Conflitti che si vorrebbero ergere a metro del ritorno sull'investimento, non sono che un riflesso della incommensurabilità, dell'incomunicabilità di punti di vista eterogenei, pur nell'ambito circoscritto dei Professionisti della Concezione.

Per questo motivo, non appare davvero decisivo il repertorio «miracolistico» tale che le piante siano coerenti con gli alzati, che gli elaborati grafici riflettano le descrizioni alfanumeriche: del resto, la coerenza e la precisione della Modellazione Informativa, in caso di Dato Inaffidabile o di Informazione Infondata, avrebbero un esito epidemico rigoroso...

Rileva, piuttosto, che la Collaborazione divenga sinonimo di Intesa tra punti di vista eterogenei, culturalmente e tecnicamente differenti, ma, soprattutto, è importante che questa dialettica si svolga in termini probabilistici: la grande potenzialità computazionale dovrebbe consentire una convergenza di idee e di soluzioni diverse che possano coesistere il più a lungo possibile nella Progettazione e, talvolta, essere recuperate, in termini di Flessibilità, nel corso della Vita Utile del Bene.

Collaborazione, allora, si palesa come una parola che evoca una Comprensione e una Aggregazione reciproca tra gli Intellettuali Tecnici che permetta, sin dall'avvio della Progettazione, almeno di quella tradizionale, di assumere un carattere di Sperimentalità, così determinante nella Bella e Buona Architettura, se di queste espressioni colorite si vuole fare uso.
Può, del resto, la Collaborazione rivelarsi sufficiente laddove la Progettazione abbia smarrito una parte della sua Centralità, a favore dell'Esercizio: e, dunque, del Committente/Gestore? Naturalmente alla Collaborazione occorre affiancare l'Integrazione.

Anche qui un certo sguardo proveniente da coloro che sono abitualmente estranei e successivi alla Concezione, letteralmente costringe i Progettisti a impostare i propri Modelli Informativi, ma anche le proprie Forme e i propri Calcoli, in sintonia con razionalità costruttive e gestionali: il Modello Informativo deve assolutamente garantire una Continuità, può essere ripulito, non dovrebbe essere rifatto, poiché le sue finalità avrebbero dovuto essere concertate da subito. In assenza di qualche Attore?

Il Dilemma dei Progettisti sta, perciò, nell'accogliere precocemente le logiche e le presenze degli altri Attori oppure di farsene direttamente interpreti (il che vorrebbe dire snaturarsi). In caso contrario, negando Integrazione e Concomitanza, si può governare una lenta transizione dalla Professionalità all'Imprenditività, uno dei principali e sconvolgenti orizzonti destinali?

Espressioni, comuni, anche se non sempre popolari in Francia, come Concezione-Realizzazione o Contratto Globale, rimandano chiaramente a un ambito non sequenziale, non distinto, corresponsabile; evocano, comunque, il disagio evidente in Italia in materia di Appalto Integrato. Ma la Distinzione, che è sempre in parte Confrontazionale, per non dire Conflittuale, è probabilmente troppo rischiosa per la Complessità del Prodotto Immobiliare e Infrastrutturale contemporaneo, per i suoi Finanziatori, per i suoi Assicuratori, per i suoi Utenti.

Dopo aver allineato Collaborazione e Integrazione, rimangono ancora da collocare Immersività e Connettività.

Proviamo a mettere, ancora una volta, d'un canto i Processi, per concentrarsi sui Prodotti: che cosa implica l'Immersività? Poter simulare, con un certo grado di realismo e di immediatezza l'esito delle scelte progettuali. Ci si stupisce, indossando occhiali, guanti e pantofole di quanto si possa essere immersi nella simulazione. Ma che cosa accadrebbe allorché, in tempo reale, variando il valore di una Proprietà di uno Spazio o di un Oggetto nel Modello Informativo, ci si trovasse a subire un inquinamento acustico e gli effetti di un incendio? O si facesse deragliare un convoglio?

Che tipo di Validazione, di Pre-Occupancy Evaluation si genererebbe?
Se, tuttavia, l'Immersività rientra, a ogni buon conto, entro un ambito ludico, con tutte le allerte tipiche per i cardiopatici in un parco di divertimenti, la Connettività pone il Settore dell'Ambiente Costruito di fronte a un cambiamento di paradigma, in quanto la relazione, in presenza e in remoto, dei Mobili cogli Immobili, veramente riduce ogni Oggetto, qualunque Cosa, a Servizio.

Rientrando nell'attualità: poniamo senza indugi mano alle Famiglie, agli Assistenti, ai Work Set, ai Modelli Disciplinari e a quant'altro: sfortunatamente ricadiamo nella rete della Collaborazione e dell'Integrazione.
Dai Prodotti finalmente ecco che ci ritroviamo nei Processi, più innefabili e più addomesticabili. Il Processo è supportato da un Flusso di Lavoro, richiede una Struttura Organizzat(iv)a e via discorrendo.

Ma crediamo veramente di disporre delle basi culturali e mentali adeguate, nell'immediato per affrontare la Collaborazione e l'Integrazione in questo modo? Con un po' di Metodi e un poco di Strumenti?

Building Information Modeling, Building Knowledge Management, Business Intelligence Management...