Ricostruzione post terremoti: fino ad oggi spesi 135 mld di euro, ma manca un piano organico
L'Italia ha speso oltre 135 miliardi di euro in interventi post-sismici negli ultimi 60 anni, ma manca ancora un piano nazionale organico per la prevenzione, basato su dati aggiornati e incentivi strutturati.
Negli ultimi 60 anni lo Stato italiano ha sostenuto spese ingenti per la gestione delle emergenze e la ricostruzione dopo eventi sismici devastanti. Dal 1968 ad oggi, sono stati stanziati oltre 135 miliardi di euro, di cui 20 miliardi ancora da impiegare entro il 2047. Questi dati emergono dal rapporto del Centro Studi CNI (Consiglio Nazionale degli Ingegneri), presentato durante la VII Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica.
L'approccio storico: ricostruzione post-emergenza
Secondo Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI, l'approccio adottato dallo Stato italiano è stato tradizionalmente di tipo "inclusivo e mutualistico": la ricostruzione e il sostegno economico sono stati garantiti dallo Stato per decenni, con l’idea che la ripresa completa richieda tempi lunghi. Tuttavia, Perrini sottolinea la necessità di un cambiamento di rotta: investire nella prevenzione attraverso un piano strutturato e calibrato sulle specificità sismiche dei territori potrebbe ridurre notevolmente sia i costi economici che le perdite umane.
Gli incentivi esistenti: sismabonus e supersismabonus
In anni recenti, il governo ha introdotto incentivi fiscali per la messa in sicurezza degli edifici, come il Sismabonus ordinario (2013) e il Supersismabonus (2020). Tuttavia, secondo il CNI, questi strumenti non sono stati inseriti in un quadro organico. Manca un piano nazionale che definisca obiettivi, modalità di finanziamento, interventi prioritari e tempi di attuazione.
Un ostacolo cruciale per la realizzazione di un piano nazionale di prevenzione sismica è la mancanza di dati dettagliati sullo stato strutturale degli edifici. Il Centro Studi CNI rileva che non esiste una mappatura aggiornata e completa del patrimonio immobiliare. Questa carenza impedisce di stabilire priorità d’intervento e stimare con precisione le risorse necessarie.
Secondo Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI, un piano estensivo di messa in sicurezza potrebbe costare circa 219 miliardi di euro, di cui una quota significativa dovrebbe essere a carico dei proprietari immobiliari. Se distribuito in 30 anni, l'impegno annuale dello Stato sarebbe di circa 7 miliardi di euro.
Proposte per un piano di prevenzione efficace
Per rendere fattibile un progetto di prevenzione, il CNI propone:
- Quantificare i costi medi di intervento per ciascuna microzona sismica;
- Stabilire un quadro di priorità basato sul rischio reale;
- Calendarizzare gli interventi con scadenze precise;
- Definire incentivi stabili e duraturi.
Un ulteriore elemento da considerare è l'introduzione obbligatoria delle polizze assicurative contro eventi sismici. Attualmente, solo il 5% degli edifici italiani è assicurato contro i terremoti, mentre oltre il 50% si trova in aree ad alto rischio. Una combinazione tra interventi di prevenzione e copertura assicurativa potrebbe rappresentare una soluzione più sostenibile.
IN ALLEGATO LA NOTA INTEGRALE DEL CNI.
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