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Revisione UNI 11104: superare i limiti prescrittivi per progettare calcestruzzi su misura più affidabili e longevi

La norma UNI 11104, oggi basata su un approccio prescrittivo, mostra limiti nel rispondere alle esigenze tecniche e innovative del settore del calcestruzzo. Nell’intervista di Ingenio, l’Ing. Davide Orbolato evidenzia come un passaggio a un modello prestazionale, basato su prove sperimentali e criteri di durabilità, permetterebbe di valorizzare le innovazioni tecnologiche e l’uso di materiali sostenibili.

Rivedere la UNI 11104 per migliorare il calcestruzzo e costruire con materiali sicuri in esercizio

Di seguito l'intervista dell'editore di Ingenio Ing. Dari a Ing. Davide Orbolato in merito alla revisione della norma UNI 11104.

  

Quali sono i principali limiti dell’attuale approccio prescrittivo della UNI 11104 rispetto alle esigenze reali del settore del calcestruzzo?

L’ approccio prescrittivo adottato dalla UNI 11104 è il risultato di anni di esperienza e di normazione, con l’obiettivo di fornire ai professionisti parametri chiari per la progettazione di calcestruzzi sicuri in esercizio.

Tuttavia, questo metodo presenta alcuni limiti significativi, in particolare sul piano delle prestazioni e della durabilità delle strutture.

L’imposizione di valori fissi può infatti ostacolare l’adozione di soluzioni innovative, limitando la possibilità di sviluppare miscele ottimizzate in base alle esigenze specifiche delle opere. Un approccio prestazionale, invece, consentirebbe di sfruttare le più recenti innovazioni tecnologiche per progettare calcestruzzi su misura, garantendo maggiore affidabilità e longevità.

 

In che modo l’adozione di un approccio prestazionale potrebbe migliorare la qualità e la durabilità del calcestruzzo utilizzato nelle costruzioni italiane?

L’introduzione di un approccio prestazionale offrirebbe ai tecnologi del calcestruzzo la possibilità di sviluppare miscele più performanti, grazie all’impiego di materiali innovativi e di metodi di controllo più avanzati. L’uso mirato di aggiunte e additivi, ad esempio, potrebbe migliorare la durabilità del calcestruzzo, riducendo il degrado dovuto a fenomeni ambientali aggressivi. Inoltre, il controllo basato su prove sperimentali permetterebbe di verificare in modo più accurato il comportamento del materiale nel tempo, superando i limiti di una progettazione vincolata a parametri rigidi.

 

Come potrebbe essere rivisto il Prospetto 3 (relativo al valore di k) per superare i limiti prescrittivi su acqua/cemento e contenuto minimo di cemento, introducendo un percorso alternativo basato su prove sperimentali?

Piuttosto che fissare un valore di k a priori, si potrebbe adottare un criterio basato sul confronto tra miscele con e senza aggiunte, valutandone il comportamento in modo prestazionale.

Questo approccio permetterebbe di stabilire il valore di k in funzione di parametri reali, anziché di soglie predefinite. Un possibile percorso alternativo potrebbe prevedere l’introduzione di prequalifiche basate su prove sperimentali, come previsto dall’11.2.3 delle NTC 2018, per dimostrare l’equivalenza prestazionale delle miscele proposte.

  

Quali prove e criteri di valutazione sarebbero indispensabili per garantire un approccio prestazionale affidabile, in alternativa o a integrazione dei requisiti di composizione?

Per garantire l’affidabilità di un approccio prestazionale, sarebbe necessario introdurre prove specifiche capaci di misurare con precisione le caratteristiche del calcestruzzo nel tempo. Tra queste, risultano fondamentali:

  • Resistenza alla carbonatazione, per valutare la durabilità del materiale in ambienti esposti all’anidride carbonica.
  • Determinazione della profondità di penetrazione dell’acqua, da condurre a 28, 60 e 90 giorni, per verificare la tenuta del calcestruzzo all’umidità.
  • Prove di gelo/disgelo, essenziali per testare la resistenza del materiale agli sbalzi termici.
  • Rapporto acqua/legante, come parametro chiave per il controllo della qualità del mix design.

Questi test, integrati con ulteriori prove specifiche per ambienti particolarmente aggressivi, potrebbero costituire un valido riferimento per valutare il comportamento reale del calcestruzzo.

 

In che misura andrebbero riconsiderati i limiti massimi sul rapporto aggiunta/cemento quando i dati sperimentali dimostrano prestazioni equivalenti o superiori ai calcestruzzi convenzionali?

Se le prove sperimentali dimostrano che determinate miscele raggiungono prestazioni equivalenti o superiori rispetto ai calcestruzzi convenzionali, sarebbe opportuno riconsiderare i limiti imposti al rapporto aggiunta/cemento.

Questo permetterebbe di ottimizzare le formulazioni senza essere vincolati a soglie rigide, consentendo un utilizzo più efficiente delle aggiunte. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di stabilire il rapporto aggiunta/cemento in base ai risultati di valutazioni preliminari, piuttosto che su valori fissi definiti dalla norma.

 

Come conciliare le disposizioni del Prospetto 6 con un modello prestazionale che favorisca l’uso di materiali sostenibili e garantisca la durabilità?

Un possibile approccio per armonizzare il Prospetto 6 con il modello prestazionale sarebbe quello di integrare test preliminari in grado di dimostrare l’equivalenza delle prestazioni. Questo permetterebbe di incentivare l’uso di materiali sostenibili, come aggregati riciclati e aggiunte, senza compromettere la durabilità delle strutture.

L’introduzione di protocolli di verifica specifici, supportati da prove sperimentali, potrebbe consentire una maggiore flessibilità nella scelta dei materiali, favorendo soluzioni più sostenibili ed efficienti.

  

In che modo la norma potrebbe esplicitare meglio l’opzione prestazionale, evitando che la UNI 11104 venga percepita come un vincolo impositivo?

Per rendere più chiara l’opzione prestazionale, la norma dovrebbe esplicitare con maggiore dettaglio la possibilità di adottare procedure di verifica alternative ai requisiti prescrittivi.

Sarebbe utile, ad esempio, introdurre una sezione dedicata al concetto di “prestazione equivalente”, delineando criteri e metodi di prova per dimostrare il rispetto dei requisiti richiesti. In questo modo, si eviterebbe di trasmettere l’idea che la UNI 11104 sia un vincolo impositivo, aprendo invece la strada a un’applicazione più flessibile e orientata all’innovazione.

 

Come si dovrebbe riorganizzare il capitolo dedicato agli aggregati di riciclo per allinearlo all’approccio prestazionale?

Il capitolo sugli aggregati di riciclo potrebbe essere rivisto introducendo un sistema di validazione basato su prove sperimentali e certificazioni specifiche. Piuttosto che stabilire percentuali massime di sostituzione, si potrebbero adottare criteri che valutino direttamente le prestazioni del calcestruzzo ottenuto con materiali riciclati.

Test certificati e procedure di controllo mirate potrebbero garantire la conformità ai requisiti di durabilità e resistenza, senza imporre limiti rigidi che potrebbero ostacolare l’innovazione.

  

Quali parti della norma andrebbero rivedute per rendere la UNI 11104 più snella e focalizzata sulle prestazioni?

Per rendere la norma più snella ed efficace, sarebbe utile rivedere le sezioni che attualmente impongono parametri minimi di composizione, spostando l’attenzione su criteri di accettazione basati sulle prestazioni.

In particolare, sarebbe opportuno integrare valutazioni preliminari, come previsto dal capitolo 11.2.3 delle Norme Tecniche per le Costruzioni, per garantire il rispetto degli standard richiesti senza limitare l’uso di materiali innovativi.

 

Alla luce della revisione in corso delle Norme Tecniche per le Costruzioni, ritieni che si debba rivedere la UNI 11104 dopo la pubblicazione delle nuove NTC?

Assolutamente sì. Una revisione della UNI 11104 sarà necessaria per garantire piena coerenza con le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni e con la nuova EN 206. Questo aggiornamento rappresenterà un’opportunità per allineare la normativa italiana ai più recenti sviluppi nel settore, favorendo un equilibrio tra sicurezza, innovazione e sostenibilità.

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