Restauro e Conservazione | Architettura | Sostenibilità | Efficienza Energetica | Materiali Isolanti
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Restauro di Villa Rossi a Ivrea: faccia a faccia con l'Architetto per scoprire tutti i dettagli dell'intervento

Attraverso un'intervista all'arch. Enrico Giacopelli scopriamo nel dettaglio l'intervento di restauro conservativo di Villa Rossi, un edificio residenziale inserito nella core zone della città industriale costruita da Adriano Olivetti e che dal 2018 è inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità Unesco.

Il restauro sostenibile di un'architettura del Novecento

Villa Rossi a Ivrea si configura come esempio virtuoso di restauro sostenibile di un'architettura del Novecento, con implicazioni significative per la conservazione del patrimonio. Un perfetto equilibrio tra strategie di conservazione dei caratteri storico architettonici dell'edificio e il suo riadattamento alle necessità abitative contemporanee, dimostrando che è possibile far coesistere il passato con il futuro.

L'approccio progettuale dell'architetto Enrico Giacopelli non si limita al solo rispetto degli standard della conservazione e dei vincoli di tutela Unesco, ma promuove una strategia di salvaguardia attiva coinvolgendo la committenza nel processo di conservazione e restauro di questa architettura del Moderno.

Il progetto di restauro è stato già presentato da Cristiana Chiorino in un articolo dedicato, consultabile al seguente LINK.

Abbiamo scelto di realizzare un'intervista all'architetto Giacopelli per entrare nel dettaglio dell'approccio e delle scelte progettuali che hanno orientato il processo di restauro conservativo di questa architettura.

 

Villa Rossi a Ivrea dopo l'intervento di restauro conservativo.
(© ph. Fabio Oggero)

 

Intervenire su un edificio soggetto a vincolo di tutela: le principali sfide e gli obiettivi raggiunti

Architetto, avete operato su un'architettura soggetta a vincolo di tutela. Quali sono state le sfide e gli obiettivi del progetto di restauro?

Villa Rossi è un edificio soggetto a vincolo di tutela, in quanto è stata inserita nella core zone del Patrimonio dell'Umanità Unesco di "Ivrea Città industriale del XX Secolo".

Abbiamo lavorato con l'obiettivo di preservare al massimo le caratteristiche originali dell'edificio, adottando soluzioni all'avanguardia per migliorarne l'efficienza energetica senza comprometterne l'estetica originale.

Il restauro conservativo è stato attuato con attenzione ai dettagli delle facciate, dei frangisole e del muro di cinta, utilizzando materiali originali ovunque possibile e integrando nuovi elementi dove necessario. Inoltre, il progetto ha affrontato una sfida significativa nel retrofit energetico, bilanciando la conservazione delle caratteristiche architettoniche con l'innovazione per raggiungere la classe energetica B.

 

Villa Rossi fa parte di un gruppo di quattro ville commissionate nel 1959 da alti dirigenti dell'Olivetti all'Ufficio Consulenza Case Dipendenti (Uccd), sotto la guida di Emilio Aventino Tarpino. Quale percorso di conoscenza avete intrapreso per arrivare a definire delle linee guida da seguire per il progetto di restauro? Avete riscontrato qualche difficoltà?

Come sempre quando ci occupiamo di progetti di questo tipo, abbiamo intrapreso un lungo ed accurato processo di conoscenza dell'architettura di Villa Rossi, fondamentale per comprendere le caratteristiche originali dell'edificio, il suo reale stato di conservazione e per definire le linee guida del progetto di restauro da concordare con i clienti.

In particolare, abbiamo focalizzato la nostra attenzione:

  • Sulla storia dell’edificio, studiando la documentazione storica d’archivio relativa alla progettazione e alla costruzione di Villa Rossi, con particolare riguardo ai progetti originali di Emilio Aventino Tarpino.
  • Sulle caratteristiche architettoniche esplorate attraverso attenti rilievi metrici e lo studio comparato delle ville “gemelle” per comprendere a fondo le caratteristiche formali e compositive con cui ci saremmo dovuti confrontare.
  • Sullo stato di conservazione dell’edificio, indagato attraverso rilievi materici per conoscere la natura dei materiali originali e valutarne lo stato di conservazione, identificando le criticità per definire il tipo e l’intensità degli interventi da mettere in atto.

In questa fase preliminare le difficoltà principali sono state legate alla scarsità di documentazione relativa alla costruzione di Villa Rossi.

I progetti originali di Tarpino sono stati conservati solo in parte e in generale non sono molto dettagliati e anche la documentazione fotografica storica è limitata. Inoltre, alcuni elementi originali dell'edificio, come i pavimenti e i rivestimenti ceramici interni, sono stati sostituiti o modificati nel corso del tempo senza lasciar traccia di quelli originali.

Nonostante queste difficoltà, siamo riusciti a raccogliere informazioni sufficienti per poterci inserire con una certa coerenza e consapevolezza nel solco del progetto originale e per progettare un intervento di restauro rispettoso del valore storico e architettonico della villa.

 

Villa Rossi a Ivrea dopo l'intervento di restauro conservativo. Dettaglio di una facciata con il frangisole.
(© ph. Fabio Oggero)

 

Il progetto ha richiesto un adattamento alle necessità abitative contemporanee, quali sono state le principali criticità che avete dovuto affrontare?

Una delle sfide cruciali del progetto è consistita proprio nel trovare un equilibrio tra la conservazione delle caratteristiche architettoniche originali e la necessità di introdurre soluzioni innovative per soddisfare le esigenze abitative contemporanee.

Per fortuna i nostri clienti avevano acquistato la casa consapevoli delle sue caratteristiche e senza l’intenzione di volerle piegare a usi contemporanei esasperati. Questo ci ha permesso ad esempio di operare nella direzione del massimo recupero dei materiali originali (rivestimenti esterni, serramenti, parti metalliche e in legno, finiture interne, ecc.) e di limitare a qualche intervento quasi impercettibile le modifiche degli spazi interni in pieno accordo con le prescrizioni della Soprintendenza.

 

Le modifiche più rilevanti coinvolgono i pavimenti, con la sostituzione di rivestimenti in ceramica e linoleum contenenti amianto con nuovi pavimenti in parquet di acacia.
(© ph. Fabio Oggero)

 

Rispettare i vincoli normativi legati alla tutela del patrimonio UNESCO e gli standard di conservazione, senza sacrificare le aspettative degli attuali proprietari, ha richiesto comunque una navigazione attenta. La gestione e il restauro dei materiali originali, come il grès e la terracotta smaltata utilizzati nelle facciate e nei frangisole, ha richiesto ad esempio un’attenzione particolare, in considerazione della discontinuità di produzione di alcuni elementi, oltre che l’adozione di qualche soluzione “palliativa” coerentemente integrata nell’insieme.

 

Villa Rossi a Ivrea dopo l'intervento di restauro conservativo. Dettaglio del prospetto.
(© ph. Fabio Oggero)

 

Come migliorare il comfort abitativo senza compromettere l'estetica originale dell'edificio

Come avete affrontato la sfida di introdurre soluzioni all'avanguardia per migliorare l'efficienza energetica di Villa Rossi senza compromettere la sua estetica originale?

Innanzitutto, occorre precisare che – in pieno accordo con i nostri clienti – abbiamo deciso di migliorare l’efficienza energetica dell’edificio e le condizioni di comfort interno escludendo il ricorso a qualunque tipo di sistema meccanico per il ricambio o il trattamento dell’aria.

Per vincere la scommessa abbiamo perciò lavorato solo sul miglioramento delle caratteristiche specifiche dell’edificio correggendo gli errori progettuali e costruttivi originali, ottimizzando soluzioni tecnologiche inefficienti previste dal progetto e facendo uso di materiali innovativi.

Per quanto riguarda l’efficientamento della produzione di energia abbiamo invece sostituito il vecchio impianto di riscaldamento basato su una caldaia a gas con uno basato su una pompa di calore riutilizzando i termosifoni originali lasciati nelle loro sedi originali.

 

Interno di Villa Rossi a Ivrea dopo il restauro conservativo.
(© ph. Fabio Oggero)

 

Operando nel contesto di un edificio storico, in tutti i casi l’obiettivo del nostro progetto è stato diretto alla minimizzazione – se non addirittura alla invisibilità – degli interventi per non compromettere l'estetica originale. E ciò ha richiesto un notevole sforzo progettuale nello studio di dettaglio delle soluzioni e altrettanta attenzione e precisione nella fase esecutiva.

Più in dettaglio siamo così intervenuti:

  • Isolando le pareti esterne, insufflando sughero tostato macinato nell’intercapedine presente tra i due paramenti mattoni dei muri di facciata e rivestendo le pareti interne con pannelli di sughero per correggere i ponti termici, con una modalità in grado di aumentare in modo determinante l’efficienza energetica dell’involucro murario senza alterare l'aspetto esterno dell'edificio e con modesti sacrifici dello spazio interno.
  • Restaurando attentamente gli infissi esterni originali, caratterizzati da grandi superfici vetrate contenute in telai realizzati con il "sistema Wagner". I serramenti, più performanti sul piano termico e acustico dei serramenti tradizionali coevi, erano comunque privi di caratteristiche compatibili con le attuali esigenze di risparmio energetico che sono state significativamente migliorate con l’adozione di vetri di spessore maggiore e con trasmittanza inferiore a quelle dei vetri semplici originali e isolando accuratamente i cassonetti.
  • Isolando le superfici disperdenti orizzontali: solaio del seminterrato e copertura, in modo da realizzare un isolamento totale della scatola edilizia. Particolare importanza è stata assegnata al lavoro sulla copertura piana, vista la sua importanza nell’accumulare calore d’estate e disperderne d’inverno. Da un lato si è reso modificato il sistema di ventilazione naturale previsto da Tarpino sfruttando l’intercapedine orizzontale presente nel doppio solaio di copertura, facendo in modo che contribuisca realmente a ridurre il carico termico estivo e a creare un cuscinetto di aria calma che migliora l’isolamento invernale. Dall’altra si è agito sia incrementando lo spessore dell’isolamento per migliorare la performance invernale e aumentare lo sfasamento sia proteggendo la guaina impermeabile con una vernice di tipo "cool roof" di colore bianco-argento che riflette fino al 70% della radiazione solare per migliorare l’efficienza estiva del sistema.
  • Abbiamo infine fatto ricorso anche a materiali innovativi per risolvere alcuni problemi: con pannelli di aerogel abbiamo risolto l’isolamento delle mazzette delle finestre e dei vani termosifoni dove lo spazio è minimo e con pannelli di tipo PCM, contenenti prodotti a cambiamento di fase posti all’intradosso della copertura, abbiamo potuto aumentare virtualmente l'inerzia termica dell'edificio migliorando il comfort estivo interno senza alterare visivamente gli elementi architettonici.

Tutto ciò è stato anche possibile grazie alla consulenza dell’architetto Stefano Fantucci, ricercatore presso il Dipartimento di Energetica del Politecnico di Torino, con cui abbiamo potuto sviluppare soluzioni energetiche avanzate in linea con gli standard contemporanei.

Villa Rossi a Ivrea. Dettaglio costruttivo relativo alle nuove stratigrafie per l'isolamento termico.
(© G Studio)

Legenda: 1. Insufflaggio con granulare di sughero tipo corkgran tostato; 2. Correzione dei ponti termici con pannelli di sughero espanso tipo corkpan; 3. Pannelli di aeropan per isolamento del sottofinestra; 4. Coibentazione copertura; 5. Vernice cool roof; 6. Pannelli a cambio di fase (pcm) tipo templok e-4e; 7. Coibentazione solaio piano interrato; 8. Miglioramento del sistema di ventilazione naturale della copertura piana; 9. Riduzione del 50% della trasmittanza dei serramenti esistenti con inserimento di vetri basso emissivi con coating pirolitico.

 

Restauro accurato e miglioramento delle performance delle componenti originali dell'edificio

Gli infissi della Villa adottano il "sistema Wagner." Può spiegarci nel dettaglio come questa tecnologia d'avanguardia degli inizi del Novecento è stata migliorata in termini di isolamento termico e acustico?

Il "sistema Wagner" è una tecnologia di infissi introdotta agli inizi del Novecento che prevede l'utilizzo di due telai incernierati tra loro resi solidali da una speciale ferramenta, che montano ciascuno un vetro semplice da 3 mm tra cui si crea una lama d'aria che migliora l'isolamento termico e acustico.

Gli infissi originali sono stati soggetti a un restauro attento per preservarne le caratteristiche originali e per mantenerli in esercizio con il loro tipico doppio telaio apribile che permette la pulizia dei vetri. Sono stati smontati con cura e i loro telai integrati con parti nuove dello steso legno laddove il degrado era irreversibile, ne è stata revisionata la ferramenta ed i vetri originali da 3 mm sono stati sostituiti con vetri stratificati di cui uno a bassa emissività per ridurre la trasmittanza del sistema, mentre l’inserimento (previsto in progetto) di silico-gel nell'intercapedine per ridurre il rischio di condensa e polvere sui vetri interni, non si è – per il momento – rivelato necessario grazie alla performance più efficace del previsto del sistema dopo il restauro.

 

Dettaglio di un serramento ancora in buone condizioni prima del restauro.
(© Archivio G Studio)

 

Grazie a questi interventi, la trasmittanza della parte vetrata è stata praticamente dimezzata e quella dell’intero serramento è migliorata del 30%, mentre si è ottenuto un miglioramento del 20% in termini di isolamento acustico, raggiungendo livelli prossimi a quelli richiesti dalla norma per serramenti di nuova concezione, senza alterare la loro struttura originale.

Per di più, la non perfetta tenuta degli infissi anche dopo il restauro (che personalmente considero una qualità e non un difetto) consente un minimo di ricambio d’aria continuo che in cambio di un piccolo spreco termico garantisce una maggiore salubrità alla casa ed ai suoi abitanti.

 

Migliorare l'efficienza energetica scegliendo materiali innovativi e naturali per l'isolamento termico

L'uso del sughero nelle pareti esterne e per la correzione dei ponti termici sono state scelte per il potenziamento dell'isolamento. Come queste decisioni si inseriscono nella visione complessiva del restauro?

Per il potenziamento dell'isolamento termico di Villa Rossi è stato adottato il sughero per coerenza con la visione complessiva del restauro che – come abbiamo già accennato – intendeva agire sul miglioramento delle condizioni in campo massimamente con materiali naturali, sostenibili e riciclabili.

Il sughero possiede tutte queste caratteristiche, oltre a possedere anche ottime proprietà termoisolanti, che consentono di raggiungere buoni livelli di riduzione della dispersione termica e di miglioramento dell'efficienza energetica.

La sua versatilità ha consentito, inoltre, di utilizzarlo sia per la realizzazione dell’isolamento dei muri perimetrali attraverso insufflaggio di materiale sciolto, sia per correggere i ponti termici. In questo caso lo abbiamo utilizzato in pannelli che hanno consentito di realizzare, con un materiale traspirante e ecologico, un’operazione complementare all’insufflaggio che notoriamente provoca la concentrazione della dispersione in corrispondenza dei punti di discontinuità rappresentati dai pilastri e dalle legature delle murature trasformati in potenti ponti termici.

In definitiva, l'uso del sughero ha perciò dato un significativo contributo nel migliorare l'efficienza energetica complessivo dell’edificio, trasformando l’inefficiente involucro originario in un sistema in classe energetica B, senza alterare le caratteristiche architettoniche e compromettere l’estetica originali di Villa Rossi.

 

Isolamento termico delle pareti con pannelli in sughero.
(© Archivio G Studio)

 

La copertura è stata rivista con nuove stratificazioni, pannelli in PCM e una circolazione dell’aria ottimizzata. Qual è stata l'importanza di queste modifiche per migliorare il comfort senza compromettere l'estetica originale?

Le modifiche apportate alla copertura di Villa Rossi sono state fondamentali per migliorare il comfort degli ambienti interni, attraverso interventi invisibili e un modesto innalzamento che non hanno compromesso l'estetica originale.

La copertura piana originale è realizzata con un doppio solaio (di cui quello inferiore portante e quello superiore con funzione isolante) separati da una intercapedine di 7 cm su cui è posato un materassino di lana di roccia degradato. Lo strato superiore, sorretto da tavelloni, è realizzato in cemento alleggerito con pomice e rivestito da una guaina impermeabile protetta da vernice color argento.

Il progetto ha previsto l’aumento della coibentazione con la posa di pannelli di EPS resistenti al calpestio e una nuova impermeabilizzazione realizzata con doppia guaina bituminosa protetta con vernice “cool roof” con funzione di riflessione dell’energia termica solare.

Il sistema di ventilazione della copertura è stato ottimizzato con l’attivazione di un tiraggio efficace (stack effect) ottenuto installando condotti di ventilazione che pescano aria fresca alla quota del seminterrato e camini di altezza e diametro adeguato. In tal modo l’aria circola finalmente ad una velocità sufficiente per raffrescare la copertura d’estate. Al contrario, d’inverno, chiudendo i camini la circolazione si interrompe e si crea di un cuscino d’aria ferma che diminuisce la dispersione del calore interno.

L’effetto del riscaldamento globale sta ribaltando i termini della questione energetica ponendo i progettisti di fronte all’importanza del tema del controllo dello sfasamento termico.

Avendo escluso l’uso di impianti di raffrescamento e non potendo aumentare a dismisura lo spessore dell’isolante per aumentare l’inerzia termica del sistema, il progetto - oltre all’uso della vernice cool roof per ridurre il carico termico solare - ha previsto l’installazione nei controsoffitti di pannelli PCM (Phase Change Material) che hanno la capacità di immagazzinare calore e di rilasciarlo gradualmente quando la temperatura dell’edificio (di notte o quando si crea una ventilazione) si abbassa naturalmente. L’azione coordinata tra riduzione del riscaldamento della copertura e assorbimento di parte del carico termico residuo, ha determinato un decisivo miglioramento del comfort estivo degli ambienti interni che può essere reso ottimale agendo anche sulla ventilazione trasversale naturale, particolarmente efficiente grazie all’esposizione dell’edificio.

In linea con lo spirito del restauro, anche gli interventi sulla copertura necessari a renderla più efficiente dal punto di vista energetico e acustico e per offrire un comfort abitativo migliore, sono reversibili e potranno essere rimossi in futuro senza compromettere la struttura originale.

 

Perfetto equilibrio tra conservazione e retrofit energetico: quale eredità lascia Villa Rossi a interventi futuri?

Villa Rossi, come avete dichiarato, rappresenta un equilibrio tra conservazione delle caratteristiche storiche e innovazione energetica. In che modo questo progetto può influenzare futuri interventi di restauro e di adattamento sostenibile di edifici del Novecento?

Crediamo che il progetto abbia dimostrato con una certa efficacia che è possibile migliorare l'efficienza energetica di un edificio vincolato senza comprometterne l'estetica originale e che l’uso di materiali e tecnologie all'avanguardia, che si integrano perfettamente con l'architettura originale dell'edificio, è di grande aiuto per ottenere tali risultati.

L’esempio di Villa Rossi potrebbe perciò essere utile per ispirare altri interventi di restauro e di adattamento sostenibile di edifici del Novecento in diversi modi:

Innanzitutto, dimostrando concretamente che è possibile coniugare la conservazione del patrimonio storico con l'innovazione energetica, anche in edifici vincolati.

In secondo luogo, sensibilizzando il pubblico sulla necessità (ormai ineludibile) di prendere in carico il tema del miglioramento delle performance energetiche nei progetti di riqualificazione e di restauro del patrimonio storico moderno.

Potrebbe infine contribuire a promuovere l'uso di materiali e tecnologie innovative per il restauro sostenibile di edifici storici, anche non necessariamente appartenenti al patrimonio del XX secolo.

 

Restauro conservativo: il ruolo pedagogico dell'architetto nel sensibilizzare la committenza

Quale ruolo assume l'architetto nei confronti della committenza quando si tratta di intraprendere un processo di conservazione e restauro di architetture che, come questa, assumono un valore testimoniale importante?

Il ruolo dell’architetto in questo ambito è fondamentale, anche se nel caso di Villa Rossi non è stato necessario in quanto i committenti erano pienamente consapevoli del valore della propria abitazione e degli oneri che comportava il suo restauro.

Tuttavia, nel caso di interventi su edifici moderni di pregio, spesso l’architetto deve assumere un ruolo pedagogico nei confronti della propria committenza per renderla pienamente consapevole del valore storico e culturale del loro edificio e della necessità di conservarlo per le future generazioni, come testimonianza di un'epoca e di una cultura.

La complessità e la novità del tema del restauro di un edificio moderno, impone anche all’architetto di giocare a carte scoperte, presentando alla committenza le diverse opzioni di intervento, con i loro pro e contro in modo da aiutarla a prendere decisioni consapevoli, soprattutto quando si tratta di decisioni che limitano la libertà di azione nei confronti delle trasformazioni in nome delle istanze di conservazione.

Coinvolgere la committenza nel processo decisionale, anche nel caso di un restauro – laddove l’aspetto tecnico talvolta sembra prevalere su quello compositivo e distributivo – è quindi fondamentale. Condividere la filosofia generale del progetto e le decisioni di dettaglio consente alla committenza di sentirsi parte del progetto, sopportare meglio i sacrifici che una trasformazione vincolata può comportare e accettare di investire in opere che nella maggior parte dei casi rimarranno invisibili.

Il nostro studio si assume tali compiti pedagogici in diversi modi:

  • Chiedendo al cliente, prima del progetto, di compilare un questionario in cui esprimere per iscritto le proprie aspettative e gli obiettivi che vorrebbe perseguire con la trasformazione, in modo da costruire uno strumento condiviso, utile a definire per approssimazioni successive e in modo esplicito, una quadro di riferimento per il progetto, utile anche a rendere consapevole il cliente della necessità di accettare possibili limitazioni ai propri desideri per privilegiare quelli della conservazione del bene.
  • Mettendo a disposizione del cliente da subito le nostre conoscenze e competenze nel campo della storia dell’edificio e, più in generale, della sua collocazione all’interno di un ambito storico e culturale specifico, per aiutarlo a meglio comprenderne il senso e l’importanza. Approfondendo tale conoscenza nella fase di approccio al progetto, attraverso lo studio dei documenti e l’analisi diretta della costruzione, rendendo partecipe il cliente dei risultati man mano che essi emergono.

Siamo convinti che il coinvolgimento della committenza sia fondamentale per il successo di qualsiasi progetto di conservazione e restauro. Non c’è dubbio infatti che un committente consapevole del valore storico e culturale del proprio edificio e che si sente parte del progetto, saprà comprendere meglio le scelte dell'architetto e si impegnerà con maggiore convinzione nel preservare il proprio bene per le future generazioni.

Immagini

© ph. Fabio Oggero

© ph. Fabio Oggero

© ph. Fabio Oggero

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