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Record dei gas serra in atmosfera nel 2023. E nel 2024 sapremo superarli!

Vuoi scoprire quanto CO2, metano e protossido di azoto ci sono nell’atmosfera nel 2023? I dati record rivelano concentrazioni preoccupanti di questi gas serra. Leggi l’articolo per comprendere l’impatto di questi livelli senza precedenti sul nostro clima e cosa significano per il futuro del pianeta. Non perdere l’opportunità di informarti su questo tema cruciale!

Allarme dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale: Record di Gas Serra nel 2023

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) ha pubblicato il suo ventesimo Bollettino sui Gas Serra, evidenziando un preoccupante aumento delle concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera nel 2023

Questo bollettino annuale presenta l’analisi più recente delle osservazioni effettuate dal Programma Global Atmosphere Watch (GAW) dell’OMM.


Messaggi chiave:

  • Le concentrazioni di CO2 sono aumentate dell’11,4% in soli 20 anni.
  • La lunga permanenza della CO2 nell’atmosfera prefigura ulteriori aumenti di temperatura.
  • El Niño e gli incendi vegetali hanno alimentato l’aumento nella seconda metà del 2023.
  • Non si può dare per scontata l’efficacia dei pozzi di carbonio come le foreste.
  • È necessaria una migliore comprensione dei feedback tra carbonio e clima.

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) ha pubblicato il suo ventesimo Bollettino

Aumento Record delle Concentrazioni di CO2

Nel 2023, la concentrazione media globale di anidride carbonica (CO2) ha raggiunto 420,0 parti per milione (ppm), segnando un aumento dell’11,4% rispetto ai livelli registrati nel 2004

Questo dato rappresenta il 151% dei livelli preindustriali (prima del 1750)

L’aumento annuale di 2,3 ppm nel 2023 segna il dodicesimo anno consecutivo con un incremento superiore a 2 ppm.

Quali sono gli effetti più visibili?

Pensiamo a quanto accaduto in questi giorni a Valencia, a qualche settimana fa nel Sahara, alle tempeste nel sud degli USA, nell’ultimo anno in Romagna, … Pensiamo agli effetti di El Niño e degli Incendi Vegetali.

L’anno 2023 è stato caratterizzato da eventi climatici estremi

Il passaggio da una fase di La Niña a una di El Niño ha influenzato significativamente il ciclo del carbonio

Gli incendi forestali, in particolare in Canada e Australia, hanno emesso grandi quantità di CO2, riducendo l’efficienza dei pozzi di carbonio terrestri.

Le emissioni globali di carbonio da incendi vegetali nel 2023 sono state superiori del 16% rispetto alla media, posizionandosi al settimo posto tra tutte le stagioni degli incendi dal 2003.

Siamo entrati in un ciclo devastante: la concentrazione di CO2 incide sul clima, il clima incide sulla siccità, la siccità incide sull’aumento degli incendi, incendi producono CO2.

È chiaro che il cambiamento già avvenuto ci impone di prendere in considerazione fin da subito delle attività che possono mitigare il rischio di incendi, con una prevenzione che può richiedere atti e azioni di dimensione mai vista fino ad oggi .

 

Preoccupazioni sull’efficacia dei pozzi di Carbonio

Negli ultimi anni si è pensato che si potesse creare una valida soluzione per ridurre la quantità di CO2 all’interno dell’atmosfera attraverso il potenziamento dei cosiddetti pozzi di carbonio.

Nel tempo ci si è però accorti che questa soluzione portava con sé numerosi problemi, a cominciare dal pensare che si potesse continuare a inquinare e produrre gas serra facendo poi riferimento a tecnologie di cattura. Di fatto questa soluzione ha avuto quindi un effetto di green washing pesante per le dinamiche di cultura industriale, spingendo gli investimenti spesso in direzioni sbagliate.

Nei calcoli, peraltro, non si è tenuto conto che la capacità di assorbimento di CO2 da parte degli ecosistemi terrestri e oceanici è variabile e influenzata da fenomeni naturali e dal cambiamento climatico

Il bollettino avverte che potremmo trovarci di fronte a un circolo vizioso, in cui il cambiamento climatico stesso riduce l’efficacia dei pozzi di carbonio, portando a un ulteriore accumulo di CO2 nell’atmosfera e accelerando il riscaldamento globale.

 

Altri Gas Serra in aumento

Oltre alla CO2, anche le concentrazioni di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) hanno raggiunto nuovi record nel 2023, con valori rispettivamente del 265% e del 125% rispetto ai livelli preindustriali.

Il metano, un gas serra potente ma a vita breve, ha mostrato un tasso di crescita elevato negli ultimi cinque anni. Il protossido di azoto, oltre a essere un gas serra, contribuisce anche alla distruzione dell’ozono stratosferico.

 

I dati sui gas serra in sintesi

Ecco una scheda sintetica basata sui dati chiave del rapporto sui gas serra (GHG) dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) che è in allegato.

1. Concentrazioni Globali di GHG:

CO2: 420.0 ppm, rappresenta il 151% dei livelli preindustriali (278.3 ppm).

CH4 (metano): 1934 ppb, equivalente al 265% dei livelli preindustriali.

N2O (protossido di azoto): 336.9 ppb, 125% rispetto ai livelli preindustriali .

2. Crescita Annuale dei GHG (2022-2023):

CO2: +2.3 ppm, simile alla media decennale di 2.4 ppm/anno.

CH4: +11 ppb, leggermente al di sopra della media decennale di 10.7 ppb/anno.

N2O: +1.1 ppb, leggermente sopra la media decennale .

3. Fonti di Emissioni:

CO2: Combustibili fossili e produzione di cemento, con un’emissione stimata di 37.4 Gt CO2 nel 2023.

CH4: 60% proveniente da fonti antropogeniche (come agricoltura e industria), mentre il restante 40% da fonti naturali (come paludi).

N2O: Il 43% delle emissioni è di origine antropogenica, principalmente dovuto all’uso di fertilizzanti azotati .

4. Effetti sul Riscaldamento Globale:

Indice di Gas Serra (AGGI): È aumentato del 51.5% rispetto al 1990, con CO2 responsabile dell’81% di questo aumento. CO2 è il maggiore contributore (66%) al forzante radiativo, seguito da CH4 (16%) e N2O (6%) .

5. Eventi Climatici e Feedback Naturali (2023):

• Incendi Record: In Canada si è verificata una stagione di incendi senza precedenti, emettendo 0.65 Pg C.

Influenza di El Niño: L’evento El Niño ha intensificato le temperature globali e ha contribuito alla variabilità delle emissioni di CO2, incrementando la temperatura media globale .

 

Implicazioni per il futuro: uno sguardo sull’apocalisse

Secondo il Segretario Generale dell’OMM, Celeste Saulo, questi dati dovrebbero suonare come un campanello d’allarme per i decisori politici. “Siamo chiaramente fuori strada per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, puntando a 1,5°C sopra i livelli preindustriali”, ha affermato.

Data la lunga vita della CO2 nell’atmosfera, anche una rapida riduzione delle emissioni non impedirà ulteriori aumenti di temperatura nel breve termine.

L’ultima volta che la Terra ha sperimentato una concentrazione di CO2 comparabile è stato 3-5 milioni di anni fa, quando la temperatura era di 2-3°C più calda e il livello del mare era di 10-20 metri più alto rispetto a oggi.

Il bollettino dell’OMM sottolinea l’urgenza di comprendere meglio i feedback tra carbonio e clima e di implementare misure efficaci per ridurre le emissioni di gas serra. L’efficacia dei pozzi di carbonio naturali non può essere data per scontata, e fenomeni come gli incendi forestali possono compromettere seriamente gli sforzi di mitigazione.

In conclusione i dati presentati dall’OMM nel suo ventesimo Bollettino sui Gas Serra evidenziano una situazione critica che richiede un’azione globale concertata. La comunità internazionale è chiamata a intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni e prevenire gli effetti più catastrofici del cambiamento climatico.

E parafrasando Woody Allen nel film “Harry a pezzi” quello che mi preoccupa non sono i dati del 2023, ma che i record sono fatti per essere battuti.

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