Racconti dalla Biennale di Architettura 2021: le considerazioni di Antonello Stella
How will we live together? Impressioni e riflessioni sulla Biennale di Architettura è un progetto di Ingenio. Una raccolta di interviste, riflessioni e dialoghi per comprendere in che modo l’architettura potrà “salvare” il mondo e di come potremo ri-tornare a vivere insieme.
In un contesto in cui la crisi climatica, le continue divisioni politiche, le disuguaglianze economiche e sociali, senza peraltro dimenticare la pandemia, affliggono il pianeta sorge spontaneo interrogarsi se esiste un modo attraverso il quale è possibile vivere insieme.
Alla luce di questo complicato contesto, quale contributo può offrire l’architettura? Quale nuovo ruolo viene attribuito all’architetto?
How will we live together?
Per rispondere a questa domanda, tanto antica quanto urgente per il mondo contemporaneo, il curatore della Biennale di Architettura 2021 Hashim Sarkis ha chiamato a raccolta un po’ tutti – architetti, artisti, ingegneri, sociologi, politici e cittadini - chiedendo di immaginare ‘potenziali modelli’ di come potremo vivere ‘generosamente’ insieme.
L’interrogativo proposto da Sarkis indaga sul significato del termine “insieme” alle diverse scale: dalla percezione del singolo in mezzo ad altri individui (Among Diverse Beings); insieme in termini di nucleo famigliare (As New Households); insieme come comunità (As Emerging Communities); insieme oltre i confini - geografici, politici, sociali ed economici – (Across Borders); insieme come appartenenti a unico pianeta (As One Planet).
Al centro della Biennale di Architettura protagonista è il concetto di spazio, reale e intangibile, che l’architettura nella sua specificità - materiale, spaziale e culturale – è capace di governare attraverso il suo artefice, l’architetto, colui che è capace di interpretare e restituire una o più risposte al quesito proposto.
Ingenio ha deciso accompagnare un gruppo ristretto di professionisti – architetti e ingegneri – a Venezia con l’obiettivo di raccogliere impressioni e riflessioni su questa 17° Mostra internazionale di Architettura.
Di seguito riportiamo il punto di vista di Antonello Stella, architetto e professore associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara.
Partire dal particolare per ricostruire il senso generale
Per l’architetto Antonello Stella la risposta all’interrogativo di questa Biennale è quasi ovvia: “i luoghi in cui maggiormente staremo insieme saranno le città”. Il ragionamento però non si ferma qui, ciò che contraddistingue questa Biennale secondo Antonello Stella è il “collegamento tra microracconti per ricostituire una riflessione più generale e complessiva su come saranno le città”.
Un racconto ‘step by step’ che per Antonello Stella si contrappone alla Biennale del 2006 a cura di Richard Burdett - Città, Architettura e Società - nella quale, invece, si partiva da un tentativo di comprensione generale della città nel suo insieme per poi trovare degli ‘antidoti’ che, attraverso le architetture e la pianificazione, potessero ricostruire e ricostituire una città più vivibile.
“In questa Biennale non c’è più un grande racconto che ci permette di vedere chiaramente in che direzione stiamo andando. C’è questo tentativo di ricostituire un possibile senso delle città future attraverso tanti piccoli racconti” ha dichiarato Stella. “Partendo appunto da piccoli episodi, partendo da piccole riflessioni si può ricostituire il senso generale di quello che può essere il futuro delle nostre città”.
Tra i progetti esposti uno in particolare ha colpito l’attenzione del professore da questo punto di vista. Si tratta del progetto Stone Garden. Resilient Living: an Archeology of the Future di Lina Ghotmeh. L’installazione nel suo insieme illustra come l’architettura sia capace di agire come strumento di guarigione e giocare un ruolo attivo nel costruire della resilienza nei momenti di crisi.
Lo sguardo geografico e concettuale su vasta scala che propone la mostra allestita al Padiglione Centrale ai Giardini della Biennale ci mette tutti difronte all’emergenza ambientale e climatica che affligge il pianeta. Uno sguardo che conduce il professore Stella a un’ulteriore riflessione e che trae spunto da un libro di Marco Biraghi L’architetto come Intellettuale: “l’architetto deve cominciare non solo a rispondere a delle domande, ma anche costruire il senso della domanda”.
Dall’architetto specialista all’architetto transdisciplinare
Una Biennale questa che secondo Stella evidenzia un paradosso nato negli ultimi anni, sia nel dibattito pubblico che nelle aule accademiche. Paradosso che vede contrapporsi alla figura dell’architetto specialista, la visione attuale dell’architetto inteso come figura di sintesi in grado di trasformare le conoscenze transdisciplinari in visioni.
“Per anni c’è stata una ubriacatura dello specialismo. – ha dichiarato Antonello Stella - Paradossalmente oggi sembra che l’architetto non debba essere più solo uno specialista, ma debba avere un ruolo importante di coordinamento tra tante figure. Questo fatto che l’architetto in qualche modo debba interessarsi di diversi aspetti, ovvero debba essere un po’ geografo, un po’ medico, un po’ biologo – esplicito è il riferimento a uno dei punti del decalogo del Padiglione Italia all’Arsenale - lo diceva già Vitruvio secoli fa nel De Architettura” sottolinea Stella.
In conclusione, l’architetto Antonello Stella ritiene sia necessario ritornare su “binari già tracciati”, ovvero ritornare su quanto è già stato detto in passato, “facendo però uno sforzo culturale enorme che deve uscire da alcune logiche – nello specifico dalla logica della risposta commerciale – per riuscire a porsi e a costruire la domanda insieme. Dobbiamo prenderci delle responsabilità molto forti.” ha dichiarato il professor Stella.
How will we live together? Impressioni e riflessioni sulla Mostra Internazionale di Architettura è un progetto di Ingenio. Una raccolta di interviste, riflessioni e dialoghi per comprendere in che modo l’architettura potrà “salvare” il mondo e ri-tornare a vivere insieme.
Hanno partecipato: Guendalina Salimei, Alessandro Marata, Antonello Stella, Marco Mari, Roberto Ricci e Roberto Grio.
"Sneak Peek" sulla Biennale di Architettura 2021
In merito al progetto citato nelle riflessioni di Antonello Stella, Stone Garden è una torre costruita nel 2020 nell’area del porto industriale di Beirut su progetto dell'architetto Lina Ghotmeh. Questa architettura ha resistito alla deflagrazione avvenuta nel porto della capitale del libano nell’agosto dello stesso anno.
“Un edificio con rivestimento in pannelli di argilla che dimostra come una piccola architettura ben fatta possa resistere anche a un evento come un esplosione” ha dichiarato Antonello Stella.
Ecco come l’architetto Lina Ghotmeh risponde alla domanda: “How will we live together?”
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