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Quattro semplici approcci per controllare la modellazione MEP

Grazie alla modellazione MEP è possibile operare sui sistemi impiantistici. L'esempio seguente permette di illustrare come si può controllare le portate all'interno dei condotti dell'aria. Vediamo nel dettaglio.

Modellazione MEP: errori da evitare e strategie

La modellazione di sistemi impiantistici richiede il posizionamento di una quantità notevole di elementi, molti di più rispetto alle discipline architettonica e strutturale.

Risulta pertanto fondamentale riuscire a eseguire verifiche fin dall’inizio del processo per individuare eventuali errori da correggere o diverse strategie da adottare per evitarli.

L’articolo seguente ha l’obiettivo di illustrare come è possibile eseguire il controllo delle portate all’interno dei condotti dell’aria, una delle situazioni più usuali in cui gli esperti del settore si trovano ad operare.

Dove eravamo rimasti?

Nell’articolo precedente – Modello BIM MEP: come partire e come gestire i vani? – abbiamo capito come muoversi in ambiente MEP per produrre modelli collaborativi.

Se vi ricordate sono stati introdotti e spiegati diversi aspetti legati al coordinamento interdisciplinare, ma non si è parlato di modellazione. Tutto normale.

Perché abbiamo cominciato a parlare di modello MEP senza modellare nulla? Domanda ragionevole. Ma se vi chiedessi: quando andate in vacanza partite direttamente per la vostra destinazione? La risposta ad entrambe le domande è simile: prima di cominciare una qualsiasi attività, per garantire il raggiungimento dell’obiettivo finale, bisogna pianificarla. E funziona esattamente allo stesso modo in campo BIM.

É molto importante comprendere questa necessità e farlo vuol dire rendersi conto che è fondamentale dedicare il tempo utile a compierla prima di “accendere i motori” e premere sull’acceleratore. Non è tempo sprecato, anzi, una buona pianificazione è un ottimo investimento di tempo perché consente di lavorare in maniera più fluida. 

Prima di cominciare a modellare

La parte impiantistica, si sa, ha una notevole componente di oggetti, molti dei quali non sono a vista bensì all’interno dei controsoffitti, nelle contro pareti o nei “falsi pilastri” per la gestione delle calate; risulta quindi importante avere consapevolezza della posizione di questi elementi presenti nel modello architettonico (collegato) e con piccoli accorgimenti da prendere prima di cominciare a modellare è possibile soddisfare questa esigenza.

Uno di questi riguarda appunto l’analisi di altezze e spessori dei controsoffitti (o spessore delle contro pareti o dimensioni dei “falsi pilastri”) presenti nel progetto che determinano lo spazio utile per il posizionamento della distribuzione degli impianti.

Questo risultato può essere ottenuto in due semplici modi attraverso l’utilizzo di:

  • abachi
  • filtri
Figura 1 – Abaco dei controsoffitti presenti nel modello architettonico.
Figura 1 – Abaco dei controsoffitti presenti nel modello architettonico.

La prima soluzione, attraverso gli abachi, consente di avere un controllo analitico delle altezze in gioco e degli spessori come rappresentato in Figura 1 in cui è stato eseguito un raggruppamento per Livello (ARC_L00) e un ordinamento decrescente del valore del parametro Offset di altezza da livello, in modo da riprodurre anche analiticamente lo schema di posizionamento di questi elementi nel modello.

La seconda opzione richiede la creazione di filtri basati su regole: nel nostro caso creiamo un filtro per ciascuna altezza di controsoffitto (Figura 2), tenendo però sempre in considerazione anche gli spessori di questi elementi, successivamente aggiungiamo i filtri alla vista (Figura 3).

Figura 2 – Filtri per evidenziare i controsoffitti architettonici.
Figura 2 – Filtri per evidenziare i controsoffitti architettonici.
Figura 3 – Applicazione dei filtri alla vista di controsoffitto e impostiamo una sostituzione grafica per averne riscontro visivo in pianta come è possibile apprezzare in Figura 4.
Figura 3 – Applicazione dei filtri alla vista di controsoffitto e impostiamo una sostituzione grafica per averne riscontro visivo in pianta come è possibile apprezzare in Figura 4.
Figura 4 – Risultato finale per facilitare la comprensione dei cambi di quota.
Figura 4 – Risultato finale per facilitare la comprensione dei cambi di quota.

La porzione di controsoffitto rimasta non colorata evidenzia la veletta, ma non importa: ciò che conta per l’impiantista è sapere che in quella posizione si passa da una altezza ad un'altra.

Per avere consapevolezza non solo delle altezze, ma anche degli spessori dei controsoffitti, i filtri appena creati possono essere impostati con una doppia regola che tiene in considerazione entrambi i parametri. Per non appesantire eccessivamente la trattazione si è preferito utilizzare solo il parametro di altezza, gestendo attraverso selezione diretta il controllo dello spessore. É evidente che creare filtri che combinano due regole porta ad aumentare il numero degli stessi e, di conseguenza, le campiture da differenziare come tonalità.

Il vantaggio del secondo metodo proposto è l’immediato riscontro delle diverse altezze dei controsoffitti e della loro posizione; con il primo metodo, invece, essendo i controsoffitti sul modello collegato non è possibile selezionarli direttamente dall’abaco, contrariamente a quanto è possibile fare quando si hanno oggetti presenti nel modello aperto (chiamato tecnicamente “Modello host”).

Impostare il lavoro in questo modo consente, ancora una volta prima di cominciare a modellare, di avere tutte le informazioni necessarie per velocizzare il posizionamento degli elementi. Con riferimento proprio ai condotti, avere questo tipo di controllo consente di poter gestire direttamente da una pianta le quote di fondo canale per esempio dello stacco al piano dal cavedio e degli stacchi dalla distribuzione principale.


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- La modellazione
- Le etichette di condotto
- Il comando Mostra disconnessioni
- Gli abachi
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