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Qualità nel progetto di restauro: il report sugli esiti del Terzo Convegno SIRA

Si è tenuto a Napoli il terzo convegno di SIRA - Società Italiana per il Restauro dell’Architettura (15-16 giugno). Di seguito il resoconto della due giorni volta a far convergere la ricerca del settore in uno strutturato documento di indirizzo sulle metodologie, le procedure, i contenuti, le competenze che definiscono e qualificano il progetto di restauro dell’architettura.

Per un progetto di restauro di qualità

Fondata dieci anni fa, SIRA è la società scientifica accreditata presso il Consiglio Universitario Nazionale che raccoglie i docenti di Restauro architettonico dell’università italiana, nonché i dottori di ricerca e dottorandi e gli specialisti e specializzandi della stessa disciplina.

Il convegno ha assunto una struttura particolare, finalizzata non tanto a raccogliere casualmente più o meno recenti frutti del lavoro dei Soci, quanto a far convergere la ricerca del settore in uno strutturato documento di indirizzo sulle metodologie, le procedure, i contenuti, le competenze che definiscono e qualificano il progetto di restauro dell’architettura.

In tempi di PNRR, ma anche di entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti , la questione degli interventi sui beni culturali è particolarmente critica, e i docenti di restauro hanno ritenuto doveroso offrire il proprio contributo, che del resto è il risultato della quotidiana ricerca, della sperimentazione, della osservazione critica di quanto accade, della visione anticipatrice dei problemi.

 

ATTI DEL CONVEGNO E IL DOCUMENTO DI INDIRIZZO AD ESITO DEL III CONVEGNO SIRA

Febbraio 2024
- Disponibili sul sito di SIRA gli Atti del Convegno e il Documento di indirizzo per la qualità dei progetti di restauro dell’architettura redatto ad esito del III Convegno di SIRA “Restauro dell’architettura. Per un progetto di qualità”.

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Servono delle Linee guida come previsto dal D.Lgs. 42/2004

La sintesi dei lavori si propone quindi come una sorta di linea di indirizzo, o un libro bianco, per la qualità dei progetti di restauro, strutturata attraverso una serie di contributi che esemplificano il corretto approccio a quel sistema di attività coerenti, coordinate e programmate, dal cui concorso si ottiene la conservazione del patrimonio culturale, così come da definizione del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio D.Lgs. 42/2004, art. 29: “Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l’intervento di miglioramento strutturale.”

 

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Pertanto la ricerca SIRA si riferisce al restauro ma anche alle altre attività conservative che con esso concorrono: lo studio, la prevenzione, la manutenzione. Un primo scopo è stato quello di offrire una chiara visione della specificità del restauro architettonico e dei criteri da applicare per garantire interventi di adeguata qualità, tempestività, ed efficacia, validi sia nel caso che l’intervento sia motivato da esigenze conservative, sia nel caso che sia richiesto da ragioni di obsolescenza e riuso, avendo ben chiaro che l’architettura non si conserva e non si conosce se non attraverso il suo uso.

 

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Gli esiti del Terzo Convegno nazionale di SIRA

Il Convegno è stato aperto dai saluti del Direttore del Dipartimento di Architettura della Federico II, Michelangelo Russo, del Direttore Generale Archeologia Belle Arti e paesaggio del Ministero della Cultura, Luigi La Rocca, che ha assicurato la attenzione del Ministero per quanto la SIRA andrà a produrre, e del Presidente SIRA, Stefano Della Torre, che ha ricondotto il tema del convegno agli impegni assunti dalla SIRA nel documento sul PNRR prodotto nel 2021. La vice-presidente SIRA, Valentina Russo, ha quindi avviato i lavori della prima giornata, organizzati con grande efficienza nelle splendide sedi di Palazzo Gravina.

Gli oltre 200 partecipanti, provenienti da 30 diverse università, dal MIC, da diversi altri Enti oltre che dal mondo della professione e dell’impresa, hanno lavorato in diverse sezioni, in funzione della tematica dei contributi proposti e della articolazione tematica costruita dal Direttivo in vista della sintesi argomentata. Ciascuna sezione è stata coordinata da un esponente del Direttivo SIRA nel ruolo di rapporteur e da due esperti discussant, uno interno alla SIRA e l’altro invitato a fornire uno sguardo complementare.

Oggetto del dibattito è stato in primo luogo il bene architettonico protetto ai sensi del Titolo II del Codice, considerato anche nelle valenze paesaggistiche che ne condizionano la gestione, mentre il tema del Paesaggio in sé richiede un documento dedicato.

 

Sulla protezione e tutela di beni storici non vincolati

Esiste tuttavia un ampio settore di beni storici di proprietà privata sui quali non si estende la protezione, e che tuttavia sono portatori di valori culturali, per i quali si possono attivare processi di riconoscimento da parte delle comunità competenti.

La prima sezione del documento è stata dedicata proprio al tema del riconoscimento e del supporto delle comunità ai processi di tutela attiva e socialmente sostenibile.

Questa parte, con Sara Di Resta e Maria Teresa Campisi quali rapporteur, la dirigente del Servizio III - Tutela del MIC Esmeralda Valente e Annunziata Oteri del Politecnico di Milano come discussant, ha organizzato i contributi pervenuti relativi alle problematiche del riconoscimento di valore culturale per architetture contemporanee, vernacolari o periferiche, ai processi di partecipazione, al recupero dei beni abbandonati e dismessi.

 

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Il concetto di qualità e il tema della programmazione

Una seconda sezione del convegno, con Stefano Della Torre rapporteur e come discussant Donatella Fiorani di Roma Sapienza e Giuseppe Di Giuda, esperto di produzione edilizia e appalti digitali e prorettore della Università di Torino, ha riguardato il tema della programmazione e della coerenza tra le diverse attività conservative.

La programmazione precede il progetto e ne fissa gli obiettivi, i limiti e i criteri in base ai quali si può parlare di qualità, e d’altra parte costruisce la coerenza e il coordinamento tra le diverse fasi e attività. In questa sezione cono confluiti i contributi relativi alla programmazione degli interventi, ai livelli di progettazione, alle modalità di affidamento dei lavori e alle pratiche di cantiere pilota, alla relazione tra consuntivo scientifico, piano di manutenzione, prevenzione e gestione.

Riferimento ineludibile della discussione è stato il nuovo Codice dei contratti pubblici D.Lgs. 36/2023, e in particolare l’allegato II.18, che riduce a due i livelli di progettazione e individua la specificità dei lavori concernenti i beni culturali nel dover essere “eseguiti secondo i tempi, le priorità e le altre indicazioni derivanti dal criterio della conservazione programmata”.

La protezione offerta dal Titolo II del Codice riguarda beni architettonici di proprietà pubblica o assimilabili a beni pubblici, e beni di proprietà privata, a seguito di avvenuta dichiarazione di interesse, che evidenzia l’interesse pubblico alla conservazione del bene.

La sezione ha quindi discusso le procedure di natura pubblica, ma anche le possibili modalità di condividere le pratiche più efficaci ai fini della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale anche su beni privati, e soprattutto nelle procedure di partenariato pubblico-privato. I principali temi emersi sono stati quelli della necessità di dare indirizzo alla progettazione su basi conoscitive derivanti dalla continuità gestionale, e della esecutività del progetto da autorizzare è parso di particolare interesse, anche per la necessità di trovare modalità praticabili per la esecuzione dei cantieri pilota.


Conoscenza per il progetto di restauro

Nel sistema individuato dalla legislazione italiana, un ruolo centrale e qualificante è affidato all’attività di studio, e quindi alla conoscenza. L’orientamento alla indagine e alla conoscenza qualifica il progettista del restauro, e lo sviluppo delle tecniche di indagine ha caratterizzato l’evoluzione della disciplina negli ultimi decenni.

Un’ampia sezione del convegno, con Antonio Pugliano e Pietro Matracchi come rapporteur, e come discussant Stefano F. Musso dell’Università di Genova e Francesco Doglioni, già IUAV e autore di importanti studi sulla analisi costruttiva degli edifici antichi, nasce quindi dai contributi sulle metodologie della conoscenza, individuata come prima caratteristica distintiva del progetto di restauro.

 

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Nuovi indirizzi di metodo devo includere la sostenibilità tra i principi guida

Il modo di trattare la conoscenza ai fini progettuali richiama una serie di concetti teorici e deontologici fondamentali e ineludibili, che il convegno, a partire da una serie di contributi mirati a questi temi, ha affrontato in un’altra sezione, con Marina Docci rapporteur e come discussant Emanuele Romeo del Politecnico di Torino e Claudio Menichelli, esperto con alle spalle una lunga carriera nella soprintendenze, socio aderente di SIRA.

Tra le conclusioni di questo dibattito, l’inserimento della sostenibilità tra i principi guida che un progetto di restauro deve considerare.

  

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Conservazione, prevenzione e fruizione del patrimonio

Le sezioni successive hanno affrontato i temi della metodologia specifica del progetto di restauro dei beni architettonici, ovvero la complessità ineludibile legata alle dimensioni pratiche ed economiche dell’architettura.

Con il conforto di una serie di esempi concreti, sono emersi riferimenti di metodo per le questioni progettuali più complesse e spesso oggetto di equivoci, quali il miglioramento strutturale, il miglioramento delle prestazioni energetiche in un contesto di cambiamento climatico, l’accessibilità, la valorizzazione anche con riferimento ai contesti urbani e territoriali.

In altri termini, si è affrontato il tema del rapporto del progettista con i contributi specialistici, che non possono entrare nel progetto come aggiunte dall’esterno, ma devono essere oggetto di uno specifico processo di elaborazione e sintesi.

  

Riuso delle architetture storiche: conservazione integrata, sicurezza ed efficientamento energetico

  

I lavori su questi temi sono stati suddivisi in due sezioni. La prima, coordinata da Eva Cöisson, con nel ruolo di discussant Elisabetta Pallottino dell’Università di Roma Tre, Presidente di ARCo, e Filippo De Rossi, cattedratico di Fisica Tecnica Ambientale della Federico II e Coordinatore del Programma Nazionale della Ricerca 2012-27, ha trattato di efficientamento energetico, di miglioramento strutturale, di relazione tra progetto architettonico e restauro delle superfici storicizzate.

La seconda, con Caterina Giannattasio in veste di rapporteur e Renata Picone della Federico II e Alberto Arenghi dell’università di Brescia come discussant ha trattato di accessibilità tra integrazione e valorizzazione, offrendo una visione ampia e attuale di una problematica che negli ultimi trent’anni ha visto molti sviluppi nella riflessione teorica e anche tanti buoni esempi da applicare in modo più esteso.

 

Inclusività nell'ambito della valorizzazione dei beni culturali

 

Metodologie digitali per la gestione degli interventi

Il tema chiave della gestione continua e condivisa dei dati è stato ed è oggetto di rilevanti attività di ricerca, ed è oggetto attualmente del Piano Nazionale di Digitalizzazione, che sembra poter offrire all’obiettivo della conservazione programmata il necessario e orientato supporto tecnologico.

Non a caso un consistente numero di contributi al convegno riguarda esempi di informatizzazione e digitalizzazione delle pratiche progettuali e conservative, a supporto della sezione conclusiva del convegno che, avendo come rapporteur Stefano Della Torre e come discussant Marco Pretelli dell’Università di Bologna e Laura Moro, Direttore della Digital Library, ha affrontato non solo i temi del rilievo tridimensionale e del BIM, ma soprattutto i temi della gestione dei dati (Data Management System) e della interoperabilità a supporto della visione di conservazione programmata che sta alla base dell’approccio impostato dal Codice dei Beni culturali.

 

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Sulla questione delle competenze e della qualificazione

La seconda giornata del Convegno si è svolta nella trecentesca chiesa di Donnaregina, sede della Scuola di specializzazione in Beni architettonici e Paesaggio della Federico II: la direttrice della Scuola, Renata Picone, ha accolto i convegnisti con un indirizzo di saluto. Con il coordinamento di Valentina Russo, i rapporteur della prima giornata hanno quindi restituito l’esito dei lavori della prima giornata, offrendo l’abbozzo, capitolo per capitolo, di un documento di indirizzo, o “libro bianco”.

 

Competenza è condizione "sine qua non" per intervenire sul patrimonio culturale

  

Nel dibattito finale, la direttrice dell’Istituto Centrale del Restauro, Alessandra Marino, ha svolto un efficace intervento, insistendo sulla questione comunque centrale delle competenze e della qualificazione, che non può limitarsi alle imprese e ai restauratori di beni culturali, ma deve coinvolgere anche tutte quelle figure tecniche che hanno un ruolo centrale e insostituibile nella filiera per la qualità degli interventi e per il coordinamento delle attività che complessivamente contribuiscono ad attuare l’interesse pubblico per la conservazione del patrimonio culturale.

 

Restauro dell'architettura: "per essere efficaci è necessario uscire dalla autorefenzialità"

 

Dalla esperienze dell’ICR, la pratica del cantiere pilota emerge come importantissima, e non meno importante appare il tema della comunicazione, che metta al centro il valore del restauro come atto tecnico di affascinante complessità.

Il prof. Pietro Petraroia, direttore della rivista Il Capitale Culturale, esperto che nei diversi ruoli ha molto contribuito alla innovazione del quadro legislativo e delle pratiche del settore dei beni culturali in Italia, è ritornato sul tema del comma 5 dell’art. 29 del Codice dei beni culturali, che prevede la emanazione da parte del Ministero (oggi MIC), con il concorso delle Università, di linee di indirizzo e di riferimento metodologico per la conservazione, chiarendo con grande brillantezza il contesto nel quale si è mossa la iniziativa della SIRA.

 

Restauro: "indirizzi e criteri di metodo condivisi secondo il D.Lgs. 42/2004 e Codice Appalti"

 

Presto un documento di indirizzo condiviso

Il presidente Stefano Della Torre ha quindi chiuso il convegno, ringraziando tutti e annunciando i prossimi passi: entro luglio la traduzione dei rapporti delle sezioni in un documento organico che sarà pubblicato sul sito SIRA e messo in inchiesta pubblica, per raccogliere le più ampie osservazioni, integrazioni ed emendamenti; entro metà settembre la consegna degli articoli per gli atti; entro fine anno la pubblicazione in forma digitale e cartacea degli atti, comprendenti il testo definitivo del documento di sintesi e i testi, rivisti a seguito di peer review, che andranno a costituire un ampio corredo esemplificativo degli indirizzi suggeriti.

 

Restauro: presto un documento di indirizzo condiviso per la qualità degli interventi

  

In realtà il convegno, che ha goduto della generosa sponsorizzazione di Acca software, ISTEMI e del Centro Formazione e Sicurezza Napoli, si è chiuso con una visita a Palazzo Reale, guidata dal direttore Mario Epifani e dai suoi collaboratori, e con un memorabile e ben augurante aperitivo al tramonto con vista sul Golfo.


ndr. Ringraziamo il prof. Stefano Della Torre per averci invitato a partecipare a questo importante convegno. Il report di questa due giorni è stato pubblicato grazie al suo supporto diretto.

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