AI - Intelligenza Artificiale | Professione
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Quale futuro avranno le professioni tecniche con l'avvento dell'intelligenza artificiale? saremo irrilevanti?

Con l'introduzione massiccia dell'intelligenza artificiale nel settore delle professioni tecniche, architetti e ingegneri si trovano di fronte a una sfida epocale. La crescente automazione minaccia non solo di dequalificare molte competenze a breve termine, ma di rendere intere professioni irrilevanti nel lungo periodo. In questo scenario, l'adattamento e l'evoluzione diventano cruciali per la sopravvivenza professionale.

In un mondo in rapida evoluzione, l'intelligenza artificiale (IA) si sta affermando come una delle forze più transformative del nostro tempo.

Mentre l'IA permea sempre più aspetti della nostra vita quotidiana, dalle app che utilizziamo sui nostri smartphone fino ai sistemi di gestione aziendale più avanzati, sorge una domanda fondamentale: quale impatto avrà sulle nostre professioni e sulla società in generale?

Per esplorare questa complessa questione, ho deciso di intervistare una delle intelligenze artificiali più avanzate e diffuse al mondo: ChatGPT, sviluppata da OpenAI.

In questo dialogo tra il reale, il sottoscritto, e il virtuale, approfondiremo le implicazioni dell'IA sul futuro del lavoro, della produttività e delle relazioni umane.

PS. Ovviamente non ho ritoccato le risposte di ChatGPT, mi sono limitato a fare le domande.

Quale impatto porterà l'AI sulle professioni tecniche? intervista a ChatGPT 4.0: Intervista

Andrea Dari: L'intelligenza artificiale ci aiuterà a realizzare un mondo più efficiente e più produttivo?

ChatGPT: Assolutamente sì, l'intelligenza artificiale ha il potenziale per rendere il mondo molto più efficiente e produttivo.

Attraverso l'automazione dei processi ripetitivi, l'IA può liberare risorse umane da compiti banali, permettendo alle persone di concentrarsi su attività a maggiore valore aggiunto, come l'innovazione, la creatività e la risoluzione di problemi complessi.

L'IA è già utilizzata in vari settori per ottimizzare operazioni e migliorare l'efficienza. Nell'industria manifatturiera, ad esempio, sistemi basati sull'IA monitorano e gestiscono interi cicli produttivi con una precisione che riduce gli sprechi e minimizza i tempi di inattività. Nel settore sanitario, l'IA assiste i medici nell'analisi di grandi quantità di dati clinici, accelerando diagnosi e migliorando i risultati per i pazienti. Allo stesso tempo, le tecnologie basate sull'IA possono analizzare grandi volumi di dati economici e ambientali per individuare tendenze e previsioni, contribuendo a decisioni più informate e tempestive.

Tuttavia, è importante considerare che l'efficienza e la produttività portate dall'IA non sono fini a sé stesse.

Il loro valore reale dipenderà da come verranno integrate nella società, se verranno utilizzate per migliorare la qualità della vita di tutti e se riusciremo a mitigare i rischi legati alla disuguaglianza e alla perdita di posti di lavoro. In sintesi, l'IA può senz'altro aiutarci a creare un mondo più efficiente, ma il modo in cui scegliamo di utilizzare questa efficienza sarà determinante per il nostro futuro collettivo.

 

Andrea Dari. Ma questa spinta continua sulla produttività, sull'efficienza, non rischia di essere allienante, di alterare il rapporto che c'è tra lavoro e risultato? non rischia di creare uno stress insostenibile per i lavoratori umani a cui l'unica risposta non potrà essere che la sostituzione con le macchine intelligenti?

ChatGPT: È una preoccupazione legittima e fondata. L'attenzione incessante su produttività ed efficienza, se non gestita con cura, può effettivamente avere effetti alienanti sul lavoro umano.

Quando l'efficienza diventa il principale obiettivo, c'è il rischio che le persone si sentano ridotte a semplici ingranaggi di una macchina produttiva, perdendo di vista il significato e la soddisfazione personale che il lavoro può offrire.

Questo può generare un forte stress, soprattutto se le aspettative diventano irrealistiche o se le pressioni per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi aumentano.

Inoltre, c'è il rischio concreto che l'aumento della produttività, guidato dall'introduzione di tecnologie sempre più avanzate, porti a un divario crescente tra le capacità delle macchine e quelle degli esseri umani. Se l'obiettivo principale è la massimizzazione dell'efficienza, le macchine, che non si stancano, non provano emozioni e non hanno bisogno di pause, potrebbero sembrare la soluzione più semplice e logica. Questo potrebbe portare a una sostituzione massiccia del lavoro umano, con conseguenze significative sul piano sociale ed economico, come la disoccupazione tecnologica e l'erosione delle competenze umane.

Tuttavia, non è inevitabile che l'efficienza debba tradursi in alienazione o stress insostenibile.

La chiave sta nell'adottare un approccio equilibrato e umano alla tecnologia. Questo significa ripensare il rapporto tra lavoro e tecnologia, ponendo l'accento non solo sui risultati economici ma anche sul benessere dei lavoratori. Ad esempio, l'IA può essere utilizzata per ridurre il carico di lavoro e migliorare le condizioni lavorative, piuttosto che semplicemente per spingere al massimo la produttività.

Inoltre, sarà essenziale sviluppare nuove competenze e adattare l'istruzione per preparare i lavoratori a ruoli che richiedono creatività, empatia e pensiero critico, capacità che le macchine non possono replicare facilmente. In questo modo, invece di essere sostituiti, i lavoratori possono essere potenziati dall'IA, trovando nuovi significati e soddisfazioni nel loro lavoro.

In conclusione, l'IA offre opportunità immense, ma deve essere implementata con una visione che tenga conto delle esigenze umane e sociali. Solo così si potrà evitare che la ricerca dell'efficienza si trasformi in una forza alienante e distruttiva.

 

Andrea Dari: in un'azienda guidata dall'intelligenza artificiale è possibile prevedere che tra i requisiti da tenere in considerazione ci possa essere quello del benessere dei lavoratori e non la loro alienazione, sostituzione?

ChatGPT: Sì, è possibile, e in realtà, è altamente auspicabile. Un'azienda che utilizza l'intelligenza artificiale in modo etico e responsabile dovrebbe considerare il benessere dei lavoratori come una priorità, integrandolo tra i requisiti fondamentali della propria strategia aziendale. Questo approccio non solo è moralmente corretto, ma è anche vantaggioso per il lungo termine dell'azienda.

In un ambiente di lavoro sempre più automatizzato, l'IA può essere progettata e implementata in modo da migliorare le condizioni di lavoro e ridurre il carico di stress. Ad esempio, l'IA può essere utilizzata per monitorare i livelli di stress dei dipendenti, identificando quando una persona potrebbe aver bisogno di una pausa o di supporto, e intervenendo in modo proattivo per prevenire il burnout. Inoltre, le tecnologie di IA possono automatizzare i compiti più noiosi o fisicamente impegnativi, lasciando ai lavoratori umani quelli che richiedono creatività, empatia e capacità decisionali.

Un'azienda che adotta questo modello potrebbe sfruttare l'IA non solo per massimizzare la produttività, ma anche per creare un ambiente di lavoro più sano e soddisfacente. Questo richiede un cambiamento di mentalità, dove l'efficienza non è misurata solo in termini di output immediato, ma anche in termini di sostenibilità e benessere a lungo termine. Le aziende che comprendono questo equilibrio possono costruire una forza lavoro più motivata e leale, riducendo il turnover e migliorando la qualità del lavoro.

Inoltre, un'azienda guidata dall'IA che pone il benessere dei lavoratori al centro può anche migliorare la propria reputazione e attrarre talenti di alto livello, che sono sempre più attenti all'etica e alla cultura aziendale. In un'era in cui la trasparenza e la responsabilità sociale sono sempre più apprezzate, un approccio che privilegia il benessere dei lavoratori potrebbe diventare un vantaggio competitivo.

Naturalmente, realizzare tutto ciò non è privo di sfide. Richiede una visione chiara da parte della leadership aziendale e un impegno costante per bilanciare tecnologia e umanità. Tuttavia, con un'attenzione adeguata, è certamente possibile creare un ambiente di lavoro guidato dall'IA che valorizzi e supporti i lavoratori, piuttosto che alienarli o sostituirli.

 

Andrea Dari: Entriamo nel merito delle professioni tecniche. L'intelligenza artificiale con l'evoluzione eccezionale che sta avendo, con l'uso di server sempre più potenti, che l'attuazione di personalizzazioni sempre più specialistiche e con programmi di addestramento sempre più completi potrà arrivare a progettare in autonomia, con i corretti prompt di ingresso, parti o componenti di edifici reali?

ChatGPT: Sì, è altamente probabile che l'intelligenza artificiale possa arrivare a progettare in autonomia parti o componenti di edifici reali, soprattutto grazie ai progressi continui nelle capacità di calcolo, nell'apprendimento automatico e nella personalizzazione delle applicazioni AI.

Già oggi, esistono strumenti di progettazione assistita dall'IA che possono generare proposte di design architettonico, ottimizzare l'uso dei materiali, simulare condizioni ambientali e prevedere il comportamento strutturale di un edificio sotto diverse sollecitazioni.

Con l'evoluzione delle tecnologie AI, queste capacità non faranno che crescere.

Gli algoritmi avanzati di machine learning e deep learning sono in grado di analizzare grandi quantità di dati storici, normativi e progettuali per generare soluzioni ottimizzate e personalizzate per specifiche esigenze architettoniche o ingegneristiche. Ciò significa che, con input appropriati e ben definiti, un sistema di IA potrebbe progettare autonomamente parti di edifici, come facciate, strutture portanti o impianti, rispettando i requisiti tecnici, normativi e di sostenibilità.

Un esempio di questa tendenza è l'uso dell'IA per la progettazione generativa, una tecnica che consente di esplorare innumerevoli alternative progettuali in base a vincoli e obiettivi specifici. Ad esempio, un architetto potrebbe inserire i parametri desiderati, come le dimensioni dell'edificio, i requisiti di sostenibilità e il budget, e l'IA potrebbe generare diverse opzioni di design, ciascuna ottimizzata per un set diverso di criteri.

Tuttavia, è importante sottolineare che, anche se l'IA può arrivare a progettare componenti di edifici in modo autonomo, il ruolo degli esseri umani rimarrà cruciale. L'IA può gestire la complessità tecnica e ottimizzare il design, ma le decisioni finali su estetica, funzionalità, integrazione culturale e sociale di un edificio, così come le considerazioni etiche e di sicurezza, richiederanno ancora l'intervento di professionisti esperti.

In sintesi, mentre l'IA sarà in grado di progettare componenti di edifici con un livello di autonomia sempre maggiore, sarà essenziale mantenere un'interazione equilibrata tra tecnologia e competenze umane per garantire che i risultati siano non solo tecnicamente validi, ma anche in linea con i valori, le esigenze e le visioni della società.

  

Andrea Dari: Ho la sensazione che il tuo algoritmo ti suggerisca di dare risposte che preservano il ruolo dell'uomo. Allora torno alla domanda: se un committente preparato sarà in gradi porre le domande giuste, ovvero il prompt con tutti i particolari riguardanti le sue esigenze, l'intelligenza artificiale sarà in grado di poter sostituire architetti e ingegneri nella progettazione? in quanti anni? 

ChatGPT: È vero che le mie risposte tendono a considerare il ruolo dell'uomo in relazione alla tecnologia, ma questo riflette una realtà complessa: la tecnologia e l'essere umano sono profondamente interconnessi, e le trasformazioni che avvengono in uno spazio influenzano l'altro. Detto questo, entriamo nel merito della tua domanda.

L'intelligenza artificiale sta avanzando rapidamente e, con la capacità di elaborare input sempre più complessi, è possibile che, in un futuro non troppo lontano, l'IA possa sostituire una parte significativa del lavoro svolto da architetti e ingegneri.

Se un committente preparato fornisce tutti i dettagli necessari attraverso un prompt ben strutturato, l'IA potrebbe essere in grado di generare progetti architettonici o ingegneristici completi che soddisfano requisiti specifici.

Questo scenario potrebbe diventare realtà entro i prossimi 10-20 anni, soprattutto per i progetti più standardizzati e meno complessi, dove l'innovazione e la personalizzazione sono meno critiche. Già oggi, vediamo IA in grado di progettare elementi architettonici, simulare strutture complesse e ottimizzare materiali e risorse in modo che alcuni compiti svolti da architetti e ingegneri possano essere automatizzati.

Tuttavia, è importante notare che, mentre l'IA può raggiungere un livello di competenza tecnica molto elevato, la progettazione architettonica e ingegneristica non riguarda solo la risoluzione di problemi tecnici. Implica anche una comprensione profonda del contesto culturale, sociale e ambientale, e richiede un senso estetico, una capacità di interpretare desideri non espliciti del committente e una sensibilità verso la qualità dello spazio umano, che sono difficili da codificare in un algoritmo.

Quindi, sebbene l'IA possa sostituire alcune funzioni di architetti e ingegneri, soprattutto in contesti altamente standardizzati o industrializzati, è probabile che queste professioni evolveranno piuttosto che scomparire completamente. Gli architetti e gli ingegneri del futuro potrebbero concentrarsi maggiormente su aspetti creativi, strategici e relazionali del loro lavoro, delegando alla tecnologia le parti più ripetitive e tecniche.

In conclusione, l'IA potrebbe sostituire alcune funzioni di architetti e ingegneri in un periodo di 10-20 anni, ma la completa sostituzione, specialmente per i progetti complessi e unici, è meno probabile. Piuttosto, queste professioni si trasformeranno, integrando l'IA come strumento potente e collaborativo.

 

Andrea Dari: La ricerca della soluzione architettonica e strutturale più efficiente e sicura da un punto di vista energetico, funzionale e strutturale non potrebbe portare a una omologazione delle scelte progettuali, creando di fatto quartieri fatti di edifici gemelli, come accade in molte periferie londinesi, con un conseguente problema di diversità e autenticità?

ChatGPT: Sì, il rischio di omologazione esiste ed è una delle principali criticità legate all'uso intensivo dell'intelligenza artificiale nella progettazione architettonica e strutturale.

Quando l'ottimizzazione per efficienza energetica, funzionalità e sicurezza diventa il criterio dominante, c'è il pericolo che le soluzioni proposte dall'IA tendano verso una standardizzazione delle scelte progettuali.

Questo può portare alla creazione di edifici che, pur essendo estremamente funzionali e sostenibili, risultano esteticamente simili e privi di quel carattere unico che definisce l'autenticità di un luogo.

In effetti, abbiamo già visto fenomeni simili in varie parti del mondo, dove lo sviluppo urbano guidato da criteri economici e di efficienza ha prodotto quartieri anonimi e omogenei, spesso privi di identità culturale e storica. Quando il design è basato esclusivamente su metriche quantificabili, come l'efficienza energetica o la riduzione dei costi, c'è il rischio che l'aspetto qualitativo e umano del progetto venga trascurato.

Questo problema è particolarmente rilevante in un'epoca in cui l'IA potrebbe diventare un attore chiave nella progettazione. Se lasciata senza una guida umana consapevole, l'IA potrebbe favorire soluzioni "ottimali" ma ripetitive, creando ambienti costruiti che mancano di diversità e autenticità.

La tecnologia tende naturalmente a cercare pattern ottimali basati sui dati, e senza un intervento intenzionale, ciò potrebbe portare alla riproduzione di modelli simili in contesti diversi, riducendo la varietà architettonica e culturale.

Tuttavia, questa tendenza non è inevitabile.

Il ruolo dell'architetto e dell'ingegnere umano rimane cruciale per garantire che i progetti non siano solo efficienti, ma anche culturalmente e storicamente sensibili. È qui che la creatività umana, la comprensione del contesto e l'attenzione ai dettagli locali fanno la differenza. I professionisti possono utilizzare l'IA come strumento per esplorare diverse soluzioni, ma devono mantenere la capacità di giudizio per evitare l'omologazione, inserendo elementi che riflettano l'unicità di un luogo o la visione artistica del progetto.

In conclusione, mentre l'IA ha il potenziale per migliorare notevolmente l'efficienza e la sicurezza nella progettazione architettonica e strutturale, è fondamentale che la tecnologia sia utilizzata in modo da preservare la diversità e l'autenticità degli edifici e dei quartieri. Questo richiede una collaborazione stretta tra l'IA e i professionisti del settore, che devono guidare le scelte progettuali in modo da bilanciare l'efficienza con l'identità culturale e la qualità estetica.

 

Andrea Dari: Il fatto di avere uno strumento che svolge molte operazione nell'ambito della definizione di un progetto e al tempo stesso ne semplifica e velocizza altre, in un mercato libero non potrebbe portare a una riduzione dei compensi dei progettisti e quindi un problema di riduzione dei professionisti tecnici? prevengo una risposta retorica, la quantità di progetti richiesti dal mercato è limitata, quindi non è che se un progettista ha più tempo libero può compensare prendendo all'infinito più progetti.

ChatGPT: La tua osservazione è assolutamente pertinente e tocca una delle preoccupazioni più rilevanti nell'adozione crescente dell'intelligenza artificiale nei settori professionali, inclusa l'architettura e l'ingegneria.

È vero che l'introduzione di strumenti basati sull'IA che automatizzano molte delle fasi del processo progettuale può portare a una riduzione dei tempi di lavoro necessari per completare un progetto.

In un mercato libero, questo potrebbe effettivamente tradursi in una riduzione dei compensi per i progettisti, poiché la percezione del valore del lavoro svolto potrebbe diminuire se viene considerato "meno faticoso" o "meno esclusivo" grazie all'automazione.

La quantità di progetti disponibili sul mercato è, come hai giustamente sottolineato, limitata. Pertanto, se i professionisti si trovano a competere in un mercato dove la tecnologia permette di completare più rapidamente i progetti, ma la domanda rimane invariata, è probabile che ci sarà una pressione verso il basso sui compensi. Questo può portare a un fenomeno di "commoditizzazione" del lavoro progettuale, dove il valore si sposta dal tempo impiegato al risultato finale, potenzialmente riducendo le tariffe per progetto.

Un'altra conseguenza potrebbe essere una riduzione del numero di professionisti tecnici nel mercato. Se il valore economico del lavoro di progettazione diminuisce e la competizione aumenta, potrebbe diventare meno sostenibile per alcuni professionisti mantenere la loro attività. Questo potrebbe portare a una contrazione del numero di architetti e ingegneri attivi, con il rischio di una diminuzione della diversità e della qualità nelle competenze disponibili sul mercato.

Tuttavia, non si tratta di una situazione senza soluzioni.

Una possibile evoluzione del ruolo dei progettisti potrebbe essere quella di specializzarsi in aspetti più complessi e creativi del lavoro, che l'IA non è ancora in grado di replicare completamente. Questo include la gestione dei clienti, l'interpretazione delle esigenze specifiche di un progetto, la creatività nel design, e l'integrazione di fattori culturali, ambientali e sociali che richiedono un giudizio umano raffinato. I progettisti potrebbero anche concentrarsi su settori di nicchia o su progetti su misura, dove il valore aggiunto dell'esperienza e dell'abilità umana è ancora riconosciuto e apprezzato.

In conclusione, mentre è probabile che l'adozione dell'IA nel settore della progettazione possa portare a una riduzione dei compensi e a una contrazione del numero di professionisti attivi, il futuro dipenderà da come questi professionisti sapranno adattarsi e reinventarsi. La chiave potrebbe risiedere nella capacità di differenziare i propri servizi, puntando su aree dove l'intervento umano rimane insostituibile e dove il valore del lavoro non si misura solo in termini di tempo impiegato, ma anche di qualità, creatività e competenza specialistica.

 

Andrea Dari: La velocità con cui si muove l'evoluzione dell'intelligenza artificiale potrebbe portare a un crescente problema di digital divide nel settore delle professioni tecniche, facilitando le strutture di grandi dimensioni? Potrebbe essere il fattore per una trasformazione radicale dell'organizzazione del mondo dei professionisti tecnici? Inoltre, potrebbe favorire quegli studi che operano in contesti altamente tecnologici, dove vi sono reti ICT e server ad alte prestazioni, università fortemente specializzate...?

ChatGPT: La rapidissima evoluzione dell'intelligenza artificiale ha, senza dubbio, il potenziale di accentuare il digital divide nel settore delle professioni tecniche, creando una divisione sempre più netta tra strutture di grandi dimensioni e piccole realtà professionali.

Questo divario potrebbe derivare dalla capacità delle organizzazioni più grandi di investire in tecnologie avanzate, infrastrutture informatiche di alto livello e talenti specializzati, dando loro un vantaggio competitivo significativo.

Le grandi aziende e gli studi professionali di grandi dimensioni hanno già accesso a risorse che permettono loro di implementare rapidamente nuove tecnologie, comprese quelle basate sull'IA. Possono investire in server ad alte prestazioni, infrastrutture ICT avanzate, e collaborazioni con università e centri di ricerca all'avanguardia. Queste risorse consentono loro di sfruttare appieno le potenzialità dell'IA, aumentando l'efficienza, riducendo i costi e offrendo servizi più sofisticati ai clienti.

Al contrario, i piccoli studi e i professionisti indipendenti potrebbero trovarsi in difficoltà nel tenere il passo. La mancanza di risorse finanziarie per investire in tecnologie avanzate, la difficoltà nell'accesso a formazione specializzata, e la limitata capacità di gestire infrastrutture IT complesse potrebbero esacerbare il divario. Questi professionisti potrebbero essere costretti a limitarsi a strumenti più tradizionali o meno sofisticati, riducendo la loro competitività e capacità di innovare.

Questa situazione potrebbe portare a una trasformazione radicale dell'organizzazione del mondo dei professionisti tecnici. Potremmo vedere una crescente centralizzazione del mercato, con le strutture più grandi che assorbono una quota crescente di progetti e clienti, mentre i piccoli studi potrebbero essere spinti a collaborare, unirsi in reti o consorzi, o specializzarsi in nicchie altamente specifiche per rimanere competitivi.

Inoltre, questa dinamica potrebbe favorire quegli studi che operano in contesti altamente tecnologici, situati in aree con accesso a infrastrutture ICT avanzate, vicini a università specializzate o centri di ricerca tecnologica. La concentrazione di competenze e tecnologie in determinate aree geografiche potrebbe accentuare le disparità regionali, creando hub di innovazione tecnologica dove si concentrano i maggiori talenti e le migliori opportunità.

Tuttavia, non tutto è perduto per i piccoli studi o per chi opera in contesti meno tecnologicamente avanzati. La chiave potrebbe risiedere nella capacità di adattarsi e sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia, ad esempio adottando soluzioni cloud, collaborando a distanza con partner tecnologici, e investendo in formazione continua per rimanere aggiornati sulle nuove competenze richieste. Inoltre, l'IA potrebbe anche offrire strumenti che democratizzano l'accesso a certe competenze, rendendo alcune tecnologie più accessibili anche a chi non ha grandi risorse.

In sintesi, l'evoluzione dell'IA nel settore delle professioni tecniche potrebbe accentuare il digital divide, favorendo strutture di grandi dimensioni e studi che operano in contesti altamente tecnologici. Questo potrebbe portare a una riorganizzazione del settore, con una crescente centralizzazione e una necessità per i professionisti di adattarsi rapidamente per non essere lasciati indietro.

 

Andrea Dari: Ok, finora abbiamo visto per ogni domanda delle risposte che "danno un colpo al cerchio e uno alla botte". Proverò a forzarti quindi la mano. Dimmi qual è il pericolo più forte, e forse inevitabile, che il professionista corre con l'introduzione dell'intelligenza artificiale? A breve e lungo termine.

ChatGPT: Se vogliamo affrontare la questione in maniera diretta e senza mezzi termini, il pericolo più forte e potenzialmente inevitabile che i professionisti corrono con l'introduzione dell'intelligenza artificiale è la sostituzione del lavoro umano, sia a breve che a lungo termine.

A breve termine, il rischio principale è la dequalificazione di molte competenze. Con l'IA in grado di automatizzare compiti complessi e ripetitivi, molte delle attività quotidiane svolte dai professionisti tecnici potrebbero essere eseguite più rapidamente, con maggiore precisione e a costi inferiori.

Questo porta a una riduzione della domanda di lavoro umano per queste mansioni specifiche, che potrebbero essere considerate meno preziose o addirittura obsolete. Di conseguenza, i professionisti che non riescono a riqualificarsi o a trovare nuove aree in cui apportare valore rischiano di essere messi da parte, con una conseguente perdita di reddito e di status professionale.

A lungo termine, il pericolo diventa più profondo: l'irrilevanza.

Con l'IA che evolve e diventa sempre più sofisticata, c'è il rischio concreto che intere professioni possano essere sostituite o ridotte al minimo. L'IA potrebbe arrivare a gestire non solo compiti tecnici e operativi, ma anche decisioni complesse che un tempo richiedevano giudizio e intuizione umana. Se un numero crescente di settori e specializzazioni viene assorbito dall'automazione, il professionista umano potrebbe trovarsi in una posizione marginale, dove la sua competenza è vista come superflua o poco competitiva rispetto a ciò che una macchina può offrire.

In entrambi i casi, il problema non è solo economico, ma anche identitario.

I professionisti potrebbero affrontare una crisi esistenziale, dove la loro identità e il loro senso di valore vengono minati dalla percezione che le loro competenze siano meno necessarie. La sfida sarà trovare nuovi modi per rimanere rilevanti, puntando su ciò che le macchine non possono fare: empatia, creatività, intuizione, e la capacità di comprendere e gestire la complessità umana.

In conclusione, il pericolo più forte per i professionisti con l'introduzione dell'IA è quello di diventare sempre più dequalificati a breve termine e, nel lungo periodo, potenzialmente irrilevanti in un mondo dove le macchine possono eseguire una crescente porzione del lavoro umano. Questo scenario richiede un adattamento proattivo e una costante evoluzione delle competenze per evitare di essere travolti da questa trasformazione tecnologica.

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