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Protezione dell'ambiente, dissesto idrogeologico, cambiamenti climatici: ne parliamo con Maria Siclari, Direttore Generale ISPRA

A quindici anni dalla nascita di ISPRA, INGENIO intervista Maria Siclari, Direttore Generale per parlare delle attività che svolge l'Ente di Ricerca, di priorità ambientali, di emergenza climatica, di dissesto idrogeologico ma anche di innovazione e ricerca negli ambiti di cui si occupa l'Ente.

Il nostro Paese si trova di fronte a sfide cruciali riguardanti l'ambiente, quali la transizione ecologica, l'economia circolare, i cambiamenti climatici, il dissesto idrogeologico nonché l'urgenza del PNRR.

Temi che rappresentano indubbiamente argomenti di grande rilevanza e dibattito anche perchè spingono a ripensare in una chiave più sostenibile settori importanti come quello delle costruzioni, dei trasporti, dell'industria ecc.

Non solo. Gli effetti dei cambiamenti sono sotto i nostri occhi ogni giorno con conseguenze spesso anche molto gravi per le persone e cose e quindi il monitoraggio ambientale diventa fondamentale per prendere decisioni importanti per l'ambiente.

In questo contesto, un ruolo determinante è svolto da ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un ente pubblico di ricerca che opera sotto la supervisione del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Nell’ambito dell’ISPRA sono state riorganizzate le competenze precedentemente attribuite all’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e dei servizi Tecnici), all’INFS (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) e all’ICRAM (Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare).

Alla sua direzione, la Dott.ssa Maria Siclari, la prima donna a guidare un organo cartografico Nazionale a cui abbiamo rivolto alcune domande sulle priorità, sulle attività nonché sulle innovazioni e sulla ricerca che ISPRA sta svolgendo.

Maria Siclari, Direttore Generale di ISPRA
Maria Siclari, Direttore Generale di ISPRA


Chi è ISPRA

15 anni di ISPRA. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale è stato istituito con la legge 133/2008 di conversione, con modificazioni, del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112. Sono quindi 15 anni che l’Istituto è attivo, ci può spiegare quali compiti ha l’Istituto? E fare un bilancio di questi 15 anni di attività?

L’ISPRA è ente pubblico di ricerca sottoposto alla vigilanza del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE), che si avvale delle competenze tecnico-scientifiche dell’Istituto.
I compiti sono tutti quelli che riguardano la tutela dell’ambiente e della biodiversità: inquinamento terrestre e marino, monitoraggio delle acque interne, qualità dell’aria, specie aliene e fauna selvatica, dissesto idrogeologico e consumo di suolo, rifiuti ed economia circolare, cambiamenti climatici, sostenibilità, oltre alle attività di informazione, comunicazione, formazione ed educazione ambientale.

Aggiungo alle leggi citate, anche la 132/2016, che ha istituito il Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), composto da ISPRA, che ne ha il coordinamento tecnico, e dalle diverse Agenzie Regionali e Provinciali dell’Ambiente (ARPA/APPA); il Sistema assicura omogeneità ai controlli e ai monitoraggi su tutto il territorio nazionale.

Il bilancio da Direttore Generale che posso fare riguarda questo ultimo anno e mezzo circa del mio mandato, anche se conosco l’Istituto da molti anni, avendo ricoperto altri incarichi precedenti a questo; l’attenzione e la sensibilità ai temi ambientali è aumentata e di conseguenza sono incrementate le attività e cresciute con loro la consapevolezza e la professionalità con cui i colleghi operano in Istituto. Sono molto orgogliosa di rappresentarli e di portare e diffondere all’esterno tutto questo patrimonio di conoscenze e competenze.


Priorità Ambientali

Quali sono le priorità ambientali attuali dell'ISPRA e quali azioni concrete stanno intraprendendo per affrontarle?

Sicuramente, tra le nostre priorità, ci sono la tutela dei territori e del mare; mi riferisco al dissesto idrogeologico, al consumo di suolo e al monitoraggio e ripristino della salute dei nostri mari e delle coste. Non ultime, le attività di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, temi che impattano e hanno relazione anche con i due che ho già citato, il suolo e il mare.

L’importanza del monitoraggio e dei dati, quindi della conoscenza che ne deriva, è fondamentale per intraprendere qualsiasi azione di prevenzione e di ricostruzione, per non incorrere ciclicamente negli stessi problemi. Le emergenze ambientali, che purtroppo accadono con sempre maggiore frequenza, ci costringono ad un cambio di paradigma e di prospettive che coinvolge tutti noi, nessuno escluso.

Le azioni concrete spettano ai decisori politici, che hanno i nostri dati a disposizione. Per quanto ci riguarda, stiamo accompagnando ogni nostra attività con una capillare informazione, puntando sulla partecipazione della collettività, attraverso reportistica, comunicazione social e stampa, per cercare di parlare a tutti e di rendere più fruibile il linguaggio tecnico scientifico.

L’istituzione del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), con legge n. 132 del 2016, ha permesso di rafforzare queste attività emergenziali, grazie al contributo delle Agenzie regionali e provinciali in termini di conoscenza del territorio e raccolta delle informazioni sugli eventi di danno. Nel tempo, il lavoro di ISPRA e delle Agenzie territorialmente competenti si è consolidato affrontando più di 60 incarichi nel 2021 e più di 90 nel 2022 e il Sistema Nazionale ha assunto la funzione di “sentinella” nei confronti delle problematiche ambientali, segnalate anche dalla collettività, che richiedono una risoluzione sia in termini di prevenzione e riparazione dei danni sia attraverso l’applicazione di altri strumenti normativi e amministrativi disponibili per la tutela ambientale.


Emergenza Climatica

Come sta contribuendo ISPRA alla lotta contro l'emergenza climatica e cosa suggerisce per mitigare gli effetti del cambiamento climatico?

L’Istituto svolge diverse attività nell’ambito del contrasto ai cambiamenti climatici, sia per quanto riguarda la mitigazione, che l’adattamento ed il monitoraggio.

ISPRA elabora annualmente l’inventario nazionale delle emissioni in atmosfera e lo trasmette agli organismi nazionali, europei e internazionali che hanno il compito di definire le politiche e misure, nonché di verificare il rispetto degli impegni assunti e degli obblighi derivanti dalle norme europee e dall’Accordo di Parigi.

Analogamente, ISPRA elabora gli scenari emissivi, con orizzonte ormai al 2050, che servono a capire cosa ci può attendere nel futuro e se il Paese è sulla strada giusta per rispettare gli obiettivi futuri o se invece l’evoluzione del sistema socioeconomico sta andando troppo lentamente verso la riduzione delle emissioni.

In particolare, nel corso di quest’anno l’Istituto è impegnato a supportare il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica nell’aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC). Lo scorso 19 luglio il MASE ha trasmesso alla Commissione europea l’aggiornamento del PNIEC, che era stato inizialmente adottato nel 2019.

Rispetto al quadro delineato quattro anni fa le condizioni sono cambiate radicalmente sia a causa della pandemia, sia per le conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina. Nel frattempo, sono stati innalzati i livelli di ambizione degli obiettivi europei con il pacchetto “Fit for 55” ed è stato adottato il PNRR. Il Piano ha dovuto quindi essere rivisto radicalmente in molti punti.

ll PNIEC fissa gli obiettivi nazionali al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di gas serra, come anche quelli in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile. Il tragitto indicato dal PNIEC permette al 2030 di raggiungere quasi tutti i target comunitari su ambiente e clima, superando in alcuni casi gli obiettivi prefissi, ma per alcuni obiettivi la situazione risulta problematica.

In particolare, per quanto riguarda l’obiettivo di riduzione delle emissioni, come evidenziato anche nella relazione del Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica allegata al DEF 2023, redatta con il supporto di ISPRA, emerge il superamento di questi target emissivi già dal 2021 e la continuazione del superamento fino al 2030 con la sola attuazione delle politiche già adottate, inclusi gli interventi previsti dal PNRR.

Il recente aggiornamento del PNIEC mette in evidenza che, se con le politiche vigenti saremmo molto lontani dal raggiungimento dei target, anche con le politiche aggiuntive finora ipotizzate gli obiettivi annuali di riduzioni delle emissioni non sarebbero raggiunti.


Dissesto idrogeologico

In vista dell’autunno torna con maggiore preoccupazione il tema delle frane e delle alluvioni. ISPRA realizza periodicamente il rapporto sul Dissesto idrogeologico mettendo in evidenza quali aree sono più a rischio. Oltre alla redazione del rapporto quali sono le altre attività che svolgete per contrastare questo rischio?

L’ISPRA, nell’ambito dei propri compiti istituzionali, svolge l’attività di raccolta, elaborazione e diffusione dei dati sull’intero territorio nazionale in materia di difesa del suolo e dissesto idrogeologico. Contribuisce quindi al quadro conoscitivo, producendo carte e dati ufficiali a supporto delle decisioni nell’ambito delle politiche di contrasto al fenomeno.

Oltre al Rapporto che lei citava, l’Istituto cura l’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI), in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome, che ha censito sul territorio nazionale oltre 621.000 frane, di cui quasi un terzo sono fenomeni rapidi, come i crolli e le colate rapide di fango e detrito. Realizziamo le Mosaicature nazionali della pericolosità per frane e alluvioni sulla base dei dati forniti dalle Autorità di Bacino Distrettuali ed elaboriamo gli indicatori di rischio su popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali.

L’ISPRA gestisce inoltre il Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo - ReNDiS, la piattaforma con cui viene effettuato il monitoraggio dell’attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e la gestione delle istruttorie di richiesta dei nuovi finanziamenti da parte delle Regioni.

Oltre agli interventi finanziati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dal 2022 è stata avviata una progressiva integrazione con interventi di competenza di altre amministrazioni centrali, quali il Ministero degli interni e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Repertorio ReNDiS, che è focalizzato alla raccolta di informazioni tecniche, operative e progettuali degli interventi, è inoltre già interoperabile, per gli aspetti essenziali, con la banca dati BDAP (Banca Dati delle Amministrazioni Pubbliche) del MEF che conserva il ruolo di collettore centrale delle informazioni di natura finanziaria, amministrativa e procedurale.

L’ISPRA, insieme a Regioni e ARPA competenti in materia, ha presentato una proposta tecnica finalizzata al potenziamento delle reti di monitoraggio in situ delle frane nell’ambito del PNRR - MASE, che riguarda la “Realizzazione di un sistema avanzato ed integrato di monitoraggio e previsione”.

L’obiettivo è di monitorare, con strumentazione superficiale e profonda, le frane più critiche, che interessano centri abitati o infrastrutture lineari di comunicazione, per valutare i trend in atto, supportare la progettazione delle opere di stabilizzazione, pianificare correttamente il territorio, attivare sistemi di allertamento della popolazione.


Piattaforma idroGEO

Sempre in tema di dissesto idrogeologico voi vi siete occupati anche della realizzazione della piattaforma idroGEO. Ci può spiegare di cosa si tratta e cosa contiene?

La piattaforma nazionale IdroGEO è un moderno sistema multilingua, open source, open data, che consente di visualizzare, scaricare e condividere in modo semplice, anche utilizzando uno smartphone, mappe e dati sul dissesto idrogeologico.

IdroGEO si inserisce negli obiettivi di innovazione tecnologica e di digitalizzazione della PA ed è stata progettata tenendo conto della Direttiva europea relativa all'apertura dei dati e al riutilizzo dell'informazione del settore pubblico. È uno strumento a supporto della pianificazione territoriale, della progettazione preliminare delle infrastrutture, della programmazione degli interventi strutturali di difesa del suolo, della gestione delle emergenze idrogeologiche e delle valutazioni ambientali. Contribuisce alla comunicazione e diffusione delle informazioni ai cittadini, al fine di far aumentare la consapevolezza sui rischi che interessano il proprio territorio e la resilienza delle comunità. Sono oltre 120.000 gli utenti che ad oggi hanno utilizzato la piattaforma IdroGEO, con oltre 6 milioni di pagine visualizzate.


Risposta alle Emergenze Ambientali

Come gestisce l'ISPRA le emergenze ambientali come disastri naturali o incidenti industriali?

Nell’ambito delle Emergenze Ambientali, ISPRA assicura il supporto tecnico scientifico al Dipartimento per la Protezione Civile, al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e a tutte le componenti e strutture operative del Servizio Nazionale della Protezione Civile (SNPC), a livello centrale e periferico nonché a tutte le componenti del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). In particolare, per ciò che riguarda gli eventi connessi con attività antropiche e alle ricadute ambientali di eventi naturali, ISPRA riveste il ruolo di Centro di Competenza del Dipartimento di Protezione Civile.

In particolare, durante le emergenze, l’Istituto fornisce personale specializzato che opera sul campo ed ha il compito di effettuare sopralluoghi su aree colpite da eventi franosi con lo scopo di identificare e caratterizzare la problematica e definire le condizioni di rischio residuo; questa operazione contribuisce a definire gli eventuali interventi da introdurre come più urgenti per stabilizzare l’area, riattivare una viabilità sospesa o proporre evacuazioni di persone a rischio immediato.

Analogamente, a seguito di emergenze sismiche ISPRA, con le sue squadre, effettua rilievi su aree potenzialmente instabili e indica le aree sicure, dal punto di vista idrogeologico, da utilizzare per posizionare le strutture abitative di emergenza.

Contribuisce inoltre al rilievo ed alla identificazione delle faglie che si sono attivate nel corso dell’evento.
Inoltre, ISPRA assicura - in seno al Comitato operativo e ai Tavoli tecnici istituiti per seguire l’evoluzione dei fenomeni calamitosi - la disponibilità, la condivisione e l’interscambio dei dati e delle informazioni sia a livello nazionale che, in raccordo con le Agenzie del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, a livello locale, necessari alla miglior definizione possibile, anche in tempo reale, dello scenario incidentale atteso o in atto e del conseguente scenario di danno, per la mappatura del rischio e la predisposizione della pianificazione dell’emergenza.

Il Centro Operativo di Sorveglianza Ambientale fornisce supporto alla gestione dell’emergenza attraverso monitoraggio satellitare in tempo reale e sistemi di previsioni numerica per la previsione delle condizioni meteo-marine e della dispersione di inquinanti in atmosfera ed in mare.


Inquinamento e Qualità dell’Acqua

Quali sono le principali sfide in termini di inquinamento dell'acqua in Italia e quali soluzioni vengono proposte?

Riguardo al problema dell’inquinamento dell’acqua, una delle sfide principali in campo ambientale è la riduzione del carico inquinante per diminuire l’impatto sui corpi idrici e raggiungere, quindi, lo stato di buona qualità delle risorse idriche, per cui occorre dotarsi di un’efficace rete di depurazione.

Nonostante l’attenzione riservata da tempo alla depurazione delle acque reflue, gli impianti di trattamento presenti sul territorio nazionale risultano tuttora insufficienti a soddisfare la necessità depurativa dell’intero territorio nazionale, sia per quanto riguarda la capacità di trattamento sia per l’incompletezza e/o inadeguatezza delle reti di collettamento.

A livello nazionale risulta ancora presente un numero consistente di reti fognarie che sversano le acque reflue direttamente nell’ ambiente, senza essere sottoposte a trattamento di depurazione o con trattamenti poco efficaci.
Inoltre, oltre il 20% delle acque reflue non depurate in Italia proviene da piccole e piccolissime comunità, cioè da agglomerati urbani con meno di 2.000 abitanti, per i quali spesso non risulta economicamente conveniente effettuare il collettamento dei reflui.

Per queste comunità, infatti, la scelta della configurazione impiantistica da adottare non può prescindere da una valutazione costi/benefici, che spesso evidenzia la difficile realizzabilità di impianti tecnologici.

Per quanto sopra rappresentato, l'obiettivo di favorire una depurazione più efficace delle acque diventa sempre più strategico e trasversale, consentendo di far fronte contemporaneamente a diverse sfide ambientali (deterioramento della qualità delle risorse idriche, cambiamenti climatici e stress idrico), contribuendo anche al raggiungimento degli obiettivi dell'economia circolare.

Per migliorare la depurazione delle acque sul territorio nazionale, risulta quanto mai opportuno segnalare le nuove sfide che i sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane dovranno essere in grado di affrontare, anche traguardando i nuovi requisiti che saranno presumibilmente introdotti nell'ambito della revisione della Direttiva Reflui, avviata a livello europeo.

Infine, attraverso opportune configurazioni impiantistiche e l'impiego di tecniche e tecnologie innovative, anche di automazione, controllo e monitoraggio, è possibile incrementare sensibilmente l'efficienza energetica degli impianti - riducendo l'impronta di carbonio - produrre materiali, fertilizzanti, biogas, biomassa combustibile e acque affinate da destinare non solo al riutilizzo irriguo o fertirriguo, ma anche a quello civile e industriale.


Gestione delle Risorse Naturali

 Quali iniziative l'ISPRA sta promuovendo per la gestione sostenibile delle risorse naturali, compresi boschi, fiumi e mari?

ISPRA è da sempre impegnato, come ente nazionale di competenza, per tutto ciò che riguarderà la nuova politica delle risorse naturali, con specifico riferimento alle materie critiche strategiche e alle terre rare. La sfida nell’immediato futuro sarà quindi supportare tecnicamente il governo per far ripartire la politica mineraria in Italia e la conoscenza dei suoi giacimenti strategici.

Naturalmente prima di poter far ripartire le estrazioni bisognerà lavorare all’aggiornamento della Carta mineraria d’Italia e del relativo database, effettuare una valutazione qualitativa dei rifiuti estrattivi e arrivare a una proposta normativa sulla loro gestione. Solo dopo questo lavoro di analisi e raccolta dei dati sarà possibile definire una strategia mineraria nazionale e infine quali aree potranno essere aperte alla ricerca mineraria e quali no.

Entro il 2030 Bruxelles punta ad avere almeno il 10% di materie prime critiche estratte nel Vecchio Continente, il 50% di raffinazione in Europa e il 20% del riciclo. L’UE finanzierà esclusivamente quei progetti di coltivazione che premieranno il recupero degli scarti e dei rifiuti di lavorazione, il ripristino ambientale del cantiere estrattivo, proiettato verso l’ottenimento del massimo vantaggio alla rinaturalizzazione del territorio, ai benefici sia sotto il profilo economico che della One Healt.

L’Italia con il supporto di ISPRA sarà protagonista e riferimento europeo per la gestione sicura e sostenibile delle geo-risorse con l’obiettivo di trovare un nuovo equilibrio tra uomo e natura.


Ricerca Scientifica

 Quali sono le aree di ricerca scientifica su cui si concentra l'ISPRA e quali risultati significativi sono stati raggiunti di recente?

l'Istituto svolge attività di ricerca scientifica in materia ambientale, con riferimento alla tutela delle acque, alla difesa dell'ambiente atmosferico, del suolo, del sottosuolo, della biodiversità marina e terrestre.

Per garantire la migliore conoscenza in campo ambientale, l’ISPRA promuove collaborazioni con università, enti di ricerca e partecipa a progetti nazionali e internazionali. Le nostre attività di ricerca hanno contribuito ad aumentare la conoscenza delle fenomenologie, dei processi, dei determinanti e degli impatti ambientali, con l’obiettivo di migliorare gli strumenti di tutela dell’ambiente e di sviluppo sostenibile.

Solo per fare degli esempi, i nostri ricercatori hanno prodotto nuove carte geologiche del progetto CARG, modelli per bilancio idrologico a scala nazionale (disponibilità idrica) e sulla decarbonizzazione dell’economia, studi sull’inquinamento delle plastiche in mare, ricerche sulla fauna selvatica e sulla diffusione delle specie aliene, sull’ecotossicologia, sul consumo di suolo, sulle misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e potrei continuare ancora a lungo.

PER APPROFONDIRE
La carta geologica: cos’è, a cosa serve e come si inserisce nel Progetto CARG
La carta geologica è uno strumento di sintesi di tutte le caratteristiche geologiche di una determinata area e rappresenta uno strumento utile alla programmazione territoriale, dalla progettazione di infrastrutture e di insediamenti fino alla gestione sostenibile delle risorse naturali. Nell’articolo anche un’analisi di cos’è e a cosa può servire il progetto CARG.


Tecnologie e Innovazioni

Quali nuove tecnologie o approcci innovativi l'ISPRA sta utilizzando o sviluppando per monitorare e preservare l'ambiente?

Fino a qualche anno fa il monitoraggio ambientale era affidato prevalentemente alla rete di sensori in situ distribuiti sul territorio nazionale (monitoraggio della qualità dell’aria, dei fenomeni franosi, della qualità delle acque interne e marine), mentre oggi prende sempre più piede l’utilizzo delle capacità di monitoraggio satellitari nazionali ed europee; quelle europee sono fornite dal Programma Copernicus, dalle quali derivano in parte quelle nazionali.

Tramite i dati satellitari, opportunamente integrati con le misurazioni in situ, è possibile avere un quadro completo che permette una miglior conoscenza dell’ambiente e del territorio.

Le capacità di osservazione della Terra da remoto, che si stanno oggi sviluppando con il contributo sia del piano Space Economy che del PNRR, discendono da ciò che l’utente primario del Paese (ovvero l’utente che deve rispondere per norma al monitoraggio del territorio) ha espresso negli ultimi anni in termini di necessità concrete di monitoraggio.

C’è stata un’ampia consultazione degli utenti nazionali, in particolare istituzionali, nell’ambito dei lavori del Forum Nazionale degli Utenti di Osservazione della Terra presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove l’ISPRA ha giocato un doppio ruolo: di utente primario, esprimendo le necessità per un migliore monitoraggio ambientale; di supporto al Forum Nazionale nella consultazione degli utenti sulla base del mandato del DPCM del 20 dicembre 2018 che identifica l’ISPRA quale collegamento con le comunità di utenti nazionali.

Ci si aspetta che nei prossimi anni la capacità di monitoraggio ambientale aumenti significativamente, anche nell’ambito dei controlli laddove possono verificarsi reati ambientali, e quindi anche con aspetti di geo-intelligence migliorati.
Nell’ambito del PNRR MUR, Linea di investimento 3 “Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione”, l’ISPRA coordina l’Infrastruttura di Ricerca “GeoSciences IR”, finalizzata a promuovere la ricerca applicata, le nuove tecnologie per il monitoraggio e controllo del territorio, la produzione di dati e servizi e il trasferimento di conoscenze tecnico-scientifiche ai Servizi Geologici Regionali.

Una delle attività del progetto è la sperimentazione di tecnologie innovative per il monitoraggio delle frane, quali il foto-monitoraggio o l’analisi dei processi di instabilità in alta quota legati agli impatti dei cambiamenti climatici come, ad esempio, la degradazione del permafrost.


Collaborazioni Internazionali

 Quali sono le iniziative di cooperazione internazionale in cui l'ISPRA è coinvolto per affrontare questioni ambientali globali?

Sono molte le collaborazioni europee ed internazionali che ISPRA ha intrapreso per gestire le emergenze ambientali a livello globale. In ambito europeo, l’Istituto collabora con l'Agenzia Europea per l'Ambiente e la rete Eionet (European Environment Information and Observation Network) con l’obiettivo di fornire un quadro il più possibile preciso e completo dello Stato dell'ambiente a livello europeo. Collabora inoltre con le principali Istituzioni, quali la Commissione europea ed in particolare con la sua Direzione Generale Centro Comune per la Ricerca (Joint Research Centre - JRC). A livello globale, ISPRA è impegnata nella sfida del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e partecipa, in supporto al Ministero dell'Ambiente e Sicurezza Energetica, a processi globali quale quello dell'Assemblea per l'Ambiente delle Nazioni Unite (UNEA), nonché alle diverse convenzioni internazionali tra cui quelle sui cambiamenti climatici, sulla biodiversità, sulla desertificazione, sugli inquinanti organici.


I Rapporti di ISPRA

Quanti e quali sono i rapporti che pubblicate annualmente? Da quali dati partite nella redazione dei vostri rapporti? Ci sono stati cambiamenti nella redazione dei rapporti? La digitalizzazione ha aiutato e/o modificato la qualità dei dati?

L’ISPRA pubblica in media 24 Rapporti l’anno, dei quali circa 10 aggiornati periodicamente (ogni anno o ogni 2 anni circa).

I Report SNPA sono in media 6,2. Essi sono frutto dell'elaborazione di dati originali derivanti dalle nostre attività istituzionali, quali monitoraggio, controlli, ispezioni, ricerche finalizzate, che in alcuni casi sono stati elaborati anche con la collaborazione di tutte le componenti del SNPA.

I Rapporti ISPRA offrono una panoramica tecnica per operatori del settore, ma spesso anche per un pubblico più vasto, illustrando con dati ed esempi un obiettivo istituzionale e un risultato validato.

La metodologia utilizzata nella loro redazione è ormai consolidata, ma costantemente aggiornata, per meglio adattarsi all'uso di tecnologie moderne, efficaci e all’avanguardia. In particolare, l'utilizzo di dati derivanti dall'osservazione della Terra ha permesso di migliorare la qualità e la tempestività dei dati integrando le attività di monitoraggio in situ con informazioni provenienti da missioni satellitari, come quelle del programma Copernicus.

La digitalizzazione ha sicuramente reso più rapide le procedure di rilevamento e immissione dei dati, rendendoli più affidabili e soggetti a più facili elaborazioni e comparazioni. Diversi sistemi sono ormai basati su flussi informativi automatici o semiautomatici che permettono di standardizzare e acquisire i dati a livello nazionale partendo da informazioni distribuite. Anche le attività di redazione ed elaborazione, che oggi sfruttano ampiamente le potenzialità di sistemi in Cloud, hanno contribuito significativamente a migliorare la qualità dei processi.


PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration)

 ISPRA è stato scelto come soggetto attuato del Progetto PNRR MER, il più grande progetto sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Ci può descrivere in che cosa consiste questo progetto e quali saranno le principali attività di questo progetto?

Il progetto PNRR MER “Marine Ecosystem Restoration” rappresenta il progetto bandiera nell’ambito del ripristino e del monitoraggio degli ecosistemi marini con un budget di 400 milioni e ben 37 interventi, almeno 22 dei quali devono essere realizzati entro il 30 giugno 2025.

Le azioni di ripristino dell’ambiente marino si concentrano sui letti ad ostriche nel mare Adriatico e sulle praterie di Posidonia, habitat a coralligeno e foreste a Cystoseira su tutti i mari italiani. La scala spaziale e temporale prevista per realizzare queste attività di ripristino è particolarmente sfidante. In meno di 2 anni, in 7 siti, si procederà al ripristino di ostriche ricostruendone i substrati adatti al ripopolamento e in più di 15 siti saranno ripiantiate praterie di Posidonia utilizzando esemplari raccolti da praterie esistenti e in buona salute senza pregiudicarne le condizioni.

Sul fronte del monitoraggio, il progetto MER prevede una mappatura senza precedenti di tutta la costa italiana (7.500 km) sia terrestre (diverse centinaia di metri dalla costa) che marina (fino a 50 metri di profondità) utilizzando tecnologie all'avanguardia come il sensore LIDAR, congiuntamente con attività di monitoraggio in-situ per calibrare e validare i dati raccolti.

Saranno inoltre mappati gli habitat marini profondi coprendo più di 90 monti sottomarini da 500 fino a 2000 mt di profondità indagando aree quasi completamente sconosciute.

Infine, il progetto prevede l'acquisizione di una nave da ricerca oceanografica all'avanguardia, con tutte le attrezzature scientifiche per svolgere attività di monitoraggio in acque profonde con ROV (Remote Operating Vehicle fino a 4.000 m di profondità), AUV (Automated Unmanned Vehicle fino a 3000 m di profondità) e strumenti acustici, utilizzando tecnologie all’avanguardia in tema di sostenibilità ambientale: propulsione diesel-elettrica, certificazione di classe green-plus e classe silenziosa per garantire un monitoraggio affidabile del rumore sottomarino.

L’infrastruttura di monitoraggio e modellistica prevista dal progetto MER consentirà di prevedere l'impatto dei cambiamenti climatici nel Mar Mediterraneo, mettendo a disposizione degli operatori del settore tutti i dati raccolti assicurandone la fruibilità mediante una piattaforma informativa dedicata che integra i dati in-situ, satellitari e modellistici. In prospettiva, il nostro paese, con l’istituzione della Zona Economica Esclusiva – ZEE Italiana, amplia in modo considerevole l’ambito marino di propria pertinenza con notevoli opportunità di crescita economica e, al contempo, un incremento del livello di responsabilità in termini di protezione, tutela e gestione dell’ambiente marino nel bacino Mediterraneo.

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