Antincendio
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Progettazione antincendio: le vie di fuga, problema antico e attuale

La problematica delle vie di fuga è essenziale nella progettazione dell’ingegneria antincendio.

La problematica delle vie di fuga è essenziale nella progettazione dell’ingegneria antincendio. Sembrerebbe una banalità per gli esperti del settore ma non lo è in quanto è uno dei temi che va continuamente interpretato in funzione delle condizioni che influenzano tale valore progettuale non solo per gli edifici esistenti ma anche per quelli di nuova progettazione. Volendo tornare indietro nel tempo il caso più eclatante e simbolico è quello della città di Pompei che in virtù della scarsa larghezza delle porte di uscita dal nucleo urbano causò la morte di migliaia di persone. Questa situazione storica chi scrive l’ha già evidenziata in altro articolo precedente ma serve per evidenziare ancora come anche nelle migliori condizioni architettoniche (nel caso di Pompei edifici bassi e scale esterne agli edifici) se non vi è possibilità di raggiungere un luogo sicuro tutto resta vano. L’incendio di Roma ne è altra testimonianza quando gli abitanti del quartiere colpito, assai popoloso, cercarono in tutti i modi di uscire dal dedalo di viuzze ma l’esiguità delle sezioni stradali non fece altro che aggravare la situazione. Nella tragedia dell’antica urbe non dovette influire solo la ristrettezza dei vicoli ma anche le vie di uscita dagli edifici, contrariamente a quelli pompeiani, come descritto nella ricostruzione ordinata da Nerone che vide interventi adeguati e indicativi alla salvaguardia delle vite umane. Questa informazione ce l’ha lasciata lo storico Svetonio scrivendo la vita dell’imperatore Nerone e l’editto con cui …Pensò di dare una nuova forma agli edifici di Roma e volle che davanti agli isolati e alle case vi fossero dei portici sormontati da terrazzi da dove si potevano combattere gli incendi; li fece costruire a sue spese…. evidenziando così come molti perirono senza poter uscire dai fabbricati e sostanzialmente normando un concetto di luogo sicuro.

Non bisogna dimenticare che a Roma esisteva un regolare corpo di vigili del fuoco e che le uscite dagli stadi e dalle arene restano un punto focale nel dimensionamento delle vie di fuga. Analogo riferimento lo si può trovare nel celeberrimo affresco di Raffaello “L’incendio di Borgo”, del 1514, dipinto in una delle sale dei musei vaticani con una scena che raffigura la fuga da Troia dopo che gli Achei sono entrati nascosti nel cavallo votivo. La scena è drammatica con il fuoco che incalza e tra le varie figure, tra cui Enea che fugge con il padre Anchise e il figlio Astianatte, se ne distingue chiaramente una, muscolosa e atletica nella sua perfetta anatonomia, che non trovando spazio nella calca si lancia dalle mura della città per porsi in salvo mentre una donna affida un bambino ancora in fasce ad un uomo che è riuscito ad uscire dal perimetro murario. 

Come si vede dunque, il problema delle vie di fuga resta uno dei punti di studio di maggiore importanza essendo il terminale risolutivo di una intera progettazione di sicurezza al fuoco.
Rileggendo i testi degli anni passati si può notare, in senso critico, come la problematica sia stata affrontata con un peso maggiore dal punto di vista sia scientifico che tecnico e, sostanzialmente come restino ancora valide le sue ipotesi e le sue conclusioni.

Tenendo conto che prima del testo unico vi era una varietà di interpretazioni legate alle diversificate destinazioni d’uso degli edifici, a metà degli anni ’80 i metodi adottati erano raggruppati in quattro categorie:

• metodo delle capacità
• metodo del deflusso
• metodo probabilistico
• metodo delle superfici.

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