Progettare correttamente impianti VMC: il caso studio in un alloggio su più piani in ristrutturazione
Gli impianti VMC, spesso associati ad edifici ad alta efficienza o a risolvere eventuali patologie edilizie, sono essenziali per salubrità e comfort indoor. Un buon progetto e nuove tecnologie ne permettono l’integrazione in vari contesti. Di seguito un esempio progettuale in un edificio pluripiano da ristrutturare.
Progettare la VMC: obiettivo salubrità
Gli impianti VMC sono spesso considerati delle componenti destinate esclusivamente al mercato degli edifici ad altissima efficienza, oppure come dei sistemi utili a correggere situazioni di discomfort o di presenza di patologie edilizie. Tali impianti, in realtà, sono indispensabili per garantire la salubrità degli ambienti ed il comfort ambientale. Gli sviluppi tecnologici e un corretto approccio progettuale forniscono gli strumenti per raggiungere gli obiettivi in numerosi casi, proveremo a illustrare una sintetica strategia di azione.
Quando si parla di impianti di Ventilazione Meccanica controllata (VMC) occorre superare alcuni pregiudizi di base che la ritengono essenzialmente una componente riservata agli edifici a elevata efficienza, indispensabile per la riduzione dei carichi termici per ventilazione e per l’eliminazione delle muffe associate ai cappotti termici e all’ermeticità degli involucri.
Ciò potrebbe essere almeno in parte comprensibile, ma un impianto di ventilazione dovrebbe essere considerato ormai di fondamentale importanza per quanto riguarda il tema della salubrità e della qualità dell’aria indoor in qualsiasi edificio. Come spesso accade nella nostra cultura, i pregiudizi e le radicate opinioni di soggetti disinformati o con interessi commerciali vanno a esaltare componenti di carattere secondario.
Un altro falso mito che occorre doverosamente citare in premessa è che questo tipo di impianti sia di tipo “Plug and Play”, ovvero venga proposto ed installato in modo semplice e con risultati garantiti solo per effetto del fatto che sia presente. Ciò che corrisponde al vero è che spesso risulta possibile realizzare impianti VMC con un numero ridotto di componenti e di interventi, ma non certo in modo banale.
Purtroppo, tuttavia, si incorre spesso in esempi di realizzazione di impianti di questo tipo con evidenti errori progettuali e di utilizzo, che li rendono inefficaci e alimentano diffidenza e pregiudizi.
La situazione climatica, l’inquinamento ambientale e l’accresciuta attenzione per il comfort e la salubrità sanciscono senza dubbio il fatto che questo tipo di impianti vada correttamente progettato da professionisti competenti e aggiornati, che siano in grado di adattarli alle specifiche situazioni ed agli impianti contestualmente presenti.
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Progettare impianti VMC
Andiamo, quindi, a simulare un approccio progettuale partendo, per esempio, dal caso della ristrutturazione di un alloggio esistente da ristrutturare. La prima cosa da fare è quella di definire le portate di progetto basandoci sulla normativa specifica (UNI EN 16798-1) e stendere un primo layout di progetto che disponga le bocchette nei locali seguendo la regola che prevede l’immissione nei locali con permanenza di persone e l’estrazione dai locali di servizio o di passaggio e dalla cucina. Omettiamo i calcoli per concentrarci sugli aspetti qualitativi dell’esempio.
Ovviamente risulterà molto difficile per vincoli progettuali e valutazioni in termini di costi-benefici realizzare un impianto “perfetto”, ammesso che ne esista uno.
Le principali difficoltà, in generale, riguardano eventuali passaggi a pavimento, anche in ragione della scelta del diametro delle tubazioni (da cui dipendono portata, velocità e rumorosità), qualora si prediligesse una distribuzione con mandata in basso e ripresa in alto o semplicemente si dovesse risalire o scendere lungo le pareti. L’attraversamento dei solai richiede la collocazione ragionata di cavedi e fori di passaggio interpiano di dimensioni adeguate, spesso estremamente complicati per la presenza di elementi strutturali e per il fatto di non essere “nati” con l’edificio.
Nel nostro caso, per i limitati spessori di massetto e la conservazione di buona parte dei pavimenti l’opzione della distribuzione attraverso gli stessi e le tracce a muro è stata scartata.
Allo stesso modo, se si utilizza la più comoda strategia di collocare gli impianti nei controsoffitti occorre, oltre ad una ragionevole continuità degli stessi, la necessaria elasticità mentale e inventiva per servire i locali con la minima interferenza con il progetto architettonico e con la minima incidenza sui costi.
Ancor più complesso quando il progetto riguarda edifici dove il pregio architettonico e il livello di riqualificazione diventano un ostacolo rilevante, bisogna allora uscire dall’ottica dell’impianto VMC canonico e iniziare a pensare come se si realizzasse un impianto a tutt’aria, analizzando nel dettaglio tipologia di bocchette, prevalenza dei ventilatori e sezione delle tubazioni per indirizzare correttamente il flusso d’aria per garantire l’adeguato lavaggio degli ambienti.
Nel caso in cui ci si dovesse confrontare su un progetto su più livelli, come nel nostro esempio, dove entra in gioco anche la scelta del numero di macchine di ventilazione e la tipologia, nonché eventuali analisi della collocazione e suddivisione dei distributori.
Posizionare l'unità di ventilazione e recupero, quali fattori analizzare
Il posizionamento dell’unità di ventilazione e recupero e il layout comportano l’analisi di numerosi fattori quali:
- posizione dell’aspirazione aria esterna e dell’espulsione;
- numero di macchine per la semplificazione della distribuzione (più piani);
- rumorosità delle macchine;
- accessibilità per manutenzione;
- layout della distribuzione in modo razionale senza curve e strozzamenti
- futuri sviluppi impiantistici, aggiunta componenti;
- scarico condensa;
- presenza/assenza di ricircolo.
Un fattore spesso poco considerato e a volte anche dimenticato è la collocazione di griglie e/o torrini di aspirazione dell’aria esterna e di espulsione della stessa.
Per prima cosa è necessario evitare le interferenze, ponendoli a ragionevole distanza, ma altrettanto importante risulta che l’aspirazione sia a una quota adeguata rispetto alla quota del piano terreno e ben orientata. Si ritiene che occorra di principio rispettare quanto previsto dal regolamento di igiene tipo vigente e che sia d’obbligo evitare la collocazione lungo delle strade con percorrenza veicolare intensa, privilegiando affacci a basso inquinamento. Ovviamente, la stessa accortezza va adoperata per evitare qualsiasi interferenza con canne fumarie di caldaie e stufe e qualsiasi fonte di emissione.
Nel caso in esame un sottotetto accessibile ha consentito di risolvere buona parte dei problemi relativi al piano secondo, sfruttandone gli spazi per alloggiare le principali componenti dell’impianto e di distribuire il fluido alle bocchette a soffitto inserite carotando il solaio. Anche l’unità esterna per la climatizzazione integrativa trova spazio nel vano, demolendo una piccola porzione di solaio per operare il ricircolo.
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