Problemi di umidità delle murature e intonaci macroporosi
La presenza di umidità nelle murature può avere diverse origini e dipendere da diversi fattori. Una volta individuata ed eliminata la causa è possibile procedere all'utilizzo di intonaci macroporosi che consentano l’evaporazione dell’umidità residua.
Per realizzare intonaci macroporosi ad elevata evaporazione scegliendo gli inerti ed i leganti più idonei al tipo di lavoro Tecnored propone il concentrato TRH780®. Scopri di più sul prodotto.
Comfort abitativo e presenza di umidità negli ambienti
L’umidità presente all’interno delle abitazioni è determinata, in parte, anche da un’elevata produzione di vapore da parte delle persone che le utilizzano. Attività quali cucinare, lavare asciugare il bucato sui caloriferi eccetera, producono valori indicativi che possono essere quantificati in 10 litri di acqua (sotto forma di vapore) per nucleo familiare di quattro persone/giornata.
Il mantenimento dello stato di benessere si raggiunge impedendo che l’umidità relativa dei locali non superi il 65-70%.
Valori superiori a quelli indicati provocheranno problematiche importanti quali condensazioni superficiali che favoriranno la proliferazione di microorganismi, funghi, licheni, producendo cattivi odori, degrado delle strutture ed inquinamento ambientale.
Meno dell’1%, dell’aria umida riesce ad essere smaltita attraverso la traspirazione delle murature; il 99%, pertanto, viene eliminato mediante il ricambio dell’aria (aprendo le finestre) o attraverso una cappa di aspirazione, o tramite deumidificatori e/o climatizzatori.
L’importante è prenderne coscienza, fidandosi della tecnologia e di quanto detto sopra, lasciando perdere le fantasie commerciali di chi afferma che sia necessaria e risolutiva una “respirazione dei muri”.
Quando l’umidità relativa raggiunge un valore pari al 65-70%, deve essere attivata una forma di areazione. L’ideale è un igrostato collegato ad una bocchetta di scambio con l’esterno che immette o espelle aria in relazione alla percentuale di umidità relativa riscontrata. In assenza di tecnologia sarà sufficiente areare le stanze aprendo le finestre per circa 5 minuti.
Rivestendo le pareti ed i soffitti interni con del cartongesso, oppure utilizzando un rivestimento traspirante con un coefficiente µ basso, otterremo il caratteristico effetto spugna – ciò non al fine di “far respirare il muro”, bensì per utilizzare la finitura interna come “polmone” nei momenti in cui la produzione del vapore acqueo aumenta, per poi ricederla quando la percentuale relativa ritorna entro i limiti di comfort.
Sulla traspirabilità dei materiali
Per trattare l'argomento diamo innanzitutto qualche definizione importante di µ e δv:
- µ – resistenza alla diffusione al vapore: rapporto fra la permeabilità dell’aria (190×10-9 g/s m Pa) e la permeabilità del materiale. (Numero adimensionale sempre maggiore di 1).
- δv – permeabilità al vapore: rappresenta la quantità di vapore che passa nell’unità di tempo attraverso una sezione unitaria di una parete di spessore unitario sotto una determinata differenza di pressione. (g/s m Pa – grammo/secondo metro Pascal)
In edilizia, per traspirabilità di un materiale si intende la capacità di un materiale di essere attraversato dall’aria umida.
La traspirabilità è in genere correlata alla porosità del materiale.
Tanto più un materiale è traspirante, tanto più bassa è la possibilità che si crei condensa sulla sua superficie.
La traspirabilità permette anche un migliore isolamento termico; l’aria secca, infatti, in condizioni stagnanti, costituisce un buon isolante.
La principale unità di misura impiegata viene identificata con una lettera greca: µ (mu).
Il µ è la resistenza che oppone il materiale al passaggio del vapore in relazione alla resistenza data da un metro di aria.
Si tratta quindi di una grandezza adimensionale (un coefficiente misurato empiricamente in laboratorio).
Più questo valore è basso (mai, comunque, inferiore ad 1), tanto più facilmente il vapore riuscirà ad attraversare il materiale.
Nella pratica quotidiana e nelle schede tecniche, si impiega ormai sempre più frequentemente il valore Sd, che si ottiene moltiplicando il µ del materiale per lo spessore del prodotto espresso in metri.
Si ottiene così lo spessore dello strato di aria equivalente, che oppone una resistenza uguale a quella del prodotto specifico.
Un altro modo di quantificare la capacità traspirante dei materiali è la diffusione al vapore (WDD5 “wasserdampfdurchlässigkeit” o permeabilità al vapore acqueo), cioè la quantità di acqua (espressa in grammi) sotto forma di vapore che passa attraverso un metro quadrato di membrana nelle 24 ore (gr/m2 24h).
Muri umidi e malsani, cosa fare?
Asciugare un muro umido è semplice solo in apparenza. Sembrerà banale, ma la prima cosa da fare è quella di “chiudere il rubinetto”.
Ci spieghiamo meglio: se la causa è legata alla risalita dell’acqua per capillarità, bisognerà prima bloccarne la risalita dalla base e se il muro assorbe l’acqua dal terreno addossato bisognerà preventivamente impermeabilizzarlo.
Solamente dopo, per consentire l’evaporazione dell’umidità residua, si potranno utilizzare gli intonaci macroporosi, sfruttandone appieno tutte le potenzialità.
Per gli edifici nuovi, invece, disagi quali la formazione di muffe e condense dovrebbero essere risolti preventivamente, così da poter abitare da subito i locali, anziché aspettare i tempi tecnici (generalmente 1 / 2 anni) necessari alla struttura per asciugare.
Soluzione Tecnored: Sostanza attiva e versatile per realizzare intonaci macroporosi
Il concentrato Intonaca&Deumidifica consente di realizzare intonaci macroporosi ad elevata evaporazione scegliendo gli inerti ed i leganti più idonei al tipo di lavoro da effettuare.
Si possono così realizzare intonaci con pozzolana, calce, cemento, materiali misti e altre tipologie, unitamente ad inerti del tipo cocciopesto, sabbie di cava, sabbie di fiume pietre macinate, sabbie quarzifere, cereali, e altri ancora.
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Di seguito un esempio di applicazione della soluzione proposta da TECNORED.
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