Prevenzione e politica
Ma la prevenzione è francamente difficile in un territorio come il nostro: geologicamente giovane, in continua erosione sia superficiale che costiera, in continuo assestamento tettonico e con disastrosi eventi alluvionali ricorrenti.
Quando torneremo a parlare di risoluzione delle necessità note e di prevenzione?
Due anni fa si parlava di otre 1500 richieste presentate agli organi competenti, molte delle quali composte solo dal foglio della domanda di intervento.
Così, finalmente, con l'emissione delle "...linee guida per la valutazione…", il "progetto" sarebbe tornato centrale come un tempo (ormai remoto), senza favoritismi, si disse, sulla base quindi delle effettive necessità motivate.
Non sarebbero stati più eseguiti interventi solo prevalentemente su siti in dissesto politicamente rilevanti.
Quindi #italiasicura garantiva finalmente un oculato indirizzo delle risorse disponibili, in controtendenza con una tradizione, la nostra, in cui la prevenzione politicamente, da sempre, non ha mai pagato.
Ma la prevenzione è francamente difficile in un territorio come il nostro: geologicamente giovane, in continua erosione sia superficiale che costiera, in continuo assestamento tettonico e con disastrosi eventi alluvionali ricorrenti.
I dissesti idrogeologici in Italia sono diffusi in un decimo della superficie del suo territorio, che è pari alla Liguria e alla Sicilia sommate.
Ecco alcuni dati al riguardo: dal 1945 a oggi l'Italia ha sborsato 3,5 milioni di euro all'anno, con una perdita di 5460 vite, in oltre 4000 tra frane e alluvioni.
L'Italia è tra i paesi più franosi del mondo: 486.000 delle circa 700.000 frane nei paesi dell'Unione Europea sono in Italia. Zone in dissesto idrogeologico sono presenti nell'82% dei Comuni. In circa 1100 centri urbani troviamo edifici costruiti in aree franose o golenali sulle quali insistono anche strutture strategiche quali ospedali, scuole, caserme, ecc.
Al contrario, in passato invece che di prevenzione si è sempre sentita proporre dalla politica la costruzione di grandi infrastrutture viarie, stradali, ferroviarie, di ponti grandiosi e mai dello studio, del monitoraggio cioè del controllo delle aree instabili o a rischio e di interventi risolutivi.
Dal 1948 ad oggi nel nostro paese sono morte oltre 1500 persone per alluvioni.
Quindi quale proposta migliore fu quella del Governo che, con #italiasicura, avrebbe iniziato con noi Ingegneri, con i Geologi e con la Rete delle Professioni Tecniche a dare linee per la valutazione delle progettazioni, quindi proposte di risoluzione dei problemi reali incombenti?
Cosicché il nostro C.N.I. presentò due proposte: una riguardante la "...difesa dalle alluvioni, la prevenzione dei dissesti di origine idraulica e per la difesa delle coste" e l'altra per la "mitigazione del rischio di frane", con le quali (e con altri contributi) #italiasicura confezionò lo strumento delle "linee guida" formato da 12 schede che, a primo avviso, sembrano la generalizzazione di principi universalmente eticamente riconosciuti "eco/bio ottemperanti".
Invece no. Ogni concetto è una guida totalizzante per cui i princìpi diventano argomenti ineludibili. Soprattutto la valutazione dei progetti è regolata con determinazione per finalizzare, con correttezza, le risorse economiche.
Vorremmo che questo nostro lavoro non si interrompa in #italiasicura. Noi ci crediamo.
Speriamo che la “politica” non si distragga dai suoi buoni propositi.
È vero anche che le intenzioni sono state in parte assorbite, nell’ultimo periodo, dal terremoto dell'Italia centrale.
Dovrebbero quindi essere presi impegni seri: le questioni che riguardano la sicurezza rispetto ai fenomeni naturali come anche le strutture tecniche dedicate, i processi in atto e i finanziamenti per le necessità naturali dovranno rimanere estranei alla competizione elettorale.
Delegato alla Cultura - Referente per il Centro Studi, per la Geotecnica, il Rischio Idrogeologico, il Consolidamento e il Restauro degli Edifici, la Divulgazione Scientifica.
Dissesto Idrogeologico
Degrado ambientale dovuto principalmente all'attività erosiva delle acque superficiali, in contesti geologici naturalmente predisposti o per cause antropiche.
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