Prevenzione antisismica del costruito grazie all'utilizzo di esoscheletri

Progettazione sismica innovativa: gli esoscheletri offrono una resistenza ottimale alle forze causate dai terremoti

Il Professor Stefano Pampanin (Università Roma La Sapienza) è intervenuto nel corso dell'evento "Prevenzione antisismica del costruito", svoltosi a Bologna il 25 gennaio scorso, toccando diversi punti sulla sicurezza delle strutture

Una delle prime riflessioni del Prof. Pampanin riguarda l'evoluzione del concetto di resilienza nell'ambito accademico e professionale. Egli sottolinea come il termine "resilienza" stia cedendo il passo a "ripresa", indicando un cambiamento di prospettiva che riflette una visione più dinamica e proattiva nella gestione dei rischi e delle crisi. Questo cambiamento non è casuale, ma è il risultato di decenni di studio e analisi scientifiche che hanno portato a una migliore comprensione dei concetti di resilienza strutturale e gestionale.

Un punto chiave del discorso del Prof. Pampanin riguarda l'importanza del ritorno a una mentalità di pensiero non lineare nell'ambito dell'ingegneria. Egli evidenzia come, nonostante i progressi tecnologici, sia fondamentale mantenere la capacità di ragionare in modo flessibile e adattabile, specialmente quando si tratta di valutare la sicurezza strutturale. Questo approccio permette agli ingegneri di anticipare e gestire in modo più efficace le possibili criticità e i rischi.

Il discorso del Prof. Pampanin si spinge oltre, affrontando anche la sfida della comunicazione efficace delle complesse tematiche ingegneristiche al grande pubblico. Egli sottolinea l'importanza di trasmettere una cultura di base della sicurezza strutturale e sismica, al fine di coinvolgere attivamente la comunità nella promozione della resilienza delle infrastrutture e degli edifici.

Prevenzione antisismica del costruito: criteri e tecniche di ricostruzione dei beni storici crollati o sismolesi
Il 25 gennaio a Bologna si è tenuto un seminario gratuito sulla prevenzione antisismica del costruito, che si è focalizzato in particolare sui criteri e le tecniche di ricostruzione dei beni storici crollati o sismolesi. Di seguito gli approfondimenti.
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La Nuova Zelanda ha offerto al mondo una visione audace e innovativa nell'approccio alla programmazione nazionale, attraverso un metodo che potremmo definire come "scientifico". È un approccio che sfrutta le competenze tecniche e la ricerca per sviluppare programmi governativi orientati allo stato dell'arte e alla massimizzazione degli obiettivi. Questo metodo, fondato sulla base del metodo scientifico, ha dimostrato di essere efficace nell'affrontare sfide complesse e nell'ottenere risultati tangibili.

Al centro di questa metodologia c'è un'analisi rigorosa e approfondita delle risorse disponibili, degli obiettivi da raggiungere e delle metodologie da adottare. La Nuova Zelanda ha compreso che il successo di qualsiasi programma nazionale dipende dalla sua progettazione precisa e dalla sua esecuzione mirata. Non si tratta solo di ideare piani ambiziosi, ma di tradurli in azioni concrete e efficaci.

Una delle innovazioni più significative introdotte dalla Nuova Zelanda è stata la programmazione nazionale basata sulla "curva di capacità spostamento". Questo strumento non solo fornisce un indice di sicurezza strutturale, ma consente anche di calcolare le perdite economiche attese in caso di eventi calamitosi. È un esempio chiaro di come la ricerca scientifica possa essere applicata con successo alla gestione dei rischi e alla pianificazione del territorio.

Tuttavia, l'implementazione di queste metodologie non è priva di sfide. La traduzione e l'adattamento dei concetti neozelandesi alla realtà italiana hanno incontrato resistenze e ostacoli. Ciò dimostra che non è sufficiente avere idee innovative, ma è altrettanto importante avere la volontà politica e la capacità istituzionale per attuarle con successo.

Il caso italiano offre un esempio di come la resistenza al cambiamento possa influenzare l'adozione di nuove pratiche e approcci. Tuttavia, è essenziale superare queste resistenze e adattare le migliori pratiche internazionali alla propria realtà nazionale.

In questo contesto, l'approccio innovativo alla progettazione sismica è diventato cruciale per garantire la sicurezza delle persone e la durabilità delle strutture.

Il Professor Pampanin sottolinea come l'uso di tecnologie innovative come gli "esoscheletri" strutturali possa rivoluzionare il modo in cui affrontiamo la progettazione sismica. Gli esoscheletri, che prendono ispirazione dall'esoscheletro umano, sono progettati per offrire una resistenza ottimale alle forze sismiche, proteggendo allo stesso tempo gli abitanti e riducendo l'impatto ambientale.

Ma l'innovazione non si ferma alla sola componente strutturale. Pampanin propone l'integrazione di una "maschera energetica", un sistema che non solo protegge dalle forze sismiche, ma che contribuisce anche alla riduzione dei consumi energetici degli edifici, garantendo una maggiore sostenibilità ambientale.

Infine, il Professor Pampanin invita a un cambio di paradigma nella progettazione sismica, spingendo per un approccio che miri a un "danno controllato" durante eventi sismici significativi. Questo approccio, oltre a garantire una maggiore sicurezza, potrebbe anche ridurre i costi di ricostruzione e migliorare la resilienza delle comunità.