Pompe di calore e decarbonizzazione: una sfida possibile anche per l’industria
Le pompe di calore sono una tecnologia chiave per la decarbonizzazione, sia nel residenziale che nell’industria, dove possono coprire fino al 25% del fabbisogno termico. L’integrazione con rinnovabili e accumuli offre nuove opportunità per efficienza e flessibilità energetica.
La decarbonizzazione è oggi una delle parole chiave più ricorrenti quando si parla di transizione energetica, e anche nel contesto dell’evento "Heat Pump Technologies", tenutosi a Milano il 2 e 3 aprile, il tema è stato affrontato in modo concreto. Daniele Forni, Responsabile Tecnico di FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), ha evidenziato il ruolo sempre più centrale delle pompe di calore in questo processo, sia in ambito residenziale che industriale.
Residenziale: un mercato in espansione
Nel settore residenziale, le pompe di calore stanno vivendo un vero e proprio boom. La crescita del mercato è visibile a occhio nudo, e molti cittadini iniziano a percepire direttamente i benefici, sia economici che ambientali, dell’elettrificazione del riscaldamento domestico. È un segmento dove la decarbonizzazione è già una realtà in rapido consolidamento.
Industria: un potenziale ancora inespresso
Diverso, ma altrettanto cruciale, è il discorso per il comparto industriale. Secondo Forni, il calore industriale rappresenta una componente significativa delle emissioni in Italia, con circa 85 megatonnellate di CO₂ all’anno. Di queste, fino al 25% potrebbe essere ridotto utilizzando pompe di calore di nuova generazione, già disponibili o in fase di immissione sul mercato.
Durante la fiera si è potuto osservare un notevole fermento in questo ambito: diverse aziende hanno presentato soluzioni in grado di operare oltre i 100°C, ben al di là dei tradizionali 70-80°C. Si tratta di una vera e propria rivoluzione per i processi industriali che richiedono alte temperature.
Impatto sulle infrastrutture e sulla rete
Un’elettrificazione spinta del settore industriale, però, solleva anche interrogativi sull’impatto che ciò avrà sulla rete elettrica nazionale. “Si tratta di uno stress-test importante per le infrastrutture energetiche del nostro Paese”, ha sottolineato Forni. Tuttavia, è proprio in questa sfida che si cela anche un’opportunità.
Grazie all’integrazione di sistemi di accumulo termico a media o alta temperatura, le imprese non solo potrebbero rendersi più autonome dal punto di vista energetico, ma anche offrire servizi di flessibilità alla rete, facilitando l’integrazione delle energie rinnovabili.
Autoproduzione e autoconsumo: sinergie vincenti
Infine, Forni ha posto l’accento sulla possibilità di combinare pompe di calore con impianti di produzione rinnovabile on-site, come fotovoltaico e, in alcuni casi, eolico. Questa sinergia permetterebbe alle imprese di aumentare l’autoconsumo, ridurre i costi e sfruttare al meglio la flessibilità energetica, contribuendo al tempo stesso alla stabilità del sistema elettrico nazionale.
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