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Politiche marittime, il CNI presenta le sue proposte a CONFITARMA

il CNI presenta le sue proposte di politica marittima a CONFITARMA (soociazione degli armatori italiani)

Efficaci processi di ingegnerizzazione marittima ecosostenibile e semplificazioni razionali, alcune delle soluzioni proposte dal CNI  per rilanciare il settore marittimo italiano  

Un tema importante quello delle opere e attività marittime soprattutto per un Paese come l’Italia circondato da oltre 8000 km di litorale, costellato da pregevoli località turistiche, e posizionato centralmente nell’area mediterranea.
 
E su questo argomento il CNI ha le idee chiare.
 
L’occasione per parlarne è stato l’incontro tra il CNI e CONFITARMA, l’Associazione degli armatori italiani, avvenuto lo scorso 10 febbraio, durante il quale l’ing. Angelo Valsecchi e l’ing. Attilio Tolomeo del Gruppo di Lavoro “Opere Marittime e Portuali" del CNI hanno presentato quelle che sono le principali linee programmatiche sul tema delle opere e attività marittime definite in un documento approvato lo scorso 14 febbraio dal CNI.
Positivo l’incontro tra le due associazioni che ha costituito le basi per una futura collaborazione sui temi comuni.
 
Gli obiettivi principali di politica marittima del CNI
Dal documento programmatico del CNI sulle tematiche marittime quattro sono i punti in cui si possono sintetizzare gli obiettivi principali di politica marittima ed illustrati nell’occasione:
·Semplificazione normativa e burocratica
· Accorpamento delle competenze in un unico Ministero delle Politiche Marittime
·Redazione del Piano di Azione italiano per la razionalizzazione della rete infrastrutturale e marittima
· Costituzione del Patto Tecnico del Mediterraneo.
 
Obiettivi che hanno sullo sfondo uno scenario, quello del settore marittimo italiano, che necessita di un grande cambiamento capace di dare al nostro Paese una preziosa opportunità di sviluppo e crescita, attraverso la promozione di efficaci processi di ingegnerizzazione marittima ecosostenibile e di semplificazioni razionali, finalizzati alla gestione ottimale del mare e delle coste ed alla conservazione degli stessi.
 
Secondo il CNI risulta quindi necessario promuovere una Politica Marittima che favorisca e sostenga una cultura tecnico-gestionale del settore marittimo rivolta alla semplificazione normativa, alla razionalizzazione e ottimizzazione dell'utilizzo del mare e delle coste, alla diffusione, anche tra gli altri Paesi mediterranei, della consapevolezza delle conseguenze trasversali di ciascun attività marittima.
 
Per far questo sarà necessario promuovere la formazione di una classe di professionisti, altamente specializzati nei temi marittimi e capaci di coglierne e gestirne le interconnessioni. Non meno importante sarà superare la frammentazione delle competenze marittime tra più Uffici attraverso l'accorpamento in un'unica Amministrazione in grado di gestire globalmente la trasversalità dei processi sottesi a ciascuna delle molteplici attività marittime.
 
Questi solo alcuni dei punti affrontati del documento programmatico del CNI e che riportiamo per completezza di seguito.
 
Tra i vari aspetti la Politica Marittima non può prescindere dal promuovere tra i Paesi mediterranei la condivisione e l'implementazione di standard tecnici per la pianificazione e la gestione dei processi marittimi a favore del "lavoro ecosostenibile" nel Mediterraneo e sulle relative coste, tali da assicurare la conservazione del patrimonio-mare alle generazioni future, e consentire lo sviluppo razionale e condiviso dell'economia del mare, secondo il moderno approccio dinamico e competitivo con i mercati mondiali.
 
L'accorpamento presso un unico Ente statale (Ministero delle Politiche Marittime) di tutte le competenze relative al settore marittimo, dalle coste ai porti, dalle navi alla pesca e al diporto, dai problemi di inquinamento del mare, di sicurezza del lavoro e della navigazione (vd. incidente nave Concordia) a quelli impiantistici e a quelli gestionali, consentirebbe a un Paese come l'Italia, dalle grandi potenzialità marittime e geograficamente strategico nel Mediterraneo e rispetto ai corridoi europei, di prevedere e gestire nel tempo, in modo dinamico, rapido e competitivo, le molteplici e trasversali connessioni causa-effetto dei processi marittimi.

Tale obiettivo consentirebbe per al nostro Paese una grande semplificazione e razionalizzazione gestionale del comparto marittimo che recherebbe un notevole risparmio dei costi impliciti in una gestione frammentata e una straordinaria opportunità di sviluppo tecnico-economico.

L'opportunità di una gestione complessiva ed organica dei processi marittimi costituisce a sua volta il presupposto per l'implementazione di standardizzazioni operative e revisioni normative in prospettiva di un auspicabile Testo Unico Marittimo, capace di disciplinare in modo organico, dinamico, ma efficace, l'intero settore marittimo e di costituire il presupposto per attribuire al nostro Paese il ruolo di promotore di una moderna ed efficace armonizzazione normativa tra Paesi mediterranei in grado di rilanciare l'economia e i comparti tecnici e lavorativi connessi al mare, dai quali l'Italia non può prescindere per la sua posizione di penisola baricentrica nel Mediterraneo.

 
È obiettivo fondamentale di un'efficace politica marittima promuovere, altresì, la diffusione di una cultura marittimaimpegnata a formare e a mantenere costantemente aggiornati professionisti e funzionari pubblici in un processo di formazione continua che arricchisca le conoscenze tecniche specialistiche e le opportunità lavorative di ognuno di essi, ma specialmente dei tecnici più giovani, con una visione d'insieme sempre più dettagliata e una sempre maggior consapevolezza delle conseguenze che ciascun processo marittimo determina o può determinare
 
La condivisione di un bacino ristretto tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo rende auspicabili, e per molti aspetti necessari, la condivisione e la diffusione di analoghi processi formativi anche tra i tecnici di detti Paesispecialmente con riferimento a temi come la tutela dall'inquinamento marino, la riorganizzazione sostenibile della pesca e la sicurezza della navigazione e delle coste rispetto a incidenti navali per i quali non è possibile prescindere da strategie e piani tecnico-gestionali comuni e, quindi, da sempre più diffusa e condivisa consapevolezza marittima mediterranea.
 
II coinvolgimento degli Ordini degli Ingegneri (per esempio, mediante le rispettive Commissioni Marittime provinciali) con il coordinamento del CNI, appare determinante per il conseguimento dell'importante obiettivo di una politica marittima tesa alla diffusione delle conoscenze, all'armonizzazione degli approcci alle tematiche marittime, ma anche, proprio attraverso il contributo degli ingegneri direttamente impegnati in tale settore, a cogliere le criticità, i vuoti normativi, le proposte innovative e a favorire, in definitiva, i processi finalizzati al miglioramento continuo, alla razionalizzazione e semplificazione gestionale, e al potenziamento delle opportunità lavorative anche con l'individuazione di nuovi ambiti di impiego per le risorse umane formate in modo innovativo per il settore marittimo e, quindi, a beneficio soprattutto dei giovani tecnici.
Segnatamente per gli ingegneri, all'evidenza di una formazione marittima deve corrispondere il riconoscimento di una titolarità professionale non sempre garantita a seguito della frammentazione delle competenze e della sovrapposizione tra normative italiane e comunitarie.
 
Ulteriore obiettivo, intrinsecamente connesso con tutti i contenuti della politica marittima è la conservazione del Mediterraneo, quale patrimonio e fonte di reddito soprattutto per i Paesi che su di esso si affacciano, ma anche per quelli che proprio attraverso esso esercitano interessi economici, commerciali, militari o diportistici.
 
Sviluppare l'insieme delle attività e dei processi tecnici e gestionali nel rispetto dell'ambiente marino, cioè l'ingegnerizzazione ecosostenibile del Mediterraneo, costituisce un obiettivo da promuovere non solo in Italia, ma ovviamente anche presso tutti i Paesi che su tale mare si affacciano, indipendentemente dall'appartenenza o meno alla Comunità Europea, attraverso un Patto Tecnico Mediterraneoche, indipendentemente dalla normativa specifica di ciascuno Stato costiero, promuova la diffusione della cultura marittima, l'implementazione e l'aggiornamento di procedure standardizzate e condivise, nonché di norme armonizzate per l'utilizzo e per la gestione dello stesso mare.
Il Patto Tecnico Mediterraneo, adottando i criteri dell'ingegnerizzazione sostenibile del Mediterraneo, dovrebbe sostituire il diffuso criterio dell'imposizione di divieti con un moderno approccio basato sull'ottimale utilizzazione del mare e dei litorali, promuovendo standardizzazioni nella valutazione dell'inquinamento marino da terra e dalle navi e dai galleggianti in genere, favorendo un'innovazione radicale dei criteri di gestione della pesca nel Mediterraneo alla quale va riconosciuta una elevata valenza sociale, economica e culturale. Questi criteri necessitano però di un globale riesame per l'individuazione e la gestione dei comportamenti dannosi all'ambiente marino e per il riconoscimento di benefici funzionali e fiscali a quanti anche nel diporto nautico e nella pesca, sostituiscano unità obsolete con altre progettate nel rispetto di nuovi standard ingegneristici moderni da armonizzare tra i Paesi mediterranei o utilizzino tecnologie ecologiche nello svolgimento di attività che potrebbero rappresentare una potenziale fonte di inquinamento marino costiero.
 
A tal fine andrebbe costituita tra i Paesi costieri, una task-fleet tecnicain grado di monitorare i processi marittimi in atto, di controllare l'efficacia delle modalità di fruizione congiuntamente condivise ed adottate, e di fornire indicazioni per le eventuali revisioni, oltre che di individuare e supportare tempestivamente interventi in caso di incidenti e di attività pregiudizievoli per l'ambiente marino e per le coste.
 
Nell'ambito prettamente italiano è altresì necessario riorganizzare lo rete infrastrutturale e dei portiottimizzando percorsi e funzioni per ogni elemento nel contesto locale, regionale, nazionale, europeo e mediterraneo e, conseguentemente, indirizzare gli eventuali finanziamenti.
Un valido, economico ed efficace piano di azione nazionale, al pari di ogni attività di progettazione, deve però essere basato su una approfondita conoscenza dello stato attuale che però risulta non aggiornato, profondamente carente di informazioni ed assolutamente scoordinato per i motivi innanzi esposti e riconducibili alla frammentazione delle competenze politico-amministrative nel settore marittimo.
 
Il CNI potrebbe promuovere la mappatura dello stato delle infrastrutture portuali e delle coste italiane con la collaborazione degli enti competenti (Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Autorità Marittima, ecc.) e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che, nell'ambito della strategia della Commissione Europea per lo sviluppo di una nuova politica marittima integrata finalizzata a rafforzare il ruolo che il mare e le vie d'acqua hanno nella società e nell'economia italiana ed internazionale, ha istituito la Piattaforma Tecnologica Nazionale Marittima.