PNRR: una lettura “sociale” con prospettive per i professionisti tecnici
8 miliardi di euro dei fondo sarà destinato ai lavori pubblici: lavori che necessiteranno di molteplici attività progettuali e di direzione lavori specifica.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dal Governo è stato trasmesso in data 30 aprile all’Unione Europea per una, ci auguriamo, sollecita validazione.
Questo piano di riforme e di investimenti sarà il volano per la ripartenza post pandemica dell’economia continentale e, nello specifico, per la ripresa nazionale dell’Italia, il “malato” d’Europa.
Il nostro Stato è il maggiore beneficiario dei fondi continentali stanziati dall’Unione Europea. Su di noi s’appuntano l’attenzione, le aspettative e, non va scordato, una dose di scetticismo degli osservatori internazionali. Riuscire ad utilizzare concretamente e coerentemente queste risorse nei tempi dati è la sfida che il Sistema Italia dovrà affrontare e vincere da qui al 2026.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Il PNRR è un documento articolato e corposo: il dossier, consultabile al sito governo.it, consta di quasi trecento pagine a cui si aggiungeranno strumenti attuativi e disposizioni operative dedicate a ciascuna delle “missioni” che il Piano stesso persegue. In termini economici si tratta d’immettere nel tessuto sociale nazionale più di duecento miliardi di fondi dell’Unione Europea. Risorse che, con l’integrazione di ulteriori disponibilità nazionali spesso “dormienti”, formeranno nel quinquennio 2021-2026 un volano per la ripresa vicino ai trecento miliardi di euro.
Circa la potenza di fuoco nulla c’è da aggiungere: le cifre, impressionanti, si commentano da sé.
Un approccio socioeconomico ambizioso
Quello che desta interesse nella proposta di PNRR, ora all’attento vaglio di Bruxelles, è l’ambizione di proporre interventi coordinati e organici. Iniziative che possano, al di là di ciascun filone di finanziamento o della singola opera pubblica, fornire effetti a cascata. Risultati derivanti dall’integrazione nel concetto di “missione”, anzi “missioni”, di finalità diverse ma vicendevolmente potenziabili.
In quest’ottica, a titolo di esempio, si illustrano brevemente alcune iniziative del PNRR previste nella “missione 4 - istruzione e ricerca” e nella “missione 5 - inclusione”. Le chiavi di lettura sono due tra le finalità principali del piano: la lotta alla denatalità e l’incremento dell’occupazione femminile. Elementi fondamentali per un miglioramento del quadro sociale secondo coesione ed equità.
A seguire vedremo le potenziali ricadute per i professionisti tecnici, architetti e ingegneri innanzitutto, in termini di opportunità di lavoro generate dal Piano.
La lotta alla denatalità e il potenziamento dell’occupazione femminile: interventi e opere correlate
La “missione 4 - istruzione e ricerca” (fonte sito governo.it, documento “riforme e investimenti nelle singole missioni del PNRR”) illustra come l’Italia utilizzando le risorse dell’Unione perseguirà, i seguenti obiettivi:
1. Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione
1.1 Piani per asili nido e scuole materne (stanziamento € 6,44 miliardi)
1.2 Piano di estensione del tempo pieno e mense (stanziamento € 0,96 miliardi)
1.3 Potenziamento infrastrutture per lo sport a scuola (stanziamento € 0,30 miliardi)
Si tratta di quasi otto miliardi di euro destinati a interventi di taglia piccola o media, quindi territorialmente diffusi e, come sovente capita, potenziabili in termini finanziari mediante la compartecipazione alla spesa da parte degli enti.
Le finalità socioeconomiche sopra accennate, sono così declinate nel Piano:
“Il PNRR sviluppa con le sue missioni le priorità della strategia nazionale per la parità di genere 2021- 2026. Le articola in un ampio programma volto sia a favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro, direttamente o indirettamente, sia a correggere le asimmetrie che ostacolano le pari opportunità sin dall’età scolastica. La Strategia e il PNRR tengono conto dell’attuale contesto demografico, in cui l’Italia è uno dei paesi con la più bassa fecondità in Europa (1,29 figli per donna control’1,56 della media UE), e si inseriscono nel percorso di riforma e investimento sulle politiche per promuovere la natalità avviato col Family Act. Per non mettere in condizione le donne di dover scegliere tra maternità e carriera, sono previste nel PNRR misure di potenziamento del welfare, anche per permettere una più equa distribuzione degli impegni, non solo economici, legati alla genitorialità.”
Questi obiettivi troveranno concreta realizzazione sia tramite gli elencati investimenti in opera pubbliche (“missione 4”), sia con le politiche della “missione 5 - inclusione”. Tra queste: il sostegno all’imprenditorialità femminile, progetti sull’housing sociale e, non ultimo, misure di aiuto per i caregiver, spesso donne in fascia d’età lavorativa.
L’Europa, non va dimenticato, con il Recovery Plan, impone precise regole ai singoli stati nazionali. Si richiede un costante monitoraggio dei risultati via via raggiunti, imponendo parametri anche quantitativi a cui legare la regolare prosecuzione dell’erogazione dei fondi europei.
Questo comporterà una marcia spedita degli interventi di programmazione, progettazione, esecuzione e messa in funzione delle opere pubbliche destinatarie dei fondi U.E., interventi che dovranno rispettare precise scadenze.
Le opportunità correlate per i professionisti tecnici
Le richiamate risorse, otto miliardi di euro, corrispondono a diverse miglia di interventi sparsi per la Penisola: lavori pubblici che necessiteranno di molteplici attività progettuali e di direzione lavori specifica.
Questo significa che assisteremo già nella seconda parte del 2021 ad un incremento dell’affidamento di “Servizi di architettura e ingegneria ed altri servizi tecnici “(riferimenti articoli 3 e 46 del Codice, D.lgs 50-2016) da parte dei Comuni, delle Province e delle altre stazioni appaltanti pubbliche.
Il tutto in un quadro di alleggerimento procedurale degli affidamenti, attivato con la Legge 120-2020 “Semplificazioni”, e quasi certamente confermato dagli imminenti decreti in tema di affidamenti.
Le stazioni appaltanti, anche per tramiti dei RUP (responsabili unici dei procedimenti) avranno un compito fondamentale nella programmazione ed attuazione dei lavori pubblici finanziati, questo anche con approccio manageriale. L’assimilazione del RUP al project manager, già tratteggiata dalla normativa, diverrà pregnante in presenza di tempi contingentati e attività di monitoraggio e controllo, quest’ultima probabilmente coordinata dalla Stato centrale per l’intera filiera degli investimenti.
L’efficienza ed efficacia dell’azione degli uffici tecnici interni si misurerà anche nella scelta dei professionisti incaricati per i progetti, le direzioni lavori, i collaudi, ma anche, attività tecniche complementari e supporto al RUP.
Nel rispetto del corretto principio di rotazione nell’affidamento degli incarichi avremo un mercato molto attivo nel settore dei servizi tecnici per la pubblica amministrazione. Ambito che, al di là delle capacità professionali usuali dell’architetto, dell’ingegnere, del geometra e del perito, richiede aggiornamento e metodo specifici in ragione delle peculiarità del committente e del contesto operativo. Un arricchimento delle capacità del professionista che può rimanere come valore trasversale per tutte le attività quotidiane.
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