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Pioggia di riforme urbanistiche in arrivo: ecco cosa bolle in pentola

prospettive future per la normativa urbanistica italiana

Si profilano molte ipotesi di riforma relative al settore edilizio italiano, primo tra tutti la riforma costituzionale che potrebbe cambiare radicalmente il Titolo V e la ripartizione delle competenze in materia di governo del territorio.

Il governo in carica nel frattempo ha portato avanti altri progetti di riforma e semplificazione delle procedure e, in particolare ci si riferisce alla semplificazione paesaggistica e alla revisione delle procedure e categorie d'intervento edilizio.
In aggiunta, sembra prossima l’emanazione del famigerato Regolamento Edilizio Tipo, con valenza di principio a livello nazionale, sul quale le Regioni avranno possibilità di integrarne il recepimento nei propri territori, dilatando i tempi di entrata in vigore effettiva.
Diciamo che una riforma compiuta da questo Governo riguarda la procedura amministrativa della SCIA, con cui ha revisionato e uniformato alcuni aspetti burocratici e applicativi.

Nel momento in cui sto scrivendo l’iter delle due riforme di semplificazione edilizia e paesaggistica sta proseguendo tra uno scambio di parere e l’altro tra organi istituzionali.
C'è pure il concreto rischio che queste possano interrompersi a causa del possibile esito negativo sulla riforma costituzionale, in quanto ad oggi non è dato sapere il destino politico del governo che le sta portando avanti.

Sicuramente le due riforme di semplificazione presentano novità positive e di effettivo miglioramento applicativo a favore del cittadino e dei tecnici professionisti coinvolti nel processo amministrativo per le pratiche edilizie.
Si assisterà ad una novità rilevante nelle pratiche edilizie, ad esempio la CILA assumerà un ruolo preferenziale e residuale rispetto alla SCIA, al contrario di come avviene adesso.
Nella materia paesaggistica saranno integrate molto le categorie di interventi sottoposto al regime semplificato, e anche di quelle esonerate dalla richiesta preventiva di nulla osta da parte delle sovrintendenze.

L'esito positivo della riforma costituzionale porterà a revisionare profondamente la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, in particolare la materia del governo del territorio tornerebbe ad essere di esclusiva competenza statale. Questa impostazione cambierà moltissimo l'attuale impianto applicativo dell'urbanistica ed edilizio.

Senza voler dare indicazioni di voto a questa Riforma, c’è una criticità che mi preme rilevare: nell’ambito del Governo del territorio lo Stato si riserva la facoltà di delegare alle Regioni le materie di competenza legislativa esclusiva, a condizione che la Regione sia in condizione di equilibrio nel proprio bilancio, e tra queste anche il Governo del Territorio.
E’ un aspetto che lascia qualche perplessità in quanto si potrebbe correre il rischio di passare da una disciplina urbanistica regionale a una statale, sicuramente diverse o incongruenti tra loro; senza tema di smentita, potremmo ottenere un permesso di costruire di cui le procedure a variante possono subire “varianti amministrative” in corso d’opera.
Gioco di parole forzato, lo ammetto, ma non è da escludere niente; mi piacerebbe avere una risposta nel momento in cui una qualsiasi regione passi ad avere una situazione di conti fuori ordine nel giro di pochi anni.

In ultima analisi ritengo che, a prescindere dall’esito delle urne su questa riforma costituzionale, si debba avviare subito la più coraggiosa riforma necessaria, ovvero un nuovo testo unico normativo sulla pianificazione territoriale. Legislazioni regionali a parte, nell’attuale 2016 l’impianto normativo in materia di pianificazione è costituito dai pochi brandelli sopravvissuti della vecchia Legge Fondamentale n. 1150/42.