Data Pubblicazione:

Piani comunali di Protezione civile: non sono solo uno strumento per le emergenze

I Piani comunali di protezione civile non sono solo uno strumento per fronteggiare le emergenze, ma rappresentano anche uno strumento di conoscenza approfondita dei rischi che gravano sul territorio, quindi un’opportunità - ad esempio - per pianificare strategie per rendere il territorio meglio attrezzato ad affrontare le calamità e anche per stimolare i cittadini a migliorare la sicurezza sismica e strutturale delle case in cui vivono. Sono alcuni dei concetti evidenziati dai Professori Edoardo Cosenza e Andrea Prota, rispettivamente Presidente e Consigliere Segretario dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, intervenuti come relatori al convegno per la presentazione del progetto Protezione Civile 2.0 – Comune Sicuro, svoltosi nella sede della Regione Campania al Centro direzionale.

cosenza_prota-alla-regione.jpgI Piani comunali di protezione civile non sono solo uno strumento per fronteggiare le emergenze, ma rappresentano anche uno strumento di conoscenza approfondita dei rischi che gravano sul territorio, quindi un’opportunità - ad esempio - per pianificare strategie per rendere il territorio più “resiliente” e cioè meglio attrezzato ad affrontare le calamità e anche per stimolare i cittadini a migliorare la sicurezza sismica e strutturale delle case in cui vivono. Sono questi alcuni dei concetti evidenziati dai Professori Edoardo Cosenza e Andrea Prota, rispettivamente Presidente e Consigliere Segretario dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, intervenuti come relatori al convegno per la presentazione del progetto Protezione Civile 2.0 – Comune Sicuro, organizzato nel pomeriggio di giovedì 24 maggio nella sede della Regione Campania al Centro direzionale.
Il progetto (VEDERE QUI L'ARTICOLO DI PRESENTAZIONE DI INGENIO NAPOLI) intende offrire a tutti i Comuni, anche e soprattutto aI più piccoli, l’opportunità di poter elaborare, sviluppare, implementare e gestire il loro Piano di protezione civile comunale.
In apertura dei lavori l’Ingegner Fabrizio Curcio, dal 2015 al 2017 capo del Dipartimento della Protezione Civile, ha illustrato l’iter che ha portato al varo del Nuovo codice della Protezione Civile, entrato in vigore all’inizio di quest’anno, un percorso che ha avuto un’accelerazione probabilmente anche per effetto del clima emotivo venutosi a creare per gli eventi sismici del 2016 in Italia Centrale. Un impegno che ha visto un confronto continuo fra istituzioni, Ordini professionali, centri di ricerca, associazioni, enti locali e territoriali. Succesivamente l'Ingegner Curcio ha rilanciato a Ingenio Napoli un'ampia intervista per illustrare i criteri e le innovazioni salienti del nuovo Codice della Protezione civile.
Il territorio della Provincia di Napoli - ha ricordato il Presidente Cosenza, che ha presentato una relazione sul tema “Il ruolo dei Tecnici nei Piani di Protezione Civile” - è caratterizzato da densità demografiche da record ed è esposto fortemente a tutte e tre le tipologie di rischio naturale: vulcanico, sismico, idrogeologico.
Ma molto può essere fatto per questo territorio, anche avvalendosi delle indicazioni fornite protezione-civile_copertina-linee.jpgdelle linee guida della Protezione civile per la redazione dei Piani di emergenza comunale, varate dalla Regione Campania nel 2013 (SCARICABILI QUI), quando il Presidente degli Ingegneri ricopriva la carica di Assessore regionale al ramo.
In quel documento, per esempio, si raccomandava di progettare o rinforzare i solai degli edifici in modo che possano resistere a sovraccarichi di ceneri e materiali piroclastici in caso di eruzione vulcanica. Una scelta che ridurrebbe drasticamente il rischio di crolli da sovraccarico e quindi porterebbe anche alla riperimetrazione e quindi alla riduzione delle zone a maggior rischio.
Quanto alle azioni per la “resilienza del territorio”, interventi di adeguamento delle infreastrutturazioni viarie renderebbero più agevole tanto l’evacuazione, quanto l’arrivo dei soccorsi, con un effetto positivo comunque sulla vivibilità dei territori stessi, anche in assenza di eventi calamitosi.
In definitiva, ha sottolineato Edoardo Cosenza, il ruolo dei tecnici nei piani di protezione civile, può essere strategico non solo per pianificare interventi standard, ma anche per azioni di salvaguardia nei confronti di rischi meno evidenti. Un caso tipico è quello del rischio che deriva dal deposito di strati sottili di cenere, a cui possono essere esposte, per effetto dei venti, le aree più distanti dalle zone direttamente colpite dagli effetti di eruzioni vulcaniche. Tuttavia si tratta di un rischio ugualmente preoccupante per la possibilità di compromissione delle linee ad alta tensione oppure degli impianti tecnologici dei presidi ospedalieri.
Andrea Prota ha svolto una relazione sul tema “Il piano di protezione civile come strumento per la prevenzione del rischio sismico”, sottolineando che esso consente ai cittadini di conoscere con certezza sostenuta da rilevazioni scientifiche e analisi statistiche il livello di sicurezza in caso di terremoto delle case in cui vivono. Una conoscenza che potrà anche indurre i cittadini a prevenire il rischio sismico a cui sono esposte le case in cui vivono avvalendosi di incentivi fiscali per il consolidamento degli edifici, come il Sismabonus, magari in “combinato disposto”, con l’Ecobonus, che premia gli interventi di efficientamento energetico.
Il ricorso al Simabonus, inoltre, potrebbe anche favorire la riduzione dei premi per l’assicurazione degli edifici contro il rischio sismico, con ulteriori vantaggi nel caso tali polizze diventassero obbligatorie.
Insomma, i piani comunali sono ben più che una misura di emergenza, ma possono rappresentare un prezioso strumento di conoscenza del territorio di cui tutti i cittadini dovranno avvalersi con la maggior semplicità possibile.
Il traguardo è infatti arrivare, come ha evidenziato il tecnologo Dimitri Dello Buono del Consiglio nazionale delle ricerche, a piani comunali di protezione civili quasi “social”, ossia accessibili con facilità attraverso la rete e tali da poter concretamente e facilmente guidare i cittadini a capire che cosa fare e come farlo – e non solo in caso di emergenza - “senza necessità di un manuale operativo, proprio come - ha concluso - non hanno un manuale operativo i più diffusi social network come Facebook, Twitter o Instagram, il cui uso diventa facile ed istintivo anche per effetto del passaparola”.