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Per Italcementi il riconoscimento CSC all'impianto di Matera è un punto di partenza per il futuro

L'impianto di Matera di Italcementi ha ottenuto la certificazione CSC, riconoscimento che vuole promuovere la trasparenza e la sostenibilità del settore calcestruzzo.

Lo specialista di sistemi di sostenibilità di Italcementi Giovanni Pinto, in questa intervista rilasciata al nostro Direttore Andrea Dari, spiega in dettaglio in cosa consiste questa certificazione e quali sono i passi futuri che l'azienda compirà per migliorare ancora i propri livelli di rating.


La certificazione CSC vuole promuovere politiche per un settore edile sempre più sostenibile

Andrea Dari

L’impianto di Matera ha ottenuto la certificazione CSC. Cosa significa questa certificazione? Che valore ha per la collettività? 

 

Giovanni Pinto

Lo schema di certificazione internazionale CSC (Concrete Sustainability Council), lanciato a gennaio 2017, ha l’obiettivo di promuovere la trasparenza e la sostenibilità del settore del calcestruzzo e della sua catena di fornitura diretta ossia cemento e aggregati. 

L’obiettivo finale è quello di validare l’intera filiera di produzione e approvvigionamento del calcestruzzo.

Questa certificazione è attualmente la sola esistente in grado di restituire una valutazione del livello di sostenibilità dell’intera catena di valore del calcestruzzo prodotto da un’azienda, in quanto prende in considerazione tutti e tre i fattori - aspetti ambientali, sociali ed economici - che sono fondamentali per la valutazione della sostenibilità. Si tratta di una certificazione che mette in luce gli aspetti più virtuosi di un’industria fortemente impegnata sul fronte della sostenibilità.

In analogia ad altri schemi multi-criteriali impiegati in altri ambiti, infatti, anche quello del CSC presenta alcuni prerequisiti che non forniscono un punteggio ma il cui rispetto è obbligatorio, e altri requisiti (crediti), perseguibili o meno, utili al calcolo del rating finale. Questi sono suddivisi in quattro macro-aree: management, environment, social, economical. Ciascuna area contiene a sua volta una serie di requisiti specifici (criteri), che valutano una molteplicità di tematiche, tra cui: le politiche e modalità di approvvigionamento, la presenza sistemi di gestione (qualità, ambiente, sicurezza), che afferiscono all’area management; gli impatti ambientali valutati nel ciclo di vita del prodotto, l’uso dell’energia e l’impatto sul clima, gli impatti sull’aria-acqua-suolo, l’uso di materiali e di combustibili secondari, gli impatti dei sistemi di trasporto impiegati, che rientrano nell’area environment.

 

Per Italcementi il riconoscimento CSC all'impianto di Matera è un punto di partenza per il futuro

 

L’area social, invece, è legata alle interazioni e sinergie con la comunità locale e all’attenzione alla salute e sicurezza dei lavoratori e degli utilizzatori, mentre nell’ultima area, economical, rientrano le politiche etiche di business, sia nei confronti dei clienti che del personale interno, la comunità locale e tutti gli stakeolders, e la presenza di elementi tecnologici innovativi.

Con questa certificazione, il Concrete Sustainability Council intende promuovere politiche di miglioramento continuo che contribuiscono anche allo sviluppo di un’edilizia più sostenibile attraverso una gestione responsabile nei settori del cemento, delle materie prime e del calcestruzzo, che, ad oggi, è uno dei materiali da costruzione più utilizzati al mondo. È uno strumento che, mostrando il valore autentico della filiera, ha un duplice effetto positivo: contribuisce ad abbattere quei preconcetti che accompagnano ancora l’immagine del settore e aumenta la consapevolezza degli stessi operatori circa il proprio ruolo nello sviluppo sostenibile, stimolando così il miglioramento continuo e innescando un circolo virtuoso.

 


Che cosa è il CSC

Il Concrete Sustainability Council è un’associazione creata dai maggiori produttori mondiali di cemento e di calcestruzzo all’interno della Global Cement and Concrete Association per promuovere i valori di sostenibilità dell’industria e del prodotto.

Lo schema di certificazione globale CSC, uno schema di certificazione di gestione responsabile, si applica all'industria del calcestruzzo e ha l'obiettivo di dimostrare il livello di sostenibilità ambientale, economica e sociale di un'organizzazione e di certificarne la capacità di fornire prodotti con un impatto limitato (rispetto a prodotti simili) sull'ambiente.

 

Questo schema è stato portato in Italia da Federbeton, che svolge il ruolo di Regional System Operator (RSO), con il compito di diffonderlo, adattarlo alla realtà italiana e supportare le aziende nella sua applicazione. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, sono stati approfonditi quegli aspetti che per il mercato e la normativa italiana sono ritenuti strategici per misurare la sostenibilità, dando risalto ai temi della legalità, tracciabilità, coinvolgimento dei dipendenti nelle politiche aziendali. In questo processo di adattamento nazionale è stato fondamentale il contributo di tutti gli attori coinvolti: imprese, Associazioni ed Organismi di certificazione attivi per questo schema. In Italia, l’unico organismo di terza parte riconosciuto dal CSC e impegnato attivamente per il rilascio della certificazione con il ruolo del verificatore è ICMQ. Questa collaborazione ha consentito di mettere a punto e perfezionare lo schema attuale in funzione degli obiettivi prefissati, con una riorganizzazione della verifica dei requisiti al fine di rendere l’applicazione del protocollo ancor più chiara ed efficace e in linea con l’evoluzione normativa nazionale.

 

La sostenibilità sta diventando un requisito fondamentale anche per bandi e gare d'appalto

Andrea Dari

L’industria del cemento è da tanti anni che ha improntato i suoi processi e la sua organizzazione al massimo rispetto dell’ambiente. Questa certificazione CSC cosa aggiunge a quanto già si sta facendo?

 

Giovanni Pinto

Da diverso tempo le imprese del settore sono impegnate nella riorganizzazione dei propri processi per implementare la sostenibilità delle loro attività. La sostenibilità ambientale, tuttavia, non è solo un obiettivo strategico aziendale, ma sta diventando un requisito di qualifica a bandi e gare d'appalto. Nell’indire bandi di gara, le stazioni appaltanti, hanno l’obbligo di richiedere una percentuale di forniture “attente” a determinati parametri ambientali.

In un contesto in cui i temi della responsabilità sociale e ambientale sono sempre più rilevanti al livello globale, la certificazione CSC è una garanzia di trasparenza per clienti, imprese, progettisti e committenze sia pubbliche che private, in quanto fornisce ai produttori prove concrete da condividere con i propri stakeholder, dimostrando l’origine sostenibile delle materie prime utilizzate, migliorando la propria reputazione e la percezione dell’Organizzazione agli occhi di clienti e azionisti. In questo senso, le imprese sono chiamate ad impegnarsi in un percorso nuovo che richiede l’implementazione di un sistema interno di coinvolgimento trasversale, dato che lo schema tocca tutti gli aspetti dell’organizzazione, dalla gestione del personale alla produzione vera e propria. La certificazione CSC rappresenta quindi un modo per valorizzare i propri investimenti e differenziarsi sul mercato promuovendo prodotti e materiali “sostenibili”.

 

Ad oggi Italcementi ha 3 impianti certificati, ma l'obiettivo è aumentarne il numero

Andrea Dari

È il 3° impianto Italcementi in Italia a raggiungere la certificazione CSC. Avete previsto di certificare tutti gli stabilimenti italiani? Quando pensate in tal senso di raggiungere l’obiettivo?

 

Giovanni Pinto

Come noto, lo schema del CSC può essere applicato per la valutazione degli impianti che producono calcestruzzo (preconfezionato o prefabbricato), aggregati o cemento, mediante la definizione di un punteggio complessivo, in base al quale viene individuata una specifica classe di rating crescente: bronze, silver, gold, platinum. Oltre al punteggio, come ho già detto, per alcuni livelli di certificazione, è necessario conseguire obbligatoriamente dei crediti specifici.

Ad oggi, Italcementi ha certificato tre impianti. Il primo è stato quello della cementeria di Calusco d’Adda, il secondo quello di Rezzato Mazzano e il terzo è appunto quello di Matera, tutti con il rating bronze. In realtà il punteggio ottenuto sarebbe già idoneo per conseguire il livello silver, che tuttavia non è stato ancora riconosciuto proprio per la mancanza di alcuni crediti obbligatori, tra i quali, ad esempio, quello relativo alla biodiversità che non è ancora gestita perfettamente in linea con il rating.

Tuttavia, il punteggio di ciascuna cementeria è superiore all’80%, quando il minimo per la certificazione silver sarebbe circa il 70%. Ad esempio, la cementeria di Matera ha conseguito un punteggio pari a 82,5%. Considerando che la certificazione CSC può essere conseguita anche per step, l’obiettivo è senz’altro quello di ottenere livelli di rating superiori per gli impianti che hanno già un livello bronze, e man mano, estendere le certificazioni CSC a un numero sempre maggiore di impianti, in linea con l’idea di base della certificazione di dare vita ad un sistema virtuoso valido per tutta la filiera.

I punteggi acquisiti per il cemento, infatti, possono essere trasferiti alla certificazione CSC del calcestruzzo coprendo completamente la filiera di qualsiasi cliente che volesse intraprendere un analogo percorso di certificazione. Certamente, occorre del tempo per chiudere il ciclo della filiera, ma è questo l’obiettivo da raggiungere.

Del resto, se all’inizio i tempi per ottenere una certificazione CSC si aggiravano intorno agli otto mesi, adesso invece sono quasi dimezzati potendo applicare anche dei criteri generali validi a livello di Società/Gruppo (crediti company), che nel nostro caso è il Gruppo HeidelbergCement, che valgono per tutti i siti produttivi, sia di Italcementi che di Calcestruzzi. In realtà, per conseguire un livello bronze potrebbero essere sufficienti solo i criteri company e pochi altri criteri di plant, ma questo obiettivo non rientra nella politica aziendale del Gruppo, il cui scopo è quello di ottenere fin da subito il massimo punteggio possibile.

Tuttavia, si tratta di una certificazione piuttosto articolata, che riguarda l’azienda nel suo complesso, valuta in profondità l’intero operato aziendale e richiede molto lavoro, in gran parte, funzione degli obiettivi che l’azienda si prefigge. Attualmente, possiamo dire che le due società, Italcementi e Calcestruzzi hanno 12 impianti certificati CSC, contando quelle già acquisite, 3 per il cemento e 9 per il calcestruzzo. Per quanto riguarda gli impianti di calcestruzzo, due hanno ottenuto il rating gold e 4 il silver. Ma, come ho già detto, l’obiettivo è senz’altro quello di aumentare il numero di impianti certificati.


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