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PdR UNI su qualifica del tecnologo del calcestruzzo, "Testo da rivedere, procedure troppo snelle"

Anche Eduardo Caliano (Presidente Codis) condivide le perplessità e dubbi del nostro Editore e Direttore Andrea Dari riguardo la Prassi di riferimento sulla qualifica del tecnologo del calcestruzzo. Anche per Caliano il testo è da modificare al più presto. Vediamone i motivi.

Dal testo si fatica a capire quale sia il perimetro entro il quale si muove la prassi e quali siano le figure tecniche delineate

In un recente articolo, il nostro Editore e Direttore Andrea Dari aveva espresso alcuni dubbi riguardo la prassi di riferimento dedicata alle figure professionali del calcestruzzo, che secondo il nostro Editore e Direttore va modificata, principalmente perchè non può confondere in una unica figura attività che hanno responsabilità professionali, civili e penali, commerciali diverse.

A riguardo è arrivata anche la presa di posizione del presidente di Codis Eduardo Caliano, che condivide le perplessità espresse da Dari sul testo. Ecco di seguito il suo pensiero:

Gentile direttore,
non poche sono le perplessità a seguito dell’analisi della Prassi di Riferimento denominata Profili professionali del personale tecnico
per lo studio della miscela, la riparazione, rinforzo, protezione e manutenzione delle strutture in calcestruzzo armato normale e precompresso.
Premetto che reputo il ricorso alla normazione tecnica uno strumento indispensabile nell’attuale contesto storico tecnologico. L’opera edilizia è oramai, soggetta a valutazione di performance. Nulla può essere lasciato al caso, figuriamoci poi la scelta dei materiali.

In tal senso la produzione di norme tecniche della serie UNI EN è una notevole miniera da cui i progettisti possono attingere. Ecco qui introduciamo già un punto fermo delle considerazioni che seguiranno: la figura del progettista. Oggi questa figura è delineata, in generale, dalle competenze attribuite su scala normativa. In altri termini, brutalizzando, il superamento di un esame di Stato ti dà l’accesso alle professioni tecniche di tipo ordinistico.

La Prassi in esame, invece, precisa subito che si rivolge all’ambito delle professioni non regolamentate. In tal senso mi sarei aspettato che la Prassi si fosse limitata ad ordinare i soli campi applicativi legati al mondo della tecnologia dei calcestruzzi, senza entrare nel merito delle scelte progettuali. Ma ciò non sembra essere chiaro dalla lettura del testo. Anzi v’è di più. Dalla lettura del testo si fa fatica a capire quale sia esattamente il perimetro entro cui si muove la Prassi e quindi, le figure tecniche da essa delineate.

È bene puntualizzare una circostanza. Lo straordinario lavoro che la comunità tecnica italiana, unitamente agli Ordini ed alle associazioni di categoria, sta portando avanti in questi anni per una evoluzione del settore è qualcosa che non ha pari nella storia degli ultimi 40 anni del Paese. Si tratta di uno sforzo encomiabile fatto sempre in via volontaria e senza alcun ristoro economico.
In tal senso iniziative come quella in esame sono senza dubbio apprezzabili.

Ma, nel caso in esame, a mio modo di pensare, si è entranti nel merito di un mercato, quello del confezionamento dei calcestruzzi che, non può essere affrontato con lo strumento, troppo snello, della prassi di riferimento.
Entrando nel merito della Prassi si osservano alcune incongruenze. Innanzitutto, non appare chiaro se l’operatività delle figure sia su opere in costruzione o in risanamento o su entrambe. La definizione della figura del Capo Squadra (CS) afferente ad una impresa edile, lascia intendere che tutta la prassi sia applicabile solo a scala esecutiva, cioè in una fase in cui una impresa appaltatrice è all’opera in cantiere.

Poi però analizzando le altre due figure qualificate – Assistente di Cantiere (AC) e Tecnico Specialista (TS) – scopriamo che sono figure il cui responsabile è un po’ un jolly da giocarsi in vari momenti.

Si legge, infatti, che queste figure possono dipendere (nel senso che possono rispondere a…) una serie di soggetti quali progettisti, direttori di lavori, laboratori prova, imprese esecutrici e fornitori di prodotti. Insomma, un po’ di confusione appare evidente.

Infine, una considerazione eminentemente tecnica: in tutta la norma, tra i vari adempimenti tecnici in capo alle figure già descritte, non vi è mai il riferimento a misure di compatibilità e reversibilità. In altri termini se la prassi di norma dovesse trovare impiego nell’ambito del risanamento strutturale sembra che il tecnologo del calcestruzzo non debba interessarsi di verificare la compatibilità degli interventi o, meglio sarebbe dire, delle miscele progettate e delle tecniche di reversibilità qualora l’intervento possa rivelarsi, nel lungo periodo, quale poco adatto.

In conclusione, si condividono le perplessità espresse dalla sua testata giornalistica in queste settimane. Sarebbe auspicabile una seria revisione del testo. Sarebbe inoltre auspicabile che, le regolamentazioni di figure così importanti non avvengano mediante procedure eccessivamente snelle quali quelle adottate in questo contesto.

Eduardo Caliano
Presidente Codis

Calcestruzzo Armato

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