Pavimenti industriali realizzati in inverno: ecco gli aspetti da tenere in considerazione nella scelta del calcestruzzo
Nell'intervista, Gianluca Pagazzi sottolinea tre punti chiave per la scelta del calcestruzzo per pavimenti industriali invernali: considerare attentamente la destinazione d'uso e i carichi previsti, valutare se eseguire i getti in basse temperature, e l'importanza di cementi ad alta resistenza e additivi per mitigare il ritiro e le fessurazioni. Consiglia inoltre di investire in tecnologie e materiali adeguati anziché seguire procedure non adatte al clima invernale.
La posa del calcestruzzo a basse temperature non può essere eseguita con tecnologie e tecniche solitamente utilizzate
Andrea Dari:
Quali sono i tre aspetti fondamentali da tenere conto nella scelta/formulazione di un calcestruzzo per pavimenti industriali realizzati d’inverno?
Gianluca Pagazzi:
L’aspetto “zero”, valido per ogni stagione, fondamentale da non perdere mai di vista è la destinazione d’uso della pavimentazione, i carichi statici e/o dinamici che la solleciteranno e le problematiche dovute alla durabilità. Tali aspetti non devono essere mai dimenticati e sono le prestazioni alle quali il calcestruzzo deve assolvere in fase di servizio.
Il primo aspetto fondamentale è, quando le temperature risultassero molto rigide, anche se fosse previsto di realizzare una pavimentazione all’interno di un edificio, che tutti gli attori in gioco per la realizzazione della pavimentazione stessa DEVONO fare delle attente riflessioni sull’opportunità o meno di eseguire i getti, poiché gli ingredienti del calcestruzzo, magari stoccati all’esterno, possono essere alterati e condizionati dalle rigide condizioni ambientali e compromettere le prestazioni del calcestruzzo, sia allo stato fresco che indurito.
Quindi, qualora i Committenti avessero esigenze particolari di usufruire della nuova pavimentazione entro determinate date, è opportuno che valutino attentamente le osservazioni degli esperti del settore, poiché potrebbe avere senso aspettare qualche settimana/mese al solo fine di fornire un calcestruzzo in pieno possesso di tutte le prestazioni auspicate in fase di progetto sia allo stato fresco che indurito. L’utilizzo di un additivo specifico per pavimentazioni nella versione invernale, unito a quanto riportato nel secondo aspetto, sono condizioni necessarie, ma non sufficienti per far fronte alle problematiche scatenate dalle basse temperature.
Produrre calcestruzzo e posarlo a basse temperature è possibile, ma non utilizzando tecnologie e tecniche che normalmente vengono impiegate con temperature di circa 20°C.
Qualora il produttore di calcestruzzo sia dotato di zone di stoccaggio degli ingredienti coperte, con ambienti con temperature minime abbondantemente sopra i 5°C, già è un buon punto di partenza. Inoltre, se l’impianto di produzione fosse dotato di sistemi di riscaldamento degli aggregati e/o dell’acqua di impasto le problematiche dovute al clima rigido sarebbero drasticamente ridotte e rimarrebbero circoscritte alla messa in opera, ai sistemi di protezione/maturazione e loro tempistiche.
Come ben si capisce tutto è possibile, allo stato attuale della conoscenza, ma servirebbe la presenza nella zona dell’intervento di impianti tecnologicamente avanzati, la disponibilità di voler e/o poter pagare il “calcestruzzo invernale” di più di quello fornito a temperature di laboratorio e la sensibilità di tutta la filiera produttiva per il problema, compresi Committente, Progettista, Direttore Lavori, General Contractor e Maestranze addette alla messa in opera e maturazione del calcestruzzo.
Quando per caratteristiche del territorio, dove il clima rigido è presente solo per alcune decine di giornate all’anno e gli impianti non sono dotati di tecnologie per far fronte alle basse temperature, è cosa saggia aspettare e rinviare i getti quando le condizioni termo/igrometriche lo consentiranno, poiché non sarà una perdita di tempo, ma un investimento sul futuro dell’unità produttiva che si sta realizzando evitando, inoltre, non solo la nascita di spiacevoli problematiche tecniche, ma anche di ulteriori contenziosi che già riempiono le aule dei tribunali su tutto il territorio nazionale.
Il secondo aspetto fondamentale è confezionare il calcestruzzo con cementi di classe di resistenza “42,5R” che oltre a dare un ottimo contributo per la resistenza a compressione, permettono di accorciare i tempi di lavorazione, che causa le caratteristiche termo-igrometriche del periodo, sono naturalmente allungati.
Il terzo aspetto fondamentale, “sempre verde”, eccellente per ogni stagione di getto, è quello di utilizzare sempre gli additivi SRA al fine di contenere il ritiro del calcestruzzo stesso e mitigare la nascita di spiacevoli fessurazioni.
Per concludere il principio base è: con clima molto rigidi è meglio stare a casa, oppure bisogna investire in materiali, attrezzature, metodi protezione e maturazione e abbandonare le “italiche tradizioni” di gettare sempre come la temperatura fosse sempre a 20°C e U.R. dell’ambiente > 95%, con una velocità del vento pari 0 km/h.
Per chi volesse approfondire l’argomento, nel nuovo “Codice di Buona Pratica delle pavimentazioni in calcestruzzo per uso industriale”, che a breve sarà reso disponibile dal CONPAVIPER, saranno presenti alcuni paragrafi di approfondimento per getti in zone e periodi dell’anno, dove potrebbe esserci la presenza di clima rigido.
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