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Pavimenti in Ceramica: i Giunti di dilatazione ed il loro corretto utilizzo

I giunti di dilatazione per pavimenti, che dovrebbero essere previsti durante l’installazione del pavimento, hanno lo scopo di assorbire i movimenti di dilatazione e contrazione, causati principalmente dalle variazioni termiche subite dallo stessso.

I giunti di dilatazione per pavimenti, che dovrebbero essere previsti durante l’installazione del pavimento, hanno lo scopo di assorbire i movimenti di dilatazione e contrazione, causati principalmente dalle variazioni termiche subite dallo stessso.

La loro corretta progettazione ed esecuzione consente di evitare la formazione di fessurazioni, influendo in maniera decisiva sulla qualità e sulla durata dei materiali posati.
Infatti, un pavimento nel quale non vengano utilizzati giunti di dilatazione, col tempo potrebbe andare incontro a piccoli movimenti in grado di fessurare e sollevare le pavimentazioni.

I giunti si possono genericamente classificare in:
• giunti strutturali
• giunti di frazionamento
• giunti di dilatazione
• giunti perimetrali

La scelta del giunto di dilatazione dipende principalmente dal tipo di rivestimento, dallo sbalzo termico che deve affrontare e dalla mutua distanza fra i giunti. Il giunto di dilatazione deve essere posto in corrispondenza del giunto di frazionamento presente sul massetto e permette quindi di assorbire i movimenti e le vibrazioni trasmessi dal rivestimento. Solitamente è consigliabile inserire giunti di dilatazione per pavimenti per delimitare aree di 25 – 30 mq all’interno e 16 mq all’esterno.
I giunti strutturali e coprigiunti, sono invece consigliabili su aree di grandi dimensioni, come quelle industriali che necessitano di spazi estesi per la dilatazione degli elementi. Con i coprigiunti si possono coprire frazionamenti importanti nel pavimento o nel rivestimento garantendo contemporaneamente la dilatazione dei vari materiali e la copertura delle eventuali imperfezioni di taglio e posa.

Approfondendo l’argomento sui giunti di dilatazione, occorre prima di tutto capire le cause per cui un pavimento, non solo si muove, ma presenta cambiamenti della sua stabilità dimensionale.

1) La stabilità dimensionale: fattore cruciale è la temperatura che condiziona il volume dei materiali sottoposti a sbalzo termico. Sia a livello superficiale che strutturale, i materiali reagiscono allo shock termico con l’espansione e la ritrazione dei volumi. Tali variazioni non devono essere bloccate ma assecondate.

2) Il movimento: un pavimento: sia a livello strutturale che intermedio (massetto), esso viene realizzato con un sistema a reticolato per dare al corpo una struttura elastica. Per questo, solai e solette vengono armati nella fase di getto con una rete in ferro zincato che ha la funzione di rendere la struttura resistente e allo stesso tempo elastica e quindi in grado di sopportare il suo stesso peso ma anche quello che viene esercitato dal passaggio di cose o persone sulla sua superficie.

Ovviamente, a livello intermedio il massetto deve presentare le medesime caratteristiche: oltre all’armatura con rete elettrosaldata, la sua elasticità viene garantita grazie alla tecnica del frazionamento. Questa operazione consiste, a massetto maturato, in un vero e proprio frazionamento a scacchiera, tramite taglio a flex, per suddividere il massetto in tanti quadrati indipendenti l’uno dall’altro.
Il dimensionamento del frazionamento deve essere calcolato in base ad una serie di fattori (tipo di struttura, portata massima di carico, tipo di pavimentazione, se ad alta o bassa frequenza di passaggio, ecc…) ma solitamente i riquadri vanno da una misura di 3x3 mq fino a 5x5 mq.
Man mano che si sale verso il livello superficiale, ogni strato deve essere preparato per avere le stesse caratteristiche e quindi lavorare armoniosamente assieme al resto. Arrivati alla superficie esterna, la pavimentazione deve essere l’espressione di quanto è stato creato ai livelli sottostanti.
I frazionamenti del massetto dovrebbero quindi essere rispettati dalla pavimentazione, per cui il formato delle piastrelle dovrebbe essere compatibile con il frazionamento operato sul massetto e realizzando un tipo di posa che non si accavalli al frazionamento ma che ne segua i perimetri.
Proprio qui entrano in gioco i giunti di dilatazione che rappresentano l’anello di congiunzione elastica tra un’isola e l’altra. Il reticolato che viene a formarsi attraverso l’apposizione dei giunti di dilatazione ha la funzione di assorbire le dilatazioni e le contrazioni delle varie isole che costituiscono la pavimentazione. Il risultato che si vuole ottenere è la creazione di una superficie che sia frazionata ma allo stesso tempo collegata assieme da un reticolato elastico: il giunto di dilatazione, appunto.

Come si sceglie il giunto?

Il giunto di dilatazione deve essere essenzialmente selezionato in base al tipo di frazionamento eseguito, per cui si parla di una scelta consequenziale:

• per frazionamenti piccoli (es. 3×3 mq): con un formato di piastrelle non superiori a 30X30 cm e superfici solo pedonali, sono consigliabili giunti in pvc coestruso; se la superficie è invece carrabile meglio utilizzare giunti in alluminio più gomma.




• Per frazionamenti grandi (es. 5×5 mq): per formati di piastrelle superiori a 30X30 cm o con lati a misura diseguale o per lastre in marmo da levigare sono adatti i giunti in alluminio anodizzato + Epdm vulcanizzato ad alte prestazioni.

Poggiati sul massetto, i giunti devono aderire perfettamente sia a quest’ultimo che alla piastrella, in questo modo possono assolvere al meglio alla loro funzione garantendo la corretta integrità della superficie su cui si interviene.

FONTE: www.weprofile.it
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