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Pavimentazioni continue di calcestruzzo per la mobilità lenta: analisi delle criticità e tipologie

Nell'ambito delle soluzioni per le pavimentazione dei percorsi destinati alla mobilità lenta, sia per uso pubblico che privato, il calcestruzzo si presenta come una scelta versatile, offrendo una varietà di opzioni in termini di performance e aspetto estetico. Dopo un'analisi delle attuali criticità riscontrate per queste opere, principalmente dovute alla mancanza di un quadro normativo specifico, l'articolo presenta diverse tipologie di pavimentazioni continue in calcestruzzo adatte alla mobilità lenta, mettendo in evidenza le loro principali caratteristiche e differenze.

Inquadramento generale e analisi delle criticità

Nell’ambito delle soluzioni per pavimentare tratti destinati alla mobilità lenta a uso pubblico e privato, il calcestruzzo offre svariate possibilità realizzative caratterizzate da differenti caratteristiche prestazionali ed estetiche.

Per prima cosa occorrerebbe precisare la loro categoria di appartenenza. Questo posizionamento diventa essenziale in caso di contenzioso laddove la soddisfazione del cliente, talvolta, non coincide con i contenuti della proposta commerciale spesso priva di riferimenti normativi in merito ai criteri di accettazione e si tende a realizzare, causa entrambe le parti, “committente ed esecutore”, senza la presenza di un progetto dettagliato, completo di elaborati esecutivi, relazione relativa ai materiali, capitolato esecutivo e dettagliato dell’opera da realizzare, completo di tolleranze, criteri di accettazione e tutta l’esecuzione, deve, come tutte le opere, essere sorvegliata e controllata da un Direttore Lavori. Quindi, senza la presenza di un Progettista, che redige il progetto, senza la presenza di un Direttore Lavori, qualsiasi opera, anche di mobilità lenta, a nostro avviso non deve essere realizzata.

Inoltre, il Progettista deve fornire al Committente anche il piano di uso e manutenzione, al fine di permettere a quest’ultimo di gestire le fasi delicate e obbligatorie del monitoraggio e manutenzione.

Si desidera evidenziare e specificare, che il presente articolo non tratterà delle pavimentazioni stradali in calcestruzzo estruse con finitrice a casseforme mobili, delle pavimentazioni stradali in generale e nemmeno delle pavimentazioni modulari prefabbricate.

Allo stato attuale della conoscenza è chiaro a tutti che le pavimentazioni continue realizzate in opera con calcestruzzo sono strutture rigide quindi, non flessibili, e come tali vanno pensate, progettate e realizzate, complete di tutte quelle condizioni al contorno, che tali tipologie di opere necessitano per assolvere al meglio alle prestazioni richieste dal progettista. Anche le pavimentazioni oggetto del presente articolo, destinate alla mobilità lenta, seguiranno i criteri dimensionali tipici di una struttura in calcestruzzo armato.

In questo contesto si dovrà provvedere all’individuazione dell’ambiente di servizio (classi di esposizione), della vita nominale e come accennato precedentemente, definire i cicli di monitoraggio e manutenzione necessari, sottolineando sempre che questi ultimi sono a carico del Committente.

 

Pavimentazione di calcestruzzo continua per la mobilità lenta. Strada “Valbruna/Ponte T. Saisera - Monte Lussari”, sede della Tappa n. 20, “Tarvisio - Monte Lussari Tudor ITT” del 106° GIRO D’ITALIA – 27 maggio 2023.
Pavimentazione di calcestruzzo continua per la mobilità lenta. Strada “Valbruna/Ponte T. Saisera - Monte Lussari”, sede della Tappa n. 20, “Tarvisio - Monte Lussari Tudor ITT” del 106° GIRO D’ITALIA – 27 maggio 2023. (Fonte: Gazzetta dello Sport)

 

Il contesto normativo allo stato attuale

Tuttavia, stabilita la necessità di un Progetto, di un Capitolato e di un Piano di uso e manutenzione, tali opere non rientrano solamente nei classici inquadramenti previsti dalle Norme Tecniche per le Costruzioni, ma risentono anche di una specifica appartenenza nella categoria delle pavimentazioni stradali così come definite nei quaderni Anas e all’interno della normativa di settore per le pavimentazioni di calcestruzzo e cioè delle “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle pavimentazioni di calcestruzzo – CNR-DT 211/2014”.

Nell’ambito delle pavimentazioni stradali l’ANAS, definisce quanto segue:

Con il termine pavimentazione stradale si indica sinteticamente la sovrastruttura interessata dal moto dei veicoli, atta a garantire nel tempo la transitabilità̀ del traffico veicolare in condizioni di comfort e sicurezza. Essa deve ripartire sul terreno (i.e. sottofondo) le azioni statiche e dinamiche dei mezzi di trasporto, fornire una superficie di rotolamento regolare e poco deformabile, proteggere il terreno sottostante dagli agenti atmosferici.

Deve pertanto assolvere sia requisiti strutturali che funzionali. I requisiti strutturali comprendono la portanza (capacità di sopportare i carichi veicolari) e la durabilità (resistenza ai fenomeni di degrado) e sono principalmente funzione dalla tipologia di sovrastruttura (i.e. spessore e materiali). Quelli funzionali, direttamente dipendenti dall’interazione pneumatico-pavimentazione e strettamente connessi a comfort e sicurezza di guida, includono regolarità del piano viabile e aderenza pneumatico-piano di rotolamento.

In tal senso, le caratteristiche più importanti per una struttura stradale possono essere riassunte nei seguenti punti

  • elevata capacità portante;
  • buona stabilità;
  • bassa permeabilità all'acqua;
  • rispetto della plano-altimetria di progetto;
  • buone caratteristiche di micro e macrotessitura;
  • vita utile estesa.

Si faccia attenzione che i “Quaderni Tecnici ANAS” sono, ovviamente, maggiormente incentrati sulla formazione di pavimentazioni di strade e piazzali destinate anche a uso veicolare pesante mentre le pavimentazioni qui trattate sono spesso inserite in contesti creativi anche per la loro funzione estetica.

Tuttavia, la mancanza di totale pertinenza-coerenza con i contenuti delle Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle pavimentazioni di calcestruzzo – CNR-DT 211/2014, pone la realizzazione delle pavimentazioni in calcestruzzo destinate alla mobilità lenta in un inquadramento procedurale a cavallo fra queste ultime, prevalentemente i marciapiedi, e i “Quaderni Tecnici ANAS”, prevalentemente piste ciclabili, sia per il percorso delle procedure dimensionali, che per quelle di accettazione e di manutenzione.

Infine, prendendo in esame gli insegnamenti provenienti dai casi di contenzioso, la prestazione estetica, purtroppo, causa carenza di conoscenza e cultura dei Committenti e dei Tecnici di loro fiducia in materia di opere realizzate con il calcestruzzo, di queste pavimentazioni è fondamentale sia per il percorso commerciale che per l’accettazione in caso di riparazione di eventuali vizi di realizzazione, dimostrando per l’ennesimo caso, se fosse ancora necessario, che siamo un paese di “estetica” e non di “sostanza” dove le sfumatura vengono considerate, dai soggetti sopramenzionati, più importanti delle prestazioni meccaniche, della durabilità, della resistenza allo scivolamento, ecc., tradotto in pratica travolti da un “delirio di apparenza”.

 

Elementi e caratteristiche a cui prestare particolare attenzione per questo tipo di opere

Da una attenta disamina delle prestazioni alle quali devono assolvere queste opere e la conoscenza tecnico-scientifica di settore, da una prima analisi emergono una serie di punti di riflessione, come le “Interazione pavimentazione-supporto”, dove la sovrastruttura-pavimentazione dovrà occuparsi, non solo di permettere la viabilità, ma anche di proteggere e mantenere nel tempo le caratteristiche prestazionali di ciò che la sostiene.

In questo contesto però, le “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle pavimentazioni di calcestruzzo – CNR-DT 211/2014”, possono essere un valido supporto anche se incomplete, non contenendo i valori minimi delle prestazioni previste per i supporti di tipo stradale e indicano, oggi, solamente valori di reazione del piano di posa, essendo legate più a un concetto di fondazione che a una strada, mentre i “Quaderni Tecnici ANAS” e/o “Capitolati ANAS” sono molto severi anche sulla tipologia di materiali e sulle prestazioni degli strati, costituenti il supporto, fra loro sovrapposti. Per questo motivo i “Quaderni Tecnici ANAS” e/o “Capitolati ANAS” indicano, oltre al rapporto di compattazione, anche il parametro geotecnico CBR come indicativo della prestazione minima dei misti granulari di formazione degli strati non legati.

Oltre all’ “Interazione pavimentazione-supporto”, altro aspetto di riflessione devono essere i “Giunti”, elementi essenziali come in tutti gli elementi in calcestruzzo armato e non armato, i quali, devono opportunamente studiati, progettati, realizzati, oggetto di continuo/costante monitoraggio e manutenzione.

Altri spunti di una attenta e preventiva riflessione devono essere e non “dovrebbero” i seguenti punti:

Pretesa estetica – Il termine “pretesa” è stato utilizzato, poiché allo stato attuale delle cose, si è in presenza di una “pretesa” o al massimo di una aspettativa e non di una “prestazione”, come dovrebbe essere. Le “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle pavimentazioni di calcestruzzo – CNR-DT 211/2014” indicano chiaramente che tale prestazione deve essere oggetto di progettazione laddove si stabiliranno, fra le altre cose, oltre a importanti rivestimenti in spessore, anche un confronto con un eventuale campione di riferimento, oggetto di “qualifica preliminare dell’opera”, dove si applicheranno i criteri di accettazione generali dell’opera e di eventuali criticità; il tutto deve essere oggetto di specifica progettuale, per non cadere in spiacevoli contenziosi innescati da poca o totale mancanza di conoscenza del settore. La frase tipica delle contestazioni “all’Italiana”: “… non mi piace …”, accompagnata dal secondo periodo più famoso d’Italia: “… io e/o noi ci aspettavamo altro …”, non possono continuare a “regnare sovrani” nel campo delle contestazioni legali, poiché Committenti e loro Tecnici di Fiducia, vengono invasi dal delirio dell’aspetto estetico di qualsiasi opera in calcestruzzo, pavimentazioni di ogni tipo comprese.

Sicurezza per gli utenti - La superficie della pavimentazione non deve presentare zone scivolose sia in condizioni asciutte che bagnate. Per quanto alle imposizioni previste dalla legislatura nazionale, tale requisito deve essere soddisfatto, nello stesso punto di prova, in ogni direzione. Quindi, va prescritto e misurato possibilmente utilizzando la prova del pendolo “UNI EN 13036-4 - Caratteristiche superficiali delle pavimentazioni stradali ed aeroportuali - Metodi di prova - Parte 4: Metodo per la misurazione della resistenza allo slittamento/derapaggio di una superficie: Metodo del pendolo”, prescrivendo l’”aderenza”. Inoltre, per completezza sia della prescrizione che delle verifiche della “macrotessitura”, mediante la prova prevista dalla norma “UNI EN 13036-1 - Caratteristiche superficiali delle pavimentazioni stradali ed aeroportuali - Metodi di prova - Parte 1: Misurazione della profondità della macrotessitura della superficie della pavimentazione tramite tecnica volumetrica ad impronta”.

Durabilità - È da relazionare alla vita di servizio prevista, alla prestazione della superficie in funzione dei cicli di manutenzione previsti durante la vita nominale. In generale la durabilità della superficie dipende in larga misura dal tipo di materiali, dalle lavorazioni, dalle procedure di maturazione e dai trattamenti protettivi previsti con particolare attenzione anche ai giunti. Per quanto riguarda la durabilità delle strutture in calcestruzzo attenersi “strettamente” sempre a quanto previsto dalle “Linee guida sul calcestruzzo strutturale”, edite dal Servizio Tecnico Centrale del CSLLPP, dalle norme UNI EN 206 e UNI 11104. Per le regole/prescrizioni di messa in opera, che, sen non venissero osservate, influenzerebbero per sempre la durabilità dell’opera, probabilmente compromettendola definitivamente o, comunque riducendola rispetto a quanto previsto in fase di progetto, attenersi “scrupolosamente” a quanto previsto dalle “Linee guida per la messa in opera del calcestruzzo strutturale”, edite dal Servizio Tecnico Centrale del CSLLPP
Monitoraggio & Manutenzione – Attività previste per mantenere la durabilità, la funzionalità e la sicurezza dell’opera secondo quanto previsto dai decreti, dalle norme di settore e dal progetto: pavimentazioni con ridotta “manutenzione preventiva” possono presentare un costo realizzativo iniziale superiore rispetto a pavimentazioni progettate sommariamente, che saranno oggetto di particolari attenzioni e sistemazioni con maggiore frequenza. Inoltre, l’apparente, ma non reale, risparmio iniziale relativamente ai costi realizzativi, potrebbe essere azzerato dopo i primi interventi di manutenzione, e dopo qualche anno il costo di gestione delle riparazioni potrebbe diventare insostenibile per il Committente e/o Stazione Appaltante. Per quanto riguarda le operazioni di manutenzione, non deve essere mai dimenticato, che, tra quelle più sottovalutate e/o trascurate, sono relative alle attività di pulizia.

 

Tipologie di pavimentazioni stradali continue di calcestruzzo per la mobilità lenta

Dopo la doverosa introduzione analizzando le criticità, allo stato attuale, di questa tipologia di opere, verranno presentate, di seguito, le tipologie di pavimentazioni in calcestruzzo destinate alla mobilità lenta e le loro principali differenze.

 

Pavimentazioni in calcestruzzo con aggregato esposto

Tramite lavaggio della malta cementizia corticale si mettono in evidenza gli aggregati prossimi alla superficie; sono possibili due scelte: il lavaggio della superficie del calcestruzzo oppure di una malta applicata sul suo estradosso. Procedendo con scelte accurate della miscela di aggregati e di eventuali colori della matrice cementizia è possibile l’ottenimento di superfici di notevole pregio architettonico indicate anche per contesti paesaggistici. La durabilità della superficie dipende dalla classe di esposizione del calcestruzzo lavato e/o della sua interazione con la prestazione della malta applicata. In questo secondo caso la necessità di impiego nella malta di rivestimento di elevati dosaggi di cemento può coincidere con una aumentata durabilità. La sicurezza d’uso dipende dal grado di scivolosità degli aggregati esposti laddove quelli tondeggianti possono favorire una certa scivolosità in caso di bagnato. La manutenzione prevede semplici lavaggi con acqua e trattamenti alcalinizzanti intervallati, se necessario, con trattamenti impregnanti polimerici da effettuare in tempistiche molto dilatate.

 

Pavimentazione di calcestruzzo con aggregato esposto
Pavimentazione di calcestruzzo con aggregato esposto. (© R. Muselli e G. Pagazzi)

 

L’effetto estetico di questa tipologia di pavimentazioni è ottenibile anche rivestendo la superficie con una malta di aggregati preselezionati legati con resina trasparente. Questo sistema consente la realizzazione di superfici caratterizzate da infinte combinazioni estetiche. La vita di tale rivestimento è funzione del grado di protezione del supporto sottostante e del tempo di collasso all’esposizione ai raggi UV del legante resinoso. La scivolosità in caso di bagnato è spesso elevata.

 

Pavimentazioni con strato di usura in malta/pastina stampata

Si ottengono lavorando con appositi stampi la malta corticale ottenuta tramite cospargimento di spolveri anidri sulla superficie del calcestruzzo fresco. La combinazione dei tali spolveri con l’acqua di essudazione del calcestruzzo di supporto genera una malta predisposta allo stampo. Le superfici generate sono di notevole effetto architettonico. La durabilità dipende dalla classe di esposizione del calcestruzzo, dal rapporto a/c della malta generata in opera e dal suo grado di idratazione conseguente anche le attività di maturazione. Eventuali trattamenti superficiali possono dilatare le tempistiche degli interventi di manutenzione. I colori tendono a sbiadirsi in relazione al tipo di tonalità, alla prestazione della malta corticale ed alla efficacia delle manutenzioni effettuate. La manutenzione necessita di interventi abbastanza frequenti con particolare sensibilità e conoscenza da parte del Committente. La scivolosità in caso di bagnato è spesso elevata.

 

Pavimentazione di calcestruzzo con strato di usura in pastina stampata.
Pavimentazione di calcestruzzo con strato di usura in pastina stampata. (© R. Muselli e G. Pagazzi)

  

Pavimentazioni drenanti

Si ottengono posando uno strato di calcestruzzo permeabile opportunamente livellato su un piano di posa opportunamente progettato per promuovere il deflusso delle acque oppure a sua volta permeabile. La durabilità dipende dalla prestazione della pasta cementizia che lega gli aggregati a sua volta largamente influenzata dalla temperatura di posa, dall’efficacia della maturazione e dalle tecniche di posa.

Il loro costo non eccessivamente elevato e la loro immagine sobria le rende appetibili anche per progetti di grandi dimensioni. Data l’elevata permeabilità è necessario che lo strato di supporto mantenga inalterata nel tempo la propria funzionalità e prestazione. In caso di inalterata stabilità statica e dimensionale, la manutenzione richiede trattamenti di impregnazione superficiale molto dilatati nel tempo e può essere complicata solamente da situazioni di intasamento delle porosità che richiedono lavaggi ed aspirazioni combinate.

 

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Pavimentazioni in calcestruzzo rullato e compattato RCC

La possibilità di impiego di importanti volumi di aggregati riciclati e modesti quantitativi di cemento inquadra la pavimentazione in RCC come quella caratterizzata dal minore impatto ambientale in assoluto. Il trasporto del calcestruzzo in cassone e l’estrusione con finitrice stradale fa assomigliare la sua realizzazione ad una pavimentazione in asfalto con la quale condivide la rapidità di esecuzione, ma non la velocità di entrata in esercizio quest’ultima dipendente dal raggiungimento delle prestazioni minime richieste. La superficie può rimanere grezza oppure può essere lavorata con frattazzatrici meccaniche. Soluzione non particolarmente elegante, tuttavia economica, ecologica, di facile manutenzione e destinata a impieghi anche di fatica. La sicurezza d’uso è sempre garantita.

 

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Pavimentazioni in calcestruzzo posato a staggia o con laser-screed con superficie superiore scopata

Calcestruzzo classico gettato in modo tradizionale, “a staggia” o con “laser-screed”, e scopato. È una tipologia di opera caratterizzata da una buona semplicità esecutiva, da una con elevata durabilità e ridotta manutenzione. Inoltre, soddisfa i requisiti di sicurezza relativi alla scivolosità anche lungo la direzione parallela alle incisioni.

 

Pavimentazione di calcestruzzo con superficie scopata.
Pavimentazione di calcestruzzo con superficie scopata. (© R. Muselli e G. Pagazzi)

 

Rampe a spina di pesce

Soluzione applicata diffusamente per la pavimentazione di accessi e disimpegni laddove il gradiente di pendenza risulta importante. La realizzazione con applicazione di pastina cementizia e le successive incisioni rendono particolarmente accattivante il suo aspetto. È una tipologia di pavimentazione con una buona durabilità e ridotta manutenzione, però, ha il limite di non soddisfare i requisiti di sicurezza, relativi alla scivolosità, lungo la direzione parallela alle incisioni. Inoltre, è una tipologia di intervento molto utile per superare i dislivelli.

 

Pavimentazione di calcestruzzo a spina di pesce.
Pavimentazione di calcestruzzo a spina di pesce. (© R. Muselli e G. Pagazzi)

 

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