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Pavan: si smetta di dire che il BIM fa risparmiare. E' necessario prima investire in Capitale Umano

INGENIO: Il mondo del BIM , e più in generale della digitalizzazione nel settore delle costruzioni nel corso di pochi mesi è stato al centro dell’attenzione del Legislatore (Art. 23 – Comma 13 del Codice Appalti) e si sta dotando di un nuovo impianto normativo (il 27 Gennaio sono state pubblicate le prime tranche – 1, 2 3 4 – della UNI 11337-2017). A breve inoltre saranno disponibili i risultati della Commissione Ministeriale Digitalizzazione Appalti Pubblici. Cosa significa tutto ciò per gli operatori della filiera secondo lei?

Alberto Pavan: Finalmente si delinea anche per l'Italia un quadro di riferimento solido che, pur prendendo ciò che di buono già esiste e funziona dagli altri sistemi e dalla altre economie, dia ai nostri operatori una base di operatività effettivamente applicabile e congruamente utilizzabile nel nostro mercato.

Stanno uscendo molti bandi di restauro in questo momento e chiunque non sia esterofilo per partito preso ed abbia davvero lavorato in BIM comprende bene che la risposta non possono essere ne il LOD 500 USA ne il  LOD/LOI 6 UK riferiti all'as-built. Ma chi ha voluto innovare e introdurre il BIM per facilitare questo passaggio al digitale evoluto non aveva in questo momento altro riferimento.

Ora avrà invece più strumenti. Una cosa è assicurarsi il dialogo con il mondo esterno per facilitare l'approdo ai mercati esteri ai nostri operatori altra cosa è rendere nello stesso tempo applicabile un metodo anche alla tua realtà interna avendo il coraggio di non considerare quanto fatto dagli altri epistemico ma parte di un percorso "comune", al più anche integrabile per nuove o differenti necessità. Questi passi fatti, nell'era di Industria 4.0, sono tutte azioni rivolte a facilitare l'approccio alla digitalizzazione ad una filiera che ha necessità di innovare partendo da una condizione di partenza più arretrata rispetto a quasi tutti gli altri settori.

INGENIO: Quali attenzioni che la Commissione Ministeriale dovrà avere, visto che questo lavoro è finalizzato all’applicazione del BIM negli appalti pubblici ? e quali i pericoli che dovranno essere “gestiti” per evitare di arrivare a un blocco dei LL.PP. o ad un’applicazione solo sulla carta ?

A.Pavan: Prevedere un periodo di transizione, prevedere sperimentazioni sul campo, prevedere assolutamente ed in via prioritaria investimenti per infrastrutture hardware e software e per la preparazione del personale. Si smetta di dire che il BIM fa risparmiare, falso. Il BIM farà risparmiare, davvero e tanto, permetterà di avere prodotti notevolmente superiori e aiuterà a risollevare un settore in profonda crisi solo se applicato davvero e molto più di che come è usato adesso per la grafica 3D e poco altro. Per avere questo salto tecnologico e metodologico è necessario prima investire e prima di tutto in capitale umano e formazione. Si pensi a migliorare davvero il settore prima che alla scontistica. Grandi rivoluzioni senza lungimiranza, pensando solo al piccolo risparmio quotidiano, non sono mai andate da nessuna parte.

INGENIO: Per gli operatori più evoluti  termini come 3D, 4D e 5D corrispondono ad attività sulle quali si è maturata una significativa esperienza. Sono ancora pochi coloro che, viceversa, stanno sperimentando l’impiego di Common Data Environment (CDE) – oppure ACDat se vogliamo utilizzare con la terminologia prevista nelle UNI 11337-2017 – piuttosto che Model e, soprattutto, Code Checking che in realtà, se la modellazione 3D rappresenta i pilastri del BIM, ne costituiscono gli architravi. Che ruolo potranno avere i committenti, pubblici e privati, per la diffusione di tali sistemi?

A.Pavan: Fondamentale, se comprenderanno che il CDE, o ACDat, costituisce il vero polmone d'aria e fonte di ricchezza del sistema; se comprenderanno che non è un repository di file ma un ambiente di dati; se comprenderanno che non è ambiente delegabile al progettista o all'impresa ma che è il loro ambiente di dati, da loro creato, gestito ed organizzato secondo le proprie regole, dove gli altri andranno a depositare i dati.

INGENIO: BIM e Università: molti atenei stanno organizzando MASTER dedicati alla figura del BIM MANAGER. E’ sufficiente od occorre ripensare anche il ciclo di studi ante Laurea ?

A.Pavan: Non è un problema di BIM, i nostri ragazzi dovrebbero uscire "digitali" dalle elementari figuriamoci all'università. Il master può forse tamponare questa fase di passaggio ma un percorso di laurea è inevitabile oramai, se non è già in ritardo adesso. Ma c'è probabilmente anche un problema di docenza. E sicuramente non andremo lontano solo con master da BIM manager. Servono BIM coordinator, modellatori negli impianti, operatori di data base, ma nessuno ne parla.
 

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