Passare dalla progettazione 2D al BIM: i principali vantaggi spiegati da una disegnatrice tecnica
La geometra Cristina Colosso di TECNOSTRUTTURE racconta la sua esperienza nell'applicare il BIM alla progettazione, soffermandosi sui principali vantaggi
I vantaggi principali del passaggio dalla progettazione 2D al BIM raccontati attraverso l’intervista a Cristina Colosso, disegnatrice tecnica Tecnostrutture
Il software BIM, Building Information Modeling, nasce come modello di informazioni di un edificio. Un rivoluzionario approccio al mondo del calcolo strutturale con importanza primaria nella fase di progettazione e verifica delle strutture di un’opera. Così la geometra Cristina Colosso racconta la sua esperienza e l’innovativo orientamento al calcolo strutturale che ottimizza l’efficienza del settore delle costruzioni.
Partendo da una fase di progettazione architettonica, il BIM permette di porre le basi del lavoro in modo efficiente e semplificato, definendo in modo accurato parte del modello strutturale dell’opera. Questa modalità di lavoro propone un metodo più efficiente e moderno di trasferimento dei dati, ponendo nuovi e interessanti termini di controllo e validazione.
Quali difficoltà bisogna affrontare passando dal vecchio metodo di progettazione a quello tramite BIM?
Il passaggio al BIM è stata un'evoluzione dell’attività di progettazione. I nostri primi approcci al mondo BIM, quando non era ancora un tema diffuso come oggi, risalgono al 2014. In quel periodo, la necessità di affrontare una commessa prestigiosa e complessa come lo svincolo autostradale di Angri ci ha spinti verso un nuovo modo di progettare. L’aver frequentato un corso intensivo e il grande lavoro in team ci hanno permesso di registrare fin da subito buoni risultati.
La sperimentazione di questo metodo ha avuto un esito interessante, che ci porta tutt’ora a impiegarlo. Le distinte di produzione con il BIM, si sono allineate graficamente a quelle che eseguivamo con il metodo tradizionale 2D, dimezzando i tempi e le fonti di errore. Anche le tavole di montaggio, hanno beneficiato di questo sistema. Le piante esportate sono coerenti con le sezioni e alcuni dettagli complicati dei nodi sono evidenziati da parti in 3D.
Quanto tempo è necessario per diventare autonomi nella progettazione con questo nuovo strumento?
La forza principale sta nel crescere in simbiosi con il sistema. Nel nostro caso sono serviti circa quattro mesi per diventare autonomi, mentre ogni anno frequentiamo un corso di aggiornamento che ci permette di essere sempre allineati con le ultime novità.
Quali i tre aspetti più importanti che derivano da questa tipologia di progettazione?
Secondo la mia esperienza i tre vantaggi principali derivati dall’impiego del BIM sono:
- Il modello deve essere corretto e completo per poter esportare le informazioni, nonché condiviso con gli altri attori del progetto, come l’architetto, impiantista etc. È possibile verificare già in fase di modellazione le interferenze tra tutti gli elementi modellati per evitare sorprese in fase di montaggio, la clash detection permette così di controllare e gestire i conflitti tra il progetto architettonico, strutturale o impiantistico.
- Perfezionare i dettagli e ridurre le tempistiche in termini di produzione degli elaborati (dalle distinte alle tavole di montaggio). Inoltre, ogni elemento è tracciato con la propria etichetta, potendo quindi sempre identificarlo in modo univoco e corretto. Facciamo un esempio: il pilastro denominato P1, avrà la stessa etichetta nel modello, nella distinta e nella tavola di posa. Nel caso in cui dovessimo modificare il nome del pilastro da P1 a P2, tutte le tavole e distinte verranno automaticamente aggiornate.
- Migliorare la comunicazione. Mi vengono in mente due diversi casi che meglio spiegano questo vantaggio.
Il primo quando durante le riunioni in fase preliminare è già possibile condividere le criticità, utilizzando delle immagini esportate dal modello BIM. Il secondo caso riporta invece la fase di montaggio, quando il nostro tecnico di cantiere oltre alle tavole cartacee, attraverso un tablet o un pc con installato un visualizzatore gratuito, può condividere il modello BIM e con-frontarsi con gli altri operatori.
Questi vantaggi, traducibili in risparmio di tempi e costi, riduzione dell’errore e semplificazione, cambiano il processo di costruzione, dove bisogna comunque tenere a mente il controllo del modello, di cui la validazione è affidata al progettista
Quando usare il BIM?
Molti considerano il BIM come uno strumento utilizzabile solo per grandi edifici. Accade però spesso che si presentino delle strutture di dimensioni ridotte, ma talmente elaborate che risultano di fatto più complesse di edifici più grandi. In questi casi il BIM è un valido supporto. Noi siamo partiti con una commessa non del tutto facile: lo svincolo stradale di Angri con configurazione plano-altimetrica variabile, per una superficie complessiva di 18.000 mq da realizzare in cinque mesi.
Qual è il profilo di chi usa il BIM?
In Tecnostrutture è esteso a tutto lo staff tecnico. Il BIM è un metodo di lavoro per il settore delle costruzioni dove cooperano diverse figure come architetti, ingegneri e professionisti del mondo delle costruzioni, motivo per il quale sono presenti differenti processi e innumerevoli strumenti. Perché questi dialoghino, orientati verso obiettivi prestabiliti, ci si serve dell’interoperabilità.
Così i dati contenuti nel modello progettuale di partenza vengono condivisi tra diverse piattaforme e software utilizzate per le molteplici funzionalità coinvolte nelle attività. Questa connessione rimane attiva nell’intero ciclo di vita dell’opera e non solo durante la fase di realizzazione.
Il progetto può essere condiviso grazie l’IFC, Industry Foundation Classes, un formato di scambio di dati, indipendente dalla piattaforma software utilizzata, concepito per trasferire le informazioni geometriche 3D nei progetti BIM. Questa soluzione è uno standard internazionale aperto, dove ciascun attore può continuare a utilizzare gli strumenti a lui più vicini, senza perdere operatività.
Quali sono le tre cosa da fare e non fare con il BIM?
Possiamo dire che le tre cose da fare quando si utilizza il BIM sono:
- Simulare il più possibile la realtà.
- Cambiare il paradigma culturale: scambiare informazioni tra gli attori del progetto attraverso un linguaggio comune dei vari software come il formato IFC.
- Verificare le interferenze attraverso il clash-detection.
Mentre ciò che è auspicabile non fare è:
- Dimenticarsi di controllare il modello: la validazione è fondamentale ed è affidata al progetti-sta.
- Paragonare il BIM al CAD: tradizionalmente progettazione, costruzione e gestione avvenivano in fasi diverse. Ora con il BIM è possibile gestire queste fasi in contemporanea.
- Fare modifiche manuali negli elaborati esportati dal modello BIM. La discrepanza tra il modello BIM e gli elaborati esportati possono causare interferenze di cui è difficile accorgersi se non in cantiere.
Caso applicativo firmato Tecnostrutture: Barts Medical School di Malta
Come abbiamo visto, l’utilizzo dei software permette non solo di ridurre le tempistiche di scambio dati ma anche di diminuire significativamente il rischio di errore, o meglio, di prevenirlo. Un componente modellato in BIM anticipa in 3D la configurazione reale dell’elemento in cantiere, consentendo di verificare la correttezza delle azioni. Questa tecnologia rende quindi possibile selezionare specifiche parti che possono essere verificare nel dettaglio, isolando il re-sto della struttura. Diversamente da come avveniva in passato, quando operazioni come que-sta potevano essere fatte solo in modo manuale sovrapponendo due viste in 2D.
Il BIM semplifica il mondo della progettazione grazie al controllo del trasferimento delle infor-mazioni base, che siano queste la posizione di nodi, le sezioni, gli spessori o i materiali. Oltre a ciò permette di verificare la congruenza nei punti di connessione tra i diversi elementi.
Tecnostrutture è stata scelta per la fornitura di elementi strutturali quali pilastri PDTI®, travi Basic® e solaio Airfloor™, per la nuova sede universitaria della Barts and The London School of Medicine and Dentistry, Queen Mary University of London sita a Gozo (Malta).
Un edificio di 6.500 mq, caratterizzato da cinque piani fuori terra, dove l’utilizzo del BIM è stato essenziale.
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