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Parquet: il ruolo della barriera a vapore nella posa di pavimenti in legno in interno

Quando si tratta di pavimenti in legno e parquet spesso si sottovaluta l'importanza della barriera/freno al vapore, attribuendogli un ruolo marginale nel sistema pavimento. Tuttavia, è importante sottolineare che la mancanza di questo elemento può causare danni significativi alla pavimentazione. Vediamo perché.

Pavimentazioni in legno e parquet per interni: presto una nuova norma dedicata

Il 15 febbraio 2024 è stata pubblicata dall’Ente Italiano di Normazione la norma tecnica UNI 11935: 2024 “Pavimentazioni di legno e parquet per interni – Istruzioni per la progettazione, la posa in opera e le condizioni d’uso” che definisce i criteri progettuali e le modalità di posa in opera della pavimentazione in legno e del parquet per impiego all’interno. Si applica alle pavimentazioni da posare mediante incollaggio, flottanti e mediante avvitatura/chiodatura, su qualsiasi tipologia di supporto, impiegate negli edifici di nuova costruzione e/o esistenti.

Nasce dalla necessità di completare il quadro normativo nazionale sulle pavimentazioni di legno e parquet. Il documento potrà portare giovamento al mercato in termini di competenze tecniche e nei rapporti contrattuali per tutti i soggetti della filiera.

La presente norma si applica alle pavimentazioni da posare mediante incollaggio, flottanti e mediante avvitatura/ chiodatura, su qualsiasi tipologia di supporto, impiegate negli uffici di nuova costruzione e/o esistenti.

La norma UNI 11935:2024 definisce inoltre le condizioni di esercizio della pavimentazione.

Al punto 4.3 della norma si fa chiarezza sull’uso della barriera al vapore/freno al vapore.

Vediamo nel dettaglio perché è importante prevedere una barriera o freno a vapore quando si decide di installare un pavimento in legno in interno.

 

Umidità presente nel massetto è nemica del parquet

Purtroppo, quando si tratta di pavimenti in legno e parquet spesso si sottovaluta l'importanza della barriera al vapore o del freno al vapore, attribuendogli un ruolo marginale. Tuttavia, è cruciale sottolineare che la mancanza di questo elemento può causare danni significativi.

Lo “schermo freno al vapore” e “barriera al vapore”, così come definito nella UNI 11470 “Coperture discontinue - Schermi e membrane traspiranti sintetiche - Definizione, campo di applicazione e posa in opera”, è un elemento impermeabile di tenuta all’aria avente la funzione di ridurre il passaggio del vapore acqueo per controllare il fenomeno della condensa all’interno del pacchetto di pavimentazione.

Il suo impiego rallenta il trasferimento diretto al piano di posa dell’umidità residua di costruzione presente nelle strutture, nelle pareti, nei sottofondi, etc.

 

Pavimenti: “schermo freno a vapore” e “barriera a vapore” sono la stessa cosa?

Schermo freno e barriera a vapore svolgono due funzioni differenti. Lo schermo a vapore ha la funzione di “rallentare o limitare” la risalita dell'umidità al piano di posa. Solitamente si realizza inserendo nella stratigrafia del pavimento un foglio di polietilene di spessore adeguato.

La barriera al vapore ha invece la funzione di impedire completamente il passaggio di vapore acqueo e di umidità che risale per capillarità. Si realizza utilizzando una membrana di bitume polimero o con una membrana plastica. Il metodo più comune è quello di utilizzare fogli di polietilene di adeguato spessore saldati tra di loro.

La UNI 11470 specifica che, in funzione della traspirabilità, il freno al vapore può presentare media o bassa diffusività:

  • media diffusività - 20 < Sd ≤ 40 m
  • bassa diffusività - 40 < Sd <100 m.

Un esempio indicativo di freno al vapore è rappresentato da un foglio di polietilene il cui spessore è riportato nei dati tecnici indicati dal fabbricante, eventualmente posto in doppio strato.

La UNI 11371Massetti per parquet e pavimentazioni di legno - Proprietà e caratteristiche prestazionali”, specifica che un idoneo freno al vapore è costituito, per esempio, da un doppio strato di fogli di polietilene da 150µm ciascuno, con fattore di resistenza al passaggio del vapore µ compreso tra 133333 e 33300 (20 m < Sd < 50 m), sormontati per almeno 100 mm, opportunamente nastrati sulle giunzioni e risvoltati sul bordo perimetrale fino al livello finito della pavimentazione.

La barriera al vapore, così come definito sempre nella UNI 11470, è un elemento impermeabile di tenuta all’aria avente la funzione di limitare fortemente il passaggio del vapore acqueo per controllare il fenomeno della condensa all’interno del pacchetto di pavimentazione.

Il suo impiego impedisce il trasferimento diretto al piano di posa dell’umidità di qualsivoglia provenienza residua di costruzione presente nelle strutture, nelle pareti, nei sottofondi, ecc., di risalita per capillarità, etc.

La UNI indica che per barriera al vapore si deve intendere un prodotto con valore Sd ≥ 100 m.

Esempi indicativi di barriera al vapore sono rappresentati da una membrana di bitume polimero con interposta lamina metallica o da una membrana sintetica di adeguato spessore, oppure da fogli di PVC.
La norma stabilisce che la barriera al vapore deve avere un fattore di resistenza al vapore acqueo (µ) > 100.000.

Tale fattore di resistenza è dato da un rapporto:

µ (fattore di resistenza al vapore) = δ aria/ δ prodotto

Dove:
δ aria - esprime la permeabilità al vapore di acqua dell'aria
δ prodotto - esprime la permeabilità al vapore di acqua del prodotto.

Per essere certi di ottenere questa prestazione è necessario sovrapporre due teli dello spessore di almeno 150 µm che avvolgeranno il massetto.

 

Garantire continuità di posa al freno o alla barriera a vapore è fondamentale

Il freno al vapore e la barriera al vapore devono essere posati garantendone la continuità e avendo cura di evitarne il danneggiamento, sia in fase di realizzazione del piano di posa che successivamente in fase di utilizzo della pavimentazione.

La posa a regola d’arte prevede, inoltre, che tali elementi vengano fatti risalire lungo il perimetro delle pareti e di altre parti in elevazione (sormonto) per un’altezza sufficiente a proteggere almeno lo spessore della pavimentazione di legno. L’eccedenza può essere rifilata prima della posa in opera del battiscopa.

Ci tengo a ricordare che gli elementi lignei di una pavimentazione in legno o parquet variano le loro dimensioni al variare della temperatura e, soprattutto, dell’umidità.

Nel linguaggio comune, il termine "freno a vapore" e "barriera a vapore" vengono accumunati sotto il nome di "barriera al vapore". Questo, come già detto in precedenza, non è tecnicamente corretto. Tuttavia, proprio in virtù dell’alta sensibilità del legno all’umidità, si consiglia di utilizzare la barriera a vapore anche nei piani superiori al primo.

Il pavimento in legno si manterrà in perfetto stato se legno e massetto sono protetti da qualunque tipo di infiltrazione d’acqua, diffusioni di vapore o condense.

Le conseguenze provocate dall’umidità e dall’acqua nella pavimentazione finita in legno vanno dal semplice fenomeno del rigonfiamento degli elementi lignei, con più o meno evidente formazione di una superficie ondulata, sino al sollevamento del pavimento stesso, talvolta con danni irreparabili.

 

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Umidità nei massetti: criticità da non sottovalutare quando si tratta di pavimenti in legno

Di seguito le varie tipologie di umidità che possono manifestarsi in un massetto e creare problematiche alle pavimentazioni in legno.

  • Umidità di condensazione: la formazione di umidità di condensazione si può manifestare prevalentemente nel periodo invernale, in massetti non opportunamente isolati termicamente e collocati tra ambienti in condizioni termiche molto diverse. Questo è il caso, ad esempio, di un massetto realizzato per un solaio che separa un ambiente riscaldato da un ambiente non riscaldato. All’interno dello spessore del massetto, infatti, in ragione della differenza di temperatura tra due superfici, calda superiore e fredda inferiore, e dell’umidità relativa dell’aria nell’ambiente caldo, si può formare acqua di condensazione che poi per capillarità raggiunge il legno.

    In questi casi il progettista dovrà prestare particolare attenzione sia nella messa in opera, sopra lo strato di compensazione o sopra lo strato portante, di un materiale isolante di adeguato spessore nonché al posizionamento della barriera o del freno al vapore.

    Il fenomeno della condensazione può causare danni persino su supporti termicamente coibentati e con barriera al vapore, se quest'ultima è erroneamente posizionata sul lato "freddo" dell'isolamento termico. In questo caso, si verifica che il punto di rugiada, il quale rappresenta il livello in cui, in base alle condizioni di temperatura e umidità relativa dell'aria, l'umidità contenuta in quest'ultima si condensa in forma liquida, si trovi al di sopra della barriera al vapore.
    Buona norma è quindi quella di collocare la barriera al vapore sempre immediatamente sotto il massetto o comunque sopra l’isolamento termico qualora si voglia coibentare anche lo strato di compensazione.

    Analoga precauzione dovrà porsi in presenza di tubazioni degli impianti dell’acqua fredda di consumo e delle tubazioni principali dell’acqua di raffrescamento, contenute nello strato di compensazione, tubazioni che dovranno essere tutte opportunamente coibentate, ponendo in questo caso attenzione a che il diametro finale delle tubazioni così protette sia ampiamente contenuto nello spessore dello strato di compensazione. Inoltre, bisogna prestare particolare attenzione nell’evitare lo schiacciamento dei materiali coibenti.
  • Risalita di acqua per capillarità: l’acqua piovana o di falda può risalire per capillarità. Tale fenomeno, detto acqua di risalita, si presenta ai piani bassi degli edifici e nei massetti:

    - su vespai o camere d’aria non aerate o aerate in modo insufficiente;
    - su tavellonati su muricci non isolati;
    - su strutture a contatto con muri senza adeguata protezione dall’acqua di risalita.

    Ovviamente in tutti questi casi la predisposizione sotto il massetto di una adeguata barriera al vapore evita ogni problema. Occorrerà inoltre sempre assicurarsi che, oltre il massetto, anche la costruzione sia sempre adeguatamente protetta dall’acqua di risalita attraverso i muri, che può sempre rendere eccessivamente umida l’aria dei locali. Se questo è facile nelle nuove costruzioni, non lo è altrettanto in presenza di vecchi edifici, specie in muratura portante. In quest’ultimo caso occorre monitorare attentamente le condizioni ambientali, installando se necessario, opportuni apparecchi di umidificatori o rinunciando alla posa di un pavimento in legno.
  • Umidità di infiltrazione: si definisce umidità di infiltrazione quella prodotta da acqua piovana e localizzabile ai piani fuori terra degli edifici. L’infiltrazione può essere permanente, quindi facilmente rilevabile, oppure occasionale, perciò di più difficile rilevazione. Molteplici possono essere le possibilità di ingresso di umidità di infiltrazione, per cui occorre procedere caso per caso ad una attenta analisi dello specifico fenomeno; questo al fine di poter intervenire opportunamente. In generale, l’unica soluzione per eliminare l’umidità di infiltrazione è quella di intervenire sulla causa alla fonte. Si riportano solo due esempi tra quelli maggiormente ricorrenti e più facilmente riscontrabili in edifici di vecchia costruzione:

    - presenza di ballatoi, terrazzi o balconi esterni mal impermeabilizzati, a volte anche non impermeabilizzati, attraverso i quali, a causa di ristagni per inadatte pendenze e/o per fenomeni di capillarità, l’acqua piovana penetra in misura maggiore o minore all’interno dei locali. Per risolvere il problema può essere realizzato in interno un nuovo massetto con la sottostante barriera al vapore oppure impermeabilizzando e isolando correttamente la superficie esterna esposta;

    - perdita da tubazioni, sia verticali che orizzontali, dell’impianto idrosanitario: il problema può essere risolto unicamente intercettando o riparando la tubazione interessata, avendo presente che il luogo di comparsa dell’umidità non sempre coincide con il punto in cui perde la tubazione.

 

Parquet e impianti radianti a pavimento: indicazioni sulla barriera a vapore

Nel caso di impianti radianti a pavimento abbinati a pavimenti in legno, la norma UNI 11371 fornisce alcune specifiche sulla barriera a vapore.

La norma riporta che: "lo strato separatore, per impedire efficacemente la risalita di umidità dagli strati inferiori, deve essere costituito da almeno un freno al vapore a bassa diffusività o da una barriera al vapore con valore relativo dello spessore d'aria equivalente Sd maggiore di 40 m come indicato nella UNI 11470. Tale valore di Sd deve essere considerato come riferimento per qualsiasi materiale impiegato con la funzione di freno al vapore. In ogni caso risulta opportuno fare riferimento ai dati tecnici forniti dal fabbricante dello strato separatore".

Il valore Sd si calcola moltiplicando lo spessore dello strato del freno o barriera al vapore (espresso in metri) per il coefficiente di resistenza al passaggio del vapore μ.

 

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Il freno (o barriera) al vapore dovrà quindi essere posato anche nel caso di impianto di riscaldamento a pavimento e va posata prima dell'isolante (dei pannelli su cui vengono posati i tubi) del sistema radiante. Dovrà essere sempre presente (specie quando siano previste pavimentazioni in legno) sia al piano terra che ai piani superiori.

 

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