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Parità di genere sul lavoro certificabile: le linee guida sul sistema di gestione e gli indicatori prestazionali

Con la pubblicazione da parte di UNI della Prassi di Riferimento PdR 125, che definisce le linee guida sul Sistema di Gestione per la parità di genere, le aziende possono richiedere la certificazione della parità di genere come atto volontario ottenibile in seguito a un audit aziendale, da parte di un ente di certificazione accreditato.

La parità di genere è certificabile

In Italia c’è ancora troppa disparità di condizioni tra uomo e donna: se in Europa il gap è stato parzialmente colmato, in primis da Svezia e Danimarca, nel nostro Paese la situazione – secondo l’ultima rilevazione dell’Indice di Parità di Genere effettuata dall’EIGE - European Institute for Gender Equality – è migliorata, ma non è buona.

L’Italia infatti si trova al quattordicesimo posto (e al 63esimo al mondo) su 27 Paesi UE.

I parametri presi in considerazione dall’indagine EIGE sono: il lavoro, in cui sono analizzati, tra gli altri, il tasso di occupazione e la durata media della vita lavorativa; il denaro, con indicatori come lo stipendio medio e gli individui a rischio povertà; la conoscenza, che si basa sui dati relativi al titolo di studio; il tempo, che racchiude le abitudini degli individui riguardo il lavoro di cura e la socialità; il potere, che considera i dati sulla presenza di uomini e donne ai vertici della sfera politica, economica e sociale; la salute, che esamina le possibilità di accesso ai servizi sanitari e lo stato di salute degli individui. A questi si aggiungerà dal 2023 il dato relativo alla violenza contro le donne.

Preoccupa in particolare il dato delle pari opportunità sul lavoro: il Bel Paese è infatti all’ultimo posto in questa specifica graduatoria; dato (soltanto il 49% delle donne italiane tra i 18 e i 65 anni risulta essere occupato nel 2021) oltretutto in decrescita in conseguenza della pandemia.

Ci vorrà molto impegno per scalare la classifica e centrare uno degli obiettivi ONU dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Come raggiungere l’uguaglianza di genere?

Il primo passo è stato compiuto nel 2006 con l’approvazione del Decreto legislativo 198/2006, più noto con il nome di Codice delle Pari Opportunità tra Uomo e Donna. Con le successive modifiche del 2010 e del 2017, il testo è stato via via implementato introducendo una serie di iniziative che tendevano a superare la disparità tra i due sessi in ambito lavorativo, da sempre un grosso punto debole della nostra società. In particolare nel 2017 viene intensificata la tutela relativa alle molestie subite sul posto di lavoro.

Una importante e ulteriore integrazione è contenuta nella Legge 162 del 5/11/2021: le aziende pubbliche e private, con un numero di dipendenti superiore a 50, hanno l’obbligo di redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni, con dettagli relativi alle assunzioni, alla formazione, alla promozione professionale, ai livelli, ai passaggi di categoria o di qualifica, alla mobilità, all’eventuale intervento della Cassa integrazione guadagni, ai licenziamenti, prepensionamenti e pensionamenti, e alla retribuzione effettivamente corrisposta.

Inoltre il PNRR ha stanziato fondi per la nascita di nuove realtà di imprenditoria femminile e per l’introduzione di un sistema nazionale di certificazione che favorisca la riduzione del gap di genere e incentivi l’adozione di politiche gestionali adeguate.

Il Sistema di Gestione della parità di genere

Con la pubblicazione da parte di UNI della Prassi di Riferimento PdR 125, che definisce le linee guida sul Sistema di Gestione per la parità di genere, le aziende possono ora richiedere la certificazione della parità di genere come atto volontario ottenibile in seguito a un audit aziendale, da parte di un ente di certificazione accreditato che verifichi la conformità alle linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere.

La nuova certificazione prevede la strutturazione e adozione di un insieme di indicatori prestazionali (KPI) in tema di politiche di parità di genere nelle organizzazioni.

In totale, 34 KPI divisi in 6 macro aree:

  1. cultura e strategia;
  2. governance;
  3. processi HR;
  4. opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda;
  5. equità remunerativa per genere;
  6. tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Alcuni KPI non sono applicabili a tutte le categorie di organizzazione; in particolare, sono presenti esclusioni per micro e le piccole imprese: per venire incontro anche a tali aziende, la Prassi di Riferimento suddivide le organizzazioni in quattro categorie:

  • micro (fino a 9 addetti),
  • piccola (da 10 a 49 addetti),
  • media (da 50 a 249 addetti),
  • grande (250 addetti e oltre).

Per il rilascio della certificazione, è necessario raggiungere lo score minimo del 60%.

Tra i vantaggi della certificazione vi sono:

  • sgravi contributivi riservati alle imprese che siano in possesso della certificazione al 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, nel limite dell’1% dei contributi complessivamente dovuti e di € 50.000 annui per ciascuna azienda (art. 5, c. 1 e 2, L. 162/2021);
  • punteggio premiale per la valutazione, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti (art. 5, c. 3, L. 162/2021);
  • riduzione del 30% della garanzia fideiussoria per la partecipazione a gare pubbliche (art. 93, c. 7, D.Lgs. 50/2016, modificato dall’art. 34, c. 1, D.L. 36/2022);
  • acquisizione di un miglior posizionamento in graduatoria nei bandi di gara per l’acquisizione di servizi e forniture (art. 95, c. 13, D.Lgs. 50/2016, modificato dall’art. 34, c. 2, D.L. 36/2022);
  • positivo riflesso reputazionale.

ICMQ - Istituto di certificazione e marchio qualità per prodotti e servizi per le costruzioni ha intrapreso il percorso di accreditamento Accredia per il rilascio delle certificazioni per i Sistemi di Gestione per la parità di genere secondo UNI/PdR 125:2022 ed è in grado di offrire il servizio di certificazione di conformità alla PdR 125.

Solo i certificati con il marchio UNI e Accredia, insieme a quello dell’organismo di certificazione, permettono di ottenere gli esoneri contributivi per le imprese private, di accedere alle premialità nei bandi di gara e di usufruire degli stessi incentivi alla certificazione a breve disponibili.

Le aziende che sceglieranno questo percorso sostenibile potranno contare anche sul supporto di Unioncamere, grazie a un accordo di collaborazione con il Dipartimento delle Pari Opportunità in materia di certificazione della parità di genere.

Grazie alla certificazione, nei prossimi 4 anni almeno 1000 imprese abbatteranno il gender gap sul luogo di lavoro. Il divario va colmato: speriamo si riesca a farlo in fretta.

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