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Opere di contenimento: la prima vera grande opera pubblica che serve all’Italia

Crolli, frane, voragini, allagamenti, strade interrotte, scuole chiuse, per non parlare della perdita di vite umane; sono queste le voci dei tragici bilanci che, periodicamente, sono stilati dai mezzi d'informazione di massa a seguito dei disastri ambientali causati da eventi climatici di straordinaria intensità.
 
L’ultima violenta alluvione riversatasi sulla Sardegna ha evidenziato nuovamente, nel caso fosse necessario, l'impellente necessità di un piano di prevenzione e manutenzione del territorio, al fine di porre un limite all'avanzare del dissesto idrogeologico in corso. Ma, quanto accaduto in Sardegna, è solo l’ultimo di una lunga lista di fenomeni che hanno colpito, causando numerose vittime ed ingenti danni, altre regioni come la Toscana, la Liguria, la Puglia e la Basilicata, la Calabria, la Sicilia, le Marche e l’Umbria.
 
Come sempre accade, quotidiani e telegiornali rincorrono la notizia dedicando loro straordinari servizi di apertura e prime pagine, salvo poi dimenticare puntualmente di tener viva l'attenzione sulle reali cause e le possibili soluzioni nei modi e nei tempi necessari.  Il nostro Paese non può più permettere tutto questo e attendere ancora inerme il disastro che verrà; vi è la necessità di trasformare il capitolo "dissesto idrogeologico" in una priorità. Per noi di Atecap, la prima grande opera pubblica da realizzare è quella che pone un tangibile limite ai rischi legati a frane e alluvioni.
 
È noto a tutti che non sono le "cause naturali" - tra cui si possono annoverare precipitazioni sempre più intense e frequenti a causa dei cambiamenti climatici in atto - l'unica radice del problema. C’è anche e soprattutto l’inerzia di chi rende sempre più vulnerabile il suolo consumandolo senza controllo o portando avanti politiche di mitigazione del rischio idrogeologico che si sostanziano esclusivamente in interventi di estrema urgenza.
 
C'è bisogno di prevenzione e manutenzione diffusa sull'intero territorio nazionale. L’82% dei Comuni italiani e oltre 6 milioni di cittadini, infatti, vivono o lavorano ogni giorno in aree considerate ad alto rischio idrogeologico.
 
La realizzazione di opere di contenimento e di prevenzione, come ovvio, è uno dei grandi temi che vanno a comporre il deficit infrastrutturale del nostro Paese. Puntare sull'edilizia, pertanto, significa anche e soprattutto rilanciare il nostro Paese nella realizzazione di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico.
 
Una priorità che richiede intelligenza e competenze di governo, accompagnate dalle opportune conoscenze tecniche; in questo campo, una scelta appropriata dei materiali gioca, infatti, un ruolo fondamentale. Una priorità che, se trovasse riscontri positivi, visto lo stato in cui si trova il nostro territorio, avrebbe anche il merito di riattivare un sistema economico e produttivo che rischia il collasso definitivo. Iniziative in questa direzione troverebbero, ovviamente, il consenso più ampio possibile, che sappiamo essere il vero driver delle scelte di politica economica dell’Italia negli ultimi anni.
 
L’Atecap non può che unirsi all’appello promosso da molte sigle del mondo delle associazioni ambientaliste e di categoria, dei Consigli nazionali degli ordini professionali del settore, dei Sindaci e dei tecnici e della ricerca. Anche per noi sono di fondamentale importanza la deroga al Patto di stabilità per gli interventi di messa in sicurezza del territorio e lo stanziamento di idonee risorse da destinare alla difesa del suolo.
 

Chi opera con serietà nel mondo delle costruzioni sa bene che sarebbe preferibile sperare per il meglio, ma è imprescindibile e doveroso progettare sempre per il peggio.