openDBL: il "digital building logbook" europeo per un'edilizia più sostenibile
openDBL è un progetto di ricerca applicata, finanziato dal programma quadro dell’Unione europea per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe, per la realizzazione del fascicolo digitale del fabbricato europeo. Un progetto di grande interesse se si considera l’importanza che hanno i dati delle costruzioni al fine del raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo in merito al taglio delle emissioni climalteranti.
openDBL: il digital building logbook europeo
Il percorso di ricerca
In un precedente saggio si introduceva l’inquadramento generale di e-BIM: un percorso di ricerca indipendente, di base e applicata, sulla metodologia BIM.
Si tratta di un percorso di ricerca realizzato con un approccio sistemico al fine di prospettare una diversa interpretazione del BIM rispetto alla visione corrente che vede la materia isolata nella sola fase della progettazione delle opere. Il percorso è diviso in sei passaggi successivi e in questo saggio si parlerà di quello che allora è stato indicato come il sesto e ultimo passo: il progetto di ricerca europeo “openDBL”.
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L’impatto della costruzione sull’ambiente
Secondo il rapporto “Building Materials and the Climate: Constructing a New Future”, pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e dallo Yale Center for Ecosystems + Architecture a settembre 2023 nell’ambito della Global alliance for buildings and construction (GlobalAbc), il settore delle costruzioni è responsabile di almeno il 37% delle emissioni globali di carbonio.
In realtà il settore è responsabile di un impatto ancor più generale sul consumo delle risorse e sulle emissioni di rifiuti.
Prima del famoso “accordo di Parigi”, il Green Building Council nel suo rapporto “Verso Parigi 2015 – Gli stati generali sui cambiamenti climatici e la difesa del territorio” riportava: “è dato condiviso che la costruzione e il funzionamento degli edifici nell'UE rappresenti la metà dei materiali estratti e del consumo energetico nonché circa un terzo del consumo idrico. Questo settore genera inoltre circa un terzo di tutti i rifiuti ed è associato a pressioni ambientali che insorgono in fasi diverse del ciclo di vita di un edificio, fra cui la fabbricazione dei prodotti da costruzione, la costruzione, l'uso, la riqualificazione/ristrutturazione dell'edificio, nonché la gestione dei rifiuti da costruzione”.
Non è un caso se con l’accordo di Parigi i paesi dell'UE si sono impegnati a mantenere l’innalzamento medio della temperatura globale sotto gli 1,5 °C e con il Green Deal europeo il taglio delle emissioni climalteranti del 55% entro il 2030 fino al loro azzeramento entro il 2050.
Rispetto al consumo delle risorse occorre dire, inoltre, che sempre secondo il rapporto dell’Unep esiste una differenza fondamentale tra gli sforzi che l’edilizia ha compiuto per la riduzione delle emissioni della fase “operativa” degli edifici, quelle prodotte dal riscaldamento, dal raffreddamento e dall’illuminazione, rispetto a quelle relative alla componente “incorporata”, derivanti dalla produzione dei materiali da costruzione come in particolare cemento, acciaio, alluminio e vetro.
Mentre per le prime si prevede una diminuzione considerevole nei prossimi decenni (con proiezioni che indicano diminuzioni tra il 50 e il 75% delle emissioni totali del settore nei prossimi decenni), non altrettanto avviene per le seconde per le quali ancora c’è tanto da fare per la decarbonizzazione dei materiali convenzionali e la loro sostituzione con materiali maggiormente biocompatibili.
Ancora una volta appare come i produttori dei materiali e dei componenti della costruzione dovrebbero avere un ruolo centrale, mentre invece sembra che questi, anche nell’ambito del tema del BIM, quello che viene proclamato come una vera e propria “rivoluzione” del settore, risultino piuttosto in secondo piano se non addirittura assenti.
Lo scenario futuro di crescita
Sempre nel rapporto Unep si mettono in evidenza altre grandezze, come quelle relative alle previsioni di crescita della popolazione e della ricchezza a livello globale, che spingono verso la necessità di urgenza nell’operare al fine di una riduzione delle emissioni nocive.
Anche questi due indicatori, infatti, rappresentano prospettive tali da dover suscitare una immediata reazione globale .
Da un lato, il rapporto “Demographic scenarios for the EU. Migration, population and education”, dell’International Institute for Applied Systems Analysis, secondo il quale nel 2060 la crescita demografica potrebbe raggiungere i 9,6 miliardi di persone.
Secondo i dati dell’Ocse, dall’altro, sempre nel 2060 in quasi tutto il mondo il Pil pro-capite avrà raggiunto i 40mila dollari, soglia sulla quale si posizionano oggi i Paesi Ocse che, a loro volta, raggiungeranno gli 80mila dollari.
In base a queste previsioni, si stima che la superficie costruita in tutto il mondo raddoppierà entro il 2060 con un ritmo per il quale ogni cinque giorni i nuovi edifici occuperanno una superficie della dimensione di una città come Parigi.
Di fronte a queste prospettive, su un versante completamente opposto, ci sono tutti coloro che da diversi anni si battono con sforzi spesso a singhiozzo per la riduzione del consumo di suolo considerando quest’ultimo come una delle risorse naturali più importanti da preservare, soprattutto considerando il periodo lunghissimo, circa 500 anni, per la rinaturalizzazione del territorio impermeabilizzato.
Evidentemente al raddoppio delle costruzioni corrisponderà un altrettanto raddoppio del consumo globale delle materie prime e di emissioni di carbonio e di rifiuti.
La necessità di un approccio olistico
Unendo insieme i dati fin qui esposti appare evidente come il settore della costruzione debba essere completamente riconsiderato con una visione olistica del tutto che sia capace di attivare fin da subito una completa trasformazione della sua stessa concezione, da settore dell’economia (molte volte impropriamente favorito per un rilancio di periodi depressivi) a vero e proprio centro di sviluppo della sostenibilità fisica e biologica dell’umanità.
Lo scenario è dunque molto complesso e può essere affrontato solo interpretando tutte le dinamiche in gioco con un approccio sistemico di comprensione delle relazioni tra i diversi domini che impattano sul settore, tecnologico, antropologico, ecologico e sociologico, al fine di prospettare la risoluzione delle necessità di conoscenza sulla quale basare l’efficacia delle future improrogabili scelte.
L’istanza europea
È per via di questa manifesta necessità di conoscenza che la commissione europea ha messo in atto un’azione di forte impulso per la realizzazione di una mappatura generale della costruzione che divenga il primo fondamentale passo da compiere in vista delle auspicabili necessità informative.
Proprio in tal senso va interpretata la spinta della commissione per operare a favore della costituzione del digital building logbook europeo e, così, per questa sentita necessità è stato prodotto dal gruppo di ricerca DBL Study Team costituito da Ecorys, TNO, Arcadis and Contecht, il rapporto dal titolo Technical guidelines for digital building logbooks. Guidelines to the Member States on setting up and operationalising digital building logbooks under a common EU framework.
Il documento, in versione finale, è piuttosto recente, risale al 10 novembre 2023 e costituisce un fondamentale punto di riferimento per una corretta comprensione degli obiettivi e delle necessità di implementare fascicoli digitali di conoscenza del settore del costruito.
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