Occhio all'abuso: certificato di agibilità e permesso di costruire sono 'cose' molto diverse
Il Consiglio di Stato fornisce ulteriori e interessanti spunti che riguardano gli abusi edilizi e le differenze tra il permesso di costruire e il certificato di agibilità
Attenzione a non confondere l'agibilità (e quindi il certificato di agibilità, oggi SCA - segnalazione certificata di agibilità) di un edificio/locale con il permesso di costruire. Siamo di fronte a 'documenti' collegati a presupposti molto diversi e non sovrapponibili fra loro:
- il permesso di costruire è un titolo edilizio finalizzato all’accertamento del rispetto delle norme edilizie ed urbanistiche;
- il certificato di agibilità/SCA ha la funzione di accertare che l’immobile sia stato realizzato secondo le norme tecniche vigenti in materia di sicurezza, salubrità, igiene, risparmio energetico degli edifici e degli impianti.
Il certificato di agibilità non presuppone automaticamente la presenza di difformità
Ma veniamo a noi, o meglio al caso di cui si occupa Palazzo Spada nella sentenza 5319/2020.
In una diatriba tra condominio e condomino su un'ordinanza di demolizione portata sul tavolo del TAR, secondo il condominio istante, il certificato di agibilità rilasciato precedentemente dal Comune avrebbe acclarato definitivamente la conformità di quanto effettivamente realizzato alla concessione edilizia.
Ovviamente così non è proprio per i presupposti diversi di cui si parlava all'inizio.
E' vero - evidenzia il Consiglio di Stato - che l’art. 25 del dpr 380/2001 condiziona il rilascio del certificato di agibilità – per altro auto-dichiarato – non solo all’aspetto igienico-sanitario ma anche alla conformità edilizia dell’opera realizzata rispetto al progetto approvato.
Nondimeno, con riferimento al regime giuridico vigente al momento del suo rilascio, avvenuto nel 1974, il conseguimento del certificato di abitabilità non preclude(va) agli uffici comunali la possibilità di contestare successivamente la presenza di difformità rispetto al titolo edilizio (cfr., da ultimo, Cons. Stato, sez. VI, 29 novembre 2019, n. 8180).
La demolizione a distanza di anni
Nella stessa sentenza, si affronta la contestazione sul tempo intercorso tra l'ordinanza di demolizione e la realizzazione dell'opera.
Sul punto la giurisprudenza è pacifica nel ritenere l'ordinanza di demolizione un provvedimento di natura vincolata e rigidamente ancorata al ricorrere dei relativi presupposti in fatto e in diritto che impongono la rimozione dell’abuso. Tale ordinanza non ammette deroghe:
- né nell’ipotesi in cui l’ingiunzione di demolizione intervenga a distanza di tempo dalla realizzazione dell’abuso;
- né se il titolare attuale non sia responsabile dell’abuso e il trasferimento non denoti intenti elusivi dell’onere di ripristino.
LA SENTENZA INTEGRALE E' SCARICABILE IN FORMATO PDF
LEGISLAZIONE e TECNICA URBANISTICA ed EDILIZIA
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