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Obblighi e Opportunità del BIM

Obblighi e Opportunità del BIM

Prima che, nei modi e nei tempi opportuni, sia resa pubblica la bozza dello schema del decreto ministeriale relativo alla modellazione e alla gestione informativa, che, peraltro, non lo si dimentichi, sarà sottoposta, in forme da stabilire da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a consultazione pubblica, è opportuno, a mio avviso, fissare alcuni paletti che riguardano le necessarie premesse.
Se, infatti, l'articolo e il comma del Codice dei Contratti Pubblici che attengono alla materia riflettono una menzione, espressa in termini facoltativi, all'interno del diritto comunitario (nella fattispecie, entro la direttiva comunitaria sul Public Procurement), le ragioni per cui ciò avviene, come sarà evidente anche nel BIM Handbook edito prossimamente, per conto della Commissione Europea, dallo EU BIM Task Group (di cui il Ministero è parte fondativa: deve essere ricordato), è che la Digitalizzazione del Settore delle Costruzioni e, in particolare, della Domanda Pubblica, promette di arrecare vantaggi alla spesa pubblica efficientando, al contempo, il Sistema degli Operatori e la Natura dei Prodotti Immobiliari e Infrastrutturali.
Questa semplice riflessione aiuta a comprendere come l'incoraggiamento che stava alla base delle intenzioni del governo britannico espresse nel 2011, ma anche di altre piattaforme nazionali (come quelle francese, spagnola e tedesca), non poteva tradursi letteralmente come obbligo, nel senso che incrementare la produttività e l'efficacia più che un dovere potrebbe considerarsi un diritto.
Così dovrebbe essere, infatti, anche per il caso domestico, in cui, tuttavia, la valenza del disposto legislativo rappresenta una novità e un rafforzamento che potrebbe fungere da riferimento comunitario.
Di conseguenza, la cogenza dell'adozione della modellazione e della gestione informativa, o meglio, l'avvio del processo compiuto di Digitalizzazione del Settore delle Costruzioni, dovrebbe essere unanimemente considerato come un desiderio impellente che, nel caso del Regno Unito, ben prima della Brexit, era già presentato come una occasione per rafforzare, a livello mondiale, prima ancora della Global Britain, un primato nazionale.
Naturalmente, le cose non sono così semplici come potrebbe apparire dalle considerazioni formulate in precedenza, poiché, per prima cosa, è opportuno rammentare che la modellazione e la gestione informativa, digitalizzando, cioè rendendo computazionali le azioni e gli atti, si propone di rendere le transazioni trasparenti, tracciabili e condivise, col presupposto che il miglioramento dei flussi informativi conduca alla qualificazione dei processi decisionali: come dimostra la vicenda complessa del Regno Unito.
A prescindere dalla natura del prodotto immobiliare o infrastrutturale, che, nell'ambito digitale è destinato a mutare stato per via della interconnessione, il progetto e il processo, all'interno della nozione di interoperabilità, alimentano il metodo: o viceversa.
Con ciò si intende affermare, come sempre più chiaramente intuibile dalla evoluzione tecnologica, che negli ecosistemi digitali la distinzione tra metodi e strumenti tende ad attenuarsi in virtù della capacità di utilizzare i dati che si rapportano ai secondi per supportare i primi.
Tutto l'impianto, non del decreto, bensì dell'articolo e del comma della legge di riferimento, appare, inoltre, centrato sulla Domanda Pubblica, in stretta relazione con la Strategia di Digitalizzazione della Amministrazione Pubblica e con la Qualificazione delle Stazioni Appaltanti: il decreto, dunque, appare come un tassello importante di una politica industriale in un contesto, il Settore delle Costruzioni, in cui il Governo, a differenza che nel Piano Nazionale Industria 4.0, può agire direttamente, facendo leva sulla Amministrazione e sulla Domanda Pubblica, mentre per la Manifattura incentivi, hub, centri, vedono per esso un ruolo più mediato, anche se altrettanto decisivo. Là l'avvio del processo di cambiamento dipende dalla Offerta, qui dalla Domanda.
La Domanda Pubblica diventa, perciò, il driver su cui intervenire per introdurre una logica differente, poiché evidentemente la Digitalizzazione del Settore delle Costruzioni, sotto l'egida di termini come Collaborazione e Integrazione, propone una razionalità assai distante da quella consolidata: non solo nel Nostro Paese.
D'altra parte, se la recessione degli scorsi anni ha profondamente sollecitato il Comparto, è chiaro che la razionalità attualmente in essere non può essere liquidata oggi quale fallimentare, bensì bisogna capire a quali condizioni essa, così radicata, possa evolversi.
Nel Regno Unito, infatti, una congiuntura negativa, almeno nominalmente, aveva indotto gli operatori ad abbandonare le strutture mentali e operative radicate in quanto considerate bocciate dalla recessione medesima, mentre in Italia ciò non è sostanzialmente avvenuto, benché un certo disorientamento abbia colpito una parte del mercato.
In un frangente in cui la Germania e la Francia paiono capaci di assumere congiuntamente la leadership delle politiche comunitarie, è importante, dunque, valorizzare l'esperienza italiana, che, attraverso una condizione di cogenza, prima di altri, cerca di tradurre una politica industriale in una strategia condivisa colle rappresentanze.
Ovviamente, nel processo di transizione, decisivo per la sorte dello sforzo riformista, i due fattori determinanti saranno la Riforma della Domanda Pubblica (di cui la Digitalizzazione è attualmente la punta della lancia) e la Riconfigurazione dell'Offerta (che non dipende principalmente da disposti di legge, ma da convenienze che devono essere esplicitate).
Tra le altre cose, l'azione governativa e parlamentare non investe esclusivamente i Lavori Pubblici, ma anche l'Edilizia Privata, laddove la modellazione e la gestione informativa potrebbero essere utilizzate per semplificare e per accelerare le procedure di rilascio o di diniego dei titoli abilitativi.
L'invito è, dunque, una volta conosciuto il testo della bozza di decreto, a leggerne attentamente gli articoli nella prospettiva della rivisitazione del mercato, intuendo quanto e come la Digitalizzazione (particolarmente qui attraverso la modellazione e la gestione informativa) possa modificare le prestazioni della Domanda Pubblica (in cui è immaginabile che sorgeranno preoccupazioni ed esitazioni) e motivare l'Offerta Privata a un ripensamento delle catene del valore e della fornitura.
Naturalmente, l'auspicio è che i Promotori Immobiliari e la Committenza Privata siano indotti a seguire lo stesso percorso.
Utilizzare esclusivamente la categoria dell'obbligo, correlato alle tempistiche di sua adozione, potrebbe essere critico per leggere un testo che, in maniera diretta e mediata, vuole innescare un gioco a somma positiva in cui contemperare l'urgenza delle mosse di abbrivo e la lentezza del compimento.
Entro certi limiti, un testo legislativo può essere eluso, pur nell'adempimento formale: riflettere assieme, tra Domande Pubbliche e Offerte Private - dato che il mercato è articolato per segmenti e per velocità - sulla Digitalizzazione significa determinare le condizioni di evoluzione e di trasformazione, insieme incrementali o radicali, per cui il metodo di gestione dei procedimenti (il Construction Programme and Project Management) vada di pari passo con le modalità culturali, giuridiche e fiscali di integrazione dei soggetti coinvolti e di aggregazione degli stessi.
Un semplice comma, il 13, dell'articolo 23 del D.Lgs. 50/2016 e s.m.i., non è sinora stato comprensibilmente al centro del dibattito e della polemica inerente al Codice dei Contratti Pubblici: ma in esso è contenuto, come dimostra anche il Parere al Correttivo a cura delle commissioni parlamentari competenti, il germe di una politica industriale che il Settore delle Costruzioni attende da tempo, che persino invoca, ma che non può trascurare le innumerevoli resistenze in atto, più velate che non palesi.
Allorché, nella ormai UE-27 si affaccia il rinnovato asse franco-tedesco, e in cui la Digitalizzazione del Settore delle Costruzioni diviene elemento fondante (come si potrebbe vedere nella Conference di Luglio a Bruxelles), occorre un grande sforzo congiunto di Domanda e Offerta, di Istituzioni e Rappresentanze al fine di definire un Sistema delle Costruzioni Nazionale per giocare un ruolo pesante nella Unione.

 

 

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