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Nuovo Codice Appalti: controversie, pratiche e identità del committente pubblico nell'epoca della digitalizzazione

La nota esplora l'impatto della digitalizzazione sul ruolo del committente pubblico nei progetti edilizi, concentrandosi sul Documento di Indirizzo della Progettazione e sulla validazione del progetto. Esamina le sfide e le trasformazioni necessarie per una committenza efficace e professionalizzata nell'era digitale.

Documento di Indirizzo della Progettazione, validazione del progetto, modelli linguistici

L’approssimarsi della scadenza che il Codice dei Contratti Pubblici prevede, al 1° gennaio 2025, in merito all’introduzione della Gestione Informativa Digitale è argomento che può essere analizzato sotto diversi punti di vista, tra cui, in primo luogo, il ruolo dell’Ufficio di Direzione dei Lavori o della Commissione di Collaudo Tecnico Amministrativo nel cantiere digitale.

In questa sede, tuttavia, l’angolo privilegiato di osservazione riguarda le fasi temporali della commissione dell’investimento e delle prestazioni professionali oltre che della progettazione.

Le presenti riflessioni riguardano, perciò, nominalmente la digitalizzazione del processo di Briefing negli investimenti relativi ai contratti pubblici e del processo della verifica del progetto ai fini della validazione, ma, in realtà, affrontano il tema della evoluzione identitaria della funzione e della professione del committente pubblico, ma, indirettamente, anche privato.

Il sostrato richiesto dalla contemporaneità, d’altra parte, richiede esplicitamente alle stazioni appaltanti e agli enti concedenti la padronanza del Project Management e del Risk Management.

Non si dimentichi, peraltro, che l’obiettivo della professionalizzazione del committente pubblico, chiaramente stagliatosi a livello nazionale col sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti per servizi, forniture e lavori, è da anni al centro delle strategie comunitarie e vede nella interiorizzazione della cultura della Digitalizzazione e della Sostenibilità il proprio asse portante.

 

Angelo Luigi Camillo Ciribini, Università degli Studi di Brescia
Angelo Luigi Camillo Ciribini, Università degli Studi di Brescia (Ingenio)

 

Public Procurer fondamentale nella regolazione dei mercati

Nell’ambito dell’Unione Europea, il profilo del Public Procurer appare, infatti, decisivo nelle politiche riformiste di regolazione dei mercati, in quanto il committente pubblico dovrebbe costituire il driver principale del cambio di paradigma legato alla trasformazione digitale e sostenibile.

Ciò che, nel corso dei decenni, la legislazione sui lavori pubblici ha generato è una vera e propria revisione dello statuto del soggetto committente, ancorché questi possa non essere necessariamente gestore dei beni cyber fisici o phygital che commissiona.

 

Centrale di committenza e collaudo tecnico amministrativo

Il caso della centrale di committenza appartiene a quella fattispecie, ma, più in generale, possono darsi discontinuità di ruoli tra colui che commissiona e colui che gestisce, tanto da rendere difficile, nell’ottica digitale, una predisposizione congrua dei contenitori informativi generati nelle fasi temporali che precedono nei confronti di Operations & Maintenance.

Non per nulla, il Codice dei Contratti Pubblici prevede che, nel corso del Collaudo Tecnico Amministrativo, si considerino e si valutino la relazione specialistica sulla modellazione informativa e l’intero complesso dei modelli informativi coinvolti durante la realizzazione dei lavori: nell’ottica della loro evoluzione nella fase temporale di gestione del cespite.

  

La committenza è autenticamente digitale ed è preparata professionalmente?

I quesiti che ci si pone sono i seguenti: può esistere, ai giorni nostri, una struttura di committenza autenticamente digitale? Possiederebbe essa davvero la necessaria professionalità? Sarebbe nelle condizioni di incontrare una offerta privata (professionale e imprenditoriale) adeguata nella profondità della catena di fornitura quanto a livello di maturità digitale?

Probabilmente la risposta a questi quesiti deve essere forzatamente negativa, al netto delle immancabili e lodevoli eccezioni, sia perché effettivamente il mercato diffuso sembra ben lontano dall’aver conseguito una sufficiente maturità sia perché il processo di affrancamento del dato dal documento risulta, inevitabilmente, ancora ai primordi, persino all’interno dei modelli informativi, figuriamoci al di fuori di essi.

Nel passato, del resto, sovente si è lamentata la latitanza della struttura di committenza in termini di indeterminatezza delle richieste e la sua eccessiva delega di decisionalità ai fornitori (esterni) di servizi di ingegneria e di architettura.
Se, a titolo esemplificativo, si ipotizzasse di commissionare un edificio (la sua costruzione, il suo recupero o la sua conservazione, la sua demolizione) per una determinata destinazione d’uso, il Responsabile Unico del Progetto (RUP), unitamente al Responsabile della Fase Procedimentale, dovrebbe svolgere, prima di tutto, il Functional Deployment del cespite, indicando esattamente, in modo computazionale, le caratteristiche e le prestazioni di ogni unità funzionale-spaziale prevista, possibilmente integrando i dati strutturati inerenti con indicazioni sui flussi e sulle interazioni considerate in merito ai futuri utenti e fruitori.

Naturalmente, l’azione qui menzionata non può che, essendo analitica, implicare il ricorso alle soluzioni digitali e computazionali.

Sotto questo profilo, che si tratti di un presidio ospedaliero o di una stazione ferroviaria o di altro, la prima fase meta-progettuale investe la concezione digitalmente abilitata da soluzioni di Agent-Based Simulation dei modi di occupazione e di operazione del manufatto: in pratica, si tratta di progettare comportamenti e produttività degli utenti nell’ottica del benessere e della sostenibilità.

D’altronde, la meta-progettazione già verteva sull’analisi delle esigenze già nella stagione dell’edilizia residenziale di nuova edificazione risalente agli Anni Settanta del Novecento, anche se in termini deterministici.

In secondo luogo, i soggetti della committenza dovrebbero fare altrettanto con gli elementi e con i componenti edilizi, strutturali e impiantistici, secondo la classica scomposizione del sistema contemplata dalla normativa nazionale o secondo altri criteri tassonomici.

L’agire del committente digitale, del resto, deve essere improntato a quadri di riferimento normalizzati e condivisi, che si tratti di sistemi di classificazione, di modelli di dati, di dizionari di dati, di ontologie.

Sotto questo profilo, è ovvio che sia indispensabile dotare l’Ecosistema Digitale delle stazioni appaltanti e degli enti concedenti di elementi ufficialmente definiti, ma confliggenti con apparati mentali ostili alla uniformità.

Di conseguenza, ai progettisti competerebbe, per prima cosa, configurare la propria idea concettuale secondo strutture minimali dei dati imposte e, se del caso, avviare un dialogo con la parte contrattuale avversa, ma pure concepire il bene fisico nella prospettiva di un cespite comportamentale.

Ciò vuol significare una piena padronanza del contenuto progettuale da parte della committenza, nella situazione di indirizzare attivamente le scelte dei progettisti, a seguito dell’attività di meta-progettazione, condotta con tutti i soggetti che utilizzeranno effettivamente il bene, in maniera partecipativa: oltre che con coloro che dovranno gestirlo.

   

Come cambia il committente pubblico e quante amministrazioni sono realmente competenti ad oggi?

In questi passaggi si intravede lucidamente come l’identità del committente sia profondamente mutata, nella direzione di una maggiore competenza, a iniziare dal RUP: ma quante Amministrazioni Pubbliche possono oggi praticare questa via? Quante, persino, ne sono almeno consapevoli?

Nell’era digitale, il RUP diventa garante della qualità di un progetto e di una progettazione non più solo demandata agli Organismi di Progettazione e agli Organismi di Ispezione, ma, appunto, sorte dalle proprie intenzioni: negoziate con l’amministrazione di appartenenza.

Qui è palese come il Coordinatore dei Flussi Informativi che lo coadiuva dovrà intervenire nell’istruttoria della progettazione, che meglio si potrebbe denominare meta-progettazione: a questo punto, però, ci si potrebbe domandare se la dizione di BIM Coordinator sia appropriata ed esaustiva.

LEGGI ANCHE:  Il Codice dei Contratti Pubblici e i Profili Professionali Digitali

Più che coordinare le discipline progettuali si tratta, infatti, di mettere a sistema dimensioni eterogenee nell’approccio esigenziale e prestazionale del Digital Information Requester, benché, poi, ovviamente, il committente dovrà verificare, o far verificare, e validare i contenuti progettuali.

Il Documento di Indirizzo della Progettazione (DIP), che è già esito di un flusso decisionale e informativo nato dal Quadro Esigenziale (QE) e dal Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali (DOCFAP), definisce i contenuti dei livelli di progettazione non solo sotto il profilo documentale, bensì, soprattutto, in accordo alle strutture di dati contenuti nei modelli informativi e in altri contenitori.

La struttura del DIP è già di per sé stessa impostata sotto il profilo informativo, poiché lo stato dei luoghi dovrebbe essere riportato in modelli informativi geo-spaziali (GEOBIM), i requisiti e le prestazioni attese sono intrinseche alla strutturazione dei metadati, delle proprietà e degli attributi delle entità informative, così come gli Obiettivi e gli Usi (previsti dal CI), nonché i Livelli di Fabbisogno Informativo e i Criteri Ambientali Minimi.

 


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