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Nuova Zelanda, test su ponti realizzati con piloni prefabbricati in calcestruzzo

All’Università di Canterbury si sta approfondendo l’indagine del metodo Accelerated Bridge Construction mediante elementi prefabbricati in cls

All’Università di Canterbury un gruppo di ricercatori sta approfondendo l’indagine del metodo Accelerated Bridge Construction (ABC), una tecnica innovativa per la realizzazione di ponti che prevede l’utilizzo di pile realizzate con elementi prefabbricati in calcestruzzo.

Nelle normali tecniche di costruzione di un ponte, la realizzazione delle sue pile avviene mediante l’utilizzo di calcestruzzo preconfezionato gettato direttamente in opera. Una tecnica che per quanto consolidata comporta sempre elevati tempi di costruzione con conseguenti disagi alla popolazione e alla circolazione, che possono durare in taluni casi, anche alcuni anni, e rendere complicate azioni di evacuazione in casi di terremoto.

La ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di Canterbury (Nuova Zelanda) mira proprio a ridurre tali tempistiche attraverso l’utilizzo di elementi prefabbricati come pile dei ponti, che proprio perché non realizzati in sito, permettono non solo di velocizzare le varie fasi di costruzione ma anche garantire maggiori garanzie di qualità, ridurre i disagi alla circolazione, aumentando cosi la sicurezza generale della costruzione.

Dopo i vari eventi sismici accaduti in Nuova Zelanda che hanno evidenziato numerose difficoltà nelle operazioni di evacuazione della popolazione per la presenza di cantieri aperti, il Ministero della Scienza e dell'Innovazione (New Zealand Natural Hazard Platform) ha stanziato più di 600 mila dollari in quattro anni per un progetto dedicato all'ottimizzazione della costruzione di ponti.

La tecnica portata avanti e sotto studio da alcuni ingegneri della Università di Canterbury, prevede l'uso di elementi prefabbricati in calcestruzzo per la costruzione delle pile dei ponti, è conosciuta come Accelerated Bridge Construction (ABC).

La ricerca è stata curata dal Dott. Alessandro Palermo (Senior Lecturer all'Università' di Canterbury), con il supporto di uno studente del master in ingegneria civile, Sam White.
Come ha sottolineato lo staf di ricercatori, "l’Accelerated Bridge Construction (ABC) può far risparmiare fino al 50 per cento del tempo di costruzione.” “Sarà una tecnica importantissima per tutte quelle imprese di costruzione che si preparano alla ricostruzione di Christchurch o agli importanti progetti nazionali come il Transmission Gully a Wellington in cui non saranno possibili soluzioni se non quella dell’ABC.”
Ponti costruiti prima dei terremoti hanno si garantito la sicurezza delle persone, ma purtroppo hanno dato grossi problemi alla circolazione, come è accaduto a Christchurch dove il 10-15 % dei ponti sono stati chiusi o hanno subito limitazioni al traffico per mesi ed alcuni fino ad un anno.
Un'innovazione quindi su cui il Ministero della Scienza e dell'Innovazione della Nuova Zelanda sta puntando anche nell'ottica di poterla utilizzare per le opere di manutenzione necessarie per rendere nuovamente percorribili i ponti danneggiati dopo i terremoti.

La campagna di prove che lo staff di ricercatori dell’Università di Canterbury, sta portando avanti è mirata ad indagare sulla stabilità strutturale e sulle proprietà antisismiche dei pilastri prefabbricati, con particolare riferimento al comportamento delle connessioni in presenza di eventi sismici. Per il momento la serie di test realizzati hanno dimostrato una capacità in termini di resilienza degli elementi superiore a quella di pile standard, grazie alle 90 tonnellate di carico assiale raggiunte attraverso l’utilizzo di barre di acciaio in tensione, che si aggiungono alle sette tonnellate della struttura principale in calcestruzzo.

FONTE: UNIVERSITA' DI CANTERBURY