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NORME TECNICHE e NORME UNI

Nel precedente editoriale avevo sottolineato come l’attuale iter per la “produzione” di norme tecniche sia troppo burocratico e coinvolga figure che non hanno alcuna competenza in ambito tecnico, con il difetto di richiedere tempi troppo lunghi in un campo in cui l’aggiornamento costante dovrebbe essere una caratteristica fondamentale. Nello stesso avevo indicato che si potrebbe trovare una soluzione in un maggiore coinvolgimento dell’UNI, soluzione auspicata anche dal Presidente del CNI, Armando Zambrano in alcune sue recenti esternazioni. 

Ma su questo punto mi sembra necessario aggiungere alcune considerazioni. Innanzitutto che in un sistema in cui ci obbliga il cittadino a seguire delle norme, queste debbano essere disponibili gratuitamente. Si potrebbe obiettare: allora chi paga le norme, visto che l’UNI è un soggetto privato che vive dei proventi delle norme stesse ? la risposta è una e una sola: se si ritiene che le norme hanno un valore importante per lo sviluppo e il funzionamento della società - e così è - allora deve essere lo stato che se ne fa carico. Anche perché il costo non è poi così elevato: oggi per partecipare alla realizzazione di una norma UNI non si è pagati, anzi si paga, anzi è proprio questo il punto debole delle norme UNI.
 
Infatti, per poter far parte di una commissione che si occupi della predisposizione delle norme occorre essere iscritto all’Ente e ne segue che in genere si occupano della predisposizione delle norme:
  • referenti accademici, ma in molti ambiti sono pochi
  • referenti delle professioni, ma in molti ambiti sono pochi
  • referenti aziendali, presenti sempre in massa
  • alcuni tecnici, in maggioranza del nord Italia
Il risultato è che le norme possono essere influenzate da lobby imprenditoriali, e che una volta pubblicate siano disponibili solo a pagamento.
 
Se lo stato contribuisse al sostegno dell’UNI, che quindi dovrebbe ricavare i suoi proventi solo dalle iscrizioni, avremmo superato il primo ostacolo. Certo, un ulteriore costo per lo stato, ma possiamo continuare a dare soldi per la produzione di film di basso livello e poi non darli per la regolamentazione tecnica su cui si basa la nostra sicurezza, salute, evoluzione …
 
Per quanto riguarda il tema della qualità dei testi pubblicati va sottolineato che esiste un regolamento di produzione delle norme, che si trova descritto in modo semplificato a questo link: http://www.uni.com/index.php?option=com_content&view=article&id=361&Itemid=936 che prevede una fase di inchiesta pubblica e che il giudizio finale per la pubblicazione spetti comunque alla Commissione Centrale Tecnica (http://www.uni.com/index.php?option=com_content&view=article&id=137&Itemid=902 ) un organo tecnico di ampia composizione e rappresentanza. Proceduralmente quindi i passaggi ci sono tutti, forse quello che mancano sono i fondi per assicurare un maggio numero di risorse nelle segreterie tecniche e quindi un maggiore e migliore coordinamento. E torniamo al punto centrale: uno stato che crede nel progresso non può non investire nel processo normativo.