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Normative tecniche del calcestruzzo, Marino: "Necessario approccio prestazionale"

In questa intervista Roberto Marino sottolinea l'importanza di ridurre il contenuto di cemento nel calcestruzzo, ma riconosce le sfide legate ai requisiti prestazionali e temporali del materiale. Inoltre, discute dell'uso di aggregati di riciclo e dell'acqua di riciclo nel calcestruzzo, evidenziando alcune limitazioni e costi potenziali. Infine, Marino parla delle necessarie modifiche normative per migliorare la qualità e la prestazione del calcestruzzo.

Sostenibilità e calcestruzzo: il produttore si trova in condizioni particolari, perchè il materiale deve rispondere a specifici requisiti

Andrea Dari:
I cambiamenti climatici non sono più una minaccia per il futuro ma purtroppo una triste realtà quotidiana. Alluvioni, grandinate, tempeste, incendi, calori e temperature altissime … In tale contesto il tema della resilienza di territori, infrastrutture, edifici diventa fondamentale, e di conseguenza quello della qualità dei materiali da costruzione e delle loro prestazioni. Al tempo stesso ci troviamo con la spinta, giusta ed ineludibile, dell’adozione di prassi sempre più sostenibili, tra cui quella di usare sempre meno cemento, e in genere di miscela, aggregati di riciclo, …
Ecco allora la domanda: come il calcestruzzo può rispondere a questa doppia sfida, più prestazioni e più sostenibilità?

Roberto Marino:
Se la costruzione viene considerata, nel suo complesso, un Insieme, il calcestruzzo non può essere che un sottoinsieme dell’intero sistema.
Questo significa che il materiale è solo un anello della catena.
La riduzione del contenuto di cemento nella produzione di calcestruzzo è un fatto che al giorno d’oggi appare del tutto evidente, se vogliamo raggiungere quei livelli di emissione con i traguardi fino al 2030 o 2050 che sia. Le aziende produttrici di cemento operano già in tal senso, immettendo vari tipi di aggiunte minerali, e non, per raggiungere lo scopo finale.
Il produttore di calcestruzzo si trova in condizioni, però, particolari.
Deve produrre un materiale che deve avere requisiti specifici, soprattutto in termini resistivi e anche in termini temporali. Quello che voglio dire, parere personale, che dobbiamo dimenticarci di gettare oggi e rimuovere le casseforme domani o verificare il tutto a 28 giorni.

Questo può incidere sulla produttività dell’impresa e con tutto quello che ne consegue.
Anche la preziosa pubblicazione inglese della ICE, Low carbon routemap, sottolinea che al momento sono disponibili i materiali già citati della UNI EN 206 per un produttore di calcestruzzo, filler calcarei, loppe, ceneri volanti e silica fume. L’industria del cemento può anche disporre di pozzolane.
Come ben tu sai sono un fautore accanito dell’uso dei filler calcarei nei calcestruzzi.
Ma se andiamo a stabilire, in termini percentuali, quanti produttori hanno i silos per stoccarli adeguatamente e dosarli correttamente, credo che tale percentuale sia veramente molto bassa.
Esempi di getto con AACM, Alkali Activated Cementitious Materials, sono stati già fatti, ma non ho notizie del loro risultato.
Il problema, però, rimane complesso, sia in termini di costo sia in termini di prescrizione
.
E quando si parla di prescrizione, il pensiero va alle normative tecniche di legge che, se non adeguate, coerenti e vigenti, non se ne farà nulla.

Andrea Dari:
Si parla da anni dell’uso di aggregati di riciclo, provenienti da attività di demolizione, nel calcestruzzo, anche quello ad alte prestazioni. In realtà ad oggi siamo ancora lontani da qualsiasi risultato apprezzabile. Perchè secondo te l’aggregato di riciclo è ancora così poco utilizzato? e quanto secondo te può essere una risorsa affidabile e di qualità per il calcestruzzo?

Roberto Marino:
Credo che ci siano sufficienti pubblicazioni ed articoli all’uso degli aggregati di riciclo.
La normativa ne ammette una certa percentuale.
Personalmente non ho particolari esperienze, ma la mia impressione è che non sia così disponibile.
E poi, anche se è tutto da verificare, il costo potrebbe essere superiore.

Andrea Dari:
L’acqua di riciclo dovrebbe essere valorizzata nel conto dei CAM?

Roberto Marino:
L’acqua di riciclo viene normalmente utilizzata, anche se in percentuali diverse da produttore e produttore.
Che debba o no entrare nel conto dei CAM, lo devo dire un esperto in materia.
Io non lo sono.

Andrea Dari:
La sostituzione dei cementi tradizionali con quelli di miscela è solo un problema di cambio fornitura o inciderà nella definizione dei mix design? puoi farmi un esempio?

Roberto Marino:
La sostituzione di un CEM I o un CEM II con un cemento IVA o IIIA comporta una riverifica delle prestazioni fisco meccaniche e reologiche richieste dal progettista.
È chiaro che il tutto deve essere considerato, anche nel mix design. Quando un collega si approccia a tale sostituzione, consiglio sempre di fare una curva delle resistenze vs tempo di stagionatura per il nuovo calcestruzzo testato. Mai fermarsi ai 28 giorni, arrivare sempre con le rotture fino ai 60 e 90 giorni!
Insisto ancora una volta: i paragrafi 5.25.3 e 5.2.54 della UNI EN 206, circa i principi del concetto di calcestruzzo a prestazione equivalente, e principi del concetto di prestazione delle combinazioni, in Italia non sono stati mai regolamentati.
Abbiamo perso anni preziosissimi!!!

Andrea Dari:
I prodotti si evolvono …. ma le norme restano sempre le stesse, o addirittura peggiorano. Si pensi alle norme sul controllo di accettazione del calcestruzzo, che hanno più di quarant’anni, o all’introduzione del CVT per i calcestruzzo fibrorinforzati. Quale priorità nell’ambito delle normative andrebbero affrontate per prima in questo settore. Quale approccio dovrebbe essere seguito?

Roberto Marino:
La risposta è apparentemente semplice: l’approccio deve essere prestazionale.
Dipende, però, dalla prestazione o dalle prestazioni richieste e come queste siano coerenti con la tipologia del manufatto.
La “sfortuna” vuole che ci si fermi alle prestazioni di base.
Eppure, la UNI EN 206 elenca tutta una serie di ulteriori requisiti, oltre a quelli considerate di base.
Il problema fondamentale, però, è che dopo tanti anni di attività, posso dire con assoluta certezza che non stati fatti dei passi importanti rispetto ad alcuni decenni fa.
Intendo dire che la comunicazione tra i vari attori del processo, a parte le opere che noi chiamiamo Grandi Lavori, è e rimane carente: se progettista, impresa e produttore non dialogano prima di iniziare a fornire il calcestruzzo occorrente, avremo sempre contenziosi e discussioni infinite.
Insisto: la UNI EN 206 ha prescritto la forchetta del diametro massimo dell’aggregato che si deve impiegare per il confezionamento del calcestruzzo: quanti progettisti ne sono al corrente? Ma perché è stato messo come prescrizione? Il produttore non dice niente quando si prescrive Dmax 32 mm?
I Controlli di Accettazione sono stati la vera “tomba” della qualità in Italia
: l’ho scritto e lo riscrivo.
Il CVT presenta lacune formidabili, ma è una sorta di testimone di cui parlavo prima, partorito senza una comunicazione tra gli attori che avrebbe dovuto essere di fondamentale importanza.

Andrea Dari;
L’applicazione obbligatoria della certificazione FPC sembra aver fallito il suo ruolo visto la presenza sul mercato di tanti impianti ancora senza automazioni, senza controllo del calcestruzzo, senza dispositivi ambientali. Quali le soluzioni, riformare la normativa, oppure appoggiarsi a un sistema volontario?

Roberto Marino:
Nell’ultimo anno in cui ero Presidente della commissione tecnologica ATECAP (2007), avevo messo in agenda una revisione completa dell’FPC.
A distanza di anni, nulla si è fatto e nulla, secondo le mie informazioni, si farà a breve.
Quali soluzioni?
È già tutto scritto nella UNI EN 206!!!
Il problema che la produzione del calcestruzzo preconfezionato, se togliamo alcune grandi aziende, è e rimane un settore ancora di tipo artigianale che mal sopporterebbe l’inevitabile aumento dei costi.

Andrea Dari:
Molti settori stanno certificando tramite norme UNI e patentini le proprie figure professionali. Ne parleremo anche al SAIE di Bari. Cosa ne pensi, questo settore dovrebbe qualificare le figure che vi operano?

Roberto Marino:
Non ho informazioni sufficienti per dare un giudizio.

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