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No, il triangolo infisso-cappotto-zanzariera non l’avevo considerato

Dalla rubrica "Consigli non Richiesti" a cura di Sergio Pesaresi, ecco un articolo che ci spiega come affrontare la problematica del nodo tra infisso-spalletta del cappotto e zanzariera.

CONSIGLIO NON RICHIESTO N.10
I Consigli Non Richiesti è una rubrica a firma di Sergio Pesaresi. Una rubrica sottovoce che cerca di approfondire alcune tematiche importanti e problematiche per aiutare i progettisti a scegliere la strada migliore.
Qui parliamo di un nodo poco conosciuto, abbastanza nuovo ma pericoloso perché può essere causa di problemi seri: il nodo tra infisso-spalletta del cappotto e zanzariera.

 

Ponti termici: il nodo infisso-cappotto termico-zanzariera

La richiesta di installazione del cappotto termico sugli edifici esistenti sta diventando sempre più una prassi corrente, una prassi indubbiamente virtuosa perché assicura al proprietario un alto comfort abitativo, un notevole risparmio sulla bolletta energetica e, nel contempo, la mitigazione dei cambiamenti climatici in quanto riducendo l’energia termica di origine fossile necessaria a riscaldare e a raffrescare la casa, riduce le emissioni di CO2 che rappresentano la causa principale del surriscaldamento globale in corso.

L’applicazione di un cappotto termico può sembrare un lavoro semplice ma lo è solo all’apparenza perché richiede una conoscenza specifica del sistema sia in termini progettuali che esecutivi. Non ci si improvvisa progettisti di cappotto né installatori. Per poter giungere fattivamente agli obiettivi prefissi si rende necessario prendere in considerazione tutti gli aspetti che lo riguardano e approfondirli uno ad uno.
Nodo per nodo
. Tenendo bene in mente che, ecco un altro consiglio non richiesto che mi sento di dare, alcuni nodi vanno risolti in fase progettuale perché in cantiere sarebbe troppo tardi e la criticità non potrebbe più essere risolta.

Di seguito analizzeremo proprio uno di quei nodi in cui è necessario risolvere la criticità in fase progettuale per non ritrovarsela, ormai irrisolvibile, in cantiere.
Il nodo in questione è uno dei nodi più problematici e cioè quello che riguarda l’attacco tra l’infisso e il cappotto termico.

fig. 1 – Assenza di spalletta coibentata. L’analisi del nodo agli elementi finiti mostra la formazione di un ponte termico. © Sergio Pesaresi

 

Dalla fig. 1 risulta evidente come la mancata coibentazione della spalletta possa determinare la formazione di un ponte termico all’interno del muro in prossimità del telaio che può comportare la formazione di condensa superficiale e la formazione di muffa.

Per evitare la formazione di questo ponte termico, che avrebbe effetti deleteri, si rende necessario collegare il cappotto all’infisso, senza soluzione di continuità. In sostanza va coibentata la spalletta fra lo spigolo del vano finestra e l’infisso, come in fig. 2.

 

fig. 2 – Coibentazione della spalletta. © Sergio Pesaresi

 

In questo modo, e con l’ausilio della verifica del nodo agli elementi finiti, si può accertare che il ponte termico risulta corretto, come si evince dalla fig. 3:

 

fig. 3 – Coibentazione della spalletta. L’analisi del nodo agli elementi finiti mostra la correzione del ponte termico. © Sergio Pesaresi

 

La coibentazione della spalletta può essere realizzata in due modi:

  • applicata sopra l’intonaco esistente. Soluzione semplice ed estremamente facile da realizzarsi. Con un difetto, pesante: la luce architettonica della finestra diminuisce andando così a modificare il rapporto aero-illuminante all’interno della stanza. Questa soluzione va quindi verificata attentamente.
  • applicata in sostituzione dello strato di intonaco presente che va, quindi, precedentemente asportato. In questo caso lo spessore del pannello isolante deve essere necessariamente pari a quello dell’intonaco asportato (di solito 2 cm) per cui il materiale utilizzato, per far fronte ad uno spessore così limitato, deve avere una conduttività λ molto bassa. In questi casi vengono impiegate utilmente le caratteristiche termiche di aerogel, schiuma di resina fenolica o poliuretano.

Quest’ultima è ormai la soluzione tecnica preferita sia nel caso di formazione del cappotto su edifici esistenti senza la sostituzione degli infissi e serramenti, sia nel caso, invece, della contestuale sostituzione degli stessi. È necessario che nel progetto esecutivo si preveda la formazione della coibentazione della spalletta che vada a collegare il cappotto con l’ala del controtelaio, come in fig. 2.

 

Il Triangolo no, non l'avevo considerato

Negli ultimi tempi si è affacciato un problema abbastanza frequente che riguarda l’installazione della zanzariera. Sembra un problema da poco, forse banale, ma…

Fino a poco tempo fa era prassi normale installare la zanzariera in luce, spesso in un secondo momento. Il telaio risultava visibile su tutto il perimetro, fuoriusciva dalle spallette, diminuiva la luce dell’infisso ma tant’è. Era la prassi normale.

Inoltre, questo inserimento non veniva ad interferire con la coibentazione della spalletta, per cui si procedeva come da prassi vista sopra, prassi in realtà abbastanza recente. Si trattava pertanto di un normale rapporto di coppia: infisso-cappotto.

Da qualche tempo, invece, in occasione della sostituzione degli infissi contestuale alla formazione del cappotto, si tende ad inserire il telaio della zanzariera a fianco del telaio (sul suo lato esterno) incorporandolo nel controtelaio della finestra. In questo modo il telaio scompare alla vista con notevole guadagno estetico e non viene diminuita la luce della finestra, con evidente vantaggio in termini igienico-sanitari.

Ma c’è un ma. Spesso questa scelta non viene comunicata preventivamente al progettista (mancando la necessaria collaborazione preventiva con il serramentista) o non viene presa in debita considerazione in sede di progetto.
Pertanto, ad un certo punto in cantiere si scopre che “Houston, abbiamo un problema!”.
E il problema è rappresentato dalla mancata coibentazione della parte di spalletta occupata dal telaio della zanzariera. Problema banale, trascurabile, verrebbe da definirlo. Ma non lo è, affatto.

 

fig. 4 – All’interno del controtelaio viene alloggiata, oltre al telaio, anche la guida della zanzariera. Si nota che in questo punto la coibentazione vene interrotta. Ciò comporta la formazione di un ponte termico. © Sergio Pesaresi

 

Da un’attenta analisi, svolta sia visivamente (per occhi esperti) che con l’ausilio di un software agli
elementi finiti, si scopre che il problema banale non è affatto. E nemmeno trascurabile, dato che il ponte termico che si viene a creare può essere causa sia di condensa superficiale che di formazione di muffa! In sostanza questo particolare va ad inficiare totalmente il beneficio cercato tramite l’applicazione della coibentazione della spalletta. Nelle fig. 5 e fig. 6 il nodo viene analizzato agli elementi finiti e dall’andamento delle isoterme si evince che la mancanza di coibentazione in corrispondenza della guida della zanzariera provoca un abbassamento, invernale, della temperatura superficiale interna al disotto della soglia critica di condensa e di muffa.
Ci siamo ritrovati in un rapporto a triangolo foriero di pericoli: infisso-cappotto-zanzariera.

 

fig. 5 – La freccia segnala una temperatura superficiale critica per muffa. © Sergio Pesaresi

 

fig. 6 – Stessa verifica ma con la mappatura infrarossa. © Sergio Pesaresi

 

Il problema all’apparenza banale rischia di diventare dramma ;-) in cantiere quando ci si rende conto che trovare una soluzione lì, su due piedi, costretti dalle tempistiche serrate a farlo rapidamente, non è né semplice, né rapido, né economico. Talvolta impossibile.

La soluzione va quindi predisposta, necessariamente, in sede progettuale prevedendo un’adatta coibentazione (da studiare attentamente e da verificare con un software agli elementi finiti) che dovrà essere applicata prima della posa definitiva del controtelaio e dei serramenti.

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