Metaverso e realtà aumentata per la città del futuro

L'utilizzo di modelli digitali in architettura ha rivoluzionato il lavoro dei professionisti

Da sempre innovatori e visionari, gli architetti non potranno sottrarsi dal confronto con il metaverso e la realtà aumentata per immaginare e gestire lo spazio in cui vivranno le persone. Un lessico spesso abusato, che non tutti sanno definire e che a volte fa vacillare anche gli addetti ai lavori. Oggi noi progettisti siamo chiamati ad indagare sulle dinamiche che influenzano la crescita della città e soprattutto su quelle che influenzano il rapporto tra la città e le persone che le abitano. Un presupposto che ci mette in discussione e ci sprona a fare i conti con la tecnologia che oggi accompagna le nostre scelte progettuali. Ecco perché il tema dei prototipi e dei gemelli digitali, è di primaria importanza per noi di DVArea.

Con la prima società del gruppo, DVision Architecture - DVA, siamo partiti nel 2015 con l’idea di offrire soluzioni progettuali innovative. L’utilizzo dei modelli digitali, come prototipi, è parte integrante del nostro metodo di lavoro da oltre dieci anni, da quando cioè nessuno parlava di questi argomenti. Se pensiamo che gli architetti non hanno mai avuto la possibilità di prototipare il loro prodotto, possiamo capire che ci troviamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione. Infatti, si sa che l’architettura è il prototipo di se stessa, ed una volta realizzata non può più essere corretta. Oggi, utilizzando i modelli digitali, abbiamo una grandissima opportunità, quella di indagare gli scenari prima che questi vengano realizzati, con vantaggi incredibili in termini di qualità e di rispetto dei budget, oltre che di contenimento degli errori.

Ma che cos’è il metaverso? Si tratta di un nuovo modo di concepire internet, rendendo accessibili a tutti i prototipi e i gemelli digitali degli spazi in cui viviamo. Il metaverso è il frutto di una quarta onda evolutiva, dopo l’internet dei dati, l’internet delle persone, l’internet delle cose, ecco l’internet degli spazi. Abbiamo la possibilità di interagire con la rete attraverso un nostro doppio, un avatar, che fa le cose che facciamo noi nella vita quotidiana, in ambienti simili a quelli della vita di tutti i giorni, con persone simili a quelle con cui ci interfacciamo in ogni momento della nostra esistenza. In altri termini, parliamo di immersività totale, con attributi di spazialità e di tridimensionalità.

Un'altra forma di immersività è la realtà aumentata, ovvero la sovrapposizione di dati allo stato fisico. Per semplificare: inquadro, con il mio smartphone, un edificio o un pezzo di città e ottengo tutte le informazioni che mi servono. E’ naturale immaginare quali siano le implicazioni nel contesto urbano, i vantaggi che i cittadini possono avere nel compiere scelte, supportati da informazioni digitali. Ma anche il potenziale in ambito professionale è altissimo. Creare un mondo digitale, come rappresentazione della città in movimento, che può essere osservata e misurata, all’interno della quale implementare scenari che anticipano quello che succederà alle persone reali, è qualcosa di incredibile.

I risultati e le ricadute positive saranno sempre più importanti, in funzione di quanto la tecnologia consentirà di sincronizzare in tempo reale ciò che succede nel gemello digitale con quello che succede nel mondo fisico. Progettare avendo a disposizione questi strumenti, significa avere molti più dati a disposizione, con una conseguente maggiore consapevolezza nelle opzioni progettuali. Significa anche avere molto più appeal verso i clienti, potendoli coinvolgere molto più facilmente nelle scelte, rispetto ai tradizionali strumenti tridimensionali.

Sempre più parleremo di una progettazione integrata e gli architetti potranno incidere, solo se saranno in grado di interagire con i dati, coordinando le nuove professionalità che hanno a che fare con il digitale.