Messo a punto il programma minerario nazionale: ISPRA presenta il database GeMMa
In Italia ci sono 76 miniere operative, con 22 dedicate a Materie Prime Critiche dell'UE, come feldspato e fluorite, fondamentali per diversi settori industriali. Il paese è privo di estrazione di minerali metalliferi e dipende dalle importazioni, ma recenti scoperte di litio e altri materiali critici potrebbero cambiare questo scenario, insieme a una rivalutazione dei rifiuti estrattivi come risorse recuperabili.
L'Italia potrebbe avere un grande potenziale minerario, grazie alla scoperta della presenza di Litio in diverse regioni
L'Italia ospita attualmente 76 miniere operative, di cui 22 sono dedicate all'estrazione di materiali che rientrano nell'elenco delle 34 Materie Prime Critiche dell'Unione Europea. Di particolare rilevanza sono le miniere di feldspato e fluorite. In 20 miniere italiane si estrae feldspato, fondamentale per l'industria ceramica, mentre la fluorite, utilizzata ampiamente nei settori dell'acciaio, dell'alluminio, del vetro, dell'elettronica e della refrigerazione, è estratta principalmente a Bracciano e Silius. La miniera di fluorite di Genna Tres Montis, una volta completati i lavori di ristrutturazione, diventerà una delle più importanti d’Europa.
Nel passato, l’Italia contava su 91 miniere di fluorite, alcune delle quali erano situate nelle province di Bergamo, Brescia, Trento, Sardegna e Lazio. Con l'attuale quadruplicamento dei prezzi rispetto al 1990, la rivalutazione di questi siti potrebbe rivelarsi economicamente vantaggiosa. Oltre a feldspato e fluorite, l'Italia potrebbe avere un potenziale significativo per altre materie prime critiche e strategiche, come il litio, scoperto in quantità rilevanti nei fluidi geotermici di Toscana, Lazio e Campania.
Queste informazioni sono state presentate dall’ISPRA attraverso il database GeMMA, parte del progetto PNRR GeoSciencesIR. Il database rappresenta la base per il nuovo programma minerario nazionale, in conformità con il Regolamento UE 1252/2024, affidato all’ISPRA.
Attualmente, l'estrazione di minerali metalliferi in Italia è inesistente, rendendo il paese completamente dipendente dalle importazioni. Tuttavia, numerosi depositi di rame, manganese, tungsteno, cobalto, magnesite, sali magnesiaci, titanio e bauxite sono noti e potrebbero essere rivalutati alla luce delle nuove tecniche di esplorazione e dell’aumento dei prezzi di mercato. In particolare, depositi di rame sono presenti nelle colline metallifere, nell’Appennino ligure-emiliano, nelle Alpi occidentali, in Trentino, Carnia e Sardegna.
Recenti scoperte, come quella di significative quantità di litio nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani, offrono nuove opportunità per un’estrazione a basso impatto ambientale. Altri materiali critici, come la grafite e la barite, sono presenti in depositi significativi che potrebbero supportare la transizione digitale e la tecnologia green.
Un aspetto cruciale riguarda i rifiuti estrattivi, residuo delle attività minerarie passate. In Italia, questi ammontano a circa 150 milioni di metri cubi, spesso stoccati in condizioni precarie che rappresentano un grave problema ambientale. Tuttavia, con un cambio di paradigma, questi rifiuti potrebbero diventare una risorsa recuperabile. Il regolamento UE invita a riesaminare l'estrazione mineraria con un focus su formazione e ricerca, coinvolgendo enti di ricerca, comunità scientifica, università e scuole professionali.
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