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Messina città sicura?

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Gli ultimi avvenimenti accaduti, hanno ribadito e messo in luce la fragilità di un territorio che dimostra di essere alquanto vulnerabile rispetto alla forza della natura.

Problema idrogeologico, cambio climatico e oggi più che mai i terremoti rappresentano le insidie più grosse cui le comunità devono fronteggiare.

Quanto occorso nelle Marche e prima ancora in Umbria, suona come un campanello d’allarme per tutto il territorio italiano.

La domanda che oggi tutti noi ci poniamo è la seguente: “come reagirebbe ogni singola città a fronte di un evento sismico di una certa rilevanza?”. In particolar modo: “Messina è una città sicura?”.

La risposta non è immediata e dipende da tantissimi fattori:

  • l’intensità della scossa sismica;
  • la vetustà del fabbricato;
  • la sua costituzione strutturale
  • la morfologia e geologia del territorio.

Questi sono alcuni dei tanti elementi che differenziano le risposte prestazionali dell’edificio, rispetto ad un evento di una certa intensità.

Messina nasce da una cultura antisismica successiva alla catastrofe del 1908.

Anche se non erano definiti studi ben specifici e norme restrittive, il modo di costruire era basato su concetti semplici ed efficaci.

Le case in muratura generalmente erano realizzate con muri grossi, incatenati tra loro e con altezze che generalmente non superavano i due piani.

Dopo la tragedia del 1908, si cominciò ad utilizzare il cemento armato e a costruire secondo la teoria del “telaio maggiormente sollecitato”.

Pian piano a partire dagli anni ’70 (e precisamente nel ’62) si svilupparono a livello nazionale le prime Norme Tecniche relativamente alle costruzioni sismiche . Ancora oggi vige la “Legge madre” la n.64 del 02/02/1974, i cui successivi, Decreti Ministeriali attuativi del 1986, del 1996, il D.M. 14/01/08, fino alle attuali NCT 2018 che stabiliscono e impongono come procedere secondo una specifica logica costruttiva.

Messina però, a partire dagli anni ’70 (fino ad arrivare agli anni ’90) ebbe un “espansione edilizia verso l’alto”. Molti degli esistenti edifici subirono delle sopraelevazioni, facendo aumentare il grado di vulnerabilità e perciò diminuendo la sicurezza per lo stesso fabbricato.

Furono realizzate tante costruzioni abusive con tecniche molte volte lasciate alla “mercè” dell’impresa realizzatrice.

La necessità di realizzare il manufatto senza alcuna autorizzazione determinava negligenza in termini di accortezze strutturali (mancato rispetto della fase di indurimento del calcestruzzo, poca cura ai nodi strutturali).

Le stesse nel tempo furono sanate e oggi fanno parte del patrimonio edilizio esistente.

Da non dimenticare che molti esercizi commerciali su fabbricati antichi hanno subito alterazioni. I muri interni in mattoni pieni definiti in gergo tecnico “collaboranti” con la struttura in cemento armato risultano “criminalmente” eliminati solo per consentire maggiori spazi di fruizione all’interno dei locali. Anche in questo caso in danno alla sicurezza dello stabile.

A partire dagli anni ’90 e fino ad arrivare ai giorni nostri, i controlli sono più accurati. Si è diffusa da parte del singolo proprietario la volontà di affidarsi a tecnici esperti e il Genio Civile di Messina risulta tra i più attivi e efficienti d’Italia.

Oggi le norme sismiche sono chiare, restrittive e vanno applicate.

Esistono e non ne occorrono altre.

Pensare che norme complicate, di incerta interpretazione soprattutto per gli edifici esistenti, siano la garanzia della sicurezza, vuol dire continuare a immaginare una realtà in modo teorico e burocratico.

Servono risorse finanziarie e professionisti competenti che sappiano studiare e capire “il paziente” individuando le causa di vulnerabilità e procedere con gli interveti idonei al fine di innalzare il grado di sicurezza del fabbricato.

Un terremoto può influenzare tanti altri fattori.

Una città come Messina potrebbe essere oggetto di un successivo maremoto.

Non di meno, una casa costruita anche se con criteri sismici opportuni ma posta su un pendio, potrebbe essere interessata dallo smottamento di una superficie di scivolamento.

Oppure, un edificio posto su un terreno “compressibile” può subire un effetto sismico maggiore rispetto a uno costruito ad esempio su roccia.

Pertanto, importante risulta il ruolo e la competenza del tecnico professionista.

Negli ultimi quattro anni, la Protezione Civile Nazionale ha stanziato per le Regioni, contributi sismici sia per la salvaguardia del patrimonio pubblico che per quello privato. Nonostante ciò, anche se con importi alquanto insufficienti a soddisfare le effettive problematiche, i Comuni della Provincia di Messina e soprattutto la stessa città Capoluogo ha avuto finanziati pochissimi progetti a fronte delle poche richieste inoltrate.

Ciò è da imputare soprattutto a una campagna di informazione per il cittadino che spesso non avviene o non risulta efficace, nonostante la Protezione Civile Messinese, sia comunale che regionale, sia altamente qualificata e ben organizzata.

L’Ordine degli Ingegneri Messina nell’anno 2014 si è fatto promotore di una campagna di sensibilizzazione  in riferimento all’Ordinanza del Protezione Civile N.52/2013 e riferita a contributi sismici per edifici privati. A seguito di ciò, tantissime richieste sono state inoltrate. Messina in quell’anno è risultata la città con un numero maggiore di progetti finanziati, 58 a fronte di circa 700 richieste.

Al fine di limitare i danni e quindi evitare morti e distruzioni, occorre intervenire sul patrimonio edilizio privato esistente cercando di dare informazione e incentivazione per “aiutare” il singolo proprietario  a capire e intervenire sul proprio immobile prevedendo gli idonei interventi sismici.

Altresì è necessario da parte delle amministrazioni potenziare quelle che rappresentano le strutture “strategiche” come ospedali, scuole, autostrade ecc.. prevedendo controlli e possibili adeguamenti.

Le norme statuiscono che chi volesse operare sul proprio fabbricato, non necessariamente deve conseguire l’adeguamento dello stesso (con notevoli costi), ma sono previsti anche degli interventi minori quali il “rafforzamento locale” o il “miglioramento sismico” che non fanno altro che elevare il grado di sicurezza anche con costi minori rispetto a quelli dell’adeguamento.

Ad esempio, in una casa in muratura in corrispondenza di una bucatura, la sostituzione dell’architrave con un portale in cemento armato (elemento costituito da due pilastri e una trave) aumenterebbe la sicurezza non determinando grandi costi o perdita di spazi utili interni.

Prevedere nelle case in pietrame o muratura, dei cordoli sommitali o delle “catene” in acciaio, garantirebbe un comportamento scatolare del manufatto evitando quanto successo in nelle Marche in cui le pareti si sono aperte a “carciofo”.

Intervenire utilizzando le attuali fibre al carbonio comporterebbe innalzare la resistenza al taglio degli elementi strutturali.

Talvolta però la cultura antisismica si scontra con quella del restauro e della conservazione. Ciò avviene essenzialmente per gli interventi su edifici e centri storici. Non sempre si trova una giusta correlazione tra bene da salvaguardare e intervento strutturale da eseguire.

In ultimo, si ribadisce che i terremoti non sono prevedibili.

Se avvengono, occorre valutare la loro intensità.

Talvolta sono distruttivi, ma in tanti altri casi possono essere “gestibili”.

Occorre incentivare gli interventi sui fabbricati esistenti, datati e non idonei simicamente.

Per fare ciò occorrono stanziamenti da parte del Governo e la necessaria campagna di informazione e sensibilizzazione da parte degli Enti Locali.

Non ultimo, occorre una adeguata attività di monitoraggio oltre che sui fabbricati anche sui possibili incentivi erogati che talvolta (anzi spesso) rimangono bloccati per ragioni burocratiche o per inerzia all’interno degli Uffici.