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Massa (CNI): «Le polemiche lascino spazio all’unità. Passata l’emergenza si rimetta al centro la competenza».

Gianni Massa, vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, lancia un appello alla categoria perché affronti unita l'emergenza coronavirus.

Sostegno alle istituzioni e un invito a essere uniti, lasciando da parte le critiche non costruttive, con la ferma convinzione che, finita la tempesta, non si potrà far tornare tutto come prima: Gianni Massa, vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri lancia un appello alla categoria e a tutti professionisti del Paese.

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Vicepresidente Massa, perché un appello all’unità della categoria?

«L’hashtag unità deve essere riferito a tutto, è il momento di essere uniti e sostenere chi ha ruoli di responsabilità: Governo, Presidente del Consiglio, ministri, presidenti di Regione, sindaci, istituzioni. In questo momento storico non è importante il colore politico, è importante che ricevano il nostro aiuto e, più in generale, il sostegno di tutti lasciando da parte lamentele e critiche se non costruttive. Occorre certamente spirito critico, ma quello che analizza la complessità e fornisce suggerimenti reali e non semplicistici.

Quello che sta accadendo va oltre il nostro essere cinquanta milioni di allenatori della nazionale, cinquanta milioni di segretari di partito, di presidenti della Repubblica

È molto semplice dire “si doveva fare così", "dovevate agire prima" etc.

Come agirebbe ognuno di noi se fosse deputato a decidere con l'obbligo di valutare tutte le variabili della complessità (le differenti opinioni della comunità scientifica, le problematiche legate alla gestione delle strutture sanitarie, le variabili logistiche del Paese nell'emergenza, la garanzia della continuità dei servizi generali della sanità, la continuità delle attività strategiche, gli aspetti legati all'economia e alla globalizzazione e centinaia di altri ....)?

Quindi è il momento che tutti i professionisti italiani, non solamente le categorie tecniche, siano uniti. Ora non serve recriminare o puntare il dito dicendo “avreste dovuto fare così”. Siamo dentro la tempesta e dobbiamo affrontarla senza continuare a rimproverarci sui motivi del come e del perchè ci siamo dentro. I medici sono in trincea con coraggio, passione e coscienza, mettendo a rischio la loro vita e quella dei loro familiari».

Come si traduce questo appello all’unità?

«A esempio, moderando i toni, non credendo di avere l'esclusiva sul lume della ragione, approfondendo le variabili complesse prima di smontare con supponenza provvedimenti e azioni, non utilizzando la situazione per chiedere a Governo e istituzioni tutto il possibile che spesso nulla ha a che fare con l'emergenza sanitaria contingente, lavorando per fare proposte o chiedere modifiche a provvedimenti in maniera unitaria. Pensate che oggi arrivano sul tavolo del Governo migliaia di richieste diverse, disomogenee, alcune volte fuori contesto, relativamente alla gestione dell'emergenza che oggi è prima di tutto sanitaria».

Lamentate una scarsa attenzione del Governo?

«In generale tutti i professionisti lamentano la scarsa attenzione del Governo che ha escluso dai beneficiari di contributi statali i liberi professionisti iscritti agli Ordini professionali, che, seppur tecnologicamente preparati ad affrontare la virtualizzazione dei luoghi di lavoro, subiranno il rallentamento delle attività economiche. È una questione che riguarda il mondo del lavoro nella sua globalità. Per questo ho fiducia che il Governo estenderà i sussidi per il lavoro anche a tutti i professionisti, singoli o associati, iscritti agli ordini. Noi lo chiediamo con forza insieme a tutti gli altri professionisti. La tecnologia da un lato consente a tante attività di andare avanti e dall’altro sta mettendo alla prova la “sovrapposizione” tra PA e soggetti sussidiari. Prova che potrà servire per migliorare il futuro del nostro Paese aumentando l’efficienza della PA e migliorando le modalità di lavoro dei professionisti.

Il coronavirus, al di là dell'emergenza sanitaria, mettendo clamorosamente in evidenza l'inadeguatezza strutturale del nostro sistema burocratico e legislativo, dovrebbe imporci che, terminata la tempesta, non si potrà chiudere gli occhi e far tornare tutto come prima e cioè un sistema in cui, per esempio, per garantire velocità, snellezza, tempi certi e costi certi ha necessità di deroghe alle leggi e di commissari straordinari (che avrebbero, tra l'altro, necessità di scudi penali). Ha messo in evidenza che sarà necessario ripensare il confine tra politica e amministrazione, tra politica e professione mettendo al centro la competenza».

Ma le diatribe interne alle elezioni di Inarcassa?

«Inarcassa è in una fase doppiamente delicata in quanto sono in corso le elezioni per il rinnovo dei delegati. Anche in questo caso sono assolutamente convinto che, a maggior ragione in questo momento, occorra uno sforzo che tenda all'unità, che tenda alla costruzione di una visione unitaria per il futuro dei professionisti di tutte le generazioni attraverso un progetto che metta al centro il lavoro e la sua modalità di svolgimento nella nostra contemporaneità».


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