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Maltempo in Emilia-Romagna: nuove alluvioni mettono in ginocchio la regione

Una nuova ondata di maltempo ha colpito duramente l'Emilia Romagna, aggravando una situazione già critica a causa delle precedenti alluvioni. Le intense precipitazioni hanno provocato esondazioni di fiumi e torrenti, causando allagamenti diffusi e numerose frane.

Maltempo: più di 1000 gli sfollati, la situazione più critica è quella del ravennate

Mercoledì 18 e giovedì 19 settembre l'Emilia-Romagna è stata colpita da un'ondata di maltempo causata dal ciclone Boris, con piogge intense e persistenti che hanno portato a frane, esondazioni e allagamenti in diverse province.

Tra le zone più colpite ci sono Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Il torrente Idice ha rotto gli argini a Budrio, causando l'evacuazione preventiva di molte famiglie. Anche i fiumi Marzeno, Senio e Sillaro sono esondati, mettendo in difficoltà comuni come Faenza, Castel Bolognese e Modigliana. Gli sfollati al momento sono circa 1200.

Le infrastrutture sono state duramente colpite: la circolazione ferroviaria ieri è stata sospesa, oggi l'Alta Velocità funziona regolarmente, mentre i treni regionali potrebbero subire cancellazioni, ritardi o cambiamenti di percorso

La Protezione Civile si è attivata su più fronti con l'invio di squadre di soccorso, tra cui rinforzi provenienti dal Veneto e dal Friuli Venezia Giulia, mentre i Vigili del Fuoco in due giorni hanno svolto oltre mille interventi, con oltre 250 squadre al lavoro, che sono attive soprattutto nelle zone più critiche di Bagnacavallo e Lugo (RA).

Una delle frazioni più colpite è stata quella di Traversara (Bagnacavallo) dove la furia dell'acqua ha fatto crollare muri di alcune case

La presidente facente funzione della Regione Emilia-Romagna Irene Priolo ha annunciato che il Governo ha accettato la richiesta di stato di emergenza (che ha una durata di 12 mesi) con la stessa Priolo che ne è stata nominata Commissario. Inoltre, da Roma sono già stati stanziati i primi 20 milioni di euro per gli aiuti.

La pioggia è caduta copiosa anche nelle Marche, in particolare nella provincia di Ancona, dove ha straripato il torrente Aspio. Anche per questa regione è stata accettata la richiesta per lo stato di emergenza e sono stati stanziati 4 milioni di euro.

Tutto questo, purtroppo, a poco più di un anno e mezzo dai tragici eventi del maggio 2023, che sempre in Emilia-Romagna causarono 17 vittime.

Ancora una volta torniamo a parlare di eventi metereologici estremi, eventi che non sono più così rari e che per buona parte dipendono dalle azioni dell'uomo, come ricorda Mario Tozzi in un suo post su Instagram e che riportiamo perché sintesi dell'attuale situazione.

Non sono alluvioni con ricorrenza millenaria o secolare: stanno diventando la regola. A causa della crisi climatica. Che dipende da noi.
Non dipendono solo dal territorio maltrattato, o dalla scarsa manutenzione, né si giovano di opere inutili: sono causate dalla cancellazione della natura e dall'occupazione dei territori di pertinenza fluviale.
Ci vuole una massiccia opera di rinaturalizzazione del territorio e di riqualificazione naturalistica dei fiumi, cioè quanto previsto dalle nuove leggi europee e quanto si sta facendo in Germania o in Francia. Ci vuole poi un abbattimento massiccio delle emissioni.
Abbiamo bisogno di un Green Deal più robusto, altrimenti non riusciremo neppure ad adattarci.

 

(Fonte: sito allertameteo.regione.emilia-romagna.it)

 

Zone in ginocchio

Le zone più colpite da questa nuova ondata di maltempo sono concentrate soprattutto nella parte centro-settentrionale della regione. In particolare, sono state segnalate criticità a:

  • Forlì-Cesena: Il fiume Montone ha rotto gli argini, allagando vaste aree e costringendo all'evacuazione numerosi abitanti. Anche il fiume Senio ha causato gravi problemi, soprattutto nella zona di Faenza. Situazione molto critica anche a Modigliana, dove il fiume Tramazzo "è esploso", come ha affermato il Sindaco nella serata di ieri.
  • Ravenna: Il Lamone e il Marzeno hanno superato i livelli di guardia, inondando campi e strade.
  • Bologna: Il Savena e il Reno sono tenuti sotto stretta osservazione, mentre l'Idice ha già causato disagi nella zona di Budrio.

 

Fiumi in rivolta

Sono numerosi i corsi d'acqua che hanno esondato, mettendo a dura prova la resistenza del territorio. Oltre ai già citati Montone, Senio, Lamone, Tramazzo e Marzeno, si segnalano anche:

  • Idice: Ha provocato allagamenti diffusi nella zona di Budrio e dell'immediato hinterland bolognese.
  • Sillaro: Ha causato problemi nel Bolognese, soprattutto nella zona a sud di Bologna.
  • Savena: È tenuto sotto stretta osservazione, con il rischio di nuove esondazioni nelle prossime ore.
  • Reno: Anche il Reno è in piena e rappresenta una fonte di preoccupazione per la città di Bologna.

 

((Fonte: Profilo FB Vigili del Fuoco volontari di Molinella))

        

La situazione delle frane

La situazione delle frane in Emilia Romagna è estremamente critica, con numerosi smottamenti che si sono verificati nelle ultime ore, soprattutto nelle zone collinari e appenniniche. Le piogge intense hanno saturato il terreno, provocando il cedimento di pendii in vari comuni.

A Modigliana, nell'Appennino forlivese, tre corsi d'acqua hanno causato frane e allagamenti che hanno isolato alcune aree. Anche a Castrocaro e Faenza si sono registrati movimenti franosi che hanno compromesso la viabilità, rendendo difficili i soccorsi e le operazioni della Protezione Civile.

 

(Fonte: Profilo FB Vigili del Fuoco volontari di Molinella)

 

La furia del maltempo non risparmia le vicine Marche

Come detto, anche nelle Marche si è vissuto giorni di preoccupazione a causa delle abbondanti piogge.

Ad Ancona, il torrente Aspio è straripato, provocando l'allagamento di gran parte della zona meridionale della città. Questo ha comportato la chiusura di diverse strade e disagi alla viabilità, rendendo difficoltoso l'intervento dei mezzi di soccorso. I sanitari del 118 segnalano problemi nel raggiungere alcune persone che hanno richiesto assistenza, a causa delle strade impraticabili.

 

Il rischio alluvione e la necessità di restituire territori ai corsi d'acqua
Alluvione Emilia Romagna, mappe di rischio, PGRA, casse di espansione: ne abbiamo parlato con Barbara Lastoria, Responsabile della Sezione “metodologie e standard per l’attuazione delle Direttive Acque e Alluvioni” all’interno di ISPRA che si è occupata anche della redazione dell’ultimo Rapporto Alluvioni di ISPRA che ricostruisce un quadro aggiornato al 2020 della pericolosità e del rischio alluvioni in Italia.

LEGGI L'APPROFONDIMENTO

 

Particolarmente colpite le frazioni di Sappanico, Montesicuro, Gallignano e Casine di Paterno, rimaste isolate.
Il maltempo ha causato anche la chiusura di alcuni tratti autostradali sulla A14 Bologna-Taranto
. In particolare, sono stati chiusi temporaneamente il tratto tra Loreto e Ancona Nord in direzione Bologna e la stazione di Ancona Sud, sia in entrata verso Pescara che in uscita per entrambe le direzioni.

Esondato anche il torrente Arzilla, nel Pesarese, e per questo la viabilità sulla Strada provinciale 144 è stata interrotta.

  

Un bilancio ancora provvisorio

È ancora presto per stilare il bilancio definitivo dei danni ma è chiaro che questa nuova emergenza avrà pesanti ripercussioni sull'economia e sulla vita delle comunità locali. Migliaia di persone sono state evacuate dalle proprie case, strade e ponti sono stati danneggiati, e le attività produttive sono state duramente colpite. Il conto dei danni è ancora in corso.

 

Rapporto Alluvione Emilia-Romagna: interventi strutturali e non contro i cambiamenti climatici e i rischi idrogeologici
L'alluvione straordinaria del maggio 2023 in Emilia-Romagna, analizzata nel rapporto della Commissione tecnico-scientifica, sottolinea l'urgenza di una gestione integrata del territorio, attraverso interventi avanzati non strutturali, come previsioni avanzate e tecnologie digitali, con opere strutturali innovative, per affrontare efficacemente i cambiamenti climatici e mitigare i rischi idrogeologici.

LEGGI L'APPROFONDIMENTO

   

"Più pioggia ora che nel maggio 2023"

"L’ex ciclone Boris ha acquisito di nuovo forza e umidità sul Mediterraneo surriscaldato e sta scaricando sulla Romagna una quantità d’acqua superiore a quella record del maggio 2023.Come addetti ai lavori siamo increduli e storditi da eventi che sono sempre più fuoriscala." Lo scrive in un post su Facebook il climatologo di Arpae Federico Grazzini.

 

(Fonte: Bollettino Meteo Arpae ER 18 sett. 2024)

 

 

Antolini: "Frane, molti meno danni rispetto al 2023, anche perchè ultimamente c'è una progettazione più accurata degli interventi"

Intervistato in esclusiva da INGENIO, il Presidente dei geologi dell'Emilia-Romagna, Paride Antolini, ha fatto notare come la situazione riguardo le frane non sia nemmeno lontanamente paragonabile a quella dello scorso anno, anche grazie ad un approccio più "unitario" tra gli esperti del settore, anche se la situazione più critica è quella che riguarda i piccoli comuni, a corto sia di fondi sia di personale specializzato.

 

Può dirci qual è la situazione attuale delle frane nelle zone colpite dal maltempo? Quali sono le situazioni più gravi?

Paride Antolini:

È chiaro che dopo quanto è successo nel maggio del 2023, oggi la situazione è molto meno gravosa. Certo, c'è stato qualche fenomeno nell'Appennino, soprattutto nella valle del Lamone o nelle valli verso il bolognese, però niente di equiparabile a quanto è successo un anno e mezzo fa. Le stesse aree colpite in precedenza potrebbero essere state interessate di nuovo da eventi franosi, ma il grosso del problema è legato all’alluvione e alla quantità di pioggia caduta in così poche ore.

 

Gli interventi anti-dissesto fatti in precedenza a che punto erano?

Paride Antolini:

Alcuni erano stati avviati, ma il problema è che gran parte degli interventi programmati, come quelli sotto la gestione di Sogesid, devono ancora partire. Le grandi frane, in particolare, non sono ancora state affrontate. Per quanto riguarda le frane che interessano i privati, anche qui si procede a rilento. Inoltre, gli interventi effettuati dai privati non si limitano a sistemare le frane, ma spesso riguardano solo un intervento minimo per ripristinare una condizione di base. Sistemazioni grandi, con costi di centinaia di migliaia di euro, sono difficili da sostenere per i privati, anche con i finanziamenti.

  

Ci sono stati casi in cui gli interventi già fatti hanno mitigato il rischio di frane?

Paride Antolini:

Sì, ci sono sicuramente frane che sono state sistemate e che hanno retto. Però molte delle sistemazioni fatte in emergenza, durante il periodo più critico, potrebbero non aver resistito perché erano interventi provvisori, senza una progettazione accurata. Il vero problema è che, con il tempo, alcune di queste frane potrebbero riattivarsi, soprattutto se si sono utilizzate soluzioni di emergenza come il solo movimento terra. Gli effetti si vedranno negli anni. Ora, comunque, la fase emergenziale è finita e gli interventi futuri si dovranno basare su progetti più strutturati, anche con l’aiuto del PNRR.

 

Qual è il conto dei danni fino a questo momento?

Paride Antolini:

Per quanto riguarda i danni di questa volta, non ci sono ancora stime precise. Anche Irene Priolo (Presidente facente funzione della Regione Emilia-Romagna e da poco nominata Commissario straordinario per la gestione dell'emergenza) ha confermato che stanno ancora approntando il calcolo. Quindi, tutte le cifre circolate sugli organi di stampa in questi giorni sono indicative e non definitive.

 

Dissesto idrogeologico: cosa si sta facendo in Emilia-Romagna per prevenire questo fenomeno? È abbastanza?

Paride Antolini:

Attualmente si sta facendo un salto di qualità nella progettazione. Il rapporto tra ingegneri e geologi è migliorato, anche perché si cerca di andare di pari passo per portare a termine gli interventi, che spesso sono complessi. Ora si stanno utilizzando tecniche più avanzate, come le reti paramassi, che in passato erano meno diffuse nella nostra regione. Si vede una maggiore attenzione, anche dal punto di vista economico, verso queste soluzioni. In passato, magari, si sistemava una scarpata con una semplice rete, ora si aggiungono anche funi e chiodature, per garantire una maggiore sicurezza.

Tuttavia, c'è sempre una differenza tra gli interventi su strade provinciali o nazionali e quelli sulle strade comunali, dove i fondi sono molto limitati. Se un comune ha fatto un censimento accurato dei danni, può accedere ai fondi, ma se si è dimenticato qualcosa, avrà difficoltà a ottenere finanziamenti. La situazione è complicata anche dal punto di vista tecnico: c'è una carenza di personale specializzato, sia a livello comunale che pubblico in generale, anche perché ormai la maggior parte dei tecnici preferisce scegliere il settore privato, dato che spesso nel pubblico gli stipendi sono più bassi.

 

Dovremo abituarci sempre di più a fenomeni così intensi?

Paride Antolini: 

Sì, la paura è che questi eventi diventino sempre più frequenti. Non abbiamo avuto il tempo di intervenire completamente dopo l’ultimo evento di maggio 2023, e ora ci ritroviamo di nuovo in difficoltà. Il pubblico è riuscito a sistemare i fiumi e gli argini, ma non sempre questi possono resistere a precipitazioni così intense. Nei piccoli comuni, la situazione è ancora più difficile, perché manca la capacità tecnica ed economica per intervenire in modo efficace. Inoltre, c'è una mancanza di coordinamento tra i comuni, e questo ha aggravato la situazione.

Spesso i piccoli comuni non hanno uffici tecnici adeguati per fare i sopralluoghi e accedere ai bandi, e questo ha avuto conseguenze pesanti. Se i comuni si fossero aggregati, avrebbero potuto affrontare meglio le problematiche del dissesto idrogeologico. Ma la politica locale, con le sue divisioni, ha spesso ostacolato questi processi, facendo pagare il prezzo più alto ai cittadini.

 

Il WWF: "Il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici c'è, è ora di tirarlo fuori dal cassetto"

In occasione delle nuove alluvioni in Emilia-Romagna, il WWF ha fatto sentire la propria voce, denunciando la mancata applicazione del Piano Nazionale di Adattamento, "approvato alla fine dello scorso anno - scrive il WWF- dopo un iter che pareva infinito e carenze su priorità (non individuate) e mancanza di finanziamenti. Dopo di che è stato messo in un cassetto e non è entrato nelle priorità del Governo, anche in vista della prossima legge finanziaria".

Secondo il WWF a causa dei cambiamenti climatici in Emilia-Romagna e in Veneto si rischia un crollo del PIL (-10% e -20%) entro la fine del secolo. Pur riconoscendo che "in Romagna alcuni interventi per l’emergenza sono stati effettuati, tant’è che una quantità d’acqua pari o superiore a quella dello scorso anno ha provocato meno danni alle persone (sulle cose è ancora presto per dirlo)" il WWF fa notare però che "la Regione continua a gestire i corsi d’acqua con interventi di manutenzione totalmente inadeguati e spesso controproducenti, come il WWF da anni denuncia.

Si interviene ancora e soprattutto a seguito delle emergenze, mancano prevenzione e pianificazione e soprattutto gli strumenti necessari, come ad esempio i Programmi di gestione sedimenti, previsti per legge, mancano per quasi tutto il territorio (c’è praticamente solo per il Po)."

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