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Lo Stato vuole mettere le mani sulle PENSIONI dei PROFESSIONISTI

è in preparazione uno schema di decreto che disciplini gli investimenti delle casse di previdenza professionali, che ricordiamo valgono un patrimonio di circa 60 miliardi di euro

Articolo di allarme su Affari & Finanza di Repubblica sul tema delle pensioni per i professionisti.

Adriano Bonafede, già nell’incipit dell’articolo non va per il sottile: “assomigliano alle vecchie corporazioni … si danno un bel po’ di arie ed esercitano ancora un certo fascino sociale … non sono più quelle di una volta, hanno perso smalto e potere”.
Ma l’autore evidenzia come le nostre categorie abbiano soprattutto perso guadagni “mediamente del 24% dal 2005 al 2013” e che questo faccia si che vi sia un problema per le pensioni “tre casse hanno il respiro corto”.

Per questo motivo Affari&Finanza ci informa che è in preparazione uno schema di decreto  che disciplini gli investimenti delle casse di previdenza professionali, che ricordiamo valgono un patrimonio di circa 60 miliardi di euro.Ecco perchè lo Stato vorrebbe entrare nella gestione di questo ingente capitale, nascondendosi (forse) dietro l’articolo 38 della costituzione che prevede che in caso di inadempienza di una cassa privata debba intervenire comunque lo Stato.

Adriano Bonafede cita tra le casse virtuose INARCASSA, che si è “dotata di una struttura manageriale e di una procedura per verificare  la bontà degli investimenti”.

Investimenti che devono essere tenuti sotto controllo, perchè proprio l’ADEPP, l’Associazione delle casse di previdenza dei professionisti, ha verificato che il rendimento medio avuto è stato del -4,47% nel 2011, + 7,06% nel 2012, +4,17% nel 2013. E la trasparenza non è una regola. Lo stesso Davide Squarzoni di Prometeia evidenzia come sia difficile valutare questi rendimenti dai bilanci civilistici degli enti. La COVIP ha suggerito in tal senso di affiancare a tale bilancio una valutazione degli attivi di ogni anno.

Per l’autore dell’articolo le Casse non gradirebbero questa “trasparenza”. Che dovrebbe essere comunque vigilata dai ministeri. Ma i soggetti istituzionali coinvolti sono tanti, e questo finisce per generare controlli eterogenei.

Da parte del governo invece c’è una spinta perchè le Casse investano di più nell’economia reale (oggi vi è un limite del 35%) quota però quasi interamente coperta dal mattone. Ma se il decreto dovesse incidere su questo fronte, molte casse per convertire il patrimonio dovrebbero svendere gli immobili in portafoglio.
Si ha anche l’impressione che il governo spinga per indebolire si sistema di previdenza di primo livello per favorire quello di secondo (assicurazioni, fondi, …)

Cosa accadrà quindi ? visto i punti deboli di questo decreto è il caso di dire, via le mani dai nostri soldi.