Digitalizzazione | Dati geografici | Normativa Tecnica | Codice Appalti | Case Green
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Lo stato della digitalizzazione nel settore dell’ambiente costruito in Italia e in Europa

La sintesi a cura del prof. Angelo Ciribini con alcune considerazioni prospettiche sul tema.

Piano strategico pluriennale per l’adozione e per l’implementazione della gestione informativa digitale

Alla fine del Giugno 2023 anche il Governo Spagnolo, dopo quelli della Francia, della Germania e del Regno Unito, per limitarsi ai maggiori Paesi Europei e, in molti casi, Stati Membri della Unione, Comunitari o Unionisti, ha approvato un piano strategico pluriennale per l’adozione e per l’implementazione della gestione informativa digitale nel settore della costruzione e dell’immobiliare.

Tra gli Stati che si apprestano a farlo, sia pure attraverso non sempre le istituzioni pubbliche, vi sarà, all’inizio del Gennaio 2024, la Svizzera.

È evidente, peraltro, che tale azione di supporto alla Domanda e all’Offerta avvenga secondo modi e tempi differenti.

Il Regno Unito, ovviamente, essendo stato pionieristico nell’introdurre la digitalizzazione nelle strategie industriali per il settore e a promuoverle nel Mondo, ha vissuto passaggi evolutivi articolati, anche in virtù della presenza delle quattro Home Nation.

La Francia ha perseguito la finalità attraverso vie e attori differenziati per il settore infrastrutturale e per quello edilizio.

La Germania ha sviluppato, accanto alla iniziativa del Governo Federale, quelle specifiche dei singoli Stati Federali.

Stato dell'arte in Italia

L’Italia, peraltro, ha avviato, forse per prima, una implementazione della tematica all’interno del quadro legislativo che, come noto, a partire dal recepimento delle direttive comunitarie relative ai contratti pubblici, è stata delineata attraverso due codici (il D. Lgs. 50/2016 e s.m.i. e il D.Lgs. 36/2023) e due decreti ministeriali (il D.M. 506/2017 e il D.M. 312/2021).

Il Nuovo Codice dei Contratti Pubblici, del resto, opera una sistematizzazione e una estensione dell’argomento e implica un progressivo raccordo tra l’approvvigionamento digitale e la gestione informativa digitale per la gestione dell’affidamento e della esecuzione dei contratti pubblici.

Il Nostro Paese ha promosso, inoltre, uno dei principali European Digital Innovation Hub (EDIH), DIHCUBE, di cui ANCE (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili) è capofila.

Accanto a ciò, occorre ricordare l’azione sempre più rilevante svolta dal Comitato Tecnico 442 (BIM) del Comitato Europeo per la Normazione (CEN), in cui UNI, l’ente nazionale di normazione, detiene il coordinamento del Gruppo di Lavoro 8, dedicato ai profili e alle competenze digitali.

Nondimeno, è rilevante l’iniziativa assunta dalla Commissione Europea, internamente grazie alla strategia della Transition Pathway, promossa dallo High Level Construction Forum, basata su digitalizzazione, resilienza e sostenibilità e grazie a finanziamenti relativi al Digital Building Logbook, allo Smart Readiness Indicator for Buildings e al Digital Building Permit, ed esternamente, per mezzo dello EU BIM Task Group e della Big Buyers Community.

Alcune considerazioni prospettiche

Le premesse poc’anzi citate permettono di svolgere alcune considerazioni prospettiche, a iniziare da alcuni punti fermi, di sicuro non esaustivi:

  • la gestione informativa digitale, da associare alla gestione dei sistemi informativi geografici, in una ottica geo-spaziale, non è che la più elementare porta di accesso alla digitalizzazione;
  • la transizione digitale è un processo lungo e progressivo, da traguardare nei lustri;
  • la digitalizzazione, come bene evidenziato dalla strategia comunitaria, non può essere disgiunta dalla sostenibilità, come attestato dalla locuzione Twin Transition;
  • è probabile che vi saranno diversi divide all’interno del settore digitalizzato;
  • i migliori risultati sinora conseguiti concernono principalmente la digitalizzazione dei processi analogici pre-esistenti;
  • il focus della digitalizzazione si deve spostare dal singolo procedimento tecnico-amministrativo, o dalla individuale commessa, al livello della intera organizzazione, oggi oggetto di una integrazione di molteplici sistemi gestionali;
  • la accresciuta maturità digitale del sistema imporrà una maggiore attenzione alla Cyber Security;
  • accanto al ruolo del versante della Domanda, specie pubblica, quale game changer, occorrerà annoverare quello degli operatori finanziari, a causa della crescente necessità, proposta dal diritto comunitario, di assicurare la compliance ai cosiddetti criteri ESG (Environment Social Governance);
  • la centralità dei dati e delle informazioni costringeranno a rendere possibile la assoluta continuità dei flussi decisionali tra le sfere eterogenee finanziarie, giuridiche, gestionali e tecniche, nell’ambito di una progressiva, piuttosto problematica, riduzione del quadro giuridico e di quello contrattuale alla computational law e alla machine readability;
  • le transizioni dovranno avvenire entro il cosiddetto European Data Space.

Si tratta di assunti sfidanti che, tuttavia, non devono far dimenticare come le policy immaginabili debbano confrontarsi con una netta divaricazione tra i mercati e tra le organizzazioni meglio attrezzati (che sono anche quelli nei quali è stato possibile sostenere ingenti investimenti, anche in termini di errori commessi), operativamente, ma, soprattutto, culturalmente e gli altri.

Il processo di accrescimento capillare della maturità digitale è, infatti, assai complesso, non solo perché richiederebbe investimenti mirati di carattere sistemico che coinvolgessero tutte le rappresentanze, le catene di fornitura e le filiere (a partire dalla configurazione dei Data Dictionary e dalla convergenza di Ontologie e di Semantiche), ma anche in quanto occorrerebbe preliminarmente affrontare, se non risolvere, questioni strutturali annose e inveterate concernenti, ad esempio, la dimensione delle organizzazioni coinvolte, la natura dei modelli organizzativi, i quadri giuridico-contrattuali, le condizioni socio-economiche degli attori, i fattori abilitanti di natura fiscale e societaria, e così via.

I corpi intermedi dovrebbero, in effetti, giocare una parte significativa, poiché attraverso di essi, a livello territoriale, aspetti peculiari emergerebbero.

Allo stesso modo, le parti sociali avrebbero un ruolo nelle relazioni industriali allorché la digitalizzazione permeasse davvero i cantieri degli edifici, delle infrastrutture e delle reti.

Accanto a essi figura, inoltre, l’impoverimento del capitale umano a cui si assiste in Italia e il cosiddetto drenaggio dei cervelli che affligge il Paese.

In Italia, come, del resto, altrove in Europa, la sfida consiste, perciò, nell’evitare alcuni fenomeni già in atto, che preludono inevitabilmente a una evoluzione incompiuta: il che certamente sarebbe cagione di gravi danni al sistema dell’ambiente costruito, che si possono ricondurre a una banalizzazione della questione e, di conseguenza, alla sua corrispondente neutralizzazione.

Il punto è, invece, che il cambio di paradigma dovuto alla digitalizzazione imporrebbe, d’ora innanzi, maggiore padronanza delle tecnicalità inerenti alla ingegneria della informazione e della comunicazione (difficilmente conseguibile solamente attraverso percorsi degli ITS e degli atenei gestiti principalmente dalle altre culture architettoniche e ingegneristiche) e maggiore consapevolezza delle implicazioni gestionali, giuridiche e sociali che connotano i processi di cambiamento.

Sotto il profilo legislativo, sarebbe opportuno che l’azione avviata sulla gestione informativa digitale con il Codice dei Contratti Pubblici trovasse prosecuzione nel Testo Unico dell’Edilizia (per cui, peraltro, a titolo esemplificativo, si parla di fascicolo digitale dell’edificio) e nella Legge sulla Rigenerazione Urbana. >>> Per approfondire CLICCA QUI

I grandi programmi di investimento in essere nella infrastrutturazione del Paese e quelli ipotizzabili per la riqualificazione edilizia a seguito della nuova Direttiva sulla Efficienza Energetica degli Edifici rappresentano, pertanto, la cornice di riferimento per una politica industriale che abbini digitalizzazione e sostenibilità.

La definizione di un programma strategico, accanto ai disposti legislativi, dipende, però, dalla volontà dei componenti del sistema e del settore dell’ambiente costruito a sostenere la scommessa, anche avendo chiaro i prezzi da pagare.

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