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Lo sbiancamento delle barriere coralline: una segnale dell’incessante crisi ambientale

Il cambiamento climatico sta intensificando il riscaldamento degli oceani, provocando eventi catastrofici come lo sbiancamento dei coralli sulla Grande Barriera Corallina australiana. Questo articolo esplora come l'aumento delle temperature marine stia causando la morte dei coralli, trasformando uno degli ecosistemi più vitali e colorati del pianeta in un paesaggio spettrale con gravi conseguenze sul piano della vita sottomarina.

La Grande Barriera Corallina, uno dei più iconici patrimoni dell’umanità situato in Australia, sta affrontando cambiamenti significativi a causa dello sbiancamento dei coralli, un fenomeno amplificato dal cambiamento climatico e dalle crescenti temperature oceaniche.

Queste sono le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su Nature, che segnala come l’evento di massa più grave registrato stia trasformando la composizione stessa di questi ecosistemi vitali.

 

La Grande Barriera Corallina australiana

La Grande Barriera Corallina australiana è il più grande sistema corallino del mondo. Si estende per circa 2.300 chilometri lungo la costa nord-est dell'Australia, da Capo York nel nord fino al Bundaberg nel sud. Copre un'area di circa 344.400 chilometri quadrati, con più di 2.900 singoli reef e 900 isole. Questa vasta struttura è visibile persino dallo spazio ed è una delle più ricche e diverse ecosistemi naturali del pianeta.

 

Secondo Terry Hughes, biologo marino presso l’Università James Cook di Townsville, “non è più una questione di coralli che muoiono, ma di ecosistemi dei reef che si trasformano in nuove configurazioni.” L’impatto di tali trasformazioni non si limita solo ai coralli, ma si estende a tutte le specie che dipendono da essi, inclusi pesci e crostacei che trovano rifugio e nutrimento nella struttura tridimensionale offerta dai coralli.

Il rapporto del 17 aprile dell’Autorità del Parco Marino della Grande Barriera Corallina evidenzia che quasi tre quarti della barriera mostrano segni di sbiancamento, con il 40% che presenta livelli elevati o estremi di questo fenomeno.

Questo sbiancamento è stato osservato lungo tutta la lunghezza del reef, ma con una severità maggiore nelle regioni centrali e meridionali.

 

Cosa provoca lo sbiancamento del corallo

Lo sbiancamento dei coralli è un fenomeno chimico dovuto principalmente al riscaldamento delle acque oceaniche, spesso esacerbato dai cambiamenti climatici. Quando la temperatura dell'acqua sale, i coralli subiscono stress termico e espellono le zooxantelle, microscopici organismi fotosintetici che vivono in simbiosi con loro e che conferiscono loro il colore. Senza queste alghe, il tessuto del corallo perde il suo colore vivace, diventando bianco e traslucido. La perdita delle zooxantelle riduce la capacità del corallo di produrre nutrimento attraverso la fotosintesi, compromettendo la sua sopravvivenza. Inoltre, l'acidificazione degli oceani, causata dall'aumento della CO2 atmosferica che si scioglie nell'acqua, può aggravare ulteriormente la situazione, rendendo i coralli più suscettibili allo sbiancamento e meno capaci di recuperare.

 

Lissa Schindler, della Società Australiana per la Conservazione Marina di Brisbane, conferma: “Non abbiamo mai visto questo livello di stress termico in tutte e tre le regioni del Grande Barriera Corallina.” Inoltre, la frequenza degli eventi di sbiancamento si è intensificata negli ultimi anni, rendendo sempre più difficile per i coralli recuperare tra un evento e l’altro.

Questo fenomeno di sbiancamento non è isolato alla sola Grande Barriera Corallina ma è parte di un problema globale che colpisce barriere coralline in tutto il mondo, complice il riscaldamento delle acque oceaniche e eventi climatici estremi come El Niño.

Le temperature globali della superficie del mare hanno raggiunto livelli record nel 2023, come riportato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti, che ha anche dichiarato in corso il quarto evento globale di sbiancamento dei coralli.

 

La temperatura degli oceani 

Nel febbraio 2024, la temperatura media globale della superficie del mare ha raggiunto un nuovo record storico, stabilendosi a 21.06°C. Questo valore supera il precedente record di 20.98°C registrato nell'agosto 2023, confermando un trend di continuo riscaldamento degli oceani a livello globale. Queste temperature eccezionali sono state misurate nell'area extrapolare globale, che si estende da 60°S a 60°N. Questi dati sottolineano l'importanza crescente del monitoraggio climatico e delle misure di mitigazione per affrontare l'impatto del cambiamento climatico sugli oceani e sui sistemi climatici globali
[1,Copernicus: February 2024 was globally the warmest on record – Global Sea Surface Temperatures at record high | Copernicus]
[2,Oceans break high-temperature record in warmest February marked globally | Climate Crisis News | Al Jazeera*.
Per ulteriori dettagli consultare il rapporto completo del Copernicus Climate Change Service.

La risposta di Hughes alla crisi è inequivocabile: “Ridurre le emissioni di gas serra. Punto e basta.”

Questo sottolinea l’urgente necessità di azioni globali per mitigare gli impatti del cambiamento climatico e preservare le barriere coralline, fondamentali per la biodiversità marina e la protezione delle coste.

Fonti:

“Australia’s Great Barrier Reef is ‘transforming’ because of repeated coral bleaching”, Nature.

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