Legge obiettivo: concluso il 34% delle grandi opere
Legge Obiettivo, a dieci anni dalla sua entrata in vigore il 34% circa delle opere risulta già concluso
Presentata oggi la relazione annuale sugli appalti pubblici del 2011, da Sergio Santoro, presidente dell’ACVP, Pl’Autorità per la Vigilanza sui Contratti pubblici di Lavori, Servizi e Forniture.
Risultano importanti i riscontri sull’attuazione della Legge Obiettivo, a dieci anni dalla sua entrata in vigore: “il 34% circa delle opere risulta già concluso, il 30% circa in fase di progettazione e la restante parte, pari circa ad un terzo del numero complessivo delle opere, in fase di aggiudicazione o di esecuzione.” Apparentemente un discreto risultato, ma la legge assicurava tempi e costi certi, anche attraverso l’utilizzo dei general contractor, una “promessa” non mantenuta nella realtà dei fatti.
Le operazioni procedono a rilento per via soprattutto delle numerose varianti progettuali, un caso esemplare è stato la Nuvola disegnata da Massimiliano Fuksas a Roma che ha vissuto ben sei varianti in corso d’opera.
I molti contenziosi arbitrari fra costruttori e Pubblica Amministrazione, invece, non solo hanno contribuito ai rallentamenti dei lavori, ma hanno causato anche un rialzo dei costi.
Per non parlare del fatto che, strano caso, ad uscire vittoriosi dagli arbitrati, nove volte su dieci, sono state le imprese.
Ultima nota negativa, molti degli appalti sono finiti in mano a trattative private, i dati parlano del 48% dei contratti con importo superiore a 150 mila euro, che nel 2011 sono stati affidati con negoziazioni senza pubblicazioni di bandi.
Una legge che dovrebbe favorire la realizzazione di opere di “preminente interesse nazionale” in realtà si accanisce contro la Pubblica Amministrazione e si ostina a rispettare i tempi troppo lunghi tipici italiani.